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Gay & Bisex

Sentimenti Reciproci 1/3


di TheStoryteller99
08.06.2022    |    6.110    |    6 8.6
"Vorrebbe che anche Vittorio annusasse quell’odore virile e che li accarezzasse lo scroto come il tessuto dei pantaloncini del pigiama, che lui ha tenuto a..."
La Notte è strana, a volte. Si pensa sempre che sia il momento della solitudine, ma in realtà è proprio mentre noi dormiamo che lei si sente più in compagnia.
E no, non è perché è di notte che molti decidono di fare baldoria, di divertirsi fino alle prime luci dell’alba, ma perché è quando la luce viene a mancare e noi ci corichiamo sotto le coperte che le teniamo compagnia coi nostri sogni… e la nostre fantasie nascoste che non abbiamo il coraggio di mostrare al Giorno.
Come quel ragazzo che non riesce a togliersi di testa una domanda facilmente ignorabile quando il sole è alto in cielo, ma che poi prende il sopravvento con l’avanzare delle ombre e lo inchioda sul suo letto facendogli indurire il pisello.
Che gusto avrebbe il pene di papà se provassi ad abbracciarlo con le labbra? Questo è quello che Vittorio chiede alla Notte ogni sera prima di addormentarsi; assieme al più doloroso interrogativo sulla possibilità che una cosa del genere possa accadere per davvero o no.
La Notte, da spettatrice passiva, ha tante cose da rivelargli che possono mettere fine allo struggimento del ragazzo, ma le è impossibile intervenire. Perciò si limita ad accogliere le fantasie intessute di sogni che Vittorio non riesce a evitare. Immagina suo padre completamente nudo, sfoggia la fantastica linea che i suoi peli scuri disegnano sul suo corpo fino a esplodere in un pube peloso e che odora di uomo. Vittorio non ha mai avuto possibilità di vedere quel pube, ma fantastica sulla possibilità che possa essere proprio come lui lo sogna. Le braccia di suo padre, nella sua mente, sono appoggiate dietro lo schienale del divano, mentre Vittorio si trova in ginocchio per terra, anche lui nudo, intento a massaggiare il pisello di suo padre con le labbra e la lingua, pronto a farlo esplodere nella propria bocca.
Il ragazzo immagina di muovere la lingua attorno a quel pezzo di carne e insalivarlo per bene, come se volesse ringraziarlo per averlo messo al mondo.
E suo padre, sopra di lui, lo guarda e apprezza ogni ringraziamento.
Nella sua stanza buia, Vittorio non ha potuto fare a meno di denudarsi e afferrarsi il cazzo durissimo con entrambe le mani. Chiude gli occhi anche se è avvolto dalle tenebre e si concentra sull’immagine che ha in testa, si aggrappa a lei.
Si smanetta il pene come se volesse consumarlo o spremerlo, godendo di ogni esplosione di piacere che il gesto gli dona. Una briciola di tristezza tenta di insinuarsi tra i suoi pensieri per ricordargli che forse non raggiungerà mai l’apice del piacere che desidera, visto che suo padre mai farebbe sesso con lui, ma Vittorio la scaccia immergendosi sempre di più nella sua fantasia, così come fa il membro di suo padre nella sua bocca.
Quella briciola vola via dalla stanza.
Ed è questo ciò che la Notte vorrebbe rivelare a Vittorio, nella stanza alla fine del corridoio, anch’essa immersa nel buio, Giacomo – questo è il nome del padre del ragazzo – tiene compagnia alla notte facendo le stesse fantasie che suo figlio sta avendo nella sua stanza, mentre si masturba lentamente il membro.
Anche lui ha un pensiero fisso in testa e la Notte vorrebbe tanto che quelle due fissazioni possano incontrarsi, perché mentre Vittorio si domanda quale sapore possa avere il pene di Giacomo, quest’ultimo si chiede che gusto nasconde il figlio sulla rosellina vergine che nascondo tra le chiappe. Si chiede quale consistenza potrebbe avere quel pertugio, se morbida e succosa, o più secca e rigida da intenerire con calma dandogli dolci colpetti di lingua.
