Racconti Erotici > Prime Esperienze > "Prove tecniche di "trasgressione" 2
Prime Esperienze

"Prove tecniche di "trasgressione" 2


di quartofederico
29.03.2021    |    10.010    |    5 9.6
"Furono loro a toglierci le castagne dal fuoco; infatti si avvicinarono e con una cordialità infinita si presentarono..."


Durante il tragitto tra me e Gennaro cadde un profondo silenzio.
Lui guidava ed io giocherellavo con il plug che mi ero sfilata dal culo.
Pensai fosse normale, avendo soddisfatto i propri sensi, riflettere sull'accaduto.
Comunque, non ero affatto pentita; mi era piaciuto e credo che neanche lui avesse avuto problemi.
Mi rimaneva, forse, il cruccio di non aver accettato l'invito di mio marito a segare lo sconosciuto.
Ma ero convinta che, con lui o senza di lui, da parte mia ci sarebbe stato un approfondimento sul tema.
Arrivammo a casa, mio marito parcheggiò nel viale, scese dall'auto e di corsa venne dal mio lato e mi aprì la portiera.
Una gentilezza fuori dell'usuale e, in più, una volta scesa, mi strinse forte a sé.
"Sicura che non abbiamo osato troppo? - chiese - Non hai detto una parola da quando siamo andati via da quel parcheggio"
Si stava preoccupando per una mia reazione negativa, non sapendo che invece...
"No, amore, tutto apposto, credimi: mi è piaciuto e, se vuoi, continuerò ad esaudire ogni tuo desiderio. Ti amo troppo ed è giusto sperimentare con te" risposi tenendo gli occhi bassi.
Entrammo abbracciati in casa e, tirandolo per la mano, lo portai in bagno e ci lanciammo insieme sotto la doccia.
Alle nove di sera non avevo proprio voglia di mettermi a preparare e lui, contentissimo, propose una cena nel ristorante in paese, che frequentavamo spessissimo in estate.
"Dai preparati, ho telefonato al ristorante, ho prenotato il nostro solito tavolo. Stasera c'è pure il piano bar".
Indossai un pinocchietto jeans e una canotta nera scollata. Reggiseno a balconcino nero e perizoma dello stesso colore. Sandali bianchi con tacco basso e pochette in tela dello stesso colore del pantalone.
Occhi truccati molto leggermente, un velo di rossetto sulle labbra e la collanina d'oro al collo, regalo di mio figlio per la Festa della Mamma.
Gennaro mi stava aspettando in sala e, guardandomi con ammirazione, mi prese per mano ed uscimmo di casa.
Il ristorante distava cinque minuti a piedi, ma preferimmo prendere l'auto, perché troppo stanchi per la giornata davvero intensa.
Cenammo non bene, benissimo: dall'antipasto al secondo, tutto a base di pesce, accompagnato da un Verdicchio freddo, di cui, forse, abusai un po' troppo.
Il locale non era affollatissimo; quasi tutte coppie, arrivate nel posto per il fine settimana e tra queste notammo pure la coppia incontrata al parcheggio.
Ci riconobbero subito e, con un cenno del capo, ci salutarono.
Ero davvero imbarazzata, e anche mio marito mi sembrò un tantino a disagio, ma, facendo buon viso a cattivo gioco, ricambiammo il saluto.
"Che dici ci avviciniamo - chiese mio marito - oppure paghiamo il conto ed andiamo via?"
"Non lo so, fai tu! Approvo tutto quello che fai" risposi.
Furono loro a toglierci le castagne dal fuoco; infatti si avvicinarono e con una cordialità infinita si presentarono.
Maria una bellissima bruna, un tantino formosetta, ma con la carne nei punti giusti; una bella quarta abbondante, taglia quarantasei, alta sul metro e sessanta. Occhi neri e capelli corti, corvini e luccicanti, indossava un vestito lunghetto, che metteva in risalto le sue procaci forme.
