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Lui & Lei

La Troietta Curiosa e la Stronza


di Membro VIP di Annunci69.it Alchimista980
07.02.2023    |    8.296    |    8 8.4
"All’interno c’era un biglietto sul quale spiccava la scrittura di una mano elegante ma decisa: “Togli solo la giacca e appendila alla sedia..."
Ore 11:45.
La vibrazione del telefono squassò il silenzio della stanza e fece sobbalzare Andrea, in quel momento concentrato a lavorare al computer.
Senza distogliere lo sguardo dallo schermo portò l’indice della mano destra sul cellulare per vedere di cosa si trattasse, sicuramente una notifica di qualche inutile app.
Era un messaggio su Telegram.
Il mittente era lei, la “Stronza”.
“Presentati alle 14, non un minuto prima, né un minuto dopo, in Via Giorgio Cremonesi n. 69. Troverai un negozio con la serranda a metà. Entra e abbassala completamente. Una volta dentro non parlare. Non rispondere a questo messaggio, non scrivere, non chiamare. Vieni e basta. Se non verrai sappi che non avrai altre possibilità di incontrarmi!”.
Rilesse velocemente il messaggio più volte cercando di afferrarne il senso, mentre sentiva il battito cardiaco che accelerava e la gola che si chiudeva in una morsa.
La “Stronza”, come aveva iniziato ad appellarla da poco, era una donna conosciuta qualche giorno prima su un sito di incontri extraconiugali. Avevano iniziato a scriversi e, immediatamente, si era creata una certa sintonia. Non le solite e banali domande conoscitive, ma una reciproca manifestazione di intenti condita da battute più o meno maliziose. Dopo poco erano già a chattare su Telegram.
Di lei non sapeva nulla, nè il nome, vero o falso che fosse, né come fosse fisicamente. Da qualche battuta Andrea aveva capito che lei era una donna sicuramente benestante, una professionista affermata, di livello culturale e sociale elevato.
Sin da subito lui rimase attratto e affascinato dalla personalità di quella donna, dal suo modo di fare e, soprattutto, dalla sua voce, che ebbe modo di ascoltare quando iniziarono a scambiarsi messaggi vocali. Era una voce calma, calda, rassicurante, a tratti dolce, ma che trasmetteva anche malizia e determinazione.
Nel prosieguo della conoscenza Andrea ebbe modo di apprendere che lei aveva avuto in passato delle esperienze di BDSM, pratiche che lui conosceva solo per sentito dire e che, in realtà, non gli avevano mai destato una particolare curiosità.
Parimenti, la donna aveva scoperto l’hobby di Andrea, quello di scrivere racconti erotici. Come tutti gli scrittori dilettanti Andrea era curioso di conoscere il parere dei lettori sulle sue creazioni letterarie e, quindi, per soddisfare il proprio ego, più volte le aveva chiesto un giudizio sui vari racconti che man mano le aveva inviato.
Fu dopo una di queste richieste che lei, davanti alla malcelata curiosità di Andrea, con un vocale, iniziò a chiamarlo in modo simpatico, ma anche malizioso, “troietta curiosa”.
Inizialmente questo appellativo lo aveva destabilizzato: mai nessuno, tantomeno una donna, lo aveva chiamato “troietta”, un termine che Andrea attribuiva esclusivamente al genere femminile o omosessuale. Ma il modo in cui lei aveva pronunciato quelle parole, con un tono tra il mellifluo e lo scherzoso, gli aveva provocato una strana e piacevole sensazione. Ma, soprattutto, quell’espressione aveva fatto percepire in Andrea uno degli aspetti della personalità di quella donna, quello che l’aveva introdotta nel mondo BDSM.
Era questo che affascinava Andrea: la “Stronza” aveva una personalità con mille sfaccettature, era ambigua, indecifrabile. Alle sue orecchie e ai suoi occhi si mostrava “lineare”, dimostrando simpatia ed empatia, ma altre volte appariva “dominatrice” e severa, come si evinceva dal tono del messaggio ricevuto. Lei era capace di utilizzare, nei propri discorsi, termini sessualmente espliciti con la stessa eleganza con cui si esprimeva nel parlare del più e del meno. Mai volgare, sempre sensuale. Tutti i diversi aspetti della sua personalità erano accompagnati da un uso ben ponderato delle parole scritte o parlate, o dal tono della voce, sempre appropriato.
Per questo motivo, e anche per una infantile vendetta, lui iniziò a chiamarla “stronza” allorquando lei gli disse che lo avrebbe lasciato sulle spine in merito alle sue continue richieste di commentare i suoi racconti.
E a lei questo appellativo piacque.
Quel messaggio arrivò, quindi, improvviso ma, dopo averlo riletto quelle tre volte, non inaspettato, perché aveva iniziato a capire che tipo fosse quella donna.
Il suo cervello non esitò nemmeno per un attimo: sarebbe andato all’appuntamento. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma sapeva che doveva andarci.
******
Qualche minuto prima del messaggio.
“Come hai osato chattare con questo tizio senza il mio permesso?” urlò il Padrone mentre teneva con una mano il telefono della Schiava e un sigaro fumante nell’altra.
