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Il Sig.Lorenzo mi punisce con sorpresa 4 finale


di Membro VIP di Annunci69.it pamyzi1
20.03.2020    |    11.921    |    5 9.2
"L'ambiente era confortevole, ordinato e pulito, la cosa era sorprendente per la casa di un uomo che viveva da solo: Lorenzo era tanto sudicio interiormente..."
Appena si svuoto' nella mia bocca la sua sborra me ne stavo seduta da venti minuti sulla tavoletta del water nel bagno del signor Lorenzo.
Finalmente, dopo le ultime travagliate vicissitudini mi stavo liberando la vescica e l'intestino, ora che le scariche erano terminate, potevo tirare un respiro di sollievo.
A causa del corposo clistere che Lorenzo mi aveva praticato, avevo vissuto momenti estremamente critici, ero stata presa dall'impellenza fisiologica con forti crampi al basso ventre e sudori freddi alla fronte. Solo per un soffio ero riuscita a raggiungere quel bagno, prima che accadesse l'irreparabile.
Stavo cercando di riordinare i pensieri, approfittando dei pochi momenti di intimità e tregua che la seduta in quel bagno mi stava concedendo.
L'ambiente era confortevole, ordinato e pulito, la cosa era sorprendente per la casa di un uomo che viveva da solo: Lorenzo era tanto sudicio interiormente quanto rigorosamente accurato nel mantenere igiene e lindore domestico. L'azzurro e il celeste erano i toni di colore dominanti: dalle piastrelle a mezza altezza alle pareti, agli accessori dei servizi, alle tendine poste alla finestra che dava luce alla stanza.
Ero angosciata al pensiero di ciò che ancora mi attendeva quando sarei uscita da lì: i due maiali perversi, non erano ancora paghi dei tormenti a cui mi avevano sottoposta fin ora, non osavo immaginare quali umilianti nefandezze, serbassero ancora di praticarmi.
La finestra non aveva inferiate all'esterno, sarebbe bastato aprirla e sgattaiolare sul prato fiorito lì davanti: in un attimo avrei potuto raggiungere il viale e poi il boschetto, dileguarmi prima che si avvedessero della mia fuga.
Ricordai però che era nuda, i miei abiti, mutandine comprese, erano rimasti nel soggiorno quando Lorenzo mi aveva fatta spogliare: questo era un problema davvero insormontabile. Come avrei potuto spiegare la cosa rientrando al collegio in quello stato? Sicuramente i miei aguzzini sarebbero venuti a cercarmi, mi avrebbero denunciata alla Preside, raccontando chissà quale infamante versione dell'accaduto.
Ero in trappola, non avevo scampo: un'onda di depressione mi stava travolgendo, avrei dovuto subire le loro angherie e le cose sudicie che avevano intenzione di farmi patire.
Vero era che in quel periodo i miei ormoni non mi davano pace: Marco e fare sesso con lui mi mancavano come l'aria, ma essere costretta a farlo con quei due mi disgustava, erano depravati e violenti, c'era cattiveria in quello che facevano e ci trovavano gran gusto, mi sentivo umiliata e violentata. A me le cose sporche piacevano molto, ma solo quando le desideravo e con chi mi garbava, volevo essere consenziente e non costretta, soprattutto da due porci come loro.
Mentre ero immersa in quelle nefaste meditazioni sentì bussare alla porta del bagno: - Allora troietta, hai finito? Vedi di sbrigarti che non vogliamo fare notte in attesa dei tuoi comodi. -
La voce odiosa di Lorenzo mi scosse, riportandomi alla sconsolante realtà.
- Un momento, mi detergo ed esco. Un attimo di pazienza che diamine. - Risposi con una evidente punta di fastidio nella voce.
