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L’inquilino


di Elisic
29.11.2021    |    12.258    |    13 9.7
"Aveva cominciato ad andare in giro senza biancheria intima persa in fantasie in cui l’uomo venuto a chiederle qualcosa si accorgeva della sua nudità e della..."
L’inquilino
Sonia era raggiante, orgogliosa, col suo lavoro part-time e senza l’aiuto né del marito né del padre era riuscita ad acquistare un piccolo appartamento vicino casa sua e a restaurarlo con l’idea di affittarlo ai turisti così da recuperare l’investimento e avere delle entrate extra.
Purtroppo, la ristrutturazione era finita alla fine della stagione turistica, avrebbe dovuto aspettare aprile per affittare il piccolo appartamento. Qualche giorno dopo una sua amica le chiese se era disponibile ad affittarlo per un lungo periodo ad un nuovo medico che era arrivato in ospedale, ne aveva bisogno come punto di appoggio.
Lei ci rifletté un po’ e si disse che tutto sommato potesse essere una buona soluzione, ci avrebbe guadagnato un po’ meno ma si sarebbe tolta tante rogne. Voleva però conoscere l’inquilino prima di decidere. Così fissò un appuntamento per far visionare l’appartamento e conoscere la persona.
La sua amica all’ultimo momento le disse che non sarebbe potuta venire, lei era un po’ nervosa, ma che diamine se avesse voluto fare l’imprenditrice sarebbe dovuta superare queste sue paure. Il medico si presentò puntuale all’appuntamento, quando lei lo vide restò di stucco. L’amica le aveva detto che aveva quasi sessant’anni, lei si aspettava, non sapeva perché una persona anziana un po’ sovrappeso un viso bonario. L’uomo era alto, brizzolato, elegante, occhi verdi, spalle larghe da ex nuotatore se aveva veramente superato i 50 non lo dimostrava affatto. Lei era rimasta imbambolata, lui le stava porgendo la mano e lei si era bloccata incantata dalla visione. Si riprese e gli porse la mano la stretta della mano di lui era forte e decisa, la mano era calda e asciutta, trasmetteva calore e sicurezza. Lo accompagnò nella visita dell’appartamento. Era sicura che gli sarebbe piaciuto ci aveva messo il cuore e l’anima nell’arredarlo. All’uomo piacque subito e le disse che si vedeva che era stato fatto con cura e attenzione lei ne era orgogliosa. Si misero velocemente d’accordo sul contratto e lui le chiese se avesse potuto già trasferirsi la settimana successiva sarebbe stata stanco di stare in albergo. Lei era contenta dell’accordo raggiunto e, anche se cercava di nasconderselo, di poter rivedere l’uomo.
Non capiva cosa che le stava accadendo, era sempre stata una moglie fedele e affettuosa. Una madre premurosa, una fervente cattolica che giudicava severamente le amiche sposate che facevano apprezzamenti sugli uomini, quasi una bacchettona. Quell’uomo aveva sconvolto il suo universo, certo se lo confrontava col marito, alto quanto lei, un po’ grassottello e per niente sportivo, quell’uomo sembrava un Dio greco.
L’amica le aveva raccontato che in ospedale infermiere, pazienti e anche dottoresse cadevano i suoi piedi ma lui era molto riservato e non dava confidenza a nessuna. Era un inquilino modello educato e gentile quando si incontravano, per nulla fastidioso. Utilizzava l’appartamento dal lunedì al venerdì, raramente si fermava per il fine settimana. Malgrado le poche occasioni di incontro e quanto le aveva raccontato l'amica, lo stato di turbamento di Sonia non si placava. Aveva cominciato a curarsi un po’ di più e cercava di modificare gli orari per avere qualche occasione in più di incontrarlo e di scambiare due chiacchere. Complice l’autunno caldo poteva ancora permettersi di indossare vestitini colorati e andare in giro senza calze. Aveva notato che l’uomo a volte la guardava con insistenza e questo provocava ulteriori turbamenti. Non si considerava una bella donna ma non era affatto male, alta uno e 70, il ventre piatto malgrado la gravidanza, i seni pieni anche se non grandi e delle belle gambe messe in evidenza dai vestitini estivi. Il modo in cui l’uomo la guardava anche se sapeva che era sbagliato la lusingava e la eccitava. Era tempo che suo marito non la guardava così.
