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L’ho spinta a tradire (racconto) Parte 3


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
01.01.2021    |    13.668    |    4 9.6
"«Perché agli uomini piace vedere le donne fare le zoccole» rispose lei prima che potessi farlo io..."
Clelia mi guardava come se non mi avesse mai visto prima. Quella giornata doveva essere diventata un incubo per lei. Aveva programmato di passare la notte a scopare con il suo amante, lasciando a me il ruolo di spettatore, ma le cose non erano andate come aveva previsto. Il suo toro da monta, che solo il giorno prima l’aveva inculata con violenza per poi farle ingoiare un’incredibile quantità di sborra, scena immortalata in un video come regalo per me da parte di entrambi, aveva fatto clamorosamente cilecca, tanto da spingerla a cacciarlo via in malo modo.
Ma per lei le brutte sorprese non erano finite. Un’ora più tardi, entrando in salotto, mi aveva trovato a fare sesso con Moira, una mia collega di ufficio che mi stava dietro da tempo. Era stata costretta a guardare mentre le godevo in bocca e il colpo non era stato indolore.
Mi aveva chiesto cosa ne sarebbe stato di lei e io le avevo elencato le sue scelte, credendo di essere stato generoso, visto che a me aveva proposto solo di farmi le seghe mentre Giulio la sfondava.
«Noi abbiamo appena iniziato» le avevo detto pochi istanti prima. «Stanotte mi farò Moira in tutti i modi possibili. Per come la vedo io hai quattro possibilità, tre in più di quante tu ne abbia concesse a me: rimani qui, ci guardi scopare e se vuoi ti fai un ditalino; rimani qui e ti unisci a noi, se a Moira sta bene; te ne torni di là e ci lasci scopare in pace; te ne vai dal tuo stallone e qui non ci metti più piede.»
L’avevo vista diventare pallida, gli occhi lucidi e increduli. Stavo aspettando la sua risposta, posto che fosse riuscita a sceglierne una. Una delle quattro, pensavo.
Mi sbagliavo. Mi sbagliavo di grosso.
Vidi chiaramente l’espressione di Clelia passare dalla disperazione a qualcos’altro, che non identificai esattamente fino a quando non si avvicinò al tavolo e impugnò lo stesso coltello da bistecca a lama seghettata con cui mi ero gingillato dopo cena per far innervosire Giulio, mentre lei tentava di farglielo venire duro leccando e succhiando.
Era furia. La furia cieca di un animale che difende il suo territorio.
Clelia si lanciò verso di noi senza esitare un momento. Era a tre metri di distanza e si muoveva molto velocemente: pensai che non avremmo mai fatto in tempo a reagire.
Fu il mio secondo errore.
Moira smise di succhiarmi il cazzo, di nuovo durissimo, e saltò su come un cobra. Clelia puntò la lama verso la donna che si stava scopando suo marito, gli occhi in fiamme, decisa a far scorrere del sangue.
Moira parò con il braccio sinistro, deviando il colpo senza sforzo, poi con entrambe le mani afferrò il destro di Clelia e lo torse, disarmandola e costringendola a inginocchiarsi per non farsi rompere il polso.
«Hai sbagliato bersaglio, stronza» sibilò, dandole un doloroso strattone al braccio.
«Lasciami, troia!»
«Disse quella che voleva farsi guardare mentre scopava con un altro» ribatté Moira.
«È mio marito, bagascia.»
«Non te lo sei saputo tenere, zoccola. Lui adesso è mio.»
«Non farle male» intervenni.
«Lei ne avrebbe fatto a noi.»
«Lo so.»
Clelia mi guardò, con gli occhi pieni di lacrime, di dolore e di rabbia.
«Lasciala» le dissi. «Adesso starà buona. Vero?» L’ultima domanda era per mia moglie.
«Sì» rispose lei, a voce bassissima.
«Ok» concesse Moira, «ma questo lo tengo io» aggiunse poi, raccogliendo da terra il coltello. Nuda, atletica e lucida di sudore com’era, sembrava un’antica divinità guerriera. Neanche i rivoli di sperma sul mento e sul seno riuscivano a rovinare l’effetto. Mi resi conto che nonostante l’accaduto, o forse proprio a causa di questo, avevo il cazzo duro come il granito.
«Dove hai imparato a farlo?» le chiesi.
«Faccio Tae Kwon Do e Close Combat» rispose, avvicinandosi a me senza perdere d’occhio Clelia nemmeno per un attimo. «Il mio toro ha gradito, vedo. Se questo è l’effetto che ti fa potrei perfino ridarle il coltello.»
«Lui non è tuo» la interruppe Clelia, che si stava massaggiando il polso seduta sul pavimento. «Tu sei solo una scopata.»
«Una fantastica scopata. L’ho fatto godere più io in mezz’ora che tu in sette anni.»
«Tu non sai niente di noi, sei solo una bagascia.»