Il marito Cesare, un bell'uomo dai capelli brizzolati, alto sul metro e ottanta, occhi chiari, forse azzurri e quel poco di pancetta, che dava veramente importanza alla persona.
Ci alzammo, sia io che mio marito, e stringemmo loro la mano e fu proprio Gennaro ad invitarli al tavolo nostro.
Ci demmo subito del tu e, mentre al pianoforte il maestro suonava una vecchia canzone di Aznavour, chiedemmo una bottiglia di buon Prosecco per brindare.
Fu Maria che propose il brindisi, sollevando il suo calice:
"Brindiamo a questa nostra... inaspettata conoscenza, sperando di approfondire..." non finì la frase e alzò la sua coppa.
Ad un tratto il cellulare di Maria squillò e lei:
"Scusate" allontanandosi dal tavolo.
Guardammo la donna rispondere e dopo poche battute, fece cenno al marito di raggiungerla.
Io e Genny rimanemmo un attimo perplessi per questo loro comportamento, comunque, essendo rimasti soli:
"Non fare nessun invito, per stasera mi basta; poi ho bisogno di riposare" dissi un tantino irritata.
Tornarono al tavolo, mentre mio marito chiamava il cameriere per il conto.
E lei "Dovete scusarmi, una mia collega ha chiesto un cambio turno per la notte di domani: faccio l'infermiera e spesso capita" disse scusandosi.
Questa volta avevo pensato davvero male e forse a scusarmi dovevo essere io, ma ormai già ci stavamo alzando e Gennaro:
"Ora dovete scusare noi, Camilla è davvero stanca ed è stato un piacere avervi conosciuti... in tutti i sensi"
Cesare sfiorò con le labbra la mano che gli stavo porgendo, e mentre ci attardavamo ancora un attimo
"Domattina, se vi va, ci trovate sull'ultima spiaggetta, quella sotto la rocca; dovendo far ritorno in città dopo pranzo, scendiamo in spiaggia molto presto".
Ci allontanammo e una volta in macchina
"Che ne pensi" pronunciò mio marito
"La notte porta consiglio, comunque, forse, vale la pena approfondire" replicai maliziosamente.
Quella notte dormimmo profondamente.
Abbracciati, nonostante il caldo ancora persistente, avevamo bisogno entrambi di una vicinanza fisica, di un contatto a pelle.
Mi svegliò l'aroma del caffè che Gennaro aveva preparato e stropicciandomi gli occhi, guardai la radiosveglia sul comò: erano le sette e mezzo.
"Buongiorno, amore mio - porgendomi la tazzina - la notte ti ha fornito qualche suggerimento sul da farsi?" domandò sorridendomi.
"Al mare ci voglio andare, scegli tu la spiaggia" risposi ammiccando.
"Allora alzati e muoviamoci, oggi ti voglio più sexy che mai."
Pigramente mi alzai e sgattaiolai in bagno. Quel mattino mi scappava davvero tutto e, seduta sulla tazza, come spesso succedeva, riflettevo sugli eventi del giorno prima e meditavo su quelli futuri.
Certo Maria e Cesare sembravano due belle persone e forse era stato un colpo di fortuna averli conosciuti, ma esser cauti e aspettare le loro mosse, poteva esser davvero saggio.
Dovevo consultarmi con mio marito e vedere lui cosa ne pensava.
Feci presto a farmi una doccia e lasciai il bagno libero a Gennaro, che lo reclamava.
In camera ritrovai sul mio comodino il plug che mi stava aspettando e senza fare troppe storie lo lubrificai appena e prima di infilarmelo nel culo, l'ospitai per un paio di minuti nella mia vagina, decisamente vogliosa.
"Hai deciso dove portarmi?" chiesi con curiosità.
"Che ne pensi della spiaggia consigliataci da Cesare? Se non ci piace, facciamo sempre in tempo a salutare e ritornare sul nostro lido"
Non risposi subito, ma riflettendoci su, l'idea non mi sembrava affatto malvagia.