“Perdonami, Padrone! Dimmi cosa posso fare per rimediare! Farò tutto quello che vuoi!”, rispose implorante la Schiava, immaginando che sarebbe stata presto punita.
“Sta zitta!” ordinò furente il Padrone, mentre con lo sguardo la fulminava e, dopo una tirata di sigaro, pensava al da farsi.
“Ho letto tutta la vostra chat. Agli occhi di quest’uomo hai scelto di apparire come una dominatrice, millantando doti che non possiedi, quando tu sei solo una piccola cagnetta! C’è un solo modo per rimediare a questa tua violazione. Ti sei comportata da troia senza il mio permesso e, quindi, ora farai davvero la troia con questo Andrea!”, disse il Padrone con un tono più calmo e un sorriso diabolico, circondato da una nuvola di fumo.
“No, ti prego! Io sono solo tua! Puniscimi come vuoi, ma fallo tu! Pisciami addosso, legami, frustami, spegnimi addosso il sigaro, ordinami di fare ciò che vuoi, ma non farmi usare da lui!”, si lagnò, quasi piangendo, la Schiava.
“Zitta! E fa ciò che ti dico! Altrimenti tornerai ad essere la donna insignificante che eri prima di diventare la mia schiava!”, urlò il Padrone.
La Schiava si ammutolì, abbassando gli occhi, in segno di resa.
Il Padrone prese il cellulare della Schiava e digitò un messaggio ad Andrea.
Dopo che il messaggio fu inviato il Padrone ordinò alla Schiava: “Hai voluto assumere un comportamento da dominante!? Allora ascoltami bene…”.
******
Ore 13:58.
Via Giorgio Cremonesi n. 69. Una strada tranquilla in un quartiere residenziale. Vista l’ora, nessuna persona in giro.
Andrea era davanti al negozio con la serranda effettivamente alzata a metà. Era agitato, il suo stomaco brontolava, la bocca era priva di saliva. Si guardò intorno sperando di vedere la donna, ma nessuno appariva all’orizzonte. Diede un’occhiata all’orologio, erano le 14. Con uno scatto felino si abbassò ed entrò all’interno del locale. Era un locale abbastanza piccolo, completamente vuoto, da tempo inutilizzato come si evinceva dalla polvere sul pavimento. In fondo c’era una sedia e, vicina, posata sul pavimento, una lampada da scrivania, accesa, che irradiava una luce fredda. Su un lato c’era una porta, chiusa. Andrea pensò che, presumibilmente, la donna fosse rinchiusa lì dentro.
Seguendo le istruzioni abbassò completamente la serranda. Ora tutto era silenzio e penombra, ma la luce della lampada e i battiti del suo cuore facevano un chiasso infernale.
Si avvicinò lentamente alla sedia, sulla quale notò una busta da lettera ed una benda di raso nero. Prese la busta con le mani tremanti e la aprì. All’interno c’era un biglietto sul quale spiccava la scrittura di una mano elegante ma decisa: “Togli solo la giacca e appendila alla sedia. Resta vestito. Indossa la benda sugli occhi. Siediti. Qualunque cosa succeda, non parlare e non muoverti. Mai!”.
Andrea eseguì gli ordini, e attese.
Dopo qualche minuto di assoluto silenzio, e di buio totale, Andrea percepì un leggero spostamento d’aria e pensò che, probabilmente, la porta del bagno era stata aperta.
Si aspettava di sentire dei passi, ma l’unico suono che percepiva era il lento gocciare del lavandino all’interno del bagno.
Improvvisamente qualcosa si adagiò con forza sul suo pube, facendolo spaventare.
Ricordando gli ordini contenuti sul biglietto si sforzò di non parlare.
Due mani iniziarono a slacciare lentamente la sua cintura, per poi sfilarla dai passanti del pantalone con un gesto repentino. Andrea sentì la cintura volare lontano e il tintinnio della fibbia sul pavimento a qualche metro di distanza.
Ora le due mani sbottonarono i pantaloni e abbassarono la zip: il rumore della cerniera rimbombò nel negozio.
Poi le mani si fermarono per qualche secondo, come se stessero decidendo il prossimo gesto.
Andrea sentiva solo il proprio battito, sempre più accelerato.
Le sue narici percepirono dapprima una fragranza dolciastra e, subito dopo, un alito caldo che sapeva di sigaro: erano due odori assolutamente contrastanti che lo lasciarono interdetto, perché mai li avrebbe associati ad una donna.
Le due mani ripresero vita ed iniziarono, freneticamente, a slacciare i bottoni della camicia.
Ora Andrea si trovava seduto, le braccia lungo i fianchi, con la camicia aperta e i pantaloni abbassati sulle cosce.
Si sentiva impotente, quasi umiliato.
Il suo istinto gli fece capire che, chiunque fosse lì con lui, ora si era posizionato alle sue spalle e stava armeggiando con un oggetto che emise un leggero sibilo.
Intuì che si trattava di una corda.