«So quanto basta» la rimbeccò. «Noi parliamo, sai? Anche di sesso, e di come lo fate, nel caso te lo stessi chiedendo… Ho sempre pensato che tu fossi una figa di legno e mi faceva incazzare che stesse con una come te. Forse dovrei ringraziare il coglione che ti scopi per avergli fatto capire una volta per tutte quanto sei inutile. Ah, e tanto per essere chiara, ridammi della bagascia un’altra volta e te ne faccio pentire.»
Gli occhi di Clelia di riempirono di lacrime, ed ebbi l’impressione che sapere che parlavo di noi con Moira l’avesse ferita più che vedermi scopare con lei.
«Che volevi fare?» le chiesi.
«Fare male a questa…» stava per aggiungere bagascia, ma si trattenne. «Volevo farle male.»
«Perché? Che ti frega con chi scopo?»
«Io ti amo» disse, quasi sputando fuori la frase. «Quello che ho fatto era per te. Per farti felice.»
«Hai preso in culo il cazzo di un altro perché mi ami? Ho capito bene?»
«Lui… mi ha detto che era quello che volevi. Che… che se non ti avessi accontentato ti avrei fatto soffrire.»
«Certo che sei proprio senza vergogna» disse Moira, mentre con un dito raccoglieva un po’ di sperma dal seno destro e lo leccava. «Chi vuoi che creda a una stronzata del genere? Faresti più bella figura a dire che ti piace il cazzo. Quello degli altri, ovviamente, perché il suo è meglio che te lo scordi.»
«Non ti ho mai mentito» disse Clelia, guardando me e ignorando ostentatamente Moira.
«Credevo di no» risposi. «Ma sbagliavo.»
L’erezione sembrava stimolata da quella surreale conversazione a tre. Mi sembrava di avere un totem tra le cosce. Anche Moira dovette notarlo perché si inginocchiò davanti a me tenendosi un po’ di lato e, tenendo sempre sotto controllo Clelia con la coda dell’occhio, passò la lingua dalla base fino alla cappella raccogliendo con la punta della lingua una goccia di liquido trasparente. Stava marcando il territorio, intuii, come un felino in un’area appena conquistata.
«Davvero pensavi che farmi diventare un cornuto consapevole mi avrebbe reso felice?» ripresi.
«Credevo di sì.»
«Adesso sei dall’altra parte. A te è piaciuto vedermi scopare con un’altra?»
Clelia non rispose, non a parole. Si limitò a scuotere piano la testa.
«Allora sai come mi sono sentito io.»
«Allora perché ti sei masturbato vedendo il video?» insistette, con voce molto tesa, stavolta guardando Moira. "Non è come credi tu, bagascia", le stava dicendo senza usare parole, "e anche se ora lo nega gli è piaciuto".
«Perché agli uomini piace vedere le donne fare le zoccole» rispose lei prima che potessi farlo io. «Anche quando si tratta delle proprie mogli. Però poi iniziano i problemi.»
Mi resi conto che Moira, consapevolmente o meno, aveva centrato perfettamente il problema, dando la stessa risposta che avevo avuto in mente io quando Giulio si era presentato a casa nostra e mi aveva chiesto se mi era piaciuto il video in cui inculava Clelia.
"Mi ha fatto godere e mi ha distrutto, allo stesso tempo", avevo pensato.
«Come ha detto Moira, faresti più bella figura ad ammettere che l’hai fatto perché ti piace il cazzo» dissi, usando di proposito un linguaggio scurrile con l'intento di ferirla. «A proposito, non mi hai ancora detto se ti è piaciuto prenderlo in culo» rincarai.
«No. Mi ha fatto solo male» rispose lei.
«Non mi pareva proprio, a giudicare dai gemiti» obiettai. «Ma magari ho visto male. Possiamo rivederlo, se vuoi.»
«Lui… Giulio, mi aveva detto che dare a lui qualcosa che non avevo mai dato a te sarebbe stato il massimo per…»
«Per?»
«Per un cuckold» concluse, tirando fuori il termine con un certo sforzo. «L’ho fatto solo per questo, anche se non volevo. Non mi è piaciuto per niente. Nel video ho finto per compiacerti. Ho fatto tutto questo per te.»
«Le credi?» mi chiese Moira, forse percependo un’ombra di dubbio nella mia espressione.
«Vedo che oltre a “morti di figa” il tuo toro da monta ti ha insegnato altre parole nuove» commentai per tutta risposta. L’espressione delusa di Clelia si accentuò.
«Le cose tra noi erano migliorate» ribatté lei, guardando ancora una volta Moira che continuava a coccolare il mio cazzo con un morbido movimento della mano. «E anche il sesso era fantastico. Non puoi negarlo.»
«Era solo disperazione» mormorai, rivolto più a me stesso che a lei. «Vuoi sapere cosa si prova a vedere chi ami scopare con qualcun altro?» ripresi, con livore contenuto a stento. «Tu dici di amarmi, e allora guarda... Guarda bene.»
Il mio cazzo stava per esplodere. Anche se dentro la mia testa c’era una confusione terrificante, lui se la stava godendo come mai prima.
Sono uno stronzo di proporzioni cosmiche, pensai, mentre spostavo Moira davanti a me e la facevo piegare in avanti con una leggera pressione della mano sulla schiena liscia dai muscoli in rilievo.