Fu una scelta ottima. La spiaggia in questione era davvero l'ultima, prima del promontorio. Noi l'avevamo sempre scartata in quanto lì, il sole tramontava prima e già alle quattro del pomeriggio cominciava a nascondersi dietro la collinetta.
Impiegammo un quarto d'ora e dopo l'ultimo lido trovammo quella caletta.
Di fronte un parcheggio ampio, ma semivuoto, dove parcheggiammo la nostra automobile e Gennaro prese dal cofano due stuoie e un piccolo ombrello da sole.
Uscendo, notammo pure la macchina di Cesare, parcheggiata poco lontana dalla nostra e, attraversata la strada, arrivammo sull'arenile.
Nonostante fosse una spiaggia libera, notammo che era abbastanza pulita e curata; evidentemente chi gestiva il lido accanto si prendeva cura anche di questa, in modo da invogliare i frequentatori a servirsi del loro bar e ristorante.
C'erano una decina di persone stese al sole e qualcun altro in mare, a fare il bagno.
Non li scorgemmo subito: difatti i nostri "amici" si erano imboscati dietro una barriera di scogli, dove ci si poteva nascondere agli occhi indiscreti degli altri.
Fu Cesare, vedendoci, a farci segno con un foulard e, camminando sul bagnasciuga, li raggiungemmo in baleno.
Dietro quegli scogli, oltre a Maria e suo marito, c'era una comitiva formata da due donne e quattro uomini e tutti, compresi i nostri conoscenti, prendevano il sole nudi.
Gennaro mi guardò stupito ed io, sorridendogli e avvicinandomi alla nuova amica, cominciai a spogliarmi.
"Mi aiuti - chiesi a Gennaro piegandomi in avanti - me lo puoi togliere dal sedere" riferendomi al cazzetto, sotto gli occhi lucidi per l'eccitazione sia di Maria che di Cesare.
E quest' ultimo, prese sottobraccio mio marito, ancora in costume, e tutti e due si spostarono verso la battigia.
Io, invece, stesi la stuoia accanto a quella di Maria e nuda, come mamma mi aveva fatta, mi allungai per crogiolarmi al sole.
"E' la prima volta che vieni in questo posto? - chiese Maria, girandosi verso di me - sei una femmina bellissima" affermò, donandomi una carezza sul viso.
"Grazie - risposi arrossendo - anche tu sei molto bella".
"Posso chiederti una cosa?" domandò e, visto il mio cenno di assenso, continuò: "Hai mai trasgredito e/o fatto l'amore con un altro uomo?"
"No mai, ma perché me lo chiedi?"
" Anche io non l'ho mai fatto, anche se Cesare non fa altro che chiedermelo. Vorrebbe che lo facessi e con lui attento spettatore. Per ora gli ho concesso qualche carsex, come quello di ieri."
Rimasi in silenzio e lei continuò:
"Gennaro ti ha mai fatto proposte del genere?"
"Per ora no, ma credo che anche lui ha qualche fantasia simile a quella di Cesare"
"Ho visto il plug che prima ti ha tolto, ma non senti fastidio? Anche io ne ho uno uguale, ma come lo metto mi stimola e mi costringe a correre in bagno; quando siamo a casa e, in special modo di sera, lo metto e accontento mio marito."
"No, anzi mi piace; mi sento riempita e non ti nascondo che è un piacere che mi fa bagnare..."
I nostri uomini stavano tornando verso di noi e solo allora notai che anche Gennaro era nudo.
Prima che ci raggiungessero, velocemente sussurrò:
"Volevo dirti che, se ci fossi anche tu, forse accetterei"
Non proseguì per il sopraggiungere degli uomini, ma, con la mano, mi fece segno che avremmo continuato dopo.
Invece non fu così: i nostri mariti non si mossero da vicino a noi e continuammo così a prendere il sole.
"Che ne dici cara - disse Cesare alla moglie - non sarebbe il caso di prepararci per andare via? E' quasi mezzogiorno, oppure vogliamo mangiare qualcosina qui sul lido?"