Mi sollevai dalla tazza e iniziai a pulirmi con abbondanti strappi di carta igienica. Si trattava bene il barbuto suino: anche la carta da toeletta in uso era del tipo più raffinato e profumato. Su una mensola a parete, erano disposti una nutrita serie di flaconi, prodotti per bagno e cura del corpo: bagno schiuma, shampoo, creme idratanti, colonia, aftershave e un kit da barba completamente nuovo, quello era chiaro che lo adoperasse assai poco, poiché non si rasava.
Optai per una doccia completa anziché un semplice bidet, avevo bisogno di lavarmi a fondo tutto il corpo. Tra le lappate del cane, lo sperma essiccato del signor Herman che, durante l'orgasmo, mi era colato dalla bocca sul collo e sulle tette, nonché le tracce di fluidi corporali un po' ovunque: mi sentivo una specie di cloaca.
Aprì la doccia, mi versai in mano una porzione di bagnoschiuma e iniziai a insaponarmi.
Mentre mi facevo scorrere via il sapone sotto il getto ristoratore, mi cascò l'occhio sulla mensola posta una spanna sotto l'altra, vi erano una serie di candele, quelle colorate e variamente aromatizzate, da accendere durante un bagno rilassante: di colpo mi nacque un'idea folle. Se c'erano quelle candele, era assai probabile che da qualche parte ci fosse anche qualcosa per accenderle.
Liberatami dal sapone, recuperai un accappatoio pulito da una pila sul ripiano di un mobiletto del bagno e mi asciugai. Lasciai comunque scorrere l'acqua della doccia, il rumore continuo avrebbe coperto i miei spostamenti. Poi mi misi alla ricerca di fiammiferi o un accendino esplorando un armadietto posto in un angolo: "Bingo!" pensai, avevo trovato una scatola di zolfanelli svedesi. Inoltre c'era anche l'occorrente per il piccolo pronto soccorso: una bottiglietta in plastica con l'alcool denaturato e una confezione di cotone idrofilo, infine, giù nel fondo, dei pacchi con la scorta della carta igienica.
Dopo aver liberato questi ultimi del cellophane di confezione, srotolai alcuni metri di carta e feci un bel cumulo di rotoli nel mezzo del pavimento, in fine, attenta a non far rumore, staccai la tenda in plastica della doccia e l'ammassai al mucchio della carta. Sparsi l'alcool su tutto, accesi un fiammifero e appiccai il fuoco: una vampata avvolse i materiali, in pochi attimi anche la tenda della doccia prese fuoco alimentando una cospicua fiammata, una nuvola plumbea e acre invase l'ambiente.
Mi precipitai fuori dal bagno gridando: - Aiutooo!!! Al fuocooo!!! -
Il fumo nero e pestilenziale irruppe nella stanza: come avevo previsto i due uomini sobbalzarono dalla sorpresa e con le espressioni sbalordite, si precipitarono all'interno del bagno senza più badare a me. Rapida come un fulmine recuperai i miei abiti dalla poltrona e le mutandine dal tavolo, poi mi lancia, gambe in spalla, verso la porta d'uscita.
Ma davanti alla porta c'era Kraus: la sua massa imponente sbarrava la mia via di fuga, come feci per avvicinarmi all'uscio, con un ringhio tenebroso, mi dissuase dall'intento. Cazzo! Il cane era ovviamente addestrato a far la guardia: non si entrava o usciva, da quella dimora, senza l'approvazione del padrone di casa.
- Su cucciolone, ti prego, lasciami passare. -
Col tono più dolce che mi riusciva, cercai di ammansirlo, la bestia si mise a sedere sulle zampe posteriori, tentai allora di avanzare nuovamente: il ringhio questa volta fu più deciso e stentoreo, feci un immediato passo indietro. Non ebbi il tempo di elaborare qualche altra strategia, mi sentì afferrare alle spalle: il bieco signor Herman mi aveva già bloccata.
