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La sorpresa al cornuto (racconto) cap. 2


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
09.03.2021    |    19.858    |    7 9.8
"» «Cosa vuoi, allora?» «Io godo solo se tu sai che ti cornifico» scandì, come rivolgendosi a uno studente particolarmente duro di comprendonio..."
Quando Veronica rientrò a casa, sola e perfettamente truccata come se stesse per salire in passerella anche se erano le tre del mattino, Stefano era ancora sdraiato sul divano con pantaloni e mutande abbassati, la pancia incrostata dello sperma ormai secco di due eiaculazioni successive.
Non ricordava neanche più quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui s’era fatto due seghe consecutive, ma sicuramente non meno di vent’anni.
Vedendola rientrare da sola ebbe un improvviso e non del tutto inaspettato senso di delusione, cui erano mescolati eccitazione, gelosia e rabbia.
Lei lo guardò con qualcosa di ferino nello sguardo, che Stefano interpretò come un desiderio feroce.
Fece per mettersi a sedere ma lei lo bloccò.
«Fermo» gli intimò, «ti voglio così. Stai giù.»
Si avvicinò al divano e tirò su la minigonna, sotto cui era nuda. Il perizoma da troia era rimasto da qualche parte, probabilmente demolito dalla monta selvaggia di Luciano Gatti.
Guardando le bellissime gambe che si erano aperte per un altro, Stefano ebbe un’erezione potente, che Veronica notò con un sorriso predatorio.
Con un gesto elegante gli sedette sulla faccia, portando la fica a pochi centimetri dalla sua bocca. Carnosa e umida, si stava schiudendo come la corolla di un fiore al mattino.
Fece per tirare su la testa ma Veronica lo bloccò in modo rude.
«Aspetta» disse «ho qualcosa per te.»
Stefano capì di cosa si trattava prima ancora che un filamento denso e biancastro cominciasse a colare giù dal sesso ormai aperto di sua moglie.
Veronica gli aveva portato lo sperma del suo amante per farglielo ingoiare.
Dovevano aver scopato pochi minuti prima.
Con sua grande sorpresa si rese conto che non provava schifo e che, anzi, l’idea che Veronica avesse voluto fargli quella sorpresa lo eccitava oltre misura.
Accostò le labbra alla vulva gonfia di desiderio e cominciò a leccare, ingoiando lo sperma di Gatti mescolato alle secrezioni vaginali.
Cominciò a leccarla come non aveva mai fatto prima, tanto che Veronica prese a cavalcarlo per rendere più profondo e soddisfacente il contatto.
«Sì, siiii» mugolò «lecca tutto, piccolo, ingoia il mio regalo. Dai che ti godo in bocca. Non ti fermare.»
Quando venne, urlò e fu scossa da un brivido violento che le attraversò l’intero corpo e impiegò quasi un minuto a scemare, cosa che non era mai, mai accaduta prima. Di solito i loro rapporti finivano con un un lieve gemito di lei e uno appena più profondo di Stefano, nulla a confronto di quanto era accaduto oggi. Sarebbe stato come paragonare una brezza estiva a un uragano forza 5.
Ma non era ancora finita.
Veronica si alzò, ruotò di 180 gradi e tornò a sedersi sulla sua faccia, poi si abbassò fino a sfiorargli il cazzo con le labbra.
«Ti sei fatto una sega durante la telefonata» mormorò, ed era un’affermazione, non una domanda.
«Sì.»
Più di una, pensò Stefano, ma non volle darle quell’ulteriore soddisfazione.
«E ti è piaciuto sentirmi godere con un altro.»
Neanche quella era una domanda.
«È stato bravo sai?» continuò lei, cominciando a leccare la cappella con piccoli colpi di lingua. «Mi ha sfondato il culo come un toro da monta. Hai ascoltato fino alla fine, non negarlo. È parecchio dotato, è stato un grosso, grosso piacere prenderlo…» aggiunse. Parlava tenendo le labbra praticamente incollate all’asta.
«Leccami il culo» gli ordinò, e Stefano non riuscì a trovare la forza di rifiutare.
Cominciò a passare la lingua sullo sfintere, arrossato dal passaggio della grossa mazza di Luciano Gatti.
«Avresti voluto guardare, eh?» chiese Veronica con voce roca.
