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Mamma, ti presento Monica


di monicaegiorgio
02.05.2023    |    33.980    |    44 9.8
"Ero bella a 22 anni, anche se mai quanto mia sorella..."
Anche io e Giorgio siamo diventati genitori molto giovani. Io oggi ho 47 anni e la nostra prima figlia, Stefania, ne ha 25. L’ho avuta quando avevo 22 anni. È stata una scelta: tra di noi, come ho raccontato, è stato amore e passione a prima vista. Abbiamo bruciato le tappe, come spesso capita di fare soprattutto a Giorgio. Lui è un impulsivo razionale. Nel senso che vive di intuizioni, che spesso si rivelano corrette. Così non perde tempo: quando crede di essere nel giusto (per lui praticamente sempre) procede a testa bassa.
Così è sul lavoro, cosa che gli ha consentito di affermarsi professionalmente molto presto. Motivo per cui non ha perso tempo a sposarmi e a decidere che avrebbe desiderato formare una famiglia numerosa. Ce lo possiamo permettere, mi ha sempre ripetuto, sarebbe un peccato non farlo.
Così in un anno ci siamo incontrati, innamorati, sposati e siamo diventati genitori della prima dei nostri quattro figli.
Avete capito bene, in un anno. Sto dicendo che sono rimasta incinta quasi subito e mi sono sposata col pancione. Naturalmente solo col rito civile. La Chiesa non concepisce il sesso fuori dal matrimonio. In realtà non concepisce proprio il sesso se non per concepire. Insomma non era proprio il caso che ci facessimo benedire pure dal Parrino, come dicono i nostri amici siciliani. Anche perché l’unica volta che abbiamo avuto la possibilità di incontrarne meglio uno è stato in un contesto, diciamo, non proprio sacro. Me lo devo segnare questo episodio e prima o poi ve lo devo raccontare.
Quando ci siamo sposati insomma ero al settimo mese di gravidanza. Avevo un pancione meraviglioso che portavo con orgoglio e con sensualità. Mi rendeva sexy. Ero bella a 22 anni, anche se mai quanto mia sorella. Ero morbida, mora, grande seno e gran pancione. Lo portavo con disinvoltura. Sapevo di piacere e, come sempre nella vita, non facevo nulla per non accentuare la mia costante voglia di essere desiderata.
Insomma, quando abbiamo comunicato ai nostri rispettivi genitori che ci saremmo sposati abbiamo detto loro anche che sarebbero presto diventati nonni. Ovviamente grande gioia comune.
Era luglio e la famiglia di Giorgio, come da abitudine, passava stabilmente due settimane in un villaggio naturista in Francia. Quell’anno, era l’estate del 1997, insieme a Simone, Maria Stella, Giorgio e Aurora, in vacanza andai anch’io.
Io avevo 22 anni, Giorgio 24. Ci saremmo sposati a settembre e quindi a luglio ero al quinto mese di gravidanza.
Fino a quell’anno era stata loro abitudine andare in campeggio. In occasione della mia presenza, col pancione, decisero di prendere un miniappartamento: due stanze da letto, un bagno e un soggiorno cucina. Una stanza per i ragazzi e una per i genitori.
In fondo si passava la maggior parte del tempo in spiaggia e comunque sempre nudi, trattandosi di un villaggio naturista. Nudi anche a fare la spesa. Solo la sera, per andare a cena, si indossava qualcosa di leggero.
Con Aurora c’era già un rapporto di grande confidenza. Uscivamo spesso insieme la sera e in casa ero stata accolta come una terza figlia. Non era la prima volta che stavamo tutti nudi insieme, anche con i genitori di Giorgio. Era capitato in un paio di we al mare e pure a casa.
Intanto la famiglia di Giorgio aveva acquistato da qualche anno una nuova casa, più grande e comoda. Addirittura tre camere da letto, cosa che consentiva a me e a Giorgio di fare tranquillamente sesso a casa sua. Sempre seguendo le regole della sua e della mia famiglia: libertà senza ostentazione, condivisione con pudore e delicatezza.
Tra Giorgio e Aurora negli anni si era creato un rapporto di dolce complicità. Avevano spesso condiviso gesti di intimità, tra loro o insieme ai primi fidanzatini, ma sempre nel rispetto di una regola che avevano imposto Simone e Maria Stella: ok sesso ma solo orale, no penetrazione. Lo stesso era accaduto col mio ingresso nel nucleo familiare: avevamo fatto sesso davanti ad Aurora e con Aurora, ma tra loro due era rimasta anche con me presente la regola dell’orale. In seguito cambierà e ve lo racconterò, ma per mia volontà e su mia richiesta.
Anche in quella vacanza vigeva la regola dell’orale stabilita dalla famiglia Rossi (da oggi darò questo cognome di fantasia a Giorgio e Bianchi, sempre di fantasia, alla mia).
Arrivammo in campeggio nel pomeriggio, giusto il tempo di prendere la stanza, fare una doccia e andare a cena. Per me era l’esordio in un villaggio naturista così grande e frequentato. Gente da ogni parte d’Europa e davvero d’ogni genere. Poca gente totalmente nuda di sera ma certamente con vestiti di ogni tipo: dall’elegante classico al super sexy, dal latex (con quel caldo) al più bizzarro modo di apparire. Davvero tutto molto divertente per me.
