Racconti Erotici > trio > IL RIFUGIO parte 1
trio

IL RIFUGIO parte 1


di SweetMaster2023
25.07.2023    |    1.531    |    0 7.5
"La cena si svolse con loro che non smettevano di chiedermi particolari del mio lavoro, ma proprio come se ci tenessero veramente a sapere tutto dei miei..."
Avevo conosciuto Arianna in in rifugio di montagna, il Regina Elisabetta nella magnifica Val Ferret, in Valle d’Aosta.

Con la mia università stavo svolgendo un programma di ricerca sulle marmotte, avevo trappole piazzate ovunque lì intorno, le giornate eran lunghe e faticose, e mi capitava spesso di prendermi delle pause per raggiungere il bar del rifugio, dove alloggiavo e pranzavo anche regolarmente grazie a una convenzione con il mio ente finanziatore.

In occasione di una di queste pause, avevo aiutato questa bella ragazza dai capelli lunghi e neri, intrecciati in una coda di cavallo elaborata, a rialzare la bicicletta con cui era giunta fin lì che le era sfuggita di mano, complice la fatica: “Lascia, ti aiuto io”, le dissi afferrando il manubrio prima che cadesse rovinosamente oltre la staccionata che delimita la terrazza.
“Grazie, ma ce la fa….” cercò di schernirsi lei, proprio mentre solo la mia presa riuscì a impedire al veicolo di rovinare disastrosamente nel piccolo dirupo sottostante.

"Questa stronzetta mi avrà preso per il solito maschietto che ci prova", pensai, "e non vuole aiuto per non essere poi psicologicamente in debito… però dimostra anche forza e spirito di indipendenza…".
“Dai che sei stanca, lascia fare a me!”, obiettai sistemando infine la bici nella posizione corretta, non senza essermi procurato un piccolo taglio sul braccio nel contatto con una vite del legno della staccionata, sollevandola.
“Ecco, ora è tutto a posto”, le dissi sfoderando un sorriso a 154 denti e fissandola negli occhi.

Era leggermente più alta di me, sui 175 cm, e ora che riuscii a vederla meglio, scoprii che aveva due bei seni sodi e abbondanti, credo una III, due grossi capezzoli che premevano sulla maglietta sudata, due grosse macchie anche sotto le ascelle, insomma, era tutta bagnata e accaldata, ed era molto bella, sensuale e anche forte, a giudicare dalle gambe muscolose.
“Grazie mille! Sei stato un angelo!”, mi concesse alla fine.

Entrammo al bar e lei mi offrì da bere come ringraziamento, cosa che accettai volentieri visto anche il gran caldo di quel luglio di fuoco e di quelle ore di tarda mattinata che portavano il Sole quasi sulla nostra verticale.

Nella conversazione che seguì le raccontai cosa stavo facendo, e lei mi disse di esser di Albino, in provincia di Bergamo, dove faceva l’insegnante di Educazione motoria in una scuola Media poco distante da casa; inoltre seppi che stava aspettando un’amica, evidentemente meno prestante, che avrebbe dovuto arrivare di lì a poco, non appena avesse colmato il ritardo accumulato nella salita.

Arianna ci tenne anche a farmi sapere che era stata, da giovanissima, una ciclista agonista di MTB di discreto livello, anche se aveva poi dovuto fermarsi non appena il suo allenatore le aveva fatto capire che per continuare avrebbe dovuto iniziare a doparsi, come devono fare tutti gli atleti oltre il livello giovanile se vogliono rimanere competitivi. Aveva poi fatto anche nuoto, ma a livello amatoriale.

Visto che eran circa le 11, mi chiese di unirmi poi a loro per pranzo, ma io declinai l’invito perché avevo molto lavoro da fare e non avrei potuto mangiare al rifugio quel giorno.
Avendo saputo comunque che si sarebbero fermate per la notte, le contro-proposi di cenare insieme, dopodiché ognuno prese la sua strada per il resto della giornata.

Verso sera, ero impaziente di cenare con loro, curioso anche di vedere l’amica, che infatti si rivelò molto attraente anch’essa: bionda, sui 30 anche lei, più bassa e magra, faceva la maestra elementare e usciva, come seppi dopo, da una relazione tossica con un tipo che la maltrattava e che ultimamente le aveva preferito un amico, con la o.

