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Lui & Lei

Ambulatorio


di Praticanti
13.10.2016    |    9.249    |    3 8.8
"Avverto un tremore, non di eccitazione, di paura? (e qui, se non fosse per il fatto che non sta bene in un racconto che si dica tale, metterei uno smile, ..."
Ambulatorio Odontoiatrico.
Sono qui per la visita annuale, l'assistente alla poltrona è una mia amica, ci frequentiamo da poco anche se ci rincorriamo da molto. Ha un paio d'anni meno di me ma è molto in forma: un corpo davvero tonico, un bel seno, un filo di pancetta (che a me fa impazzire) e un carattere davvero particolare. F. è molto diretta, in un certo senso quasi fredda, ed è un aspetto di una donna che da poco riesco ad apprezzare, come se la libido aumentasse sempre di più non trovando sfogo.
Ho preso appuntamento per l'ultima visita della giornata, così da potere andare a cena successivamente con F. e magari nel dopo cena ...
La solita attesa nella saletta, la mia amica che passa e che, molto professionalmente, mi avverte che di lì a poco sarebbe stato il mio turno. Vengo chiamato ed F. mi fa accomodare nella poltrona, aggiustando l'altezza e l'inclinazione dello schienale, ed io che le sussurro "se lo abbassi ancora un po' riesci a sederti sulla mia faccia". Lei non accenna al minimo sorriso, la giacca verde abbottonata fin sotto il mento e i pantaloni bianchi stretti alla vita con un morbido elastico non riuscivano a nascondere le sue forme, il suo seno rotondo e le belle natiche che non riesco a non pensarle vibranti sotto i miei colpi!
Entrato il dottore, date le risposte di routine inizia la visita: se da un lato restavo attento a quanto faceva e diceva il dottore dall'altro ero ormai eccitato nell'avere vicino la donna che bramavo. Tutto ciò gonfiava la patta dei pantaloni in modo abbastanza evidente (non ero preoccupato, come quando non lo si è se la voglia di qualcosa supera di gran lunga le inibizioni che ci indurrebbero a desistere!).
Aspetto ogni piccolo contatto con F. come si attende il sollievo di ogni goccia di pioggia in un torrido pomeriggio d'estate, la mia temperatura è fin troppo alta, la mia voglia fin troppo avvertibile e lei fin troppo distante. Il dottore viene chiamato fuori dalla saletta e la "mia" infermiera si avvicina per mettermi a posto l'aspiratore: appena si appoggia alla poltrona io la ghermisco tra le cosce e uno schiaffo sonoro mi scuote la testa, lasciandomi intontito e allontanando per pochi secondi il desiderio, che ritorna più forte di prima, ora arricchito dell'impeto di un animale!
La voce del dottore "è successo qualcosa?"
"no dottore, era caduto il portafoglio del signore" risponde lei, guardandomi con un sorriso sadico, unico e breve preambolo all'agguantarmi con forza le palle e all'iniziare a stringermele. Dapprima pensando ad un gioco eccitante mi rendo conto brevemente che lei non smette di strizzare, fino a che non emetto un piccolo grido e lei molla la presa, pochi secondi prima che il dottore rientri con aria interrogativa, chiedendomi "sta male?".
La mia sadica padrona prende in mano la situazione "dottore, temo ci si una ipersensibilità al primo incisivo inferiore destro, non vorrei fosse una carie nascosta sotto la gengiva". Che bastarda, gliel'avevo detto un paio di giorni prima che proprio in quel punto sentivo un male del demonio ogni volta che andavo a toccarmi con lo spazzolino, e sapeva bene che era stato causato da una spina di pesce che si era conficcata mangiando, non da una carie.
Al dottore non posso dir nulla in quel momento, così mi preparo ad essere torturato, sapendo bene che l'indagine non porterà a nulla. Per godersi lo spettacolo F., ora mia nemica, si mette proprio al di là delle attrezzature per poter guardare le smorfie che si sarebbero dipinte di volta in volta sul mio volto, e, non parca della situazione, mi sorride con quel ghigno che sto imparando a conoscere fin troppo bene in questa serata.
Il dottore, ormai strumento in mano a quella iena ghignante che una volta credevo dolce agnellino, inizia a smuovere il dolore che credevo sopito, e alzando gli occhi vedo F. che se la ride, approfittando dell'impegno, cieco di ogni altra cosa, che il suo datore mette nel lavoro. Non solo, F. inizia a toccarsi e abbassa di poco l'elastico dei pantaloni facendomi intravedere la leggera peluria che preannuncia la vulva, che già sapevo gonfia e umida. Bella vendetta.