Nei pomeriggi da sola a casa, il figlio, ormai al liceo, spesso non rientrava, fantasticava su situazioni romantiche con l’inquilino. Immaginava di essere stretta in un forte abbraccio tra le sue possenti braccia, baciata con passione e, a volte, su qualcosa di più erotico. Aveva cominciato ad andare in giro senza biancheria intima persa in fantasie in cui l’uomo venuto a chiederle qualcosa si accorgeva della sua nudità e della sua disponibilità e la possedeva con furia animale.
Quelle poche volte che faceva l’amore col marito, immaginava che fosse l’inquilino e quando il marito si staccava da lei addormentandosi immediatamente senza neanche averla portata all’orgasmo, lei cominciava a toccarsi pensando all’inquilino regalandosi orgasmi incredibili.
Ma tutto si limitava a fantasie e sensi di colpa. Fino a che un pomeriggio, aveva appena sfornato una torta, lo vide rientrare. Decise impulsivamente di portargliene un pezzo. Quando bussò alla porta l’uomo restò di stucco. Sin dalla prima volta che l’aveva vista aveva capito che dietro l’aria da brava madre di famiglia si nascondeva una femminilità repressa che aveva solo bisogno di essere liberata. Col passare del tempo aveva notato i piccoli cambiamenti in lei ma adesso vedersela davanti con il vestitino colorato, le gambe nude che a causa della perdita dell’abbronzatura sembravano ancora più nude, il vassoio con la torta in mano, il petto che sussultava ad ogni respiro, sembrava che non indossasse neanche il reggiseno. Fu come ricevere un pugno allo stomaco, il suo corpo cominciò a reagire, doveva avere quella donna ad ogni costo.
Anche lei restò bloccata, l’uomo aprì la porta, indossava un completo da ciclista, probabilmente si stava preparando a fare il suo solito giro, i pantaloncini aderenti non solo mostravano la dimensione della sua mascolinità ma si riusciva a vedere delineata la forma del membro, l’oggetto delle sue fantasie era lì a pochi centimetri da lei e non riusciva a staccare gli occhi. Dopo qualche istante di imbarazzo, sembrava che si leggessero nel pensiero i due scoppiarono a ridere lei disse che aveva portato una torta che gli sarebbe servita a rinfrancarsi dalle fatiche che stava per sostenere. Lui da invitò ad entrare e le offri un caffè. Restarono in piedi a bere il caffè e mangiare qualche pezzettino di torta, chiacchierando del più del meno. Lo sguardo di lui era penetrante. Le guardava i seni, le splendide gambe. A lei non dava fastidio anzi ne era lusingata, era uno sguardo di apprezzamento. Lei non riusciva, per quanto si impegnasse, a staccare gli occhi di dosso dal sesso dell’uomo. Se ne vergognava cercava di staccare gli occhi, di guardare altro, ma poi gli occhi tornavano lì. Da quando l’aveva notato sulla porta, la dimensione era notevolmente cresciuta, l’uomo aveva un’erezione ed era lei che gliel’aveva provocata. La cosa la inorgogliva e la eccitava sentiva il calore tra le cosce e un desiderio incredibile di toccarlo e di possederlo.
L’atmosfera era elettrica, carica di eccitazione e desiderio. Finito di prendere il caffè, in un rigurgito di casalinga, prese le tazzine e si girò verso il lavello per mettere a posto e lavarle ma lui da dietro le bloccò gli avambracci per impedirle di lavarle ma in questo movimento si appoggiò a lei da dietro. Lui le guidava gli avambracci facendole appoggiare le tazzine dentro il lavello ma allo stesso tempo lei sentiva il sesso di lui appoggiato sul sedere. Era come se la stesse abbracciando da dietro e morbidamente si appoggiò a lui lasciandosi cullare in quel morbido abbraccio e maliziosamente cominciò a strofinare i glutei sulla sua potente erezione. Lui cominciò a baciarla sui capelli, dietro le orecchie, sul collo mentre le mani salivano lungo le braccia fino a stringerle i seni. I capezzoli erano turgidi. Le gambe le cedettero, restava in piedi solo perché lui la teneva bloccata tra il suo corpo e il lavello.
