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di Membro VIP di Annunci69.it Janine
19.06.2023    |    654    |    4 9.6
"Poi improvvisamente quel messaggio mentre lei era ancora sul treno: “ A che ora puoi ?” Leggendolo sentì il buchino immediatamente arrendersi, sapendo che, ..."
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“ Tu sì femmena, tu te lo meriti il cazzo…” era sdraiata supina, vedeva il cazzo pendolargli sul viso, riconosceva le cosce pervase di peluria che adorava, sentiva l’odore del suo maschio.
Era felice, finalmente si erano rivisti dopo anni e l’attrazione non era calata, anzi.

Lo aveva avvertito giorni prima che sarebbe tornata, pregandolo di vedersi, “ … ho bisogno del tuo cazzo, è passato troppo tempo. Lo desidero più di ogni altra cosa al mondo! “
Lui aveva fatto il difficile, una serie di forse, non so, ho da fare. Poi improvvisamente quel messaggio mentre lei era ancora sul treno: “ A che ora puoi ?”
Leggendolo sentì il buchino immediatamente arrendersi, sapendo che, tempo qualche ora, sarebbe stata prona, apertissima sotto i suoi colpi di cazzo, mentre riceveva comandi e ordini, con quell’accento napoletano che le risultava irresistibile.
Era quel suo fare brusco, apparentemente da eterno incazzato col mondo, che l’aveva affascinata da subito. Sapeva che ciò era dovuto alla sua innata indole di sottomessa; sensibile com’era all’autorità maschile, aveva trovato in lui la raffigurazione precisa del maschio dal quale lasciarsi dominare, senza alcuna condizione.

“…ciuccia troia ciuccia” la teneva per la chioma con una mano, mentre con l’altra le infilava il cazzo in bocca in un continuo metti e togli che la mandava fuori di testa. Era completamente in suo possesso, gli avrebbe permesso di farle qualsiasi cosa.
Non era stato così altre volte.
Le passò veloce, tra i pensieri, il ricordo di un passato incontro. L’aveva spinta per terra e risolutamente si era strappato via il preservativo, con forza voleva darle il cazzo nudo nella figa anale, già slabbrata e bagnatissima dalla monta in atto da almeno un ora. Sentì l umido della cappella pressata sulla sua carne viva che pulsava, avrebbe voluto lasciarlo fare… Moriva dalla voglia di farsi scopare dal suo cazzo nudo. Lo sentiva violento, la teneva a terra, le due braccia unite dietro la schiena per immobilizzarla, dominando rabbiosamente il suo tentativo di divincolarsi dalla stretta.
Sentiva il suo rantolo affannoso, suono celestiale di bestia selvaggia.
Sapeva che se fosse riuscito a entrare l’avrebbe chiavata con furia doppia e le avrebbe scaricato infiniti schizzi di sborra bollente nel pancino, con tutta la soddisfazione di chi l’ha avuta vinta, del dominatore. Ne sarebbe uscito totalmente Padrone.
Ma non glielo permise, allora.

“Tutta liscia… proprio comm a na’ femmena” . La pompava forte su un fianco, sdraiati sul divano, le afferrava i piccoli seni “ t hai fatto doi zizze” le diceva e le dava cazzo come a lei piaceva. Si sentiva nella sua dimensione ideale mentre la pistonava senza pietà, il bacino sempre più rilassato e il buco in progressiva dilatazione per ogni botta ricevuta.
Adorava sentirsi così aperta, riusciva a perdersi totalmente nella sensazione che ogni colpo di cazzo la rendesse ancora più femmina. In quell’estasi, che avrebbe voluto durasse per sempre, gli disse in un gemito: “ mi sento una fica, sento di avere la fica..”
Lui aveva alzato una gamba mentre da dietro continuava imperterrito a martellarla , a quella sua dichiarazione si fermò, la gamba sospesa in aria e il cazzo rimasto per metà fuori. Una manciata di secondi che a lei sembrò un tempo infinito. Poteva sentire il glande pulsarle a metà del condotto anale, guardò la gamba di lui che dondolava un poco in aria.
Davvero non capiva la ragione di quello stop improvviso.
Cosa cercava di comunicarle?
Cosa stava pensando col cazzo infilato per metà dentro lei e la morsa delle sue mani sulle sue piccole tettine ?
Si era totalmente persa in questo dilemma quando avverti la voce profonda e scura di lui che le rispondeva : “ …si ce pare, pare comm à na’ pucchiacchia! ”
A quelle parole lui riprese furibondo a chiavarla, lei al settimo cielo per la felicità di quella ammissione, lasciò andare completamente il bacino sentendo avvicinarsi l’orgasmo anale. Per fortuna lui aveva impresso alle sue botte un che di rabbioso, violento. Senti il dolore della morsa sui capezzoli, lui che raddoppiava il ritmo vicino a schizzargli tutto il suo sperma caldo. Perse i sensi mentre cominciava a tremare, sentiva il buchino che senza più controllo si contraeva e dilatava in spasmi che la scuotevano tutta. Stava godendo in modo mai provato prima, ed assaporò ogni frazione di quel tempo mentre sentiva anche il suo maschio godere, i suoi gemiti bassi e profondi, i sussulti successivi ai fiotti di seme che stava rilasciando.

Riaprì gli occhi al rumore dell’accendino e dello sfrigolio della brace della sigaretta accesa.
Si sentiva spossata, rottissima ma felice.

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