È bastato poco però per capire che io ero tra le donne più osservate e ammirate. Con ogni evidenza il pancione aveva su tutti il suo fascino. Io, che ho sempre apprezzato lo sguardo indiscreto su di me, avevo dato il mio contributo perché ciò accadesse. Il mio seno era ancora più abbondante del solito. Una quinta che strabordava ormai nella sesta. Non del tutto depilata: mi piaceva lasciare un folto triangolino di peli sopra le labbra.
Per quella sera avevo scelto un vestitino di lino bianco, con delle bretelline, corto abbastanza da evidenziare che non indossavo intimo. Il primo segnale che, diciamo così, ero molto gradevole, è stato possibile leggerlo sugli occhi della mia famiglia. La più audace, buon sangue non mente, fu mia suocera Maria Stella: mi abbracciò, mi piantò una dolce manata sulla natica destra, delicata ma decisa, con l’indice vicino al mio buchino, e spingendo quel tanto da farmi sobbalzare sulle punte, mi diede un bacio all’angoletto tra guancia e labbra e mi disse: sei bellissima tesoro mio.
Cenammo e dopo un rapido giro di perlustrazione tornammo in albergo. Scherzammo un po’ sul fatto che davvero avevo conquistato gli occhi del villaggio e che l’indomani sarei stata molto ricercata sulla spiaggia. Andammo a letto io con Giorgio e Aurora in una stanza con un letto matrimoniale è un lettino che unimmo per fare un enorme letto a tre piazze e nell’altra stanza i miei suoceri. Quella sera ci addormentammo tutti in poco tempo, desiderosi di andare presto in spiaggia l’indomani.
La mattina ci alzammo con calma con l’odore della moka che Maria Stella si era portata dietro con non so quanto caffè della sua marca preferita, quella che più va giù più ti tira su…
La sensazione di stare tutti nudi regala sempre rinnovate sensazioni di libertà. Uscire in balcone e salutarsi con i nuovi vicini nudi. Guardare nel vialetto e vedere solo gente nuda. È difficile da descrivere il senso di normalità. Quando si è nudi è come se le imperfezioni sparissero, si annullassero alla vista. Banale da dire, ma non c’è la prova costume da superare. Non c’è chi è grassa o ha io culo grosso, chi ha le smagliature o i peli sulle spalle, chi è alto e chi no: la nudità è come una livella. Ora i napoletani si toccheranno l’impossibile per superstizione, ricordando ciò che diceva Totò a proposito della livella, ma è così. Si è tutti belli quando si è nudi.
Ma come nella fattoria di Orwell c’è chi è più uguale o, nel nostro caso, più bello tra i belli e in quel contesto ero chiaramente io. La gravidanza, il pancione mi rendeva sexy. Con ogni evidenza ero il sogno erotico di tutti. A quanto pare in modo particolare di mia suocera, che non riusciva a togliermi gli occhi di dosso. La sera arrivò a dire che mi voleva con se nel letto e che avrebbe mandato Simone nella stanza coi figli. Che gran tipa la Maria Stella.
Di giorno restammo tutto il tempo in spiaggia a prendere il sole, fare amicizia con i vicini e organizzare mega cene per la sera. Non eravamo nella parte più trasgressiva della spiaggia, quindi niente episodi di sesso esibizionista. Una tranquilla e affollata spiaggia naturista con famiglie e coppie soprattutto, intenti a prendere il sole in libertà senza rinunciare a lanciare sguardi languidi.
Tardo pomeriggio tornammo a fare l’aperitivo nel nostro appartamento prima di prepararci a uscire. Il sole aveva picchiato duro e nonostante la protezione alta ci eravamo tutti un po’ abbrustoliti. Serviva una buona dose di crema idratante lenitiva.
A me ovviamente ci pensò la mia adorabile suocera. Mi spalmò d’olio in ogni Ag voli, in ogni fessura, in ogni piega del mio corpo. E non perse l’occasione per preoccuparsi in modo particolare del mio seno, della mia pancia, tanto preziosa per la futura nonna, e della mia fighetta che intanto si era non poco bagnata per il trattamento complessivo ricevuto.
Difficile nascondere che ero eccitata, soprattutto a una donna con l’esperienza di Maria Stella. Ero seduta a una sedia che guastavo un negroni sbagliato, splendidamente preparato da Simone. Lei prese un pezzo di ghiaccio e iniziò a passarmelo sui capezzoli e sulle grandi labbra. La situazione era davvero incandescente. Finì inevitabilmente con la sua lingua tra le mie gambe e un dito a sollecitare il mio punto G.
Io ho iniziato a godere come una indemoniata. È una cosa che mi fa impazzire quando mi viene leccata la figa con un dito a cercare la fonte del mio piacere.
Potete immaginare che ci misi poco a squirtare come una fontana nella bocca di mia suocera. Non la finivo più di venire.
Fu questo il primo vero contatto tra me e mia suocera Maria Stella. Fu così che, tra il serio e il faceto, col cazzo nella gola di Aurora e quello di Simone nella mia, Giorgio disse, con un filo di voce: mamma, ti presento Monica.
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