Il culetto tondo mi si mostrò in tutto il suo splendore e la impalai con un solo movimento fluido, strappandole un gemito di piacere. Non ero l’unico a trovare eccitante la situazione: la sua fica era fradicia e perfettamente lubrificata.
«Dio» mormorò, non senza rivolgere un’occhiata in tralice a Clelia. «Che bello.»
Quel giorno avevo avuto parecchi orgasmi, ma non sembrava che la voglia mi fosse passata. Ero carico come un toro.
Sul volto di Clelia la rabbia venata di tristezza lasciò il posto a qualcosa di meno definibile e, per un attimo, mi parve di riuscire a leggere i suoi pensieri come se li stesse esprimendo a voce alta.
"Il mio uomo sta godendo con lei come non ha mai fatto con me", sembrava dicesse.
«Esci un attimo» mi chiese Moira. «Voglio farti un regalo anch’io.» Rivolse una smorfia a Clelia, che sembrava annichilita. «Ma il mio ti piacerà.»
Obbedii, perché avevo già capito cosa stava per chiedermi.
«Lo voglio nel culo. Adesso» disse infatti, rischiando di farmi venire istantaneamente.
Bagnai di saliva l’indice e lo infilai piano nello sfintere, che cedette offrendo poca resistenza.
«Non preoccuparti di farmi male» mi incitò. «Dammelo tutto.»
Appoggiai la cappella sull’ano e spinsi. Sentii l’anello muscolare dilatarsi per permettere al mio cazzo di entrare e, appena fu dentro, assaporai la stretta dei muscoli del retto.
«Ficcamelo dentro fino alle palle.»
La mazza scivolò in avanti senza incontrare ulteriore resistenza e arrivai a toccare con il pube i glutei sodi e lisci come marmo rivestito di velluto.
«È bellissimo» disse, emettendo un gemito di piacere. «E io non sto fingendooohhhh…»
La scena era incredibile. Moira a novanta gradi che si faceva un ditalino mentre la inculavo con spinte profonde, il coltello ancora nell'altra mano, Clelia in ginocchio che si mordeva a sangue le labbra, indecisa tra fuggire e rimanere fino alla fine, lo sguardo attraversato da tante emozioni differenti, io al centro di quella situazione folle, eccitato e carico come non ero mai stato prima.
L’orgasmo di Moira arrivò come uno tsunami, reso devastante dalla sinergia tra la situazione ad altissimo tasso erotico e la doppia stimolazione anale e vaginale. Come nel domino, il suo piacere innescò il mio e le riempii il retto di sperma.
Mi sfilai da lei stordito dall’intensità dell’esperienza. Moira rimase piegata ancora un istante per permettermi di vedere bene lo sfintere dilatato da cui colavano rivoli bianchi e densi, poi si voltò verso di me e mi diede un bacio lievissimo sulle labbra prima di sparire nel bagno.
Clelia era sotto shock. L’accumulo di emozioni di quella lunghissima giornata l’aveva schiantata. Aveva schiantato entrambi.
«Ho sbagliato a non dirti niente» disse, con gli occhi lucidi. «Non volevo che finisse così.»
«Neanch’io» risposi, consapevole di non essere del tutto sincero.
«Ora però ho capito» riprese. «E non succederà più.»
«Cosa? Che tu ti faccia scopare da Giulio o che tu lo faccia di nascosto?»
«NON MI FREGA NIENTE DI GIULIO» rispose con rabbia.
«Solo poche ore fa non la pensavi così. Volevi che vi guardassi scopare facendomi una sega, o sbaglio?»
«Volevo che… Lui mi aveva detto che…»
«Clelia, te lo chiedo per favore. Piantala con questa storia.»
«Volevo solo renderti felice.»
«Come? Scopandoci di nascosto per settimane?»
«L’ho visto solo tre volte.»
«Ora potrai fartelo tutte le volte che vorrai senza che io mi metta in mezzo.»
«Che vuoi dire?» chiese, allarmata.
«Vado via. Se vuoi portatelo a casa. Non mi interessa.»
«So di aver sbagliato e di averti fatto male, come tu ne hai fatto a me stasera, lo capisco e lo accetto, ma possiamo andare avanti.»
«Non credo sia possibile» risposi, cominciando a recuperare i vestiti che avevo lasciato sul pavimento. «Dammi solo mezz’ora per prendere un po’ di roba.»
«Non voglio che tu vada via.»
«Al momento quello che vuoi non mi interessa.»
«Non hai un posto dove andare» tentò ancora.
«Ce l’ha, invece» intervenne Moira uscendo dal bagno, nuda ed elegante come una ballerina classica. «Viene a stare da me.»
Impiegai venti minuti per preparare un trolley con le mie cose, mentre Clelia mi seguiva con lo sguardo senza dire niente. Eravamo soli, Moira mi stava aspettando in macchina, ma non tentò più di farmi cambiare idea.
Prima di uscire tolsi la foto del nostro matrimonio dalla cornice e la strappai in due pezzi, lasciando al suo posto solo l’immagine sorridente di Clelia, poi mi chiusi dietro la porta di casa senza voltarmi indietro.
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