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Gay & Bisex

Il personal trainer _ cap 10


di Membro VIP di Annunci69.it Beat
26.02.2023    |    8.003    |    13 9.9
"Potei sentire il suo cazzo grosso anche da moscio a contatto con le mie chiappe, le sue forti braccia attorno al mio corpo e le sue labbra morbide intente a..."
Antonio arrivò al parco in quella soleggiata mattina dopo la tempesta e cercò Carlo con lo sguardo finché non lo vide seduto su una panchina con accanto il suo pitbull bianco e nero tenuto al guinzaglio. Arrivato alla panchina, gli tese la mano e l'altro la strinse con uno sguardo molto cupo e si salutarono.
Antonio si sedette accanto a Carlo ed entrambi fissarono per alcuni secondi il parco popolato di persone davanti ai loro occhi in silenzio.
Antonio prese per primo la parola chiedendo "Perché mi hai voluto incontrare?".
Carlo si voltò nella sua direzione chiedendo a sua volta con voce cupa e sguardo torvo "Da quanto va avanti tra te e Luca?".
"Ma cosa, Carlo?" Incalzò Antonio "Ci siamo visti due o tre volte per divertirci un po' insieme. Niente di più".
Antonio notò che Carlo diventò rosso in viso e con impazienza il ragazzo chiese di nuovo "Da quanto va avanti? Ho bisogno di saperlo" Antonio rispose " Boh, un paio di settimane più meno".
Sembrò come se Carlo tirasse un respiro di sollievo anche se Antonio non comprese il motivo di ciò. Poi Carlo prese nuovamente la parola e disse " Luca è un bravo ragazzo, è una di quelle persone che riesce a fare illuminare tutto ciò che lo circonda. Ti prego, trattalo bene" e fece di alzarsi. Antonio lo fermò per un braccio e si guardarono per qualche istante. Notò che lo sguardo di Carlo perse rabbia, anzi, sembrò quasi rassegnato. Gli chiese di sedersi di nuovo e chiese "tu cosa provi per lui, Carlo?".
Carlo non rispose subito ma tornò a guardare la vita scorrere nel parco, mentre il pitbull bianco a macchie nere era intento ad annusare sbadatamente tracce di chissà cosa nell'erba vicino alla panchina.
"Ciò che provo non ha importanza" disse Carlo infine "so per certo che gli voglio davvero bene. Luca mi piace tanto, e se con te sarà sereno a me basta".
Antonio si limitò a rispondere "è davvero un bel ragazzo, lo ammetto. Ora devo andare, buona giornata Carlo." E diede una pacca sulla spalla al ragazzo, una carezza al cane e si allontanò dalla panchina.


Dal mio nascondiglio dietro il grande ippocastano vidi Antonio e Carlo parlare per alcuni minuti. Carlo si alzò e Antonio lo bloccó per un braccio, si sedette di nuovo e parlarono per altro tempo.
Mi domandai cosa si stessero dicendo quei due, cosa li portò a incontrarsi. Si vedevano già da tempo? Fu quindi Antonio la causa per cui Carlo si allontanò da me e non Elisa? Trovò in Antonio un corpo, un uomo e un amante migliore di me?
La rabbia di Carlo della sera precedente, quindi, era dovuta al fatto che Antonio avesse un altro, non io?
In testa mi frullarono diverse ipotesi e congetture che mi accompagnarono sulla strada di casa quando, dopo che Carlo ed Athena lasciarono il parco e potei uscire dal mio nascondiglio, imboccai la via del ritorno.
Arrivai a casa ed iniziai a preparare il pranzo, misi l'acqua sul fuoco per un piatto di pasta al pesto, ma mi accorsi di non avere fame e spensi il gas.
Fissai la pentola colma di acqua, scrutai il nero fondo della pentola attraverso le increspature dall'acqua e decisi.
Presi il telefono e chiamai Antonio per chiedergli chiarimenti ma scoprii che questi mi aveva bloccato, stesso discorso su whatsapp.

Le giornate iniziarono ad accorciarsi e alle 19 il sole iniziò a tramontare, nascondendosi dietro a La Maiella e tingendo il cielo ancora carico di nuvole di un rosso acceso.
Decisi di uscire di casa per non impazzire dai dubbi, presi le chiavi di casa ed uscii in direzione del lungomare.
Attraversai di nuovo i ricordi legati ai due uomini: Carlo in palestra che diventò giorno dopo giorno sempre più mio amico e ai contatti rubati in quei mesi, ai baci sperati e desiderati, al suo sorriso furbo e ai suoi occhi neri e profondi.
Pensai allo sguardo di ghiaccio e morbido di Antonio, al suo corpo possente, alla sua voce calda ed avvolgente, alle sue premure ed alla sua virile forza a letto.
Camminai fino alla gelateria di via Indipendenza, entrai e Claudia, la titolare ed amica di famiglia, mi salutò in maniera calorosa e si staccò dal lavoro per due chiacchere. La gelateria traboccante di clienti e la voce di Claudia svanirono nel nulla quando vidi passare Carlo sul lato opposto di via Indipendenza con al seguito Athena tenuta al guinzaglio.
"Luca tutto ok?" chiese Claudia riportandomi alla realtà "Si, scusami. Stavo controllando se passano i vigili dato che ho la macchina in seconda fila" mentii prontamente e spudoratamente.
Claudia si offrì di farmi saltare la fila per uscire prima ed andare a spostare la macchina, così uscii dopo qualche minuto con una coppetta di gelato in mano ai gusti di limone e pistacchio cercando Carlo con gli occhi.
Mi affrettai sulla via per cercalo ma niente, non lo trovai più da nessuna parte. Stava forse andando da Antonio?
Non avrei nemmeno potuto controllare visto che non avevo nemmeno idea di dove Antonio vivesse visto che ci incontrammo sempre a casa mia.

I giorni passarono lenti ed inesorabili senza ricevere nessuna notizia né da Antonio né da Carlo.
Una mattina di qualche giorno dopo aver visto i due incontrarsi al parco, uscii di casa per alcune commissioni e mi recai in centro per andare all'ufficio postale.
Dopo quella che sembrò un'eternità riuscii finalmente a parlare con un operatore e a completare le mie commissioni. Uscendo dall'ufficio postale notai Antonio dall'altro lato della strada e quindi mi precipitai da lui per parlargli.
Ci salutammo con un po' di imbarazzo da parte di entrambi e ci sedemmo ad un tavolo del bar vicino alle poste per un aperitivo.
Parlammo del più e del meno davanti a due Campari spritz e a delle patatine, mentre il caldo afoso fece scogliere i cubetti di ghiaccio nel liquido color rubino. Scese un silenzio imbarazzante una volta finiti gli argomenti di circostanze e presi la palla al balzo "Antonio, non ti sei più fatto sentire". Mi fissò con i suoi occhi di ghiaccio e disse "si Luca, hai ragione. Ci siamo divertiti ma non mi va di vederci ancora. Mi spiace".
Una doccia fredda mi investì in pieno.
"Dimmi la verità, cosa c'è tra te e Carlo? Vi ho visti insieme qualche giorno fa, al parco." dissi crudo e deciso.
Antonio fece un sorriso amaro e mi guardò con i suoi occhi glaciali, poi rispose "non c'è assolutamente nulla e ti vuole un gran bene. Credo di volertene anche io, ma per me è stato solo divertimento. Luca, seriamente, sono grande per queste cose."
Mi alzai, tirai fuori dalla tasca venti euro e li lasciai sul tavolo in alluminio del bar.
"Questi sono per gli spritz, addio Antonio"
"Addio Luca" rispose lui, con la sua voce profonda e i suoi glaciali occhi verdi.
Su una cosa Antonio ebbe ragione: Carlo mi voleva un gran bene.

Quella sera mi preparai, mi vestii con dei pantaloncini corti verde militari e una camicia bianca di lino aperta fino al petto che lasciasse vedere il pelo del petto. Le scarpe e la camicia bianca misero in risalto la mia abbronzatura e la peluria del mio corpo tonificato dai mesi di palestra insieme a Carlo.
Andai al ristorante di sushi in via Leonardo da Vinci, ordinai dei nigiri, ossomaki ed altre pietanze da asporto, insieme a due birre Ashai.
Uscii dal locale e guidai fino a via Garibaldi dove parcheggiai la vecchia Polo bianca.
Arrivato alla mia destinazione suonai il campanello e Carlo, a petto nudo e pantaloncini mi aprì la porta. Ci guardammo per qualche secondo, poi gli feci vedere il vassoio dei nigiri al salmone e dissi "mi dai una mano a finirli?". Carlo sorrise e mi fece cenno di entrare. Entrando salutai Athena poi, chiusa la porta, Carlo mi abbracciò, schiacciai la guancia contro la sua poi mi divincolai dolcemente poggiando una mano sul suo petto peloso e Carlo disse "certo che ti aiuto" dandomi un bacio sulle labbra.

Mangiammo il sushi e intanto che le Ashai riempirono i nostri bicchieri, gli raccontai di Antonio, delle stelle, degli incontri a casa mia, di Elisa e del matrimonio.
Carlo mi raccontò dei giorni dopo della nostra notte insieme, delle sue paure, dei suoi ripensamenti e dei suoi sentimenti contrastanti. Mi raccontò di aver lasciato Elisa sulla posta da ballo al matrimonio, della corsa in auto, di come si sentii quando vide Antonio a casa mia.
Finimmo la cena e ci spostiamo sul divano di fronte alla tv accesa su un film qualsiasi su Netflix. Carlo prese la mia mano e, guardando in basso come faceva di solito quando si trovava in imbarazzo, disse "mi sei mancato tanto".
Lo baciai. Lo baciai senza alcuna fretta, senza paure. Ricambiò il mio bacio poi mi strinse forte a sé con le sue braccia possenti e pelose.
Le mie labbra si spostarono dalle sue al suo collo, poi scesi sul suo petto peloso e iniziai a baciare e succhiare i suoi capezzoli turgidi.
Le mani di Carlo iniziarono a spogliarmi mentre io leccai i suoi capezzoli sempre più duri, poi mi sollevò e si sdraiò sopra di me.
"Ora rilassati e lascia fare a me" mi sussurrò Carlo con un bacio e poi prese a baciarmi il petto. Scese lungo la mia pancia pelosa e baciandola mentre io gli accarezzai la testa, poi prese in mano il mio cazzo duro come il marmo e iniziò a baciarlo prima dolcemente, poi avidamente.
Carlo mi guardó con i suoi occhi neri come un pozzo, poi guardò il mio cazzo e fece sparire la mia cappella nella sua bocca. Nonostante non avesse esperienza, la sensazione fu paradisiaca: le sue labbra sul mio cazzo e la sua bocca calda ed umida mi regalarono un piacere intenso e una sensazione avvolgente di appagamento.
Carlo inizialmente sembrò impacciato e mi confidò che quella fu la prima volta che fece un pompino, ma divenne subito capace di dare piacere: strinse la sua mano callosa intorno al mio cazzo e prese a segarlo mentre teneva la cappella in bocca e ci giocava con la lingua.
Quando iniziò a muovere su e giù la testa con un ritmo sempre crescente, sentii che sarei venuto da lì a breve. Feci in tempo a dirglielo, lui si fermò un secondo, mi guardò negli occhi e ricominciò a pomparmi in maniera frenetica.
Il piacere fu assoluto e venni copiosamente nella bocca di Carlo che ingoiò tutto fino all'ultima goccia.
"Allora che te ne pare?" disse lui con il suo sorriso furbo sulle labbra, di tutta risposta lo baciai e sentii il mio sapore nella sua bocca.
Carlo mi prese per mano e mi portò verso la sua camera, notai che aveva il cazzo durissimo che svettava dal fitto bosco di peli neri del pube.
Mentre seguii il mio amico in camera non potei non notare che Carlo era davvero bello: la sua possente schiena liscia e larga, i tricipidi gonfi, i glutei sodi, alti e pelosi, le cosce larghe e possenti coperte di peli neri, i polpacci grossi come meloni coperti di folta peluria.
Arrivati in camera si voltò verso di me, mi abbracciò e sussurrò al mio orecchio " non lascerò mai più che ci perderemo. Ti voglio bene Luca" e mi baciò con trasporto mentre la sua erezione premette prepotente contro il mio cazzo barzotto.
Ci sdraiammo sul letto, entrambi nudi ed avvinghiati in un bacio pieno di passione e di promesse. Carlo prese a baciarmi di nuovo il petto, poi scese ancora lungo la pancia ed infine sollevò le mie gambe con mani e scoprì il mio culetto. Prese a baciare le mie natiche pelose, sempre più vicino al buchetto, poi si dedicò ad esso con la lingua e scoprii che era davvero bravo, anche molto più che con i pompini.
La sua lingua massaggiò il mio buco con dolcezza e decisione, poi entrò un po' dentro e sentii una piacevole sensazione alla bocca dello stomaco. Carlo si alzò e vidi che aveva i baffi e la barba coperti della sua saliva, puntò il suo grande cazzo duro verso le mie labbra e lo assaporai mente lui si sdraiò sopra di me e iniziò a stantuffarmi la bocca mentre mi leccò il buco del culo.
Fu una sensazione piacevolissima, il suo cazzo mi riempì la gola e quasi mi tolse il respiro ma non lo tirai fuori, anzi, lo trattenni ancora di più in bocca.
Carlo iniziò a inserire piano un dito nel mio culetto, allargandolo. Il mio cazzo fu presto di nuovo durissimo, mentre quello di Carlo fu al culmine dentro la mia bocca. Si alzò e mi lasciò la bocca vuota, mentre inserì un altro dito dentro di me. Prese a segarmi con la sinistra mentre con la destra mi lavorò il culo, provai sensazioni di piacere mai sperimentate prima.
Carlo si avvicinò al mio viso, mi guardò dritto negli occhi e disse "sei mio".
Ci guardammo e Carlo capì che mi sentii pronto.
Si posizionò in ginocchio contro il mio culetto e, senza mai smettere di guardarmi, appoggiò la sua enorme cappella contro il mio sfintere.
Sentii che lo volevo, lo volevo con ogni muscolo del mio corpo, lo volevo dentro di me.
"Se ti faccio male, dimmelo e mi fermo subito. Ok?" disse Carlo pieno di premura.
"Ti voglio" fui solo capace di rispondere.
Carlo iniziò a premere contro i cancelli della mia carne e avvertii un dolore lancinante, come se mille aghi si fossero conficcati nella mia carne.
Sentii la difficoltà di Carlo ad entrare e me ne vergogani: non ero esperto e lo stavo deludendo.
Carlo, come se mi avesse letto nel pensiero, mi baciò e disse sorridendo "Sei perfetto", a quelle parole mi rilassai e sentii che il cazzo grosso di Carlo entrò leggermente.
Non fu affatto facile come si vedeva nei film porno a cui ero abituato, la mia carne oppose resistenza a quell'enorme corpo esterno nonostante il desiderio.
Feci scivolare le mie mani lungo il corpo di Carlo, poi agguantai le mie natiche e le allargai. Entrò ed urlai di dolore, il dolore fu lancinante e mi sentii diviso in due desideri: uno che Carlo uscisse subito, l'altro che non ne uscisse mai più.
Dopo qualche secondo di dolore, Carlo iniziò a muoversi e il dolore divenne accecante tanto che si bloccó e mi chiese "Vuoi che esco?".
"No Carlo, non voglio che esci. Voglio averti sempre dentro di me" risposi, anche se la mia faccia era contorta in una smorfia di dolore.
Piano piano il dolore lasciò spazio al piacere, e sentii tutta la possenza del membro di Carlo dentro di me, sentii la sua carne dura farsi spazio dentro di me e premere contro le pareti interne del mio culo. Fu una sensazione stupenda, percepii il suo cazzo dentro la mia pancia e un piacere mai provato prima invase il mio corpo.
Carlo iniziò a muoversi dentro di me, a scoparmi il culo con forza. Mi avvinghiai con le mie gambe al suo corpo e mi aggrappai con le mani alla sua schiena mentre gocce di sudore imperlarono la fronte di Carlo.
"Cazzo siii... " dissi ansimando al mio uomo e lui prese a scoparmi con più foga.
Potei riconoscere la forma del suo cazzo dentro di me per quanto fui preso da quel piacere e lo volli ancora di più, inarcai la schiena per prenderlo tutto e Carlo tirò la testa indietro ansimando di piacere. Le sue enormi palle presero a sbattere contro le mie natiche a ritmo sempre più sostenuto, le sue possenti gambe fecero da base per le forti spinte di bacino che Carlo mi riservò.
"Luca io.... Cazzo se godo... Cazzo Lu, ti voglio.." e mi infilò delle dita in bocca che succhiai avidamente inebriato dal piacere che Carlo mi stava regalando.
"Sto per venire Lu" sussurrò Carlo ansimando e iniziai a masturbarmi, poi Carlo uscii da me e sborrammo nello stesso istante, entrambi sul mio petto.
Carlo si sdraiò accanto a me sfinito, mi guardò e baciandomi disse "sei stato bravissimo, è stato magnifico" dandomi una carezza sulla guancia.
Fui senza forze e restai sul letto accanto a Carlo per diversi minuti. Fu una sensazione strana, mi sentii felice e allo stesso tempo come privato di qualcosa, la sensazione di vuoto dentro che il grande cazzo di Carlo lasciò in me non fu solo fisica.
Carlo mi baciò tutto il tempo, poi prese per mano e dolcemente mi sollevò dal letto dirigendoci in bagno per lavarci. Ci infilammo sotto la doccia, ci lavammo di dosso i nostri orgasmi continuando a baciarci.
Tornati a letto, mi posizionai di lato e Carlo fece lo stesso, aderendo completamente a me. Potei sentire il suo cazzo grosso anche da moscio a contatto con le mie chiappe, le sue forti braccia attorno al mio corpo e le sue labbra morbide intente a baciare la mia schiena.
Realizzai che, finalmente, mantenni la promessa con me stesso di concedermi per la prima volta a Carlo.
"Scusa Lu, sono stato un vero coglione a scappare da te. Da noi. Spero potrai perdonarmi" disse Carlo mezzo addormentato.
Quel "noi" mi lasciò spiazzato.
La sua assenza mi aveva distrutto, ma in cuor mio il perdono arrivò la sera che, bagnato fradicio, si presentò alla mia porta.

La mattina seguente mi svegliai e non trovai Carlo accanto a me nel letto. Percorsi ancora una volta quel corridoio con un senso di confusione, trovai Athena scodinzolante in salotto, l'accarezzai mentre mi raggiunsero le note di Dreams cantata da Dolores O'Riordan dei Cranberries. Mi avvicinai alla cucina e vidi Carlo completente nudo intento a preparare la moka e la colazione, mentre dal suo telefono poggiato sul piano della cucina la voce di Dolores si fece più acuta
La scena fu dolorosamente familiare e il ricordo di quella disastrosa colazione la prima volta che dormimmo insieme tornò prepotente nella mia testa e qualcosa mi disse di stare in guardia.
Carlo di voltò, mi vide e disse "buongiorno dormiglione" con un sorriso, poi si avvicinò e mi baciò.
"No" dissi a me stesso baciando e abbracciando il mio ex personal trainer "questa volta andrà bene".
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