La tristezza tenta di infiltrarsi anche nella sua mente, ma Giacomo è più impenetrabile del figlio e si mette una mano dietro la testa per assaporare il sentore muschiato della propria ascella, dimenticando ogni pensiero negativo.
Vorrebbe che anche Vittorio annusasse quell’odore virile e che li accarezzasse lo scroto come il tessuto dei pantaloncini del pigiama, che lui ha tenuto a posta, sta facendo in quel momento. Il membro gli si fa sempre più duro, se possibile, man mano che le nuove fantasie si aggiungono alle altre.
Ansima di piacere e disperazione, senza sapere che Vittorio sta facendo i medesimi versi sul suo letto.
Due situazioni identiche che non hanno il coraggio di incontrarsi si consumano tra le mura di quella casa, dove la Notte è l’unica compagna che padre e figlio possono avere nei rispettivi letti. Entrambi si infiammano tra le vampe della passione che hanno troppa paura di provare l’uno davanti all’altro apertamente, e la cosa più fastidiosa e che quella passione, quel desiderio pulsante che li avvolge coi suoi innumerevoli tentacoli, aumenta di intensità quando loro tentano di mettersi l’anima in pace per l’impossibilità di una scopata.
Se Giacomo prova a dare ascolto a quella vocina che nella testa gli dice di essere un pessimo padre per i pensieri che si azzarda a fare su suo figlio, le sue stesse fantasie si trasformano in quel frutto proibito che lui non può fare a meno di desiderare con tutto il suo cuore. Masturbarsi sembra essere l’unico palliativo che gli impedisce di essere schiacciato tra il suo desiderio di mangiare quel frutto e il suo essere padre.
E dall’altra parte del corridoio, Vittorio si strugge nel rimpianto di poter essere il tipo di figlio che magari suo padre non vuole avere, teme di essere una delusione, un fottuto pervertito che in segreto fantastica sull’unico genitore che gli è rimasto. Così si stringe il cazzo tra le mani come se lo ritenesse colpevole di quella sua perversione e tentasse di staccarlo, ma ogni suo pensiero rende le sue voglie sempre più proibite e desiderabili, perciò abbandona l’intento di punirsi e fa scorrere le mani su e giù per la sua asta, in attesa che l’orgasmo lo spossi abbastanza per indurgli il sonno e fargli dimenticare momentaneamente quello struggimento insopportabile.
La Notte accoglie un coro di grugniti e gemiti, suoni così flebili che padre e figlio non possono sentire ma che la loro compagna ascolta come fosse la sua canzone preferita. Due membri si infiammano nello stesso momento tra le tenebre, pronti a donare ai loro padroni l’orgasmo che li aiuterà a rilassarsi per un breve lasso di tempo prima di restituire le loro menti al supplizio. Vittorio ha ora in mente l’immagine di se stesso steso sotto suo padre, che lo abbraccia e gli trasmette calore col proprio corpo; stessa cosa sta pensando Giacomo nell’altra stanza.
La canzone che la Notte sta ascoltando raggiunge il suo climax finale, lei vorrebbe che i cantanti alzassero il volume delle loro voci ma le è impossibile intervenire in alcun modo.
L’orgasmo finalmente giunge e i due peni schizzano fiotti di sperma, piangendo le lacrime che i loro padroni non voglio versare. Gemiti e grugniti accennano un minimo aumenti dell’intensità e del volume, ma tutto non è comunque abbastanza perché Vittorio e Giacomo riescano a sentirsi attraverso le mura delle loro stanze.
Il Silenzio, fratello indesiderato della notte, rimbocca loro le coperte e li bacia sulla fronte, intanto che padre e figlio si abbandonano al sonno.
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