Optarono per la seconda ipotesi e vollero a tutti i costi averci come ospiti.
Accettammo; raccogliemmo le nostre cose e ci avviammo verso il ristorante.
Io e Maria affiancate precedute dai nostri uomini.
"Che volevi dire prima?" chiesi sottovoce
"Ora non posso dilungarmi, ti lascio il mio numero di cellulare, domani chiamami e ne parliamo"
Mi aveva lasciata con un tarlo nel cervello, ma non potevo far altro che aspettare.
Ci sedemmo sulla veranda che guardava il mare e, aspettando il cameriere per ordinare, intuii che anche Maria non vedeva l'ora di accennarmi per lo meno qualcosina.
"Mi accompagni in bagno?" disse Maria rivolta a me e, senza attendere risposta, si alzò, prese dal suo borsone dei fazzolettini di carta e insieme ci avviammo verso le toilette.
"Velocemente, il progetto di Cesare potrei metterlo in pratica e, forse, ho pure l'uomo che fa al caso mio, ma mi piacerebbe, però, che sul mio letto ci fossi pure tu, ma con un altro uomo."
Rimasi sbalordita e, nel contempo, eccitata per quelle affermazioni; non ebbi il tempo di rispondere, Maria entrò in un bagno vuoto, lasciandomi assorta nei miei pensieri.
Ritornammo di là dove consumammo un piatto di maccheroni con il sugo e una gustosissima mozzarella di bufala.
"Dai Maria, salutiamo i nostri amici e andiamo via; ti ricordo che per le sette devi essere in ospedale" argomentò Cesare, allungandoci la mano.
Maria si alzò, mi scrisse il suo numero di cellulare ed io ricambiai con il mio; ci salutammo con un bacio, quasi come vecchie amiche, e si allontanò con il marito, mano nella mano.
"Che c'è: perché mi guardi così?" mi sollecitò Gennaro.
"Cosa vi siete detto, tutti e due, quando vi siete allontanate da noi?"
"Ti piace Cesare?" chiese a bruciapelo.
"Non è male, ma non è il mio tipo, perché?"
"A lui piaci molto, credo che abbia fatto un pensierino su di te".
Lo guardai con un sorriso ironico e poi sbottai:
"Scordatelo, se vuoi dirmi cosa vi siete detti, bene, altrimenti non fa nulla" dichiarai un tantino irritata.
"Lui vorrebbe vedere, nel senso letterale della parola, sua moglie che fa sesso con un altro uomo, lei e l'amante sul talamo e lui seduto in poltroncina ai piedi del letto, in prima fila, a godersi lo spettacolo senza intervenire, se non alla fine per....ripulirli."
Feci finta di meravigliarmi perché, in realtà, era quello cui Maria aveva accennato, e aspettai che proseguisse.
"Secondo lui deve essere molto eccitante e spera di riuscire a coinvolgere Maria"
"Va bene, ma, scusa, cosa c'entro io in tutto questo?" chiesi.
"Anche a me piacerebbe. Pensavo che, forse, uno scambio poteva essere... - non gli riuscì di completare la frase - potrebbe rappresentare un grande stimolo per il nostro ménage. Anche se gradirei di più fare da spettatore; non rispondere subito, pensaci".
Invece gli risposi subito:
"Amore mio, sono d'accordo con te su tutto, ma, se deve succedere, il bull me lo trovo da sola e ti garantisco che lo spettacolo che ti offrirei sarebbe infinitamente eccitante" mi alzai stizzita, e, seguita da lui, mi avviai verso il parcheggio.
Mi aveva fatto incavolare la pretesa di volermi trovare l'uomo che doveva scoparmi; ma il suo desiderio, mano a mano, stava prendendo corpo nella mia mente e stava diventando anche il mio.
In macchina, mentre tornavamo a casa, il silenzio cominciava a pesarmi e, poggiando una mia mano sulla sua, aggiunsi:
"Scusami, forse sono stata troppo impulsiva ed impudente... dai, stasera ne riparliamo con calma, lasciami elaborare tutto quello che è successo in questi due giorni".
