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LA CENA DELLE COUGAR - prima parte: Karin di Rovigno


di Membro VIP di Annunci69.it Shoganai65
26.11.2021    |    8.568    |    6 9.6
"Obbedii alla sua richiesta e cominciai a leccare le sue grandi labbra, procedendo sempre più verso l'interno e cercando di stimolare il suo clitoride..."
Da giovane avevo sempre pensato di essere un cacciatore di donne.
In qualsiasi situazione nuova mi trovassi (posto di lavoro, locale, viaggio...) il mio primo pensiero era quello di guardarmi attorno, osservare le possibili conquiste per poi concentrarmi sulla preda designata. Non era necessariamente la più bella, appariscente, desiderata, ma quella più intrigante, seducente, istintivamente porca.

Una volta individuata, iniziavo la fase di avvicinamento, quella fondamentale del contatto, sfoderavo le mie tecniche di seduzione con l'unico obiettivo di portarmela a letto e scoparmela: sarebbe stata solo un'altra tacca sulla mia cintura.
Quel tipo di caccia mi piaceva, era stimolante e, modestia a parte, ero un abile cacciatore.

Finché non incontrai Karin e le sue amiche cougar: magnifiche creature selvatiche e predatrici, alla ricerca di partner più giovani.

All'epoca avevo ventotto anni. Sposato da due. Mia moglie Sabrina aspettava il nostro primo figlio. Grazie ai soldi ereditati da mio padre avevo da poco acquistato un piccolo appartamento a Rovigno, in Istria. Nei fine settimana io e Sabrina andavamo assieme a sistemarlo in vista dell'estate. Con l'andare avanti della gravidanza però mi disse che non se la sentiva più di fare il viaggio da Trieste per cui, se non mi dispiaceva, avrei dovuto andarci da solo. Si trattava di piccoli lavoretti di bricolage per cui la sua presenza in effetti non era necessaria.

Il primo sabato giunsi a Rovigno in tarda mattinata e iniziai a scaricare dall'auto scala, vernice, cassetta degli attrezzi, trapano e levigatrice. Era aprile ma faceva già caldo. Mi misi a imbiancare il salotto a petto nudo, indossando solo un paio di vecchi jeans scoloriti. Dopo un'ora avevo già dato la prima mano e stavo aspettando che le pareti si asciugassero quando suonarono alla porta. Non era mai successo prima.

Andai ad aprire così com'ero e mi trovai davanti una figa spaziale. Mora, alta 1,70, due occhi scuri e profondi, un sorriso avvolgente.
"Dober dan, ciao! Sono Karin, ho appena comprato la casetta qui a fianco e devo finire di arredarla. Avresti mica un trapano da prestarmi? Dovrei appendere uno specchio ed un mobile in bagno ma mi sono accorta di averlo dimenticato".
Lo disse tutto d'un fiato mentre io ancora stavo ammirando il suo viso, le labbra, il seno...

"Scusa, hai detto che ti serve il trapano? Beh, si io ho un trapano... Se vuoi te lo do, cioè... nel senso te lo presto... Ma se aspetti un attimo che mi sistemo posso venire io a farti i buchi, cioè... ad aiutarti a fare i lavori volevo dire..." avevo infilato una gaffe dietro l'altra tanto ero rimasto spiazzato da quella visione, completamente inaspettata.

Si mise a sorridere con una strana luce negli occhi.
"Se hai un buon trapano e sai come fare i buchi ti aspetto volentieri..." mi rispose ammiccando.

Indossai al volo una maglietta, mi tolsi le tracce di vernice dalle mani e dal viso, presi trapano e cassetta degli attrezzi e ci avviamo assieme verso casa sua.

Aveva comprato casa solo un mese prima assieme al marito che però era rimasto a Milano per lavoro, mi disse. A lui il mare in realtà non piaceva mentre lei potendo ci si sarebbe trasferita a vita anche perché era nata proprio in un paesino vicino a Rovigno. Se ne era andata vent'anni prima quando, appena maggiorenne, si era sposata con lui che all'epoca era già un uomo maturo di 43 anni al secondo matrimonio. C'erano venticinque anni di differenza che all'epoca non riteneva un problema ma che ultimamente avevano scavato un solco tra di loro.

Mi raccontò tutto questo ancor prima che estraessi il trapano dalla sua custodia. Al momento presi quello sfogo più come una necessità di confidarsi più che come un tentativo di seduzione, anche se aveva avuto l'effetto di farmi fantasticare una bella scopata con lei e di farmi drizzare l'uccello sotto i jeans.

Una volta in bagno cominciai a forare le piastrelle all'altezza voluta da Karin. Con la scusa di non voler impolverare la maglietta me la tolsi restando a petto nudo, con pettorali e addominali in bella evidenza.
"Mmmm... sei giovane e prestante e i buchi li sai fare bene. Ho fatto bene a suonare alla tua porta. Ne ero certa..." e dicendolo accarezzò con malizia la mia schiena ed i muscoli delle braccia.
La situazione si stava facendo bollente.

