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Mon aMour M.


di Membro VIP di Annunci69.it Janine
20.04.2021    |    2.092    |    12 9.9
"Le uscì dalla fessurina, lasciandola rottissima, si accomodò seduto a gambe larghe e con un meraviglioso rantolo le offrì il cazzo lucido da mungere..."
M. la rendeva felice, la rendeva femmina come nessun altro prima.
Da quando si erano conosciuti la loro intesa era andata oltre ogni aspettativa.

M. riusicva a farla aprire in modo completo, aveva una tecnica precisa a lei fino ad allora sconosciuta, abituata com’era a maschi basici, che vogliono ficcare, ficcare e ancora ficcare.
Non che a M non piacesse anzi… ma aveva un savoir faire tutto suo: il modo di prenderle la testa e spingerla sulle palle a farsele leccare , mentre con l’altra mano cercava il buchetto che accarezzava dolcemente, sapendo che lei si sarebbe intenerita e bagnata, mentre succhiava da vera adoratrice lo scroto profumato.
Quello stimolare sapientemente il buchetto, che entrambi sorridendo chiamavano “fessurina”, era una strategia di grande intenditore. M. era conscio di ciò che aveva tra le gambe e di quanto potesse esserne devastante l’uso non controllato, per questo con grande pazienza si dedicava a sollecitare l’apertura spontanea con tocchi leggeri e mai invasivi, mentre soddisfatto delle attenzioni ricevute alle sue palle, passava a farsi limonare cappella e asta per poi cominciare a spingerglielo, sempre più deciso in gola. Sicuramente ricordava bene quando, in uno dei loro primi incontri, lei gli disse che quando le allargava la gola con la cappella gonfia e pulsante, anche la fessurina si allentava, quasi si arrendesse, aprendosi; quasi sapesse che presto sarebbe toccato a lei ricevere quel grosso fardello di carne gonfio di sangue e sborra.
E infatti lei grondava, stimolata dalle dita che la sfioravano e dal cazzo che gli spingeva tutta la cappella in gola , perdeva la testa, gemeva strozzata, ingozzata di cazzo, la fica anale finalmente aperta e umidissima.
Che fosse pronta M. se ne accorgeva immediatamente. Ma prendeva tempo. Di li a poco l’avrebbe messa in ginocchio davanti a se, una leggera pressione sul sacro a farle inarcare la schiena al massimo, natiche apertissime, fessurina palpitante sulla quale avrebbe fatto scendere una generosa colata di saliva, cappella appoggiata e lenta pressione ad aprire, scandagliare ogni ostacolo e percorrere tutto lo spazio fino in fondo, fino alla battuta finale.

Di M. a lei piaceva tutto, i grandi occhi azzurri, il fisico di tutto rispetto sebbene non fosse più giovanissimo, un corpo longilineo e nervoso, scattante. Ne amava i piedi così maschili, grandi, come le mani con le quali le schiaffeggiava il culetto durante gli interminabili incontri di monta.
Amava i morsi brevi ma profondi, di cui M costellava la sua schiena, i fianchi, i capezzoli, le natiche, allorquando sfilando il suo grosso cazzo dal buchetto, che lasciava vuoto e apertissimo, si divertiva a infliggerle quei piccoli castighi, piccole torture miste a sussurri, cose dette tra i denti stretti sulla carne, qualche piccolo insulto, oppure come l’ultima volta, la bizzarra confessione che lei fosse l’unica femminuccia mono-buchetto a cui riservava le sue delizie e a cui elargiva quel cazzo lungo e largo, carnoso, pesante e… crudele nello spingersi a fondo, senza pietà nel violare l’apertura anale, prepotente nel voler riempire più spazio possibile.

Ma quando, dopo molti incontri, gli chiese di darle da bere, lei ebbe la percezione precisa di quanto davvero lo amasse.
Non lo aveva mai fatto con M. e desiderava assaporare il succo delle grosse palle che lui amava farsi succhiare e leccare; era desiderosa di conoscernene la consistenza, il sapore, sentirne il profumo nell’attimo stesso in cui la crema divina sgorgava dal cazzo che amava, al massimo dell’erezione.
Fu così che dopo una lunga chiavata, che solo lui sapeva imporle con il massimo di quella foga maschia che lo rendeva unico, M. le uscì dalla fessurina, lasciandola rottissima, si accomodò seduto a gambe larghe e con un meraviglioso rantolo le offrì il cazzo lucido da mungere.
In ginocchio tra le sue cosce, mentre dal buchetto grondava tutta la sua soddisfazione per l’intensa inculata appena ricevuta, ingoiò veloce ed avida tutto il cazzo di M. e cominciò a pomparlo decisa, riconoscendo a tratti il sapore della sua fighetta anale, misto a quello del cazzo che l’aveva totalmente sfondata.

La sborra di M. giunse improvvisamente e le riempì la gola; già dai primi due fiotti abbondanti le aveva colmato la trachea, con le mani appoggiate alle sue cosce aperte le sentiva vibrare negli spasmi dell’orgasmo, e avendo tutta l’asta in gola fino alle labbra spalancate sullo scroto, le parve di sentrlo ritirarsi, avvertendo anche il moto impercettibile dei coglioni che stavano rilasciando tutto il carico seminale.
Dal cazzo di M. continuava a fluire quel succo meraviglioso, ne aveva ormai pieno finanche il naso e nonostante stesse cercando di ingoiare quanto più potesse di quel fiume di sborra, ne sentì dei rivoli caldi scendergli dagli angoli della bocca giù per il collo, fin sulle tettine.
Eccola finalmente dove aveva sognato di essere, in ginocchio tra le cosce del suo Maschio, con la fessurina gocciolante che quasi sfiorava il pavimento, il cazzo che adorava, piantato in gola a darle tutta la sborra che aveva sempre desiderato.
Un pianto improvviso, di gioia e soddisfazione, le riempì gli occhi e immediato un profluvio di lacrime, a riversarsi calde sul viso, a confondersi con la sborra densa.
Ancora suggendo il meraviglioso fluido, con la bocca colma della carne del suo Uomo, cercò di proferire un TI AMO di cui però non ci fu alcun suono.
Per tutta risposta il cazzo di M. parve avere un sussulto, regalandole un ultima generosa goccia di amore.
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