Stefano intensificò il lavoro di lingua per non ammettere che, nonostante avesse sofferto come un cane, aveva provato un’eccitazione folle al pensiero di quanto stava accadendo tra sua moglie e Gatti.
Fu a quel punto che Veronica cominciò il più intenso pompino che Stefano avesse mai sperimentato in vita sua.
Sembrava invasata, faceva scorrere la bocca sull’asta lubrificandola con la saliva, che colava giù come da una fontana, in un saliscendi perfettamente ritmato, morbido e deciso allo stesso tempo. Stefano stava per esploderle in bocca quando improvvisamente Veronica si fermò e si alzò in piedi, lasciandolo volutamente insoddisfatto a un passo dall’orgasmo.
Con la gonna tirata su a scoprire le gambe lunghe e snelle, eccitante come un sogno erotico, lanciò la granata fissandolo dritto negli occhi.
«Dobbiamo parlare» disse, e il sangue di Stefano diventò di ghiaccio.

Dopo averle preparato il caffè che gli aveva chiesto, Stefano tornò a sedersi sul divano, con la mani sudate posate sulle cosce.
«Te ne vai con lui?» esordì mentre lei beveva, cercando di contenere il tremito nella voce, visto che Veronica non sembrava intenzionata a parlare per prima. Sentiva dentro un vuoto spaventoso, un senso di perdita così acuto da rasentare il dolore fisico.
«È questo che vuoi?» replicò lei.
«No» ammise Stefano.
«Anche se ho fatto la troia con il mio capo?» chiese ancora. A Stefano non sfuggì il lieve sfregamento delle cosce che accompagnò la domanda, segno che si stava eccitando.
«Mi hai fatto male» ammise, «ma possiamo superare questa cosa.»
«Io non godevo» fu la risposta, lapidaria, che Stefano incassò come un pugno di Mike Tyson. Parte del dolore era dovuto all’uso del tempo passato, perché era evidente che ora godeva e anche tanto.
«Perché non me l’hai mai detto?»
«Perché non era un problema tuo» rispose, amara. «Non godevo con nessuno, non solo con te.»
Le implicazioni di quell’affermazione lo fecero sussultare.
«Quindi scopavi già con altri» realizzò Stefano, deluso ed eccitato allo stesso tempo.
«Mi sono fatta tutti i tuoi amici, anche più di uno alla volta. Una volta mi hanno scopato in quattro e alla fine mi hanno sborrato tutti in faccia. Non hai mai notato le loro risatine quando parlano con te e io sono presente? Un mese fa ho succhiato il cazzo del tuo compagno di calcetto, quello alto, mentre era con te al telefono. È stata una delle pochissime volte in cui sono andata vicina a godere.»
«Perché sei così stronza?» sbottò Stefano. «Non ti basta avermi riempito di corna? Devi anche umiliarmi?»
Sul volto di Veronica comparve un’espressione strana, intensa ma difficile da decifrare. Stefano aveva toccato una corda profonda.
«Otto mesi fa, cercando un sito sul PC, ho aperto la cronologia di Chrome e ho visto i siti che avevi visitato negli ultimi tempi» cominciò, con una luce febbrile negli occhi. «Non sapevo neanche cosa significasse cuckold, ho dovuto cercarlo su Google, ma quando ho visto quei filmati, e le macchie di sperma sulla sedia che avevi tentato di pulire facendo solo casino, mi sono arrapata come non mi succedeva da anni. Mi sono fatta un ditalino ripercorrendo i tuoi passi e ho avuto un orgasmo magnifico. A momenti svenivo tanto è stato forte.»
Stefano non disse nulla, aspettando che Veronica continuasse. Vedere messa a nudo la sua inconfessabile passione per quel tipo di sesso, invece che vergogna, gli provocò un’erezione, già in parte stimolata dal racconto che stava ascoltando.
«Ci ho messo un sacco di tempo a decidermi, ma poi ho capito che continuando così sarei impazzita. I filmati non mi bastavano, volevo di più… Molto di più.»
Quindi, realizzò Stefano, non si era trattato di una decisione improvvisata, ma di un gesto attentamente pianificato. Aveva giocato con lui, provocandolo e saggiandone la reazione.
