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Mi scopre il capo e divento la sua Puttana


di Membro VIP di Annunci69.it pamyzi1
11.10.2020    |    22.762    |    7 9.9
"Riprendo la visione in diretta..."
Da qualche tempo avevo dei sospetti sul fatto che esistesse una storia fra Barbara e Marco.
Barbara è impiegata nell’ufficio clienti e Marco operaio.
Barbara ha 35 anni, sposata, una bella mora che veste in modo a volte un pò sfacciato.

Non è proprio il mio tipo di donna, ma mi rendo conto che ai maschi piace. Cammina in modo un pò strano, e a parlarci non sembra particolarmