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Verde e azzurro - IV


di Doctor_S
17.03.2022    |    3.126    |    0 9.0
"Riempita la ciotola, mi dedicai a preparare la salsa al rosmarino da spennellare sulle patate e, spinti dalla fame, fecero la loro comparsa in cucina anche..."
Due ben note figure ci davano le spalle in cucina.
< Buonasera ragazzi! Ve la siete presa comoda, eh? > fece Fabian. Assieme ad Anna stava preparando la cena che, a giudicare dal profumo, avrebbe incluso del pesce.
< Che buono! Cos’è? > Chiese trepidante Roberta, correndo ad affacciarsi tra i fornelli.
< Abbiamo preso qualche trancio di salmone fresco in paese e Fabian ha proposto di marinarlo e scottarlo… Dice che i migliori chef lo valorizzano così > rispose Anna < ma non posso assicurare che lui sia fra loro > aggiunse bisbigliando.
< Quindi siete andati in paese? È da molto che siete tornati? > chiesi.
< Abbastanza da pulire e marinare a puntino il pesce. Abbiamo incontrato anche gli altri di ritorno. Sono di sopra a lavarsi >.
< Vado a posare la borsa e vi vengo ad aiutare, allora > risposi e presi le scale. Roberta mi seguì con gli occhi ed io finsi di non farci caso. Ovattato sentii un “Allora?” proferito da Anna. Che pettegola.
Mi diressi in camera mia ripercorrendo tra me e me gli eventi del pomeriggio. Al piano superiore si sentiva lo scorrere dell’acqua nella doccia della mia stanza. Speravo che non ci mettessero molto perché avevo una discreta fame, pensai mentre poggiavo la borsa ai piedi del mio letto. Sembrava tutto così surreale, ma al contempo il ricordo era così vivido da alimentare ancora l’eccitazione. Non riuscivo a togliermi il sorriso dalla faccia, mentre la mia mente elaborava il da farsi. Avrei voluto che non fosse una circostanza passeggera, il classico flirt vacanziero, perché in quel magnetismo ci avevo visto completezza e complicità. Un incastro perfetto che mi aveva sorpreso nel suo naturale evolversi, sebbene così veloce. Erano passati anni dall’ultima volta che avevo provato qualcosa del genere, ma mai così intensamente.
Misi gli infradito, infilai un pantaloncino e la prima maglietta pulita dal cassetto e uscii dalla mia camera. La porta della stanza di Luca e Sara mi si aprì giusto davanti e ne uscì Grazia in accappatoio che, vedendomi, sbarrò gli occhi e tentennò. Ci mise un attimo a riprendersi, poi disse < Ah, eccoti! È da molto che sei tornato? >.
< In realtà da pochi minuti, il tempo di posare la borsa. Simone? >.
< È in doccia, stavo per raggiungerlo. Mi… mi serviva una cosa e Sara me l’ha prestata, ma ora vado che altrimenti facciamo tardi per la cena. > e a passo svelto si diresse in bagno, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Non capii il motivo di tanto imbarazzo nei miei confronti, vista la lunga serie comune di bagni nudi di notte, ma non ci feci molto caso. Scesi in cucina.
Quell’omone di Fabian stava stendendo la carta da forno in una teglia e senza alzare lo sguardo mi fece: < Ti dispiace tagliare le patate a spicchi? Anna avrebbe dovuto darmi una mano, ma è andata di là da Roberta… >
A volte restavo ancora stupito da come un tizio così, dal fisico sportivo e minaccioso, potesse avere un’indole così mansueta.
< Certamente! > feci io, mentre prendevo il tagliere. Lo posai sul piano della penisola e presi un coltello dal ceppo.
< Allora? Ti sei ricaricato un po’ al lago? > mi chiese.
In realtà ero più stanco di prima ma non avevo alcuna idea di come rispondere senza tradire i miei pensieri, così mi limitai ad un semplice < Sì, abbastanza > e, senza alzare lo sguardo, avvicinai la ciotola con le patate sbucciate. Ne presi una ed iniziai ad affettarla. < Quanto vi devo per la spesa? > chiesi.
< Nulla! Tu hai messo la casa, che altro vuoi darci? > disse Fabian < Ma tutto bene? Ti vedo un po’ pensieroso… > continuò.
< Si si, tutto bene. Stavo solo pensando a cosa fare dopo cena. Magari potremmo vedere un film, vi va? >
< A me sì! > disse Roberta aprendo la porta di camera sua.
