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Lui & Lei

Un racconto regalatomi da Orfeo, ammiratore sconosciuto, che ringrazio di cuore.


di Maranonperchiunque
15.04.2021    |    727    |    13 9.8
"Rimasi rapito, immobile, sentivo il mio cazzo indurirsi come non mai, sembrava non ci fosse una fine al suo inturgidimento e lei se ne accorse, d'altronde..."
Orfeo_
singoli
Era una profumata serata di Aprile quando incontrai Mara, l'aria portava gli odori ben noti della natura che si rinnova, della vita che torna a scorrere e anche i sensi si risvegliano dopo il forzato torpore.
La vidi, non si accorse di me. La osservavo attraverso la finestra, era splendida nel suo accappatoio rosso, si guardava allo specchio e misurava il suo corpo. Pensava forse che non fosse più quello della ragazzina alle prime esperienze e forse che non sortisse lo stesso fascino di un tempo. Ma lei, di quel corpo, conosceva ogni centimetro, ogni lembo di pelle e ognuno di quei centimetri aveva una storia carica di eros da raccontare. Si conosceva e sapeva che la sua carica erotica era rimasta intatta, figlia dell'esperienza e del desiderio insaziabile. Si iniziò a toccare, una mano sul suo frutto già gonfio e poi, poco a poco, l'altra tra i suoi seni, ricordando ogni attimo di piacere che quel corpo le aveva regalato, la sua vagina fremeva ricordando le lunghe cavalcate e le volte che la foga e il piacere l'avevano spinto oltre un limite che non pensava di superare, portandola a scoprire piaceri che fanno vacillare, la mente e il corpo.
Fu mentre ero assorto in questi pensieri, rapito dalla sua raffinata lussuria, che mi vide. Non disse nulla, ci guardammo soltanto. In un attimo fu chiaro che ci eravamo trovati, il caso mi aveva condotto alla sua finestra e io non volevo altro.
Sparì dalla mia vista ma io restai immobile, l'uscio di casa si socchiuse poco dopo senza lasciar apparire nessuno.
Entrai.
Lei chiuse la porta e girandomi la vidi: il suo corpo era l'invito al peccato, i suoi occhi emanavano un invito a perdersi in essi e a spaziare nelle fantasie più sfrenate. Rimasi rapito, immobile, sentivo il mio cazzo indurirsi come non mai, sembrava non ci fosse una fine al suo inturgidimento e lei se ne accorse, d'altronde come non poteva?
Si avvicinò massaggiandolo voluttuosamente, prolungando il mio piacere e allo stesso tempo la mia agonia. Mi prese per mano e mi fece sedere sulla sedia all'altro capo della stanza, fece pochi passi indietro e si voltò. Occhi da tigre e da gatta in calore, stavo per esplodere.
Si mise a carponi e prese lentamente ad avvicinarsi, ero al limite, misurava ogni movimento sapendo l'effetto che mi procurava.
Finalmente mi raggiunse, tolse la mia cintura e mi sbottonò i pantaloni, sempre con una calma estenuante. Mi abbassò le mutande scoprendo quello che una volta era un pene e ora sembrava un traliccio dell'alta tensione. Lo prese in bocca, iniziò a leccarlo dalla cappella fino ai testicoli, gonfi all'inverosimile, dapprima piano poi sempre più con foga gemendo tra un movimento e l'altro. Furono pochi minuti, eruppi come una fontana, le lasciai sulla bocca e sul viso una maschera di cera. Ma non ero sazio, ora toccava a me.
Mi chinai baciandola, le nostre labbra si conobbero così, d'un tratto la sollevai portandomi le sue cosce sulle mie labbra e iniziai a baciarla lentamente solleticandola, era il suo turno di soffrire, la vedevo bagnarsi, sentivo il suo odore e tornavo a eccitarmi insieme a lei.
Finalmente arrivai al suo frutto proibito, iniziai a leccarla gustandola dolcemente e poi ad ogni suo gemito aumentavo il mio ritmo, sempre di più, fino a divorare il suo frutto che era il più succoso che avessi mai assaggiato.
Era pronta, si mise a cavalcioni e iniziammo una danza che non credevo si potesse ballare, un ritmo convulso, un alternarsi di lento e andante come nelle migliori sinfonie, mi stava scopando come non ero mai stato scopato, ero il suo strumento di piacere e faceva di me ciò che voleva. Mi lasciai andare cercando di seguire il ritmo di questa amazzone indomabile, venne.
Mi inondò della sua ambrosia e io pregavo per averne ancora, la girai inondandole la schiena a mia volta.
Fu un'estasi mai provata, ci sdraiammo uno accanto all'altro bagnati, stremati e ancora caldi. La guardai negli occhi e mi ci persi per attimi che sembravano ere, mi ricordo che alla fine ritornai indietro dal mio vagare per chiederle: chi sei mia Dea e dove sei stata fino a ora?
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Ecco una mia storia per te, per ringraziarti delle tue che mi hanno oltremodo eccitato. Sarebbe un privilegio conoscerti e magari rendere sensazioni vivide queste fantasie.

Tuo devoto,

Orfeo
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