Durante la cena ironizzammo sul fatto che eravamo in uno dei ristoranti più belli del mondo, data la vista di cui potevamo godere, tanto più che avevamo deciso di mangiare sul terrazzo nonostante l’aria fresca che tipicamente arriva dopo il calar del sole: nessuno di noi, e men che meno io, avremmo cambiato posto con un locale alla moda in una qualsiasi grande città.

Arianna e Maria, questo il nome dell’amica, si erano conosciute in ambiente scolastico, e non ci misi molto a capire che tra di loro c’era più che un’amicizia: immaginando ormai che fossero lesbiche, o almeno amanti, abbandonai ogni progetto erotico su di loro e parlammo liberamente di tutto.

Avevamo moltissime affinità, ci univa una grande amore per la Natura, il loro molto più platonico ed emotivo, il mio più tecnico e consapevole. Scoprimmo di esser tutti vegetariani, e Maria addirittura vegana, ma ciò non ci impedì di gustarci anche una buona bottiglia di Picotendro della Kiuva di Donnas, barricato 12 mesi.

In effetti alla fine della serata io, che non sono abituato agli alcolici, mi sentivo abbastanza su di giri, e pensai che fosse un peccato che la stanchezza stesse per prender il sopravvento, oltre al fatto che loro due non sembravano punto interessate a ulteriori proposte di alcun tipo da parte mia.

Ci accomiatammo con amicizia, solo, quando baciai Arianna sulle guance, la strinsi a me con una presa leggermente più intensa di quella che si darebbero due sconosciuti, per farle almeno capire che mi piaceva molto.

Non mi aspettavo che si ritraesse perché avevo avuto cura di non esagerare, ma nemmeno che lei mi stringesse ancor di più, e soprattutto, che la sue mano entrasse casualmente in fugace contatto col mio inguine. Casualmente? O era un segnale?
Se lo voleva essere, era stato troppo sfumato per non risultarmi ambiguo, ma significava che lei era molto brava a giocare in modo leggero alla seduzione.
Se non lo era, invece, significava semplicemente che io sono il solito porcellino che pensa sempre al sesso, e che anche il buon vino aveva fatto il suo effetto, sicuramente almeno sulla mia immaginazione.
Di certo, sentivo nei suoi confronti una grande attrazione psico-fisica. Avrei avuto voglia di “dormire” con lei fin da quella notte.

Per me comunque era proprio ora di andare a dormire, quindi salutai anche Maria, stavolta con due bacetti casti, e mi avviai verso la mia cameretta, una delle poche stanze piccole del rifugio, a due letti a castello per quattro posti, che avevo in uso come ricercatore in forza della convenzione: anche lei era molto carina, è vero, ma per qualche imperscrutabile motivo mi risultava piuttosto indifferente, sia dal punto di vista sensuale che emotivo.

Complice la stanchezza, appena finii di lavarmi i denti e mi infilai sotto la spessa coperta di lana grezza, come ancora si usa in montagna, mi sentii scivolare velocemente verso il sonno, ma allorché pensavo di aver ormai perso conoscenza, sentii il rumore della porta che si apriva silenziosamente, come quando lo si fa con cautela.
Lì per lì soprassalii, perché il rumore della maniglia mi aveva spaventato a morte, non ero pienamente cosciente e il mio cervello mi suggerì come prima opzione una situazione di pericolosa intrusione, ma non feci nemmeno in tempo a reagire che sentii due labbra sulle mie, e una lingua che chiedeva dolcemente di entrare.

Ancor prima di aprire completamente gli occhi, realizzai che poteva essere solo Arianna a fare una cosa del genere, e che quello di prima era quindi stato effettivamente un segnale, quindi accettai il bacio e iniziai a contraccambiare con passione i suoi movimenti di lingua, sempre più profondi e sensuali. Sentii la sua mano, intanto, scendere sull'inguine e iniziare a tastarmi il pene, ancora a riposo, dall’esterno della buffa calzamaglia che usavo per la notte.