Come aveva immaginato la femminilità della donna aveva solo bisogno di essere liberata. Quel contatto, quelle carezze la stavano facendo schiudere come un fiore. Sentiva il corpo di lei che fremeva che si agitava strofinandosi sulla sua virilità e percepiva il desiderio di lei. Sentì i capezzoli turgidi, come aveva immaginato non indossava il reggiseno. Voleva toccare quelle cosce nude che l’avevano colpito quando se la era trovata davanti alla porta. Mentre con una mano continuava a stringerle i seni con l’altra scese lungo il ventre fino alle gambe, per risalire verso il giardino segreto e quando lo raggiunse fu come se un treno l’avesse travolto. Anziché sentire sotto le dita il sottile tessuto delle mutandine, toccarono la vulva gonfia di desiderio calda e bagnata. Perse il lume della ragione, la piegò sul lavello, le sollevò il vestitino. Lo splendido sedere si mostrò ai suoi occhi, si abbassò i pantaloncini sì prese in mano il membro e glielo strofinò tra le gonfie labbra della vulva, poi glielo spinse dentro. Malgrado fosse bagnatissima era stretta e la sensazione fu incredibile.
Quando lei sentì la cappella appoggiarsi tra le calde labbra del suo sesso capì che il momento era giunto, tutte le sue fantasie si sarebbero realizzate. Quando lui la penetrò le manco il respiro, malgrado fosse bagnata il grosso sesso di lui faceva fatica entrare, si sentiva allargare, si sentiva quasi lacerata, il piacere che provava era in inimmaginabile.
Lui la prese per i fianchi e cominciò a possederla con furia animale, il sesso di lei si apriva e si allargava avvolgendo il suo. Lo spettacolo del suo grosso bastone lucido degli umori di lei che allargava le gonfie labbra del sesso di lei era uno spettacolo godurioso.
Sotto quelle possenti spinte lei ansimava, fremeva e lo incitava a spingere sempre più forte.
Lui si accorse che anche il buchino fremeva di vita propria. Si schiudeva e chiudeva ritmicamente seguendo il ritmo dei suoi colpi. Bagnò il pollice con gli abbondanti umori di lei e la penetrò anche lì. Lei con un urlo gutturale esplose in un orgasmo devastante che trascinò anche lui. Fiotti di crema calda eruttarono dal suo sesso riempiendola.
Rimasero in quella posizione per qualche istante per riprendersi dalle forti sensazioni poi lei si girò lo baciò in bocca mentre con la mano gli prendeva il sesso. Glielo accarezzava delicatamente, era ancora gonfio anche se non più turgido le piaceva toccarlo, le piaceva la sensazione che provava, la sua piccola mano non riusciva a stringerlo tutto. Lui le pose la mano sulla testa e la spinse in basso, lei capì immediatamente cosa desiderasse. Si inginocchiò davanti a lui e mentre continuava a masturbarlo lentamente cominciò a leccarlo risalendo dai testicoli lungo l’asta fino al glande poi se lo fece scivolare in bocca. In quello stato non era difficile prenderlo tutto ma incredibilmente cominciò a sentire che si gonfiava. Le riempiva la bocca, lo sentiva fino in gola. Questa volta fu lei a spingerlo di schiena sul tavolo, a salire su di lui a puntarsi il grosso cazzo sul suo sesso e ci si lasciò scivolare sopra.
Comincio a cavalcarlo da esperta cavallerizza muovendo i fianchi avanti indietro, ruotandoli e godendosi quello splendido esemplare di maschio. Lui le sfilò il vestito e cominciò ad accarezzarle e a stringerle i capezzoli fino quasi a farle male. Il dolore si mescolava al piacere e un nuovo orgasmo la prese. Adesso era lei che dettava il ritmo e voleva goderselo completamente. Gli orgasmi si susseguivano, meno intensi del primo ma profondi. Il piacere se diffondeva dagli alluci fino alla schiena. Più lo faceva e più voleva farlo, non avrebbe voluto smettere, per nessuna ragione al mondo. Fu l’allarme del suo telefonino che la riportò nel mondo reale, inizialmente non capiva cosa fosse ma quando alzò gli occhi e vide il grosso quadrante dell’orologio cucina capì che era ora di andare, doveva prendere suo figlio. Non capiva come era stato possibile, a lei sembrava che fossero passate poche decine di minuti ma era più di tre ore che faceva sesso con quell’uomo e aveva ancora voglia di farlo. Si abbassò su di lui lo baciò in bocca, gli sussurrò uno scusami devo andare. Quando scese da sopra di lui sentì un vuoto incredibile era come se le avessero staccato una parte di lei. Si rivestì si diede una rassettata e gli chiese se potesse andare in bagno a lavarsi, l’uomo la sorprese negandoglielo, tieni il mio seme dentro di te per ricordarti quanto è accaduto. A lei sembrò la cosa più naturale, lo salutò con un altro bacio in bocca e si avviò verso casa. Sentiva la crema calda che le colava tra le cosce, sentiva odore di sesso e di maschio e la cosa anziché farla vergognare la stava facendo eccitare.

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