«Ora hai avuto quello che volevi» commentò Stefano, stupito di non sentirsi affatto arrabbiato ma deciso a non cedere. «Finalmente con Gatti hai goduto come la cagna che sei. Auguri e figli maschi.»
Veronica inclinò la testa di lato, facendo una smorfia.
«Davvero credi che voglia andarmene con Luciano?» sospirò. «Sei poco sveglio come tutti i maschi. A volte sembra che il sangue vi serva solo per tenere su l’uccello.»
«Cosa vuoi, allora?»
«Io godo solo se tu sai che ti cornifico» scandì, come rivolgendosi a uno studente particolarmente duro di comprendonio. «Voglio che mi guardi o che ascolti mentre faccio la troia. Senza di te tutto questo non ha senso.»
«Quindi ho un ruolo di primo piano nella tua vita sessuale. Ma quale onore.»
Forse fu il tono sarcastico, forse l’idea di vedere fallire il suo piano, ma per un attimo il volto di Veronica, notò Stefano, fu attraversato da un’espressione che non le era affatto congeniale.
Paura.
Paura che Stefano decidesse di mandarla a fare in culo e se ne andasse per sempre lasciandola sola.
«Neanche tu eri soddisfatto» riprese. «Invece stasera hai goduto come un porco. Non negarlo.»
«Veramente mi hai lasciato a metà, se ben ricordi. Ma anche se fosse, cosa vorresti, che io accettassi di guardare mentre tu ti fai sfondare da tutti i maschi che incontri?»
«Tu sarai al centro di tutto, sempre, e ti prometto che godrai come non hai mai fatto in vita tua.»
«Cos’è questa, una dichiarazione d’amore fuori tempo massimo?»
«Forse non mi crederai, ma è così. Senza di te io non sono niente.»
«Tu non stai bene» esplose Stefano, alzando la voce. «Stai dicendo una marea di cazzate. Va’ a prenderlo in culo da chi cazzo vuoi e lasciami in pace.»
Nella vita ci sono dei punti di svolta, momenti che segnano l’intera esistenza e la cambiano per sempre senza possibilità di ritorno. Per Stefano, quello in cui vide l’espressione impaurita di sua moglie fu uno di quelli.
«Stai parlando sul serio?» le chiese, in tono più calmo.
«Non sono mai stata così sicura di qualcosa.»
«Hai scelto un modo strano per dimostrarlo.»
«L’ho fatto per entrambi, perché ci stavamo spegnendo piano piano.»
«L’hai fatto perché ti piace il cazzo» la schernì Stefano.
«E a te piace la fica» ribatté lei.
«La tua fica, non quella di tutte le altre.»
«Potrai avere tutte quelle che vuoi.»
«Mi dai il permesso tu? Ma che carina.»
«Non vorresti scoparti le mogli dei tuoi amici? La tettona che sta con quello alto, per esempio, quello del pompino: te la fai con gli occhi tutte le volte che viene a vedere le vostre partite.»
«Sì, me la farei, e allora?»
«Anche lei non aspetta altro, e se fossi meno scemo te la saresti già scopata da un pezzo.»
«Adesso questo cosa cazzo c’entra?»
«Mi basterebbe una telefonata e correrebbe qui.»
«Continui a dire cazzate» rispose Stefano, ma nel tono si era insinuata una nota di dubbio.
«Mettimi alla prova» rilanciò Veronica, sfoggiando una notevole faccia da poker.
«Diciamo che io decida di accettare, e non sto dicendo che accetto, sia chiaro, che succede adesso?»
«Voglio che mi guardi scopare.»
«Quando?»
«Ora. Subito. Sto impazzendo dalla voglia.»
«E potrò solo guardare?»
«Fai il bravo e non te ne pentirai.»
Una parte di Stefano avrebbe voluto mandarla a fare in culo seduta stante, ma il suo cazzo duro come il marmo era di una diversa opinione.
Rimase in silenzio per quasi un intero minuto prima di mormorare una sola brevissima parola.
«Ok» disse.
Quando Veronica gli sorrise, aperta e sincera come non la vedeva da anni, sentendo dissolversi la nube nera che aveva eclissato il suo cuore Stefano capì di amarla come non mai e di essere terrorizzato dall’idea di perderla.
Per tutta risposta lei prese il cellulare e digitò rapidamente un messaggio. Meno di trenta secondi più tardi suonarono alla porta.
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