- Dove credi di andare, dopo aver creato questo pandemonio, sgualdrinella? -
Una botta di scoramento profondo mi pervase, ero perduta. Con modo brusco, mi ricondusse davanti al camino e mi fece inginocchiare col viso a terra, sfilò la cintura dei pantaloni e la usò per fermarmi le gambe alle caviglie.
- Non ti azzardare a muoverti di qui, o per te saranno guai seri. -
Kraus, da buon guardiano, ci seguì e si accucciò al mio fianco.
Mi giungevano alle orecchie i rumori affannati dei due uomini che con secchiate d'acqua, spegnevano l'incendio che avevo generato, la stanza puzzava del fumo pungente della plastica fusa, mi veniva da tossire e mi lacrimavano gli occhi. Restai immobile nella scomoda posizione in cui mi aveva lasciata Herman per oltre mezzora, gli improperi di Lorenzo ammorbavano l'aria in maniera ben più pesante del fumo pestilenziale. Alla fine il tramestio si placò, avevano domato le fiamme e ripulito il bagno dai detriti inceneriti, erano state spalancate tutte le finestre per cambiare l'aria irrespirabile dell'abitazione.
- Bene, oltre a essere una svergognata puttanella, sei anche una pericolosa piromane. Questo scherzo mi costringerà a ritinteggiare il bagno, ma non pensare di passarla liscia, questo danno aggraverà ulteriormente la tua già precaria situazione. -
Il tono di Lorenzo era grave e sinistramente minaccioso, Herman non fu da meno:
- Ora subirai un castigo assai più severo di quello che avevamo deciso di comminarti. E sarà ancora troppo clemente, per punire come coverrebbe la tua scellerata natura. -
Si allontanarono per un veloce conciliabolo lontano dalle mie orecchie, si stavano evidentemente accordando sul da farsi, certamente gareggiavano nel proporre la turpitudine più estrema. Poi tornarono: Herman prese posto sulla solita poltrona al mio fianco, Lorenzo rimase accovacciato alle mie spalle, nella posizione prona in cui stavo il mio culetto e lo spacco della mia fighetta erano esposte al suo sguardo.
- Bene. - disse con tono compiaciuto, rivolto all'altro. - Dopo il lavaggio, questo buchetto anale dovrebbe essere più che lindo, non crede amico mio? -
- Dovrebbe essere così mio caro Lorenzo. Non ci resta che verificarlo. -
- Giusto! Facciamolo subito, pertanto cominciamo dal gusto. -
Le sue mani scostarono in maniera decisa le mie natiche, dilatando la rosetta del mio sfintere: sentì il fiato caldo del suo respiro avvicinarsi al mio buchetto, poi la sua lingua si introdusse, nel massimo del possibile, al suo interno. Muoveva oscenamente nel mio retto quell'appendice viscida e mobile, emettendo versi animaleschi e bagnandomi di saliva il buchetto. Proseguì per un minuto, provandoci sicuramente gusto, quando terminò quell'ispezione, fece uno schiocco con le labbra, come un sommelier che abbia degustato un vino prelibato.
- Il sapore direi che è ottimo. Un gusto sapido e pulito. Ora dobbiamo accertare che non siano rimasti residui in profondità nel canale. -
Quindi introdusse a fondo due dita e le fece ruotare dilatando la mucosa.
- Ohh!... - mi sfuggì un gemito soffuso.
- Ahahahah! Senti come si lamenta ora la verginella. Ci sarebbe quasi da crederle, se non sapessi bene cosa è in grado di introdursi in quell'orifizio di piccola viziosa. -
Tirò fuori le due dita, da prima le annusò, poi le introdusse in bocca surgendole rumorosamente.
- Posso confermare che anche nel profondo, sapore e pulizia sono eccellenti. -
- Ne sono felice mio buon Lorenzo e con l'elasticità come andiamo? - Chiese sollecito e interessato il signor Herman.
Lorenzo, a dimostrazione esplicita, introdusse nuovamente le dita nel mio culetto, ma questa volta crebbe di numero, ne avvertì ben tre.