"qui non c'è nulla, sarà stato un osso o anche lo spazzolino ad essersi conficcato senza che se ne accorga, lei ha la dentatura in salute, fermo restando la possibilità di applicare un apparecchio all'arcata inferiore per raddrizzare i denti"
"la ringrazio dottore" faccio io "ci penserò", mentre ciò che penso è esattamente "col cazzo che torno qui a farmi martoriare finché resta sua assistente questa troia assassina". F. è al limite del risata, gli occhi umidi e la pancia irrigidita a frenare ogni parola o singulto!
E brava la mia amica, padrona, infermiera, assassina! O solo attrice?
"L., la saluto! F., puoi occuparti tu del signore? Ho una cena che mi aspetta e sono già in ritardo!"
"Sicuro dottore, buon appetito e buon divertimento!". Sbaglio o nella voce di F. avverto un tremore, non di eccitazione, di paura? (e qui, se non fosse per il fatto che non sta bene in un racconto che si dica tale, metterei uno smile, di quelli che mostrano i denti, luciferino: la mia espressione)
"L., stavo scherzando, ti ha fatto male durante la visita?" io non rispondo, mi risciacquo la bocca, mi alzo dalla poltrona e mi vado a sedere nella sala d'aspetto.
F. va a cambiarsi in spogliatoio, ed io non attendo altro, mi avvicino alla porta appena chiusa, sperando non l'abbia serrata a chiave, la apro, entro e la richiudo subito. Lei si gira di scatto, si era già tolta le scarpe e i pantaloni, era bellissima con la giacca ancora completamente abbottonata e le sue gambe muscolose con i calzini di cotone bianchi ancora addosso. Non parla, teme o desidera?
"lo sai che meriti una punizione, vero?"
"si, lo so" le strappo le mutandine di dosso e le annuso: meraviglioso odore, eccitante, animale.
"hai le mutandine bagnate, dovrai pulirle con la lingua"
"si, lo so" gliele metto davanti alla bocca circondandole la vita con l'altro braccio da dietro, con il cazzo che sembra marmo dentro i pantaloni, lei inizia a leccare, e glielo lascio fare finché non sono impregnate della sua saliva. Allora le tolgo dalla sua faccia e ne infilo un pezzetto nell'ano, lasciando uscire il resto, come una sorta di coda!
"ecco, ora sei un animale, quale vorresti essere?"
"una vacca, anche se lo sono già da una mezz'ora abbondante" mi risponde girandosi su se stessa, un sorriso incredibile sul viso completamente eccitato! Io la bacio, e mi sorprendo nel volere soprattutto sentire ogni anfratto della sua bocca, a mia volta dottore, una bocca che cede un forte sapore di figa bagnata, uno splendore!
"Lo sai che ora ti scopo, in quel modo che tu non ami, velocemente, lasciando il mio sperma dentro di te quasi fosse un oggetto dimenticato"
"si, lo so" e dicendo questo, si gira di spalle, appoggiandosi, piegata, ad una sorta di letto normalmente usato per fare riposare i pazienti dopo i lunghi interventi. Vista così, con le mutandine che le escono umide dal culo, mi sento un toro, la prendo ai fianchi, stringendola con forza, e la penetro iniziando subito con la frequenza di fine amplesso, scuotendo quelle belle natiche, non facendola quasi respirare.
Duro così pochi minuti, e vengo gridando, continuando a pompare quella bellissima donna che è tornata ad essere mia amica.
F. si toglie il cazzo dalla figa, arrossata e bagnatissima, si gira e si siede su una sedia di plastica vicino al letto, mi fa cenno di avvicinarmi e lo prende in bocca, succhiando l'ultima goccia di sborra, quindi lo toglie delicatamente e mi dice di distendermi sul letto.
Mi appoggia una mano sul viso accarezzandomi, mentre con l'altra si masturba, quasi solennemente, lo fa profondamente, entrando nel sesso con tre dita. Il silenzio mi fa avvertire il rumore, quasi lo sciabordio di una barca legata al molo, in una di quelle sere estive dove piccole onde fanno brillare il mare. Lei ora è un mare d'estate, e le piccole onde generate dalle sue dita la stanno portando sulla soglia del piacere burrascoso.
F. si scuote, mugola, si dimena, mi stringe spasmodicamente il collo. Il suo orgasmo dura minuti, ed io sto quasi togliendole la mano che mi soffoca quando è lei a mollare la presa.
Senza dire nulla si distende vicino a me, la sedia è bagnata, e raccolgo un po' del suo umore per portarlo alla bocca. Allora lei mi bacia, succhiandomi la lingua.
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