Inaspettatamente le due braccia di Andrea furono tirate con forza all’indietro, provocandogli un forte dolore alle articolazioni delle spalle, mentre sentiva il ruvido della corda che avvolgeva entrambi i polsi in una stretta sempre più forte: ora era immobilizzato e impossibilitato a muovere le braccia, mentre le gambe erano costrette dai pantaloni semi abbassati.
Ripresosi dal dolore Andrea capì, con terrore, che lì con lui c’erano altre due persone: una gli aveva tenuto le braccia, mentre l’altra gli aveva legato i polsi!
Iniziò a rimpiangere di aver accettato l’invito: si era presentato ingenuamente in un luogo sconosciuto per incontrare una donna altrettanto sconosciuta e, ora, era in completa balia di chissà chi e con chissà quali intenzioni.
Decise di ribellarsi: “Che cazzo state facendo? Slegatemi dai!”, urlò con tono implorante.
Le sue grida rimbombarono nel locale vuoto ed ottennero come unica risposta un sonoro schiaffo sulla sua guancia: Andrea si ammutolì e trattenne il respiro, cercando di mantenere la calma.
Ora sentiva che le due presenze erano davanti a lui e che una aveva appoggiato le mani sulle sue ginocchia, che poi salirono lentamente verso il suo pube.
Una mano arrivò sui boxer e si intrufolò all’interno: Andrea sentiva ora il suo cazzo avvolto da una mano di piccole dimensioni, sicuramente femminile, mentre l’altra mano tentava di sfilare l’indumento.
Andrea non oppose resistenza e, alzandosi per quanto gli fosse possibile, agevolò l’operazione.
Il suo cazzo era di fuori e quella mano lo stringeva forte, provocandogli un leggero dolore.
La mano iniziò lentamente a masturbarlo mentre il suo cazzo, nonostante la sensazione di paura in cui Andrea era precipitato, si induriva sempre più, fino a raggiungere la massima erezione.
Più il suo cazzo si gonfiava, più la stretta della mano si faceva più forte.
Percepì del movimento davanti a sé e, poi, il cazzo fu avvolto da un umido calore, quello di una bocca.
Due mani tornarono a posarsi sulle sue ginocchia, mentre sentiva il suo cazzo entrare prepotentemente fino alla gola di colei, o colui, che si trovava ai suoi piedi.
Il cazzo restò così per qualche secondo, tutto nella faringe, come se qualcuno stesse premendo con prepotenza la testa verso il basso.
Andrea allora capì che era la terza presenza ad obbligare in quella posizione chi aveva il suo cazzo in bocca.
Fiotti di saliva gli colavano sui testicoli, finchè sentì dei conati provenire dalla gola che ospitava il suo cazzo.
La testa venne tirata all’improvviso su con forza e il locale si riempì di un grido supplicante aria preziosa.
Poi il cazzo ritornò tutto dentro la gola, con ancora maggior decisione.
Andrea sentiva i denti graffiare la base del cazzo.
Poi quella bocca riprese di nuovo fiato, e così via per tante volte fino a quando la bocca si allontanò definitivamente.
Andrea sentì chiaramente degli ansimi disperati e un flebile “Ora basta, non ce la faccio più!”.
Era una voce sicuramente femminile.
Non accadde nulla per qualche minuto, durante il quale Andrea rimase sempre immobilizzato, con il cazzo eretto e inondato di saliva.
Poi qualcuno si sedette sulle sue gambe, due mani si posarono sulle sue spalle e sentì il cazzo entrare senza ostacoli in una fica calda e umida, agevolata dalla marea di saliva che lo ricopriva.
La donna lo scopò selvaggiamente, stringendo le mani sulle sue spalle, alzandosi ed abbassandosi velocemente e contoncerdosi dal piacere.
Andrea sentiva il respiro affannato e sommesso della donna, sempre più prossima all’apice del godimento, mentre anche il suo cazzo iniziava a dare le prime avvisaglie di cedimento.
Le mani della donna si portarono sulla testa di Andrea e gli afferrarono con forza i capelli: finalmente la donna, inebriata, si lasciò andare e riempì il negozio della proprie urla di godimento mentre il cazzo fu inondato da schizzi di piacere provenienti dalla fica.
La donna si alzò di scatto e si allontanò, lasciando Andrea esplodere in un grugnito animalesco mentre il suo sperma usciva dal cazzo in fiotti potenti che lo attinsero sul ventre.
Calò il silenzio.
Andrea era stremato, sconvolto dalla sensazione di paura e dal godimento appena provato.
Sentì dei passi allontanarsi, la serranda del negozio alzarsi e il click di un accendino.
Subito fu circondato dall’inconfondibile odore di un sigaro appena acceso.
Sentì allentarsi la morsa intorno ai polsi, finalmente era libero, ma ancora bendato.
Restò così, immobile, per qualche minuto.
Si fece coraggio e si tolse la benda.
Era solo.
Il pavimento ai suoi piedi era pieno del godimento della donna e di qualche goccia del suo sperma.
Il fumo del sigaro si era, ormai, quasi diradato.
Il telefono nella tasca della giacca vibrò.
Era un messaggio Telegram: “Ciao Troietta curiosa…la tua Stronza!”.


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