- Si scivola dentro con grande agio amico mio. Sembra un burro. Provi anche lei. -
Herman non se lo fece ripetere e accettò l'invito: sporgendosi dalla poltrona, puntò tre dita al mio orifizio e con una leggera pressione le spinse dentro, affiancando le falangi a quelle di Lorenzo. Ora avevo sei dita che mi dilatavano l'ano. I due porci le affondavano fino alle nocche, per poi ritrarle in prossimità dei polpastrelli: coordinati all'unisono, mi stavano slabbrando il culetto in maniera perversa.
- Ahi! Fate piano vi prego. - Invocai con voce trepidante.
Invece di moderare gli affondi, i due degenerati iniziarono a schiaffeggiarmi le natiche con la mano libera a disposizione. I colpi risuonavano sulla pelle dei glutei, mentre le dita affondavano, ritmicamente, nel retto con un fruscio umido. Stringevo i denti e gemevo a ogni schiaffo e a ogni nuova penetrazione.
Poi smisero di colpo, Lorenzo si portò in ginocchio davanti al mio viso, mentre Herman si levò dalla poltrona e prese posto alle mie spalle. Lorenzo tirò fuori il sesso dalla patta e me lo porse alle labbra con un gesto eloquente: sapevo di non potermi sottrarre, quindi senza una parola, aprì la bocca e lo ingoiai.
Herman mi dischiuse le natiche, sentì un filo di saliva scivolarmi nel buchetto, poi la sua cappella forzò la mia rosetta morbida e lo sentì scivolare nell'intestino: era grosso e lungo, rividi nella mente la scena della sodomia consumata nella stalla con Gertrud e il cavallo, un brivido mi scosse il corpo.
I due uomini presero a muoversi nei miei orifizi in maniera sintonica, andavano e venivano in me alle estremità opposte del mio corpo. Iniziai a sbavare saliva filamentosa sul cazzo di Lorenzo, che mi reggeva il capo sollevato e ondeggiava col bacino: il glande strusciava contro le pareti delle guance, ora contro un lato, ora contro l'altro, ogni tanto estraeva l'asta dalla bocca e mi faceva leccare e succhiare i testicoli turgidi.
Ansimavo respirando a narici spalancate, il sentore che emanavano le sue parti intime era greve: sudore, feromoni maschili e igiene trascurata.
- Succhia puttana, voglio sborrati in gola. Poi me lo pulirai con la lingua e quando avrai finito, ti piscerò in questa bocca da troia e dovrai bere tutto. -
Mentre aumentava la frequenza dei colpi con cui mi stava sodomizzando, anche Herman volle aggiungere la sua promessa: - Dovrai fare così anche con me troietta. Ti riempirò il culo di sborra calda, poi te lo darò da ciucciare per pulirlo e alla fine ti svuoterò la vescica in bocca. -
Nel dirlo prese a pastrugnarmi la fighetta con la mano, frugava tra le grandi labbra e strizzava il clitoride con le dita. Tremavo per le porcate che si ripromettevano di farmi, ma non potevo fare a meno di iniziare a bagnarmi: quel cazzo nel culo e l'altro in bocca erano una stimolazione a cui il mio fisico non riusciva a restare insensibile. La mia carne rispondeva, contro la mia volontà a quelle sollecitazioni sensuali, la temperatura del il mio corpo cresceva attimo dopo attimo, la traspirazione era in aumento, un languore profondo e struggente mi saliva dal ventre.
Da sotto una mano di Lorenzo strizzava le mie tette, mi pizzicava sadicamente i capezzoli duri e sensibili, gemevo come una cagna.
Kraus, sempre accucciato al mio fianco, percepiva la tensione del consesso carnale che stava avvenendo, guaiva e dimenava la corta coda, respirava affanosamente e si dimenava nel cercare la mia fighetta...........per commenti [email protected]........
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