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L'esordio di Giorgio


di monicaegiorgio
27.04.2023    |    7.511    |    35 9.8
"Ma quanti sono i figli che lo stesso hanno spiato i propri genitori far l’amore? Secondo noi tantissimi..."
Dopo la presentazione della nostra famiglia e del mio inizio al sesso, mi pare giusto raccontarvi anche gli inizi di Giorgio.
Come raccontato anche lui viene da una famiglia nudista e libertina. Nel senso che anche loro hanno sempre praticato nudismo in spiaggia o al villaggio e sempre hanno mantenuto questa abitudine anche, in famiglia. Mi racconta Giorgio che per loro era normale stare sempre nudi in casa, come capitava anche a me.
La famiglia di Giorgio era composta dai genitori e da due figli: Giorgio appunto e una sorella gemella. Da lì probabilmente ha origine il “gene” che ha poi portato ad avere anche noi due gemelli.
I genitori di Giorgio si sono sposati molto giovani e altrettanto presto hanno avuto Giorgio e Aurora, i loro due unici figli, gemelli. Mio suocero aveva 23 anni e mia suocera 21. Due ragazzini, nel pieno della loro gioventù.
Questo credo che abbia influito non poco su Giorgio e Aurora, che sono cresciuti quasi alla pari con i loro genitori.
Al contrario della mia famiglia, che era abbastanza benestante e poteva permettersi una casa molto grande, i genitori di Giorgio - Simone e Maria Stella - erano all’inizio dei loro percorsi di lavoro, per cui vivevano in un dignitoso ma piccolo bilocale. Questo ha portato mio marito e sua sorella a condividere la stanza da letto con i loro genitori sino ai 15 anni, quando la famiglia ha potuto permettersi finalmente una casa più grande.
Una grande stanza con un lettone e un letto a castello, racconta Giorgio. Lui dormiva sopra perché sin da piccolo faceva l’ometto, quello coraggioso. La sorellina, Aurora, dormiva al piano inferiore. Poi c’era una cucina salone, dove anche facevano i compiti il pomeriggio o vedevano la tv la sera, e il bagno. Insomma, non pochi sacrifici.
Spesso Giorgio si chiede e mi chiede: non so come avremmo fatto a convivere in spazi così angusti, che non consentono una grande privacy, se non fossimo stati una famiglia “aperta”.
In realtà credo che le due cose non stiano insieme, perché tante sono le famiglie che non possono permettersi spazi enormi, che non sono famiglia “aperta” ma che hanno portato lo stesso avanti le famiglie in modo, diciamo, tradizionale.
O forse proprio qui sta la domanda. Ma quanti sono i figli che lo stesso hanno spiato i propri genitori far l’amore? Secondo noi tantissimi. Forse tutti, o quasi. E quanti genitori hanno osservato di nascosto i propri figli alle prese con i primi impulsi sessuali, le prime masturbazioni? In quanti hanno fatto finta di non vedere pisellini duri sotto il pigiama o mutandine sporche di sperma. Forse tutti. E allora dove sta il male nel non nascondere cose del tutto naturali? Comunque è inutile sbatterci la testa, è un tema dal quale non si verrà mai fuori.
Fatto sta che Giorgio e Aurora sono cresciuti, accanto a Simone e Maria Stella, i loro genitori, sempre nudi per casa. Sono cresciuti praticamente in un monolocale dove era impossibile nascondere quello che però nessuno di loro voleva celare. Fu così che anche per loro la nudità come il sesso diventò una componente della giornata, una normalità.
Una normalità mai esibita, nel senso che il loro comportamento - dal racconto di tutti e quattro - non sfociava mai nella volgarità. Un po’ come è stato a casa mia, ma in un buco di casa. Decisamente un po’ più complicato da fare.
L’esordio di Giorgio è stato con Maria Stella, la mamma. Ed è stato come è nelle sue abitudini ancora oggi, col botto, teatrale. Lui insomma non ha fatto la trafila di tutti i bimbi, non è passato dalla sega, lui è partito direttamente col pompino fatto dalla maestra indiscussa, ancora oggi, a detta di tutti, delle pompe, Maria Stella, sua mamma. Lui aveva 11 anni lei 32. Una strafica da paura.
La pratica non era una novità né per Giorgio né per Aurora, lo avevano visto fare centinaia di volte ai genitori nel sesso che praticavano senza ostentazione ma anche senza riluttanza, senza pudore, senza nascondersi. Era il modo in cui papà e mamma dimostravano di volersi bene.
Per Giorgio e per Aurora, come per me, Peter e Chiara, era normale osservare il sesso tra i nostri genitori. Come più avanti sarebbe per tutti diventato normale osservare le nostre prime masturbazioni e poi i nostri primi rapporti. Non c’era niente di morboso, nulla di cui doversi vergognare.