Per un attimo mi guardai allo specchio, interrogando la mia coscienza. In lontananza vedevo Sabrina incinta sempre più sfuocata mentre in primo piano avanzava l'immagine di Karin, col suo top azzurro, la carnagione già abbronzata, le tette che spingevano, il suo sguardo magnetico. Una vera leonessa che aveva trovato in me la sua giovane preda. Era la prima volta che mi capitava di interpretare questo ruolo. Quale occasione migliore mi domandai?

Presi le sue mani e le posai sul mio petto. Lei mi infilò le unghie sotto la pelle guardandomi negli occhi.
"Hai finito di giocare al piccolo falegname?" sogghignò allusiva.
"Volevo solo..." tentai di ribattere.
"Fammi vedere che altro sai fare!"
Rimasi sorpreso ma cercai di superare l'imbarazzo iniziando a baciarla sul collo.
Non era proprio quello che voleva.

"Togliti i jeans, voglio vedere come sei messo sotto!"
Mi sentivo come sotto esame ma per fortuna sentivo di essere ben preparato ed ero sicuro di prendere un bel voto. La natura mi ha fornito un bel pistone di 20 cm di cui nessuna ragazza si era mai lamentata prima.
Restai col cazzo bene in vista.
Karin lo ammiro' compiaciuta.
"Sono anni che non assaporo un bell'uccello. Mio marito preferisce andare a mignotte e io non lo voglio più. Pensavo di poterne fare a meno ma ho deciso di prendere questo appartamento e di cambiare vita. Sono ancora giovane e voglio recuperare gli anni perduti".

Terminata la frase si avventò sul mio cazzo con l'energia di una ventenne in calore. Lo prese in bocca segandolo con le mani. Il desiderio superava l'esperienza. La sua voglia veniva prima del mio piacere. Lo ciuccio' per qualche minuti, il tempo di bagnarsi pensai.

"Adesso leccami!"
Si sedette sulla lavatrice e spalancò le gambe. Sotto la gonna non indossava intimo. La figa completamente rasata era in vista e mi aspettava. Obbedii alla sua richiesta e cominciai a leccare le sue grandi labbra, procedendo sempre più verso l'interno e cercando di stimolare il suo clitoride.
Lei con le mani mi spingeva la testa sempre più verso il suo bacino. Le piaceva e voleva continuassi.
La mia lingua si insinuava nella vagina ultra bagnata, leccavo e succhiavo, le palpavo il culo, assaporavo i suoi umori.

"Adesso ficcamelo dentro!" disse scendendo dalla lavatrice e mettendosi a pecora appoggiata sul bidet.
Mi piazzai dietro di lei e prendendola per i fianchi la tirai a me per infilzarla con l'uccello. Entrai per 10 cm e poi con una seconda spinta la impalai completamente.
"Dio che bello!!! Non sai quanto mi mancava... Fammelo sentire tutto, ti prego!". Mi implorava ma era sempre lei a comandare.
Con una mano le tenevo i capelli e la tiravo a me, con l'altra le strizzavo le tette e i capezzoli. Il cazzo continuava a stantuffarla con sempre maggiore impeto.
"Vienimi dentro, non aver paura".
Accelerati il ritmo. Aspettai di sentire anche lei fremere, prossima all'orgasmo, e poi lasciai che lo sperma salisse lungo i 20 cm del mio bastone e esplodesse dentro di lei desiderosa di accogliere le mie spinte poderose.

"Era proprio quello che mi ci voleva" disse non appena ci fummo ripresi. "Mi sono già informata con chi ci ha venduto l'appartamento e so che sei sposato, ma non sono una donna gelosa. Se ti fa piacere e non hai nulla in contrario potremmo continuare ogni tanto a vederci, così da buoni vicini di casa... che ne dici?".

Da quel giorno abbiamo iniziato ad essere amanti. A casa mia moglie non sospettava nulla. Con la scusa che in casa c'erano sempre dei lavoretti da fare io e Karin ogni fine settimana scopavamo come ricci. All'inizio solo nel suo appartamento ma poi ovunque. A fine maggio andavamo in qualche spiaggia solitaria, meglio se FKK, e davamo sfogo ai nostri desideri e alle nostre fantasie. Scopavamo sugli scogli, in mare, nella vicina pineta, nella cava di pietra abbandonata... Lei a quasi quarant'anni aveva una tremenda voglia arretrata e stava diventando una vera professionista nel darmi piacere. Io con i miei ventott'anni riuscivo ad avere tre/quattro erezioni durature al giorno con cui cercavo di soddisfare ogni suo desiderio, riempiendo di volta in volta ogni suo orifizio.

Tutto filava a meraviglia, fino alla famosa "Cena delle Cougar", ma questa è un'altra storia...
(continua)
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