Smisi di tagliare le patate e volsi lo sguardo a lei. Aveva messo un paio di shorts di jeans ed una maglietta bianca larga con una stampa rossa della Marvel. E palesemente non portava il reggiseno.
Non so ancora dove trovai la forza di reprimere l’istinto di stringerla di nuovo tra la mani e scoparla lì, sul tavolo della cucina. < Suggerisci un titolo, allora > mi limitai a dirle.
< Mmh, qualcosa di affascinante e non scontato direi… Avete mai visto “Eyes Wide Shut”? > propose lei.
< No, è bello? > le chiese sua cugina, mentre sbucava alle sue spalle.
< È sicuramente particolare ed… affascinante > le risposi guardando Roberta.
Lei sorrise, mi lanciò un’occhiata ammiccante da cerbiatta ed io sperai che Anna e Fabian non si fossero voltati in tempo per coglierla. Con la testa china continuai a tagliare le patate, mentre elaboravo una strategia per averla di nuovo tra le braccia senza destare sospetti.
< Quindi è da vedere assolutamente? > chiese Anna.
< È un cult: fa parte della cultura che ognuno dovrebbe avere… Ma a prescindere è un bel film. C’è Tom Cruise, Nicole Kidman… > le dissi.
< Ok, ma mi avevi già convinta su “affascinante” e “Tom Cruise”… > concluse Anna, sorridendo.
Riempita la ciotola, mi dedicai a preparare la salsa al rosmarino da spennellare sulle patate e, spinti dalla fame, fecero la loro comparsa in cucina anche gli altri. Tra una battuta e l’altra, in poco tempo la tavola era apparecchiata, le patate in forno erano quasi pronte ed il pesce sfrigolava sulla piastra.
< Allora, questo film? > chiese Anna, quasi a fine pasto.
< Quale film? > fece Simone.
< Ah, si, voi eravate ancora di sopra… > rispose Fabian < Prima, mentre cucinavamo, Andrea aveva proposto di vedere un film dopo cena. Come si chiamava? Ais qualcosa? >
< Eyes Wide Shut > gli rispondemmo in coro io e Roberta, guardandoci subito dopo.
< Ah bello! Ma lo abbiamo già visto… Magari stasera passiamo, vi dispiace? Così ci riposiamo un po’: la passeggiata in centro è stata, come dire… Impegnativa!> disse Simone sorridendo.
< Che vuoi dire? Da quando, avermi accompagnata a fare un giro nei negozi è considerato “impegnativo”?? > lo bacchettò Grazia.
< È che si è fatto vecchio. Bisogna avere pazienza > lo canzonò Sara, che continuò rivolgendosi a me < Anche noi lo abbiamo già visto, quindi penso che andremo a rilassarci un po’ nella vasca di sopra. Possiamo? > chiedendomelo mentre con lo sguardo cercava quello di Luca.
Avevo ben intuito l’entità del “relax” in questione, ma feci finta di non farci caso e così mi limitai ad un semplice < Certamente! >.
< Perché non prepari il divano per il film? Così nel frattempo noi sparecchiamo e ti raggiungiamo… > mi fece Roberta.
< Va bene! Volete che accenda anche il camino? Inizia a fare freschetto… > chiesi.
< Ma no, dai… basta anche una coperta o due per le gambe e stiamo a posto > mi rispose Anna.
< Te l’ho detto che stare in maglietta e shorts di sera non è una furbata… Almeno non col clima che c’è qui! > le disse Fabian.
< E come avrei dovuto cucinare? Con il cappotto, ciccio? > lo punzecchiò Anna, sorridendo.
Quei due erano troppo azzeccati assieme. Ci alzammo tutti da tavola. Luca, Sara, Simone e Grazia ci aiutarono a sparecchiare prima di andare di sopra. Roberta ed Anna tolsero la tovaglia e la piegarono, mentre Fabian caricava la lavastoviglie.
Nel frattempo andai al divano e ne aprii il vano contenitore, da cui tirai fuori qualche cuscino. Poi in pochi minuti lo convertì a letto, in modo da poterci stare comodi in quattro. Con un po’ di disappunto mi resi conto di aver lavato le coperte che tenevo nel vano contenitore e di non averle riposte, così fui costretto a tornare di nuovo in camera a recuperale.
