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La fidanzata del Cuck


di Membro VIP di Annunci69.it Peccati-Di-Gola
27.04.2024    |    6.679    |    2 9.3
"80 su dei bei tacchi chiari, un vestito lungo color crema..."
Melissa la riconosci da lontano, è quel tipo di ragazza che riempie la stanza di luce.
Poco più che trentenne, castana scura, circa 1.80 su dei bei tacchi chiari, un vestito lungo color crema.
L’ho conosciuta ad inizio marzo 2024 in un noto locale di Milano ed era in compagnia del suo uomo, un bel ragazzo sui 45 anni, ben vestito. A modo.
L’incontro non è stato affatto casuale. Io ero la sua preda.
Si, perché quelle come Melissa sono cacciatrici dall’istinto innato, non si fanno comandare fino a quando non sono loro a deciderlo. Fino a quando non ti prendono per mano accompagnandoti in paradiso.
Mi hanno scritto dopo aver letto un mio last minute di quelli anche abbastanza banali (non sappiamo più davvero cosa inventarci!) ma alla fine avevo tutte le carte in regola per fare un po di danni assieme a loro.

Appuntamento in quel locale per le 23, il bancone era pieno e lei si avvicina senza indugio. Lui è sempre rimasto in disparte, a godersi il piacere del piacere della sua amata. Parliamo tanto e bene, ci scrutiamo, ci annusiamo, ci sfioriamo. I primi 2 gin tonic volano via, altri 2 in arrivo ma il mio sguardo inizia a calamitarsi sulle sue autoreggenti in trasparenza. Momenti difficili da gestire. Mi impegno, fallisco. Ci riprovo. Sempre peggio. Inizio a provocarla un po, sentivo che aveva tolto il freno a mano. Mi parla dei suoi sogni e delle sue ambizioni, con le pupille tendenti al verde a fissarmi.
Ad un certo punto se ne esce con un: “Guarda, mi sono dimenticata una cosa importante in auto”.
Mi chiede se mi va di seguirla, e che i gin tonic li avrebbe pagati il suo uomo ma che tanto saremmo rientrati. Inizio a ben sperare ma era tutto molto, fin troppo, tranquillo. Camminiamo un po, la macchina non era vicina, e nel mentre mi racconta di come al suo uomo piacesse saperla alle prese con altri in sua assenza, di come lo eccitasse. Ma soprattutto di come tutto questo eccitasse lei, tanto da non riuscire a regolarsi e non poterne più fare a meno.

L’auto era lontana da occhi indiscreti, in un parcheggio tattico e dietro ad un albero dalle lunghe fronde.
Apre il baule e mi dice: “Ho dimenticato questo”.
Era un collare nero in pelle con una catena di ferro lunga almeno 3 metri, pesante e gelida.
Mi sussurra: “Ora finalmente posso essere la tua cagna”.
Le prendo i capelli e li stringo forte a me, le indosso il collare.
Mi prendo il suo collo con la lingua, più e più volte. Siamo in piedi fuori dall’auto, un po infreddoliti. Mi sbottona, si inginocchia, lo prende in bocca. Ogni colpo fino alle palle, è una favola. E si gonfia sempre di più, ogni secondo che passa. Le spingo la testa verso di me, faccio toccare le sue labbra alla base nel mio cazzo duro. Geme e inizia a toccarsi. La tiro su per i capelli e la sbatto contro l’auto, con dolce ma rude fermezza.
La tocco li, scostandole l’intimo già umido. La masturbo con una mano, con l’altra le faccio sentire le mie dita fino in fondo alla gola. Voglio prenderla, subito. Le tiro su tutto il vestito e la giro, a pecorina con le mani appoggiate alla portiera dell’auto. Prendo il condom dalla tasca, lo infilo e inizio a scoparla come merita. Come una cagna. La tengo per i capelli, facendole una coda improvvisata, la sculaccio e le ricordo che in quel momento il suo uomo starà godendo quanto lei.
Apro la portiera, la metto stesa a gambe all’aria e la prendo con forza, le faccio sentire tutto il peso del mio corpo. Le parlo nelle orecchie, bagnate di saliva. La insulto un po, con stile. Le mordo il collo. Scopiamo intensamente e con foga, il tempo necessario per farla venire.
Ma non se ne va senza il suo premio. La sborra.
Me la chiede e non voglio farla attendere. Allora la faccio scendere verso il mio cazzo, scivolando un po giù dal sedile.
Tolgo il condom, le dico che deve dirmi cosa vuole e come si è sentita stasera.
Mi dice: “Voglio tutta la tua sborra nella gola perché stasera mi hai fatto sentire una vera cagna, una puttana”.
E le schizzo tutto il mio piacere sulla lingua, già pronta e protesa verso l’esterno della bocca.
Non ne fa scappare neanche una goccia. Ripulisce. Avida.
Ci vestiamo di fretta e ci promettiamo di risentirci.
Non sono rientrato nel locale.
Lei, con la bocca che sapeva di sborra, si.

L’anno prossimo si sposano.
Tanti auguri.

Will


Ps: lui non l’ho più rivisto, lei è tornata a vestire i panni della mia cagna diverse volte e non ha intenzione di fermarsi
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