Lui & Lei

Il Tango


di martaeteo
21.10.2018    |    1.016    |    6 9.9
"Un tango meravigliosamente suonato, anzi direi che il violino faceva parlare le corde una sensazione profonda diretta al basso ventre..."
Cammino per strada. La notte è buia, ma il cielo è stellato e la luna piena illumina la strada per me.
Un passo lento, il passo che rivive la giornata appena conclusa. Le quattro del mattino, in strada sola io e il profumo delle brioche in cottura. La tal fragranza lascia alla gola un turbinio di sensi. Il passo è sempre lento e la città sempre vuota, se ne gode la tranquillità, l’essenza ma non il totale silenzio. E’ strano ma in lontananza una musica carpisce la mia attenzione, è si lontana ma la si percepisce perfettamente: è lei sola contro la luna e le stelle. Il mio passo si tende verso la celestiale melodia che con l’avvicinarsi si fa più intensa e viva. Una via del centro storico tra palazzi secolari e sanpietrini a terra accoglie un uomo che suona un violino. La maestria è profonda, il ritmo inconfondibile, l’armonia insostituibile. Un tango meravigliosamente suonato, anzi direi che il violino faceva parlare le corde una sensazione profonda diretta al basso ventre. Ai due lati del marciapiede due uomini, due Dei usciti dalla mitologia greca, appositamente per me. Tanto la musica è viva dentro di me che non mi accorgo che uno dei due mi è già di fronte.
Mi prende dalla vita, mi avvicina a lui e inizia a farmi volteggiare tenendomi le mani tra schiena e culo. La musica è forte e lui balla con me e per me. Il suo passo ricorda quello di felino affamato che ha appena circuito una preda ghiotta e preziosa. Elegante, seducente e accattivante gli lascio in mano il mio essere. Mi avvicina a se sento il suo turgore su di me e non mi dispiace affatto. Oramai la mente ha lasciato spazio ai sensi e non mi accorgo che l’altro Dio greco è dietro di me. Prende il ritmo del primo e mi trovo incastrata a passo di tango tra due verghe profonde che fanno sentire il proprio urlo anche in mezzo la celestiale musica. Circuita da quei due Dei non sono più presente a me stessa e li stringo forte davanti e dietro affinché loro possano con le loro verghe darmi uno dei piaceri più profondo mai avuto. Intanto le corde del violino sono sempre più acute, accompagnano i due nell'inconsapevole certezza del piacere. Lascio che le mie mani scivolino sui due falli duri come marmi e li sollecito a venir fuori dai costringenti e inutili vestiti che li circuiscono. Uno dei due lascia scivolare il mio paltò che rimane lì sulla strada vuota e inerme a tutto ciò. L’altro Dio greco si abbassa, mi alza la gonna e trova la mia dolce farfalla libera da qualsivoglia indumento. Inizia un cunnilugus degno della storia orgiastica greca, mentre io sollazzo di mano il fallo dell’altro che ha ormai nelle mani il mio seno turgido e pieno di voglia di essere leccato, circuito, posseduto, scopato. Direziono il fallo che finora ho rallegrato di mano verso la mia bocca. Lo prendo pieno con la lingua, lo lecco, lo accarezzo con la punta. Scendo sui testicoli succhiandoli piano e rallegrandoli della mia saliva vogliosa. Il cunnilingus dell’altro continua anche nel mio deretano che sembra voler aprirsi per l’occasione. Mi trovo inginocchiata tra i due Dei con i loro falli per le mani alternando la mia bocca fra i due e di tanto in tanto prendendoli assieme. Il primo dio greco che mi ha fatto volteggiare si sdraia li a terra. Vista l’ora la strada dovrebbe essere fredda, inumidita, e invece sembra scottare. Mi siede sul suo scettro che il mio deretano ben preparato dall'altro Dio greco si prende senza fare cenno. Ed eccolo, l’altro supino su di me che si lascia scivolare nella mia umile, instancabile e inondata eletta essenza. Il tango suonato è la musica perfetta, il violino sembra voler tranciare le corde tanto il suono emanato è acuto. Mi trovo stretta tra i due Dei che consapevolmente danno lo stesso ritmo al mio ano e alla mia vagina. Il mio Dio sopra di me si prende i capezzoli li vuole ardentemente, li morde .L’altro si prende il collo i lobi delle orecchie li lecca salivamente, ha le mani sulle mie natiche per aiutarsi a mantenere il ritmo della musica La mia mente è ormai nei loro falli, nelle loro lingue, nelle loro mani. Aumentano il ritmo mi danno dei colpi decisi che sento al limite dei reni. I colpi sono profondi sento perfettamente le verghe gonfiarsi. Vogliono saziarsi completamente di me non ho spiragli di pensiero liberi, ne tantomeno ne voglio. Si impossessano del mio io più profondo, si lanciano in un piacere interno, intimo senza alcuna remora. Il piacere lo sento, sale, il rossore sul mio volto lascia trasparire al Dio sopra di me che è ora e allora il ritmo aumenta, il mio deretano si apre ancora di più accogliendo fino alla massima espansione l’altro fallo duro e superbo. La musica è all'atto finale il mio orgasmo doppio è un vortice che non lascia spazio se non ad un piacere cosi forte che gli organi sembrano volersi fondere con le due verghe che mi hanno appena inondato del loro nettare. Le contrazioni sono al culmine, non lasciano che i falli si liberino. I due Dei prorompenti e imperiosi si lasciano assediare dai miei organi.
La musica è ora lontana, il mio tango è ormai nell'etere e i miei sensi soddisfatti richiedono riposo.
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