Salite le scale, imprecando contro la mia sbadataggine, mi ritrovai nel corridoio buio fiocamente illuminato da uno spiraglio di luce che filtrava dalla porta del bagno in fondo, leggermente socchiusa. Qualche ombra che si muoveva oltre di essa, faceva tremolare i fasci luminosi che si allungavano sul pavimento.
Senza accendere la luce, sfruttando i riflessi sugli oggetti e la memoria per orientarmi, andai diretto in camera mia alla cesta dei panni puliti, accanto all’armadio. A tatto riconobbi subito una delle coperte in pile e la estrassi con attenzione dal fondo della catasta. Intento a cercare l’altra, con la coda dell’occhio notai il diffondersi della luce nel corridoio, segno dell’aprirsi della porta del bagno. Alzai la testa e nella penombra vidi una figura longilinea, con un tribale sul pettorale destro e un’asciugamani in vita, uscire dalla camera di Luca e Sara e guardare verso le scale, prima di dirigersi verso la luce. Simone!
Tonfi sordi sul parquet emessi dai passi nudi. La porta del bagno si chiuse alle sue spalle, senza che nessuna parola fosse stata proferita.
Gli ingranaggi nel mio cervello iniziarono a vincere l’inerzia e si misero in moto: che stava succedendo? Grazia prima, ora Simone… Non ricordavo che avessero cambiato stanza. Eh no, non lo avevano fatto! Perché prima di cena era stata proprio Grazia a darmene conferma! Mi stavo confondendo? Sembrava proprio di no. Quindi? Luca e Sara avevano cambiato idea? Avevano preferito andare loro a letto invece che godersi un bagno caldo? Non era possibile… O per lo meno aveva poco senso, poiché Simone era appena uscito proprio dalla loro stanza, con solo l’asciugamani! Possibile che in quel bagno si stesse concretizzando il pensiero che nella mia mente si stava pian piano delineando?
Allontanai tali fantasticherie e trovai l’altra coperta. Uscii dalla mia stanza, lanciando uno sguardo alla porta del bagno chiusa, e scesi di nuovo in cucina. Troppe cose strane…
Al piano inferiore era tutto pronto, le ragazze in posizione sul divano e Fabian col telecomando in mano alla ricerca del film su Prime. Anna mi vide arrivare e mi fece spazio tra lei e Roberta. Forse aveva capito tutto? Oppure Roberta le aveva detto qualcosa? Quasi certamente la seconda. Mi sedetti, cercando di non far trasparire il flusso dei miei pensieri, più che mai turbinante, e passai una coperta ad Anna.
Con l’altra coprii le gambe nude di Roberta, sfiorandole la pelle. Questo le causò un brivido che le fece venire la pelle d’oca, mentre mi guardava col suo sguardo da cerbiatta mordendosi il carnoso labbro inferiore.
Ad ogni azione corrisponde una reazione, spesso uguale e contraria: la mia fu sicuramente istintiva, poiché dovetti sbrigarmi a coprire anche le mie di gambe per nascondere l’evidente rigonfiamento che prendeva forma lungo l’interno coscia del mio pantaloncino.
Mi parve di vedere lo sguardo di Anna seguire la scena, ma evitai di incrociarlo per non creare una situazione imbarazzante. < Trovato? > chiesi a Fabian, rompendo il silenzio e l’imbarazzo.
< Si, eccolo! Siete pronti? >.
Annuimmo all’unisono. Io allargai le braccia, poggiandomi sullo schienale del divano, stendendole comodamente dietro le teste di Anna e Roberta, che si avvicinò.
Anna tirò la coperta su fino al collo e si abbracciò le gambe al petto e Fabian, spenta la luce, prese posto sul lato esterno del divano accanto a lei e schiacciò play.
Le note classiche del Waltz No. 2 permearono l’aria, mentre i colori caldi della pellicola tingevano di luci e ombre la stanza. Kubrick, maestro indiscusso della fotografia.
Le nude forme sinuose, ellenicamente statuarie, di Nicole Kidman non mi aiutarono nell’intento di occultare ciò che stava accadendo nei miei slip e Roberta ne era maledettamente cosciente.
Non tardò, infatti, a palesare le sue intenzioni quando lentamente, celata alla vista dalla coperta, la sua mano aprì il bottone che eroicamente si opponeva alla mia erezione. Languidamente si fece spazio tra il tessuto del pantaloncino e la pelle del mio addome, abbassando la zip col dorso della mano man mano che avanzava nel suo eccitante percorso. Il brivido causato dalla sua pelle fredda sulla mia bollente, in un attimo percorse la mia schiena per intero.
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