Senza smettere di baciarla, mi sollevai leggermente dal materasso e con una mano cercai di abbassarmi anche le mutande, per darle maggiore spazio di manovra; siccome intorno a una una gamba si attorcigliò un pochino il lenzuolo di cotone (non ero mai riuscito ad accettare quelli di plastica usa-e-getta dati dal rifugio, che a parer mio andrebbero persino vietati, e mi portavo quindi sempre il mio), fui costretto a concentrarmi maggiormente sull’operazione e a interrompere quindi il bacio con Arian…. mi prese un colpo! Quando fui a una distanza maggiore dal suo viso, tanto da riuscire a metterla a fuoco con gli occhi finalmente aperti, mi accorsi che era Maria!
“Macheccavolo!”, mi lasciai sfuggire…
“Sorpreso?” mi chiese lei un pochino indecisa...
“No, scusami, cioè, sì...insomma…”, le risposi in modo piuttosto sconclusionato, “Potevi avvertirmi!”, dissi in modo decisamente insensato e ridicolo.

Ero veramente emozionato dalla sorpresa, non riuscivo a riprendermi, così lei mi afferrò in modo fermo il pene, che nel frattempo aveva già reagito magnificamente (lo san tutti che in alcuni maschi è dotato di vita propria, e non necessariamente obbedisce), e iniziando a masturbarlo lentamente, mi disse:”Lui però non sembra contrariato come te”
“Eh certo! Lui è un indemoniato!”
“Vuoi che me ne vada?”, mi chiese fingendo di essere un pochino rattristata.
“Ma no, anzi, mi fa molto piacere che tu sia qui, solo che non me lo aspettavo! Ma Ar….”, mi morsicai la lingua! Chiederle adesso dell’amica sarebbe equivalso farle intendere che preferivo Arianna, e forse anche offenderla nel suo amor proprio, quindi cercai di dissimulare, e per fortuna riuscii a volgere repentinamente la domanda in “Ar...rivi sempre così di soppiatto nelle stanze dei maschietti?”
Lei si mise a ridere:“No, di solito butto già la porta…”, rispose dimostrando spirito dell’umorismo.
Mi ero finalmente ripreso:“Va bene, dai farfallina, sali con me e abbracciami”, le dissi indicando la scaletta in fondo al letto, che portava alla mia posizione in alto.
“Non voglio fermarmi, volevo solo darti la buonanotte”, mi disse dolcemente, lasciando finalmente libero il pene.
“E poi so che sei stanco, ti bacio ancora una volta e ci vediamo domani mattina, ti lascio riposare”
Di nuovo affondai la lingua in quella bocca che sapeva di fresco, e lei, dolcissima, con la mano che fino a quel momento mi aveva masturbato mi accarezzò il viso .
“Hai ragione, sono proprio molto stanco, grazie della bellissima buonanotte, sei stata dolcissima”, le sussurrai baciandola dietro un orecchio con dolcezza.
“Anche Arianna mi ha detto di salutarti”, concluse con tono sottilmente ambiguo allontanandosi definitivamente… segno che anche l’altra sapeva che sarebbe venuta, quindi…

Già, Arianna: e chi se la ricordava più, in quel momento? Non riuscivo a capire la situazione, quindi ad Arianna io non piacevo? In caso contrario, sarebbero venute insieme, a darmi la buonanotte… e qui al maschietto partono già le fantasie di uno scatenato triangolo...su un letto a castello nel posto di sopra? Naaaa! Quindi? Comunque fu l’ultima immagine con cui varcai le porte del sonno, profondo e beato come sempre nella mia vita.

Alle 5 di mattina scesi a fare colazione e mi informai dalla mia amica alla reception, se così si può chiamare il bancone del bar di un rifugio, per quante notti avessero prenotato le mie amiche, e scoprii non senza un brivido di piacere che sarebbero rimaste almeno tre giorni, altre due notti quindi.