Mi sorrise e mi strinse la mano in segno di pace.
Quella sera, prima di rientrare, comprammo due pizze, che consumammo a casa, accompagnate da due birre ben ghiacciate.
Seduti in cucina, mangiammo in silenzio senza tornare sull'argomento, poi, mentre io mi avviai a letto, Gennaro finì di sorseggiare pure la birra che non avevo finito.
Arrivò dopo un quarto d'ora, si spogliò e si stese solo con lo slip vicino a me.
Cominciò ad accarezzarmi ed a cercare la mia bocca, ma prima di concedermi volevo fare un po' di chiarezza, per cui, allontanatolo da me:
"Ma davvero vuoi che ti metta le corna?" chiesi a bruciapelo.
Mi guardò intensamente e poi, abbassato lo sguardo, e continuando a carezzare il mio ventre:
"Credo che invece che corna, considererei il tutto un bellissimo gioco erotico: io, tu e il nostro giocattolo... un altro uomo. E scusa per oggi, avevi ragione, solo tu potresti sceglierti l'eventuale bull"
Restammo per qualche minuto in un assordante silenzio, poi lui proseguì:
"Hai più rivisto il tuo vecchio fidanzato, come si chiamava, Corrado?"
Che cazzo gli stava passando per la mente, ora che centrava Corrado.
"Senti, cerca di esser chiaro, mica vorresti che cercassi Corrado per farmi fottere? Con lui chiusi trent'anni fa e, ti prego, non ritornare sull'argomento".
In effetti, qualche anno fa, lo avevo incrociato in un centro commerciale; era con una donna, credo sua moglie. Io ero con Genny e, anche se velocemente, i nostri sguardi si incontrarono, e mi sembrò pure che mi avesse sorriso; non dissi nulla, ma mi strinsi più forte a lui.
Mi girai sul fianco e dissi: "Buonanotte", spegnendo la luce sul mio comodino.
"Vorrei che non ti arrabbiassi; ti amo troppo ed è sufficiente che tu mi dica basta ed io non chiedo più nulla" ma lo disse con una vocina che mi stava facendo commuovere.
Invece io volevo che lui continuasse, non glielo dissi, ma mi rigirai verso di lui e, baciandogli la bocca, allungai la mano verso il suo basso ventre e presi il suo cazzo duro in mano.
"Non sei arrabbiata con me?" chiese.
Feci di no con il capo e abbassai il mio viso verso il suo pube e, mentre lui si sfilava le mutande, presi in bocca il suo cazzo duro e scappellato.
Mi mise la mano destra sul capo e cominciò a guidare il su e giù della mia bocca.
Mi sollevai un attimo e guardandolo negli occhi:
"Ti amo infinitamente e per te faccio qualunque cosa per renderti felice" gli dissi, ma, in cuor mio, la curiosità di trasgredire mi affascinava molto.
Ritornai al suo cazzo e cominciai a leccarlo come gradiva il mio uomo e tirandomi su di sé mi mise a sessantanove, ricambiando il piacere che gli stavo donando.
La sua lingua sapeva benissimo dove colpire e bastarono poche e decise linguate per farmi raggiungere il culmine del piacere.
Dovetti fermarmi per riprendere respiro, ma poi ripresi il cazzo in bocca e aiutandomi con la mano lo feci sborrare. Gridò il suo piacere e tre schizzi mi arrivarono violentemente in faccia; poi aprii la bocca e raccolsi le ultime stille del suo sperma, ripulendo con la lingua la sua cappella ancora turgida. Scivolai al suo fianco e avvicinando la mia bocca alla sua, ci scambiammo i nostri reciproci sapori.
Mi strinse forte a sé e, abbracciati, chiudemmo gli occhi scivolando in un sonno ristoratore.
(continua)
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per "Prove tecniche di "trasgressione" 2:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni