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Gay & Bisex

Prima volta


di Ciclistabo
17.08.2022    |    23.666    |    20 9.9
"- "Come cioè? Prima fai lo sbruffone e ora ti tiri indietro?", disse toccandosi il cazzo da sopra i pantaloncini..."
Avevo 21 anni, mi stavo preparando per superare le prove fisiche di un concorso, perciò ogni giorno andavo a correre e lo facevo in spiaggia o per strada sul lungomare. Una di quelle volte mi fermai per caso, causa dolore alla coscia, in una stradina che dava l'accesso alla spiaggia. C'era già una macchina parcheggiata e dentro un anziano signore che mi guardò per tutto il tempo. All'inizio mi chiesi il perché mi guardasse, perciò ricambiai anche io quello sguardo, fin quando non scese dalla macchina e toccandosi il pacco entrò dentro la pineta, a pochi passi dalla strada. In quel momento mi fu tutto molto chiaro, mi sorprese però scoprire che quello potesse essere un luogo d'incontri, anche se all'inizio pensavo più ad una casualità. Invece non lo era affatto perché poco dopo arrivò un'altra auto, rallentò, diede un'occhiata in giro senza fermarsi e poi andò via. Avevo vissuto in quel paese per 19 anni, fino a quando non ero partito per il militare e avevo lasciato il mio paese, e mai avrei pensato che lì ci si potesse incontrare o addirittura giocare nascosti, forse perché fino ad allora l'idea di farlo con un maschio era solo una fantasia a cui non avevo mai dato troppo peso, anche a causa della mia timidezza e la paura di farmi beccare. Invece poi, lontano dal mio paese, ero riuscito a trovare il coraggio di mettere in pratica quelle fantasie, con i primi incontri e i primi pompini.
Ero tentato di andare lì dentro quel sentiero, per quanto quello fosse un uomo che non mi piaceva nemmeno e pure troppo vecchio per i miei gusti, ma aveva acceso dentro di me delle voglie, così mi misi a giocare anche io, seppur con discrezione, avevo pur sempre paura di incontrare qualcuno che conoscesse. Mi limitai così a starmene lontano, seduto su una duna ad osservare le macchine che ogni tanto arrivavano, seppur poche. Dopo mezz'ora di nulla però decisi di andare via.
Il giorno dopo tornai a correre e arrivato nel luogo del giorno prima stavolta mi fermai apposta. Ero sudato, stanco, quando arrivai mi accorsi che c'era già una macchina, con dentro un ragazzo sui 35-40 anni. Gli passai accanto, lui era intento a guardare il cellulare, si accorse di me solo quando gli passai vicino. Pensando fosse lì per altri motivi non gli diedi tanta corda e proseguii dritto fino all'ingresso della spiaggia. In quel momento mi voltai indietro e mi accorsi che il tipo era sceso dalla macchina e se ne stava appoggiato alla sua e mi guardava. Beh, mi sbagliavo, anche lui era lì in cerca. In quel momento mi sembrò che somigliasse a qualcuno del mio paese, non ho mai avuto una buona memoria fotografica, ma mi sembrava di averlo già visto, perciò feci finta di nulla e iniziai a fare degli esercizi di stretching, giusto per non dare troppo nell'occhio, cosa che però aumentò il suo desiderio nei miei confronti, vedendomi in quelle pose che potevano essere fraintese. Infatti poco dopo si avvicinò e senza dire nulla mi passò accanto e andò verso la spiaggia e il mare. Io decisi di riposarmi un po' e così salii sopra una piccola duna e mi sedetti, approfittando per guardare il sole che nel frattempo stava già scendendo e riflesso nel mare dava vita ad uno bello spettacolo. Poco dopo lui tornò e si avvicinò.
- "Bello spettacolo, vero?", disse per attaccare bottone.
- "Si, si. Molto bello", risposi.
- "Ti ho visto correre prima per strada, hai un buon passo".
- "Grazie", risposi sorpreso, non pensavo che mi avesse già visto.
- "Anche a me piace molto andare a correre, solo che non ho tempo in questo periodo per il lavoro e poi mi servirebbe una buona compagnia che mi sproni".
- "Beh, che lavoro fai?", chiesi cercando di capire dove l'avessi visto.
- "Sono un poliziotto".
Non c'era nessuna caserma di polizia al mio paese e perciò gli chiesi dove lavorasse, fui molto più sollevato quando scoprii che lavorava a 30 km di distanza e che abitava in un altro paese rispetto al mio, che percorreva quella strada ogni giorno e che ogni tanto ne approfittava per fermarsi lì e fare una pausa rilassante per guardare il tramonto. "Già, il tramonto", pensai, sapendo a cosa alludeva in realtà. Non gli feci capire nulla del fatto che in realtà sapevo del perché la gente si fermasse là, fui molto vago nelle mie risposte e nei miei atteggiamenti. Anche lui non mi lanciò nessun segnale, mi era già capitato di parlare con persone che per farsi capire si toccavano le parti basse, segnale che stava a significare cosa in realtà volessero. Lui invece no, forse anche lui non voleva esporsi troppo, ci limitammo a scambiare due chiacchiere nel quale si rivelò un bel tipo, anche simpatico. Poco dopo però, visto che nessuno dei due si esponeva o dava a capire altro, mi salutò e disse di dover andare e io pure, ricominciai la mia corsa per tornare al punto di partenza dove avevo lasciato la macchina. Non feci però in tempo a riprendere la strada principale che lui mi si affiancò con la sua auto e da dentro mi fermò.
- "Scusami, prima che riprendi. Tieni, ti lascio il mio numero, mi piacerebbe andare a correre qualche giorno, visto che tu vai e sempre se ti va, potremmo andare insieme. Almeno ho la scusa per riprendere".
- "Ok", risposi prendendo il bigliettino.
Il giorno dopo alla solita ora mi stavo preparando per andare a correre. Quel giorno avevo pensato a quell'incontro per tutto il tempo, ero indeciso se chiamarlo o meno. Alla fine, un'ora prima di andare mi decisi a mandargli un messaggio dove gli scrivevo che sarei andato e il punto dove incontrarci. Un'ora dopo quando andai lo trovai lì che mi aspettava. Pantaloncino stretto da corsa e magliettina a canotta era pronto per iniziare. Vestito così si notava il bel fisico che aveva, si vedeva che era uno sportivo. Iniziammo a correre, nonostante diceva di non correre da tanto tempo reggeva benissimo il mio passo. Correre insieme a lui era piacevole, scambiammo pure due chiacchiere nel frattempo, mi chiese se ero fidanzato, cosa mi piaceva e come mi trovavo al nord. Dal canto suo mi disse che aveva una compagna, ma che nonostante tutto aveva bisogno di dedicarsi ad altro a volte, non che lei non lo soddisfasse sessualmente. Non gli chiesi cosa intendeva, avevo capito a cosa si riferisse, per timidezza preferii non approfondire, avevo paura che mi potesse chiedere qualcosa su quell'argomento. Paura che però era anche eccitazione, per tutto il pomeriggio avevo immaginato cosa potesse succedere, a che punto saremmo potuti arrivati e ogni volta il finale era sempre con me in ginocchio che gli succhiavo il cazzo nascosti da qualche parte in pineta. Era quindi il mio desiderio nascosto e quindi il mio timore era che potesse succedere da un momento all'altro. Ma forse mi stavo facendo solo dei film, forse realmente lui cercava un amico per correre senza altri secondi fini, cosa che però consideravo improbabile.
Corremmo per una buona mezz'oretta fin quando non arrivammo in prossimità del luogo dove ci eravamo incontrati il giorno prima.
- "Se non ce la fai più possiamo girare e tornare indietro", gli dissi vedendolo affaticato.
- "Scherzi, guarda che ti sto dietro senza problemi", rispose lui spavaldo.
- "Non si direbbe", aggiunsi scherzando.
- "Non ci credi? Facciamo a chi arriva prima là, dove ci siamo visti ieri?", disse indicando la stradina che ormai era lontana meno di 500 metri. "Ti faccio vedere se ce la faccio o no", continuò sempre più convinto.
- "Ok. Come vuoi", risposi sicuro.
Non feci in tempo a rispondere che lo vidi partire di gran passo, uno scatto che mi sorprese. Allungai il passo anche io, lo avevo dato per sfinito, non pensavo avesse tutte quelle energie ancora. Feci fatica a colmare la distanza che mi aveva dato, lo raggiunsi negli ultimi 100 metri e ci lanciammo in uno sprint finale dove lui ebbe però la meglio. Sfiniti, rallentammo entrando nella stradina degli incontri per riprendere fiato. Camminammo fino ad arrivare in spiaggia dove lui si buttò a terra. Era esausto, aveva forzato come non mai pur di battermi e farmi ricredere. Dopo buoni 5 minuti che riprendemmo il fiato si rialzò e si avvicinò a me che stavo seduto sulla duna poco distante.
- "E allora ragazzo, non parli più? Chi è che non ce la faceva?".
- "Non pensavo avessi ancora tutte queste energie".
- "E ne ho ancora tante altre. Quelle che mi servono per farti pagare pegno", continuò.
- "Pegno? Cioè?", risposi sorpreso.
- "Come cioè? Prima fai lo sbruffone e ora ti tiri indietro?", disse toccandosi il cazzo da sopra i pantaloncini.
Lo sguardo andò giù, vidi una certa protuberanza in quel punto, la forma del cazzo duro si notava chiaramente dal pantaloncino stretto. Impossibile non notarlo e soprattutto togliergli lo sguardo di dosso.
- "Dai che lo vuoi anche tu", continuò sicuro mentre si avvicinava ancora di più.
In quel momento fu tutto così sorprendente che non riuscii né a rispondere né a tirarmi indietro. Così lo lasciai avvicinare, così vicino che si portò col suo pacco ormai davanti al mio viso, con una mano tirò giù i pantaloncini liberando quel bel membro già duro e l'altra mano la mise dietro la mia nuca, tirandomi verso di sé.
Lo lasciai entrare dentro la mia bocca, talmente era bello che non mi preoccupai nemmeno del posto dove ci trovavamo, se c'era qualcuno in giro che potesse vederci. Iniziai a succhiarlo, mi lasciai scopare la bocca da lui che mi teneva ferma la testa e si muoveva col bacino dentro di me, fino a farmi soffocare. Mi lasciò prendere fiato un po' per poi tornare di nuovo dentro di me e riprendere a scoparmi.
- "Fammi sentire la tua lingua dai, fammi vedere quanta voglia hai", diceva mentre cercavo di succhiarlo. "Sei una bella troietta, ti piace il cazzo vero?", continuava a chiedere senza cercare risposte.
Che mi piacesse era chiaro e sentirmi dire in quel modo mi eccitava ancora di più. Ero ormai succube di lui, mi facevo fare tutto ciò che voleva, dovevo solo assecondare i suoi movimenti e stargli dietro. Dopo un po' si staccò velocemente dalla mia bocca e tirò su i pantaloncini, si guardò intorno e mi disse di seguirlo, probabilmente aveva visto qualcuno che però io non vidi. Lo seguii a distanza lungo la stradina dove in lontananza c'era una macchina ferma. Non riuscii a capire se ci fosse qualcuno dentro, il riflesso del sole sul vetro me lo impediva e comunque non mi importava molto. Mi interessava seguire solo lui che entrò dentro la pineta attraverso dei cespugli. Feci altrettanto fino a quando non si fermò poco dopo. Eravamo sicuramente ben coperti, impossibile da lì che ci vedessero.
- "Spogliati dai", mi disse mentre tirò giù il suo pantaloncino e lo riprese in mano. "Fammi vedere il tuo bel culetto", continuò.
Ero un po' preoccupato, non l'avevo mai preso prima di allora, mi ero limitato solo a fare pompini, ma eseguii il suo ordine.
- "Fammi vedere dai. Mmmhhh che bel culetto", disse mentre me lo palpava.
Mi chiese se lo avessi mai preso e risposi subito di no. Dalla mia risposta capì la mia paura e mi tranquillizzò.
"Non ti preoccupare, voglio solo toccarlo. Hai proprio un bel culetto", continuò a dire mentre me lo palpava con più foga e schiaffeggiandolo. - - "Dai, succhiamelo ancora".
Mi fece abbassare lateralmente, in modo da potermi palpare ancora il culo, glielo ripresi in bocca, sentivo tutta la sua voglia addosso. Con la mano cercò il mio buchetto, ci giocò un po', me lo inumidì con la saliva. Ero eccitatissimo per quella situazione e per i suoi modi di fare, persino quando cercò di forzare con un dito lo lasciai fare. Ero stretto, troppo per riuscire a prenderlo così, senza nemmeno lubrificanti e questo lui lo sapeva. Così mi staccò dal suo cazzo, si mise dietro di me e si inginocchiò verso il mio culo. Mi fece piegare in avanti e con la lingua giocò col buchetto. Fu una sensazione bellissima, non avrei mai pensato che potesse essere così eccitante e bello. Lo lasciai fare, le gambe mi tremavano, cercai un appiglio per sorreggermi, non ce la facevo più. Dalla lingua passò di nuovo al dito che stavolta entrò e una volta dentro iniziò a muoverlo avanti e indietro, dandomi ancora più piacere e voglia. Finalmente quel supplizio finì, ero sfinito, non mi reggevo più, vuoi la fatica della corsa, vuoi per quei piaceri nuovi.
Lui si rivestì, cosa che mi sorprese, pensavo volesse venire. Mi disse di farlo anche io, che era meglio andare, c'era la strada del ritorno che ci aspettava e avevamo bisogno ancora di energie. Feci quanto mi disse e tornammo indietro, facendo una corsetta molto più blanda rispetto all'andata. Non fu di molte parole, soprattutto non parlammo di quanto era successo poco prima. Era strano, avevo l'impressione di averlo deluso o di aver fatto qualcosa di sbagliato. Finalmente arrivammo alle macchine, bevemmo per riprenderci da quella fatica.
- "Beh, ora vado", dissi per spezzare quel silenzio.
- "Aspe', dove cazzo vai. Abbiamo ancora una cosa in sospeso noi", rispose serio. "Sali in macchina e seguimi".
Salii in macchina e iniziai a seguirlo, ero preoccupato ma al tempo stesso quel suo atteggiamento mi piaceva un sacco. E poi dovevo finire quel pompino, dovevo finire di pagare pegno, era giusto così. Arrivammo al luogo di prima, parcheggiamo e di nuovo entrò dentro la pineta. Fu talmente veloce che non mi diede il tempo di seguirlo subito, ma sapevo già la strada. Mi chiesi solo perché mi aveva portato di nuovo là, perché non farlo prima, forse aveva paura di non farcela al ritorno? E perché non farsi succhiare al parcheggio delle auto, magari dentro la macchina, in fondo c'era la possibilità. Tutte domande che mi giravano in testa in quel momento mentre scendevo dall'auto ed entravo in quel piccolo sentiero. Lo raggiunsi, aveva uno zainetto a terra ed era già con i pantaloncini abbassati.
- "Vieni dai, succhia di nuovo".
Il suo membro era meno in tiro rispetto a prima, mi ci volle non molto per farlo indurire di nuovo. Mi piaceva un sacco, nonostante la sudata non aveva un brutto odore e soprattutto era bello lungo. Lo succhiai per un po' poi di nuovo mi chiese di rialzarmi e rimettermi piegato. Si tuffò di nuovo sul mio culo, lavorandolo ancora con lingua, dita e una sostanza scivolosa che non vidi di cosa si trattasse. Sapevo solo che con quella le sue dita erano più fluide nell'entrare dentro di me. Dopo un po' si rialzò in piedi, io mi stavo per girare ma lui mi bloccò.
- "Fermo, dove vai. Non è la tua bocca che voglio".
- "No, aspe'", provai a dire timidamente.
Troppo tardi, aveva già deciso cosa fare. Si infilò il preservativo, spalmò quella crema sopra e puntò la cappella nel mio buchetto. Fu molto bravo, entrò dolcemente, piano piano. Non riuscivo a crederci che lo stavo prendendo. La dolcezza finì non appena entrò completamente, perché da quel momento in poi fu un movimento sempre più veloce e deciso. Mi teneva forte per i fianchi mentre affondava i colpi dentro di me, le gambe mi tremavano ancora ma ci pensava lui a reggermi in piedi.
- "Cazzo che gran bel culo, ti piace prenderlo eh? Ti piace farti scopare come una troia, eh?", continuava a dire mentre mi rifilava quei colpi decisi e forti.
Sentire il suo corpo battere sul mio culo era stupendo, quello che fino a poco tempo prima era solo un sogno che difficilmente pensavo avrei esaudito, si stava avverando. Fu talmente bello che non ci fermammo nemmeno quando ci accorgemmo che un anziano signore ci stava guardando poco distante e se lo menava. Ormai c'ero dentro, ormai lo avevo dentro e volevo solo continuare a sentirlo. E lo sentii a lungo, fino a quando sfinito venne, dentro il mio culo, dentro il suo preservativo.
- "Per stavolta finisce così, ti sei salvato. La prossima te lo faccio ingoiare", mi disse all'orecchio mentre era ancora dentro di me.
Provammo ad organizzarci ancora per vederci un'altra volta ma non ci fu modo, a causa di impegni di ognuno. L'ultima sera prima di ripartire lui era a cena in una pizzeria sul lungomare, non voleva che me ne andassi così, senza avermi salutato. Così mi disse di raggiungerlo e di andare in spiaggia e una volta arrivato di chiamarlo. Feci quanto mi disse, entrai in spiaggia, era buio totale, non c'era nemmeno la luce della luna. Era tutto così suggestivo, non si vedeva granché. Lo chiamai così come mi disse, rispose facendo finta che fossi il suo capo e lo stavo chiamando per delle novità sul servizio. Fu solo una scusa che gli permise di lasciare la sala un attimo e uscire fuori.
- "Sono fuori, arrivo. Aspettarmi in ginocchio".
- "Ma non si vede nulla, come fai a trovarmi?".
- "Se sei dove ti ho detto ti trovo. Stai zitto e fai quello che ti ho detto", continuò.
Interruppe la chiamata, feci quanto mi disse, mi inginocchiai. Passò poco tempo, riuscii a sentirlo solo quando mi era ormai vicino, complice la sabbia che nascondeva i rumori dei passi. Entrò violentemente dentro la mia bocca, iniziò a scoparmela. Era già duro, mi sentii soffocare per quel movimento deciso. Non disse nulla per tutto il tempo, non mi diede la possibilità di fare nulla, gestiva lui i movimenti ed il gioco. Gioco che terminò in fretta, dentro la mia bocca.
- "Buon viaggio ragazzo", disse, mentre andò via.
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