Fu così, senza vergogna, che Giorgio un giorno si presentò dalla mamma, alle sue prime pulsioni, e le chiese se poteva fare anche a lui quello che faceva al suo papà. Le era comparsa la curiosità e probabilmente il primo primo desiderio. Non ci trovò nulla di male. A chi doveva chiederlo in fondo? Ad Aurora non poteva, perché nonostante fossero gemelli lei era ancora disinteressata, non era attratta.
Perché in fondo succede a tutti in un attimo di iniziare a sentire desiderio. Ognuno di voi è capace di ricordarne il momento preciso? Forse no ma c’è stato. Chi prima, chi dopo, chi a mare, chi a scuola, chi leggendo, chi svegliandosi con il pistolino duro al mattino, chi notando con senso di colpa di aver sporcato il letto durante il sonno, chi osservando i primi peletti crescere sul pube, chi notando improvvisamente la comparsa del seno, insomma tutti abbiamo avuto un primo incontro con la sessualità. Solo che non a tutti capita di poter andare dalla mamma a chiedere, col pisellino turgido: mi fai quel giochino che piace tanto al papà?
Ancora oggi Maria Stella, quando ne parla, quando lo racconta, un po’ si emoziona. Nonostante siano passati tanti anni e tante altre esperienze siano state vissute insieme. Racconta di aver raccolto la richiesta mostrando grande serenità a Giorgio ma di aver deciso di parlarne prima col marito, motivo per cui alla domanda rispose di si, che lo avrebbe fatto, ma che non poteva subito perché doveva ancora aiutare la sorellina a fare i compiti. Rimandò alla sera, rassicurandolo però con un bacino sul pisellino che, sottolinea sorniona, fu un po’ più di un bacino. Fu una rapida prova generale.
Alla sera, quando mio suocero Simone tornò dal lavoro, Maria Stella gli raccontò della richiesta di Giorgio. Insieme decisero che sarebbe stato molto più complesso e difficile dire no che acconsentire. Sarebbe venuta meno tutta l’impalcatura dell’educazione che avevano deciso di dare alla famiglia, la naturalezza che avevano deciso di dare alla nudità e al sesso. Insomma, andava gestita con la stessa serenità con la quale vivevano le loro giornate. Allo stesso tempo però avevano deciso di aspettare che fosse Giorgio a chiederlo nuovamente. Magari si era trattato solo una curiosità momentanea.
Così non fu, ovviamente. E dico ovviamente perché conosco bene, come potete immaginare, l’ostinazione di quest’uomo, di quel bambino. E fu così che la sera, dopo cena, mentre guardavano la tv, Giorgio tornò a bomba. Allora mamma, hai finito di fare i compiti con Aurora? Certo, tesoro, rispose lei. E allora hai il tempo di fare anche a me quel giochetto che piace tanto a papà oppure, ora che è tornato, devi farlo a lui?
Si misero a sorridere, Simone e Maria Stella. Certo che ho tempo. In quel momento Giorgio si alzò, andò a mettersi sul letto e disse: io sono pronto. Ed era pronto davvero. Gli ormoni erano ormai in circolo con ogni evidenza. Il pisellino era già bello eretto, in attesa di essere dolcemente baciato e leccato, sapientemente succhiato dalla maestra delle pompe. Che mai però si sarebbe aspettata di essere chiamata a svolgere un compito così delicato quella sera.
Era luglio inoltrato, faceva caldo, erano in casa nudi. Aurora si era già messa a letto ma era sveglia e seguiva in silenzio ma con attenzione. Simone rimase sul divano fingendo indifferenza ma aveva il cazzo in tiro e sapeva già che dopo sarebbe toccato anche a lui. Maria Stella era divertita ma tesa. Stava per fare il primo pompino della sua vita al figlio. In fondo, per avere undici anni aveva già un bell’arnese, adeguato alla bisogna. Non sarebbe stato solo un giochino insomma. Si accorse che la cosa la eccitava più di quanto pensasse. Era bagnata. Davvero, non per gioco, come forse era per Giorgio.
Si avvicinò e iniziò il suo capolavoro. La cappella del ragazzo scorreva bene, l’avevano già verificato col pediatra. Nessun segno di fimosi. Iniziò a baciarlo, ad accarezzarlo, proprio come faceva col papà. Iniziando a leccarlo da sotto, lungo tutta la piccola grande asta, per poi dargli dei piccoli colpi di lingua sotto la cappella. Fu in quel momento che Giorgio spiazzò tutti. Era evidente che stava seguendo le stesse mosse che aveva visto fare a Simone tante volte dal suo lettino. Prese Maria Stella per la nuca e le spinse il pisellino in bocca ripetendo le parole che aveva sentito dire al papà: tutto in gola.
Un attimo di silenzio si diffuse nella stanza. Maria Stella girò lo sguardo verso Simone che intanto si era avvicinato e, seduto ai piedi del lettone, aveva iniziato a masturbarsi. Tutto in gola, ripetè Giorgio, tenendo le labbra della mamma attaccate al suo bacino. E fu così che Maria Stella dimenticò che si trattava solo di un gioco e iniziò una pompa in piena regola, a quel pisellino che improvvisamente e magicamente aveva assunto la dignità di un cazzo.
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