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Lui & Lei

La gabbia


di Membro VIP di Annunci69.it MadidaCalla
28.10.2019    |    4.236    |    2 8.3
""Lei non è autorizzata a parlare, tu nemmeno", mi dici "lei è il mio oggetto, è lo strumento che userò su di te, lei farà solo quello che io..."
Ti vedo entrare nella stanza in penombra, tieni per mano una ragazza nuda, scalza, un collare al collo. Sono accoccolata sui cuscini da ore, ormai, pensavo non arrivassi più. La gabbia, intorno a me, ampia a sufficienza da farmi dimenticare dei suoi confini, a tratti.
Ti voglio, so che non ti avrò. Me l'hai detto, che non ti avrò, me l'hai detto che non merito di averti nè, tantomeno, di godere.
Lei è molto bella, morbida, le tette rotonde e un po' cadenti, i capezzoli già duri. Il pelo, curato, a nascondere il taglio della figa. La mia bocca si riempie di saliva, solo all'idea di infilarle dentro la lingua, di sentirne il sapore, il profumo. Non mi aspettavo una ragazza, mi aspettavo un uomo. Me lo avevi detto, quale sarebbe stata la mia punizione: guardarti, senza averti, carne calda e pronta di un estraneo, invece del metallo e del silicone di plug e dildo. Non volevo un altro uomo, ad aprirmi i buchi. Volevo te. E mi hai portato una ragazza. Perchè sai che mi eccita di più, perchè sai che così sarà quasi impossibile non godere, non averti tra di noi, su di noi. Lo sai. E hai deciso di torturarmi, per punirmi.
La fai entrare nella gabbia, sei così premuroso. Poi, agganci il suo collare alla catena lunga, ancorata a terra.
"Lei non è autorizzata a parlare, tu nemmeno", mi dici "lei è il mio oggetto, è lo strumento che userò su di te, lei farà solo quello che io le ordinerò di fare".
Ed esci dalla gabbia. Mi metto in ginocchio sui cuscini, busto eretto, culo appoggiato ai talloni, gambe leggermente divaricate. Ho la figa che già freme, bagnata. La guardo. Mi aumenta ancora di più la salivazione, a vederla lì legata, a sapere che tra poco le sarò addosso, mi sarà dentro. Ti sei seduto sulla poltrona grande, quella più vicina alla gabbia. Lo so che vuoi vedere tutto, da vicino, che vuoi sentire il nostro odore diventare più forte, vuoi sentire il suono delle nostre bocche, dei nostri corpi che si uniscono, dei nostri umori. Lo so che vuoi tutto, lo vuoi come lo voglio io, ti fa diventare duro il cazzo, come il marmo, esattamente come a me diventa fradicia la figa, e aperta, e il culo bramoso.
"L'unica persona alla quale mi rivolgerò sarà lei", mi dici "e pretendo che tu capisca da sola cosa fare. Sei una cagna vogliosa, non ho nemmeno bisogno di vederla, la tua figa, per sapere quanto sia grondante. Immagino quindi che starai attenta, e capirai cosa fare a seconda di come istruirò lei. Non farmelo ripetere. Non sbagliare. Annuisci, se hai capito".
Annuisco, docile, impaurita, impaziente.
"Stendila e aprile bene le gambe. Bene, la voglia esposta. Alzale le braccia e falle mettere le mani dietro la testa. Se le abbasserà, dalle uno schiaffo".
Ecco. Hai subito messo in chiaro le cose. Uno schiaffo come punizione, tu non l'hai mai fatto, non lo tollererei. Non da te. Da lei, mi verrebbe voglia di ridarglielo, più forte. Già hai imposto il limite dell'ubbidienza, già lo hai marcato pesantemente.
Lei mi accompagna con delicatezza, ha le mani asciutte e calde, la pelle soffice. Mi stende le gambe, me le fa allargare passandomi le mani dalle caviglie al colmo delle cosce. Si ferma, mi guarda, sorride. Non è una sottomessa, non lo è affatto. Questo mi eccita e un po' mi terrorizza. Non mi avresti mai dato una sottomessa, ma ti sei divertito a farmelo credere, per un momento. Lei punta un ginocchio tra le mie gambe, appena prima di toccare la pelle, mi prende i polsi, stendendosi un po' sopra di me, li porta in alto, e mi sistema le mani dietro la testa. Ora sono del tutto esposta. Le sue tette indugiano sopra il mio viso, sento l'odore della sua pelle, ne percepisco il calore. Vorrei morderla, ma tu non hai parlato e io non voglio disubbidire, non subito.
"Leccala, in faccia, sul collo, nell'incavo delle braccia, mordile i capezzoli, forte, fino a quando inizierà a guaire. In quel momento, e solo allora, smetti. E succhiali forte, deve continuare a provare dolore, e a volerne di più".
Io chiudo gli occhi. La sento avvicinarsi, la lingua, piatta, sulla mia faccia. Mi lecca ovunque, le palpebre, il naso, le guance, la sua saliva tiepida si raffredda subito e mi lascia un senso di vago disagio. Fino a quando arriva alle labbra. Le schiudo, lei ci passa la lingua attraverso, è un movimento che si riverbera subito tra le labbra della figa. Si fa strada fino ai denti, li lecca, mescola la sua saliva alla mia. Mi morde le labbra, chissà se te ne sei accorto. Poi scende, sul mento, sul collo. Inizio a sentire il bisogno di muovermi con lei, ma rimango ferma, concentrata sui suoi movimenti e sulle mie reazioni. Passa la lingua sulla pelle delicata sotto le mie braccia. Entrambe. E' un misto di fastidio e di sorpresa. E' la mia vulnerabilità, che si sta prendendo. Finalmente, si dedica alle tette. Le lecca, velocemente, sa che ha un compito ben preciso, e lo assolve con zelo. Mi bagna entrambi i capezzoli con abbondante saliva e poi li morde, forte, prima il destro e poi il sinistro. Ci pianta attorno i denti e stringe, e mi manca il respiro. Non voglio cedere, non subito, non ne saresti contento. E io voglio che tu sia contento. Lei lo sa, o lo capisce, fa male, ma appena prima che io ceda, si sposta sull'altro. Dopo minuti che mi sembrano infiniti, sospesa tra il dolore che ormai sta iniziando a diventare insopportabile, e un'urgenza sempre più forte di sottrarmici, lei morde in cerca del sangue. E io non riesco più a trattenermi, e guaisco, quasi in lacrime. Lei stacca immediatamente la bocca, soffia, piano, lecca via l'unica lacrima che mi è scesa sulla guancia e inizia a succhiare, alternando con piccole leccate, finalmente piacevoli. Mi rilasso un pochino, so che devo approfittare di questi momenti di quiete per recuperare la concentrazione.
"Basta, fermati. Lei, ormai, sarà fradicia. La mia piccola masochista ribelle. Scendi giù e leccale la figa, voglio che la porti quasi all'orgasmo e poi ti fermi".
E lei, solerte esecutrice, mi bacia la punta dei capezzoli e scende, tra le mie gambe. Sono completamente aperta, fradicia, pronta a godere. Eppure, dovrò trattenermi. E' sarà quasi impossibile, non mi permetti di godere da settimane, sono in uno stato di iper eccitazione perenne, e lei è così bella, e morbida, e perversamente docile. E' l'incarnazione delle mie fantasie, non riesco a togliermi dalla testa il pelo della sua figa, non vedo l'ora di passarci sopra la lingua, alla ricerca del suo sapore, del suo odore di muschio e lussuria.
E infine eccola, la sua lingua, che si infila subito dentro la mia figa. Mi fa sussultare, è ancora più bello di quanto immaginassi. Mi scopa con deliberata lentezza, alternando leccate ad affondi, sono sicura che i miei umori le stiano imbrattando quel suo bel viso fintamente ingenuo. Sono rilassata, mi godo tutte le sensazioni che mi dà, mi sento forte, perchè posso resistere all'orgasmo, pensavo sarebbe stato più difficile. Segretamente, mi sento già vincitrice. Peccato che duri solo un istante: lei mi sbatte la punta della lingua sul clitoride. Mi esce un urlo soffocato, seguono gemiti indecenti. Non riesco a controllarmi, lei mi lecca senza sosta, in tondo, e io voglio morire, adesso, voglio morire perchè sono già preda al deliquio, non resisterò mai. Mi viene istintivo chiudere le gambe, un attimo prima di godere abbasso le mani e le sposto la testa. Non ho pensato. Non mi sono controllata. Lei si alza e mi dà uno schiaffo che brucia, con tutta la mia vergogna.
Ti sento ridere. Mi viene da piangere. Non sono riuscita a dominarmi, sono la solita cagna indisciplinata.
"Basta, lasciala stare, adesso. Sei stata brava. Ora prendi il suo posto, sarà lei a farti godere, tu potrai farlo tutte le volte che vorrai. E lei ti farà godere, perchè è la mia cagna, e vuole compiacermi. E io sarò contento solo quando tu sarai sfinita di orgasmi e la supplicherai di smettere".
Con un po' di fatica, e la guancia ancora in fiamme, le cedo il posto. Lei si stende, è davvero bellissima. Scendo a baciarla, a fondo, a lungo. Mi prendo quello che lei non mi ha dato. Le carezzo la pelle, passo il dorso della mano sul seno pieno, che tette fantastiche, mi struggo sui suoi capezzoli, li lecco, li tiro con le labbra, sono durissimi e buoni, li succhio forte, fino a farle inarcare la schiena. Nel frattempo, le carezzo il pelo, è liscio e setoso. Le separo le grandi labbra con le dita, si schiude per me, è bagnata come me. Senza tanti complimenti, le infilo un dito dentro, poi due. Mi piace sempre da morire, penetrare un'altra donna. E' come se entrassi dentro di me, senza sentire piacere, ma per dare piacere. Sbatto forte, la sbatto forte, voglio che goda del mio orgasmo negato. Inizia a mugolare, la sento contrarsi. Viene, la prima volta, bagnandomi fino al polso. Senza togliere la mano, abbasso la testa e inizio a leccarla. Dopo pochissimo, la sento contrarsi di nuovo, e liberare un altro orgasmo. La bacio, golosa, le lecco via tutto, mi infilo in bocca le dita impregnate della sua bava, è buona, è dolce.