Lavorai fino alle 9 con le marmotte, in osservazioni e cronometraggi di attività, poi tornai al rifugio a fare colazione, ma delle due ragazze non vi era traccia:“Hai notizia delle mie amiche?”, chiesi a Nadine, la figlia della proprietaria che in quel momento serviva ai tavoli.
“Sono uscite prestino, stamattina, e sono andate al colle in bici, ma non so quando tornano, non me lo han detto”
“Va bene, grazie…”

Fino al colle in bicicletta era dura, perché dal rifugio in avanti non c’era più la comoda strada sterrata ma solo un ripido sentiero, poco adatto alle biciclette, che si doveva prevedere di spingere per lungi tratti. Ne dedussi che non sarebbero state di ritorno che per cena, quindi mi concentrai sul lavoro.

All’ora di cena rientrai e mi feci subito una bella doccia, poi mi cambiai i vestiti, che avevo portato per una settimana intera, e scesi a mangiare; le vidi subito sedute a un tavolo d’angolo, dove erano apparecchiati tre coperti:“Ciao ragazze! Aspettate qualcuno o possiamo cenare insieme?”, domandai prudente.
“Mi spiace, Gabriele, stiamo aspettando il fidanzato di Arianna, sarebbe già dovuto essere qui”, mi disse Maria guardandomi con un sorrisino beffardo.

Adesso tutto si spiegava: quella che piaceva a me era fidanzata, l’altra e libera… e ti pareva!
Dopo un attimo di esitazione, e di imbarazzo da parte mia, entrambe scoppiarono a ridere:“Ma no, sciocchino, vieni a sederti, avevamo già fatto preparare anche per te!”, mi sorrise Arianna, “Sempre che a te vada bene cenare con due ragazze di città!”, chiosò Maria divertita.

La cena si svolse con loro che non smettevano di chiedermi particolari del mio lavoro, ma proprio come se ci tenessero veramente a sapere tutto dei miei studi, non in modo superficiale;”Come si fa a capire se una marmotta è maschio o femmina?”, mi chiese a un tratto Arianna.
La domanda era alquanto imbarazzante, perché l’unico modo, e nemmeno infallibile, consisteva nel… misurare la distanza tra i genitali e l’ano: se superiore ai 3 cm, era un indizio che portava a pensare a un individuo di sesso maschile, altrimenti a una femmina.
Le ragazze eran visibilmente divertite, più dal mio imbarazzo, credo, che dalla spiegazione, ma tant’è, mica potevo inventarmi altro!

Trascorremmo ancora qualche tempo sul terrazzo, e al momento di salutarci chiesi maliziosamente a Maria se anche quella sera sarebbe venuta a darmi la buonanotte. Vidi che Arianna sorrise e mi spiazzò dicendo in fretta”E se stasera venissi io, ti dispiacerebbe?”
Scoppiai a ridere:“Cos’è, fate i turni e baciate tutti i ragazzi soli del rifugio?”
“No no, anche quelli accompagnati!”, ribattè prontamente Maria.
“A me piacerebbe che veniste insieme”, scherzai ancora.
“Nella stanzina coi letti a castello la vedo dura”, disse ancora Arianna guardandomi sottecchi.

In effetti mi resi conto di esser finito in un vicolo cieco, non esisteva una soluzione e non avevo una risposta pronta, così mi apprestai a salutarle, rassegnato ad andare a dormire da solo.
“A meno che…”, disse Maria… “A meno che tu non voglia dormire con noi in tenda”, completò Arianna guardandomi con un magnifico sorriso.

L’invito non poteva esser più esplicito, e mi fece l’effetto di una vera e propria frustata emotiva: la frequenza cardiaca accelerò oltre i 200 battiti al minuto e sono certo che arrossii in modo evidente, con le due ragazze che non la smettevano più di ridere per l’effetto suscitato dalla battuta… Un momento!
Ma sì, che scemo, era solo una battuta, volevano prendersi gioco di me, dell’ingenuotto che studia le marmotte...loro furbe cittadine che mi deridono...ma che cazz!
Invece, Arianna mi si avvicinò e premette forte le labbra contro le mie, infilandomi la lingua come la sera prima aveva fatto l’amica: era tutto vero, e a me sembrava di vivere un sogno!

Come passò quella notte fa però parte di un prossimo racconto, qui voglio solo sottolineare come la vita, a volte, ci faccia anche degli splendidi regali, già solo per i quali vale assolutamente la pena esserci!



Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 7.5
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per IL RIFUGIO parte 1:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni