Lui & Lei

Silvia


di Dreamfree
27.06.2023    |    178    |    3 9.2
"Già ridevo solo al pensiero perché andare in giro con Maurizio voleva dire divertirsi..."
Silvia
L’ordine di servizio relativo ad una settimana di maggio diceva “Lunedì mattina ore 6,00 partenza da Milano. Liceo classico Tal dei tali per Lloret de mar, 6 giorni con escursioni in Costa Brava. Pullman a due piani io e Maurizio. Già ridevo solo al pensiero perché andare in giro con Maurizio voleva dire divertirsi.
Il lunedì alle 6,00 arrivammo davanti al liceo classico in questione. Ci presentammo ai professori responsabili del viaggio, caricammo circa 60 studenti delle classi 5° del liceo, per l’80% ragazze, più 7 o 8 professori e partimmo alla volta della Spagna. La strada che ci aspettava era lunga, più di 900 chilometri con non meno di 3 soste di cui una lunga per il pranzo per un totale di oltre 12 ore di viaggio salvo inconvenienti. Bisognava prenderla dolce. Durante il viaggio potemmo appurare quante belle ragazze avevamo a bordo, ma anche alcune professoresse non scherzavano.
Facemmo un bel viaggio tranquillo, senza imprevisti che ci fece arrivare puntuali all’hotel Don Juan nel tardo pomeriggio. L’hotel Don Juan lo conoscevamo già, era la meta delle scolaresche per via dei prezzi bassi. 850 stanze per oltre 2000 posti letto, decine di pullman provenienti da ogni angolo dell’Europa con centinaia di ragazzi in gita scolastica pronti a fare più casino possibile.
La cena in hotel e poi un’uscita serale di orientamento a piedi, giusto per vedere dove erano i locali, e la spiaggia. Una bevuta nei locali della cittadina della Costa Brava e poi il rientro in hotel per la notte.
Il 2° giorno, alla mattina alle 8.00 partenza per Girona dove passammo la giornata tra visite in città e paesi limitrofi. Alla sera cena in hotel e ragazzi in uscita a gruppi sorvegliati dai prof ai quali ci aggregammo anche io e Mauri. Qualche ballo con i ragazzi, qualche bevuta con i prof e prima delle 3 a dormire.
Notammo che alcuni ragazzi/e rientrarono in hotel ma dopo un pò uscirono nuovamente ed iniziammo a capire che il pentolone chiuso stava iniziando a bollire.
3° giorno Terragona e zone limitrofe, cena in hotel. ma qui la situazione cambiò, i ragazzi non ne volevano sapere, tranne i più tranquilli (pochi) di uscire accompagnati dai prof, così iniziarono a scappargli da tutte le parti, qualche prof provò a seguirli per evitare si cacciassero nei guai ma ben presto tornarono amareggiati al locale dove avevamo instaurato il “quartier generale” e dove Maurizio aveva iniziato a fare il cascamorto con una prof. Una bella donna mora e prosperosa sui 45 anni.
Intorno alle 2 i prof. presi dallo sconforto decisero di abbandonare i controlli e di andare a dormire.
Il 4° giorno pronti alle 8.00 a partire per Barcellona ci accorgemmo che mancavano 4 ragazzi. I loro compagni riferirono che alla notte in discoteca si picchiarono con dei ragazzi spagnoli e francesi ed erano stati portati alla centrale della Policia. Maurizio, che parlava bene diverse lingue si offri per accompagnare una professoressa alla polizia per risolvere la situazione, mentre io avrei accompagnato i ragazzi a Barcellona per le escursioni. Si offrì la prof. alla quale Mauri la batteva. Così facemmo.
Alla sera tornai per ora di cena in hotel. Maurizio e la prof erano riusciti a tirare fuori i ragazzi anche se con qualche medicazione in ospedale. La sera decidemmo con i prof di riprovare ad accompagnare i ragazzi in discoteca in modo da poterli tenere d’occhio che non si ripetesse il casino della sera prima.
Entrammo e ballammo tutta la sera con loro. Le ragazze ci sfottevano provocandoci in balli estremi e sensuali ma la task force autisti prof sopravvisse bene all’impatto riuscendo a riportare i ragazzi in hotel sani e salvi alle 4 di mattina.
Era il 5° giorno, e la destinazione era nuovamente Barcellona per le visite dove passammo tutta la giornata. La sera la situazione diventò incontenibile. I ragazzi fecero amicizia durante le sere precedenti in discoteca con ragazzi di altre scuole di altri stati e dopo cena ci fu un totale fuggi fuggi. Chi scappò in discoteca, chi si infilò nelle stanze di altra gente, chi andò alle feste sulle spiagge. Anarchia totale. I professori ammisero di non riuscire ad avere più il controllo della situazione e si arresero. Così decidemmo di farci una serata con loro a base di sangria.
Maurizio passò molto tempo in disparte con la prof che aveva accompagnato il giorno prima alla polizia. Una bella donna sui 45 anni, con capelli lunghi mossi castani, e questo mi fece pensare, conoscendolo, che stava maturando qualcosa. Intorno a mezzanotte, mi passo vicino insieme a lei, mentre gli altri prof erano ancora intenti a bere e chiacchierare, e mi disse sottovoce “Guarda se riesci a venire più tardi in camera”. Mi aspettava una notte di merda. A che ora potevo andare a dormire? “Cazzo” pensai. Dovevo inventarmi qualcosa. Mi avvicinai ad un giovane professore e dissi “Facciamo un salto a vedere i ragazzi in disco?”. Lui acconsentì.
Andammo nella discoteca più vicina ed entrammo. Trovammo una decina delle nostre ragazze a ballare sotto alle luci stroboscopiche. Ci fermammo a ballare con loro le quali con atteggiamenti sensuali e provocatori ci sfottevano. Pian piano, una ad una andarono via con dei ragazzi, mentre il professore ne accompagnò ancora due in hotel. L’ultima rimase a ballare con me. Alta 1,70 circa, 19 anni, abito unico corto dorato lucido che continuava a scendere sul seno quarta misura e se lo tirava su in continuazione, fianchi un pò larghi, scarpette aperte con poco tacco, capelli castani mossi, un po' meno appariscente rispetto alle altre. Le confessai la situazione in cui mi trovavo: “Il mio collega mi ha intimato di andare a dormire da un’altra parte perché ha da fare” dissi facendo trasparire una preoccupazione ironica. Rise quasi di compassione. Io feci l’aria da cucciolone, lei si avvicino e mi susurrò “Se vuoi puoi venire da me, intanto anche la mia compagna di stanza è andata via con dei francesi e mi ha detto di non aspettarla a dormire. “Solo a dormire!” dissi in modo rassicurante. “Solo a dormire” rispose.
Pochi minuti e ci incamminammo verso l’hotel. Passammo davanti alla mia stanza dove Maurizio aveva messo il cartello Do not disturb. Feci scherzosamente la vittima. Continuammo il corridoio ed entrammo nella sua stanza, due letti divisi. Cercai il telecomando ed accesi automaticamente la TV, cercai il canale MTV, lo facevo in tutti gli hotel, l’unico canale che si prendeva in tutta Europa senza problemi e trasmetteva musica. “Hai il frigo?” dissi. “Si ma non prendere niente che costa un casino” aggiunse. “Ti faccio vedere io” dissi. Presi la bottiglia da 0,375 di spumante, la aprii stando attento a non rompere la capsula sul tappo, tolsi la gabbietta e versai il contenuto in due bicchieri; andai in bagno, la riempii di acqua del rubinetto, con un coltellino che avevo sempre dietro accomodai il tappo per poterlo calzare nuovamente, rimisi la gabbietta e la capsula e lo risistemai in frigo; seduti sul letto bevemmo. Ridemmo insieme di questo. Dopo 10 minuti facemmo lo stesso con l’altra bottiglia. Facemmo un brindisi e le nostre teste si avvicinarono, lei un po' ubriaca appoggiò la fronte sulla mia ridendo ed io osai un bacio sulla bocca. Lei non si tirò indietro. Le labbra si sfiorarono a scatti e poi si unirono in un delicato bacio alla francese. Misi la mano dietro la schiena e le aprii la lampo del vestito continuando a limonare, lei non si oppose. Il suo ritmo era lento. Mi alzai dal letto, la presi per le mani e la tirai su. Le abbassai l’abito dorato fino a lasciarlo cadere in terra lasciandola solo con mutandine e scarpe. Un bel seno, grande e leggermente cadente, i fianchi un po' larghi, burrosa e morbida. Le presi le mani e le allargai le braccia “Che bellezza” dissi ammirandola. Lei arrossì ribattendo “Non prendermi in giro”. Ricominciai a baciarla mordicchiandole il labbro, insinuai una mano in mezzo alle gambe e lei non si oppose. Ci voltammo, mi sedetti sul letto e lei rimase in piedi davanti a me. Mi trovai il suo seno davanti agli occhi, ci affondai la faccia e lo baciai soffermandomi con la lingua sui capezzoli dalle grandi aureole chiare, lei mi teneva la testa tra le mani. Scesi lentamente, fino a baciare il ventre morbido. La guardai come per chiedere il consenso ed esitai un attimo, lei mi guardò e mi fece un sorriso di affermazione; lentamente abbassai le mutandine giù per le gambe e scesi con le labbra fino sul pelo corto. Le allargai leggermente le gambe ed infilai la lingua fino a toccarle il clitoride.
Mi sbottonai la camicia e la tolsi, mi alzai, mi slacciai i pantaloni e li tolsi insieme alle mutande e mi risedetti davanti al suo seno.
D’improvviso si allontanò, raggiunse la borsetta sulla sedia e la portò davanti a me, la aprì, infilò una mano dentro, si soffermò un secondo, mi guardò sorridendo come se avesse una sorpresa da mostrarmi, estrasse un profilattico me lo mostrò dicendo “Ta, da..”.
Sorrisi, lo presi, lo aprii, era un profilattico stimolante per lei, quelli con tutte le palline in rilievo, lo calzai.
Mi coricai sul letto, lei mi venne sopra a cavalcioni, mi appoggio il seno morbido sul petto cercando la mia bocca con la sua. Io infilai le mani tra le sue gambe, le aprii le grandi labbra e lei si impalò lentamente sul mio cazzo duro come la pietra aprendo la bocca in una smorfia di piacere. Aveva una bella figa morbida con delle labbra molto grandi e gonfie. Iniziò a muovere su e giù il bacino, poi avanti e indietro facendolo roteare e facendosi penetrare dal mio cazzo per tutta la sua lunghezza. Andò avanti un pò aumentando lentamente il ritmo, sempre più veloce ansimando sommessamente. Sentendo che presto sarei venuto, appoggiai le dita sul clitoride in modo che durante il su e giù della penetrazione potesse godere anche della masturbazione del clito, fino a che si alzò con le mai appoggiate sul mio petto ed ebbe un orgasmo intenso e talmente violento che iniziò a tremare con scatti ritmici di tutto il corpo mentre sentivo del liquido caldo colare sulle palle… aveva squirtato. Sentivo la figa che pulsava intorno al mio cazzo che aveva raggiunto una durezza marmorea e mi lasciai andare anch’io riempiendo il profilattico. Si abbassò stremata e mi baciò sulla bocca. Stette qualche minuto così, con il cazzo dentro che iniziava ad ammollarsi, poi si alzò e andò in bagno e si infilò sotto la doccia, mentre io mi levavo il cappuccio. Quando uscì, vestita dell’accappatoio dell’hotel, venne a sdraiarsi accanto a me e si accoccolò come un gatto che fa le fusa. Ci addormentammo così. Alle 6.00 mi svegliai di soprassalto, “Devo andare cazzo, sono le 6” le dissi. Lei non rispose. Mi alzai, mi vestii ed uscii dalla camera. Andai verso la camera mia e di Maurizo. Il cartello “Do not disturb” non c’era più; bussai forte e a lungo finchè non venne ad aprirmi. “Sei arrivato!?” disse con aria interrogativa. “Fanculo” risposi. Entrai mi feci una doccia, mi cambiai, chiusi la valigia ed andai a fare colazione. L’ambiente era spettrale, regnava il silenzio. Quasi tutti avevano gli occhiali da sole per nascondere i bagordi dell’ultima notte a Lloret de mar. Feci colazione velocemente ed andai al parcheggio, presi il pullman e lo portai davanti all’hotel, aprii gli sportelli del bagagliaio e rimasi sul sedile del posto di guida anch’io con i miei occhiali da sole in attesa che arrivassero. Pochi minuti ed arrivò Maurizio, caricò il suo trolley, venne in cabina, si sedette vicino a me e si alzò gli occhiali da sole facendomi vedere gli occhi. Io feci lo stesso e ridemmo. “Mi sono divertito tanto con la professoressa” disse ghignando “Io con una del pullman” risposi con aria da figo. Nel frattempo arrivarono i prof, “Buongiorno professoressa” disse Maurizio a quella con cui aveva passato la notte. “Buongiorno autista” ribattè lei e si fermò lì vicino a Maurizio per contare i ragazzi che nel frattempo arrivavano. Caricavano le valige sul pullman e salivano con i loro bei occhiali da sole reduci da una notte svegli. Intanto che passavano la prof segnava la presenza su un foglio, i ragazzi la salutavano ed anche io e Maurizio rispondevamo al saluto. Arrivo lei, Silvia, per far riconoscere a Maurizio colei con cui avevo passato la notte, sollevai il busto e dissi “Buongiorno”, “Buongiorno” ribattè lei, “Ciao mamma” aggiunse. “Ciao” rispose la prof. Rimasi di stucco. Maurizio si mise una mano sulla fronte e rise sotto i baffi. Io riflettei un attimo, misi la fronte sul volante ed iniziai a ridere sommessamente. Quando fummo tutti a bordo la prof ci diede il via e Maurizio disse “Se avete bisogno di qualcosa chiamami pure”. “Grazie, magari più tardi” rispose lei e salì la scala che portava al piano alto del pullman. Partimmo. “La mamma scopa da Dio” disse Maurizio ghignando “e la figlia?” aggiunse. “Si impegna… ma crescerà” risposi e scoppiammo a ridere.
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