Sento che ti alzi, apri la gabbia ed entri.
Mi prendi per i capelli, piano. Mi fai alzare, piano.
"Non l'hai ancora suplicata di smettere, eppure lei ha smesso lo stesso, dandoti una tregua che tu non hai richiesto. Cosa possiamo inventarci, ora, per punirla? Alzati. lei adesso si metterà a carponi e alzerà il suo bel culo grosso, affonderà la faccia tra i cuscini e metterà le mani dietro la schiena. Tu, da brava, inginocchiati dietro di lei e leccale il buco del culo. Rendilo morbido, pronto ad essere penetrato. Come, lo decideremo poi".
Mi metto in posizione, lei dietro di me, tu accanto a noi. Sento un sibilo, e poi uno schiocco, e soffoco l'urlo di sorpresa. Avevi in mano la frusta e non me ne sono accorta...
Apro bene le gambe, lo so benissimo come mi vuoi. Lei mi passa le mani sulle natiche, le impasta, le allarga per bene. E poi, inizia a leccare. La sua saliva scende fino alla mia figa, e si mescola al lago che ancora si agita tra le mie gambe. E' una sensazione incredibilmente piacevole, e perversa allo stesso tempo. Mi preparo ad aprirmi, fisicamente e mentalmente.
"Brava, ora infilale dentro questo".
Non me lo aspettavo. Pensavo non avresti voluto usare oggetti, e invece mi hai sorpreso. E' metallo, riconosco il plug più grosso dalla forma della punta. Mi farà male, lei non è te, non è capace di leggere il mio corpo, di ascoltarlo come fai tu. Mi farà male, e tu lo sai, e tu lo vuoi.
"Adesso che ha capito cosa la aspetta, infilaglielo in bocca, faglielo scaldare e bagnare, sa che deve farlo bene, altrimenti farà fatica ad entrare".
Lei si abbassa, io sollevo la testa dai cuscini e prendo il plug in bocca. Lo scaldo, lo bagno il più possibile. Appena pronto, lei lo appoggia al mio buchetto ed inizia a spingere. Spinge, ma non aspetta. Spinge, e io inizio ad irrigidirmi. Non posso, non posso o mi farà male. Cerco di concentrarmi e rilassarmi, e assecondo le sue spinte, contraendo e rilasciando i muscoli. Farà male, e tu lo sai, lo sento che respiri un po' più forte di prima, lo so che il cazzo è durissimo, dentro i pantaloni. Lo so. Lei continua a spingere, inesorabile, un poco alla volta, fino a quando mi forza ed fa entrare il plug. Il dolore mi toglie il fiato, per un momento. Poi passa. Passa. Respiro. La odio. Vorrei odiare anche te, non posso, mi piace da morire quello che mi stai facendo, mi piace che mi forzi alla resa, che mi rendi malleabile.
"Infilale le dita nella figa, e dedicati al suo clitoride. Fai attenzione, perchè io nel frattempo la frusterò, tu non dovrai fermarti fino a quando te lo dirò io".
Stavolta morirò, me lo sento. Il culo pieno ha smesso di fare male, e sta iniziando a godere della sua pienezza. La figa ormai si contrae senza sosta, sento le odate di desiderio che si irradiano fin su nella pancia, sulla schiena, si congiungono a quelle che arrivano dal culo, non riesco più a controllare nulla.
E arriva la prima frustata, forte, che mi solleva la pelle. Brucia, di quel bruciore dolce e feroce insieme. Gemo. Arriva la seconda, più in basso, quasi al congiungimento con le gambe. Fa male. Lo sento, che mi fa bene. La terza, all'altezza del plug. E mi si spezza il respiro. La quarta, "togli la mano, adesso", sulla figa. Urlo. Di dolore. Di desiderio. Di fame, ho fame di te, del tuo cazzo, di godere, del dolore che mi provochi, del dolore che mi scioglie, che mi annulla, che mi eleva. La quinta, sulle cosce.
Mi brucia tutto, mi viene da piangere, ho bisogno di godere, devo assolutamente godere.
"Vattene, per favore. Sei stata bravissima, ti ringrazio".
Siamo soli, ora. Mi sollevi dai cuscini, mi guardi. Sorridi. Sei bello, quando sorridi.
Mi stringi forte un capezzolo, ti alzi e te ne vai anche tu.
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