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Prime Esperienze

La prima volta - Cap. 4


di Movimento1974
30.03.2016    |    6.439    |    0 9.9
"Lasciami la mano che faccio tutto io” E iniziò a muovere la mia mano guidandola dal ginocchio verso il basso facendomi esplorare ogni centimetro quadrato..."
Salì in macchina e subito ci dirigemmo verso l’ingresso dell’autostrada. Stava piovendo forte, la temperatura era calata parecchio, e lei stava accanto a me abbottonata nel suo cappotto battendo i denti dal freddo aspettando che l’aria condizionata dell’auto iniziasse a riscaldare l’abitacolo. Ci vollero più di tre quarti d’ora per raggiungere il casello che distava neanche tre chilometri dal ristorante perché, con la pioggia, tutti quanti scapparono dal mercatino natalizio creando un ingorgo immane in quel piccolo paesino. Arrivammo sull’autostrada che erano le 5 passate e guidare con quella pioggia che diventava sempre più forte, e al buio, non mi garbava tanto. Sembrava di essere su un motoscafo ogni volta che dovevo superare qualche autotreno. Fu lei a dirmi di rilassarmi perché non c’era alcuna fretta.
“Perché non rallenti e mi fai qualche carezza” mi disse languida iniziando a sbottonare il cappotto
“Inizi di nuovo? Qui se andiamo di questo passo ci vorranno due ore per arrivare a casa mia” le risposi
“Dammi la tua mano” mi disse prendendo la mano che tenevo poggiata sul cambio e portandosela sul ginocchio
“Senti qui come sono belle queste calze”
Al tatto, effettivamente, non sembrarono i collant che avevo appena sfiorato la mattina. Erano più sottili, più lisci, più preziosi.
“Ti piace? Ma continua a guardare la strada tu invece di guardarmi le gambe. Lasciami la mano che faccio tutto io”
E iniziò a muovere la mia mano guidandola dal ginocchio verso il basso facendomi esplorare ogni centimetro quadrato della sua pelle separata dal mio tatto solo da un impalpabile e sottilissimo strato di nylon. Poi prese a risalire verso sopra: polpaccio, ginocchio, interno coscia diretta verso quella fonte di calore che iniziavo a sentire man mano che avvicinava la mia mano al suo sesso. Cercai di sfiorarle le mutandine distendendo il mignolo della mano che la stava palpando, ma mi bloccai non appena percepii che quel tessuto così sottile e liscio aveva lasciato il posto a qualcosa di più ruvido, più spesso e meno gradevole al tatto. Neanche il tempo di rendermi conto del cambiamento che parte della mia mano stava ora toccando la sua pelle, calda, liscia e morbida. Cazzo!!!! Erano un paio di autoreggenti quelle che indossava???? Si, erano un paio di calze autoreggenti che la mia piccola aveva indossato quando mi chiese di andare in bagno prima di partire.
“Ti è piaciuta la sorpresa?” Mi disse mentre continuava a far salire lentamente la mano su e giù facendomi sentire l’elastico delle calze.
“Cazzo, amore…ma….ma..”
“E non è finita qui” mi disse
“Continua a guidare e non voltarti verso di me”
Tenendo ferma la mia mano sul suo ginocchio cercò una posizione più comoda che le permettesse di sdraiarsi e allargare meglio le gambe. Tirò indietro il sedile, reclinò un po’ di più lo schienale e riprese il controllo della mia mano guidandola al punto in cui si era fermata prima. Sentivo crescere il calore intorno alla mia mano ogni volta che la portava più vicina alla figa permettendomi di accarezzare l’interno delle cosce. Non resistetti e allungai il mignolo alla ricerca del suo sesso. Avvertii anche questa volta una sensazione strana quando riuscii a sfiorare le sue mutandine. Non era cotone, era qualcosa di estremamente più gradevole al tatto, sottile, fresco nonostante la temperatura li in mezzo stesse arrivando alle stelle.
“Hai sentito?”
“Cosa?”
“Accarezzami meglio dai…”
Spostai la mia mano lungo la coscia arrivando agli slip. Erano di seta o raso, sottili, morbidi, con qualche ricamo sopra. Infilai la mano sotto, di lato sfregando il dorso della mano sul suo pelo lungo e morbido, per sentire tra le dita quella meraviglia che la mia piccola aveva indossato per me quella sera .
“E’ la mia sorpresa per te amore” mi disse“
“E adesso togli quella mano da li e continua ad accarezzarmi solo da sopra le mutandine”
Iniziai a masturbarla cercando ti sfruttare al meglio quel tessuto delicato mentre lei, ormai eccitatissima, aveva abbandonato ogni ritegno e cercava, mordendosi nervosamente le dita, di affondare sempre di più il bacino ogni volta che indugiavo con le mie carezze sul suo clitoride. Mi dava piacere esplorare quella fighetta, dall’alto verso il basso con il palmo poggiato sul pelo, attraverso quella stoffa ormai bagnata e scivolosa. E un piacere immenso lo stava provando anche lei che godeva facendosi sditalinare in quel modo.
“Ahhhhh….sono un lagooooo…..siiiiiiiiiii…..godooooo……sto venendo……”
Gridò quando le feci raggiungere l’orgasmo che cercò di esaltare ancora di più muovendo convulsamente su e giù il bacino alla ricerca di qualcosa di più consistente che la riempisse al posto delle dita che si sfregavano contro il suo sesso.
Restò sdraiata a gambe aperte per qualche decina di secondi mentre la mia mano continuava a ravanarle la figa sempre più dolcemente assecondando il suo respiro e cercando di prolungare al massimo il suo piacere. Si ricompose dopo qualche minuto, mi guardò negli occhi e disse:
“Adesso è il tuo turno, togli fuori questo cazzo che ci penso io”
Pensavo volesse farmi una sega e invece no, si sdraiò di traverso sul sedile e portò la bocca sulla mia cappella mentre con una mano aveva iniziato il su e giù.
“Ti è piaciuto il giochino amore?” disse tra una leccata e una pompata
“Tesoro, mi hai fatto impazzire….”
“E sapessi….”
“Cosa dovrei sapere?”
“Mi sto aprendo il culo con un dito adesso”
Mi girai un attimo e la vidi armeggiare con l’altra mano tra le natiche coperte ancora dal cappotto. E percepivo anche qualche intoppo nella pompa mentre lei, evidentemente, spingeva il dito nel buco vergine del suo culo. Non resitetti oltre, sborrai….e che sborrata!!!! Attaccato con una mano allo sterzo e con l’altra sulla sua nuca per darle il ritmo del pompino, non le permisi di staccarsi un attimo svuotandomi le palle nella sua bocca che non fece colare neanche una goccia di sperma. Continuava a ingoiare e a salire su e giù lasciandomi alla fine il cazzo del tutto moscio e coperto di saliva mista alla mia sborra.
“Amore, mi hai tolto l’anima….”
“Dovevo farlo, altrimenti non saresti riuscito a combinare un bel niente stasera dopo le torture che ti ho fatto oggi. Non ingoio quasi mai, lo sai, ma stavolta ero parecchio eccitata anche io”
“Non lo sei ancora”
“Certo amore, questo è stato solo l’aperitivo”
“Ti chiaverò come non mai stanotte, preparati”
“Prontissima…..”
Fu in quel momento che mi resi conto che avevo percorso circa 30 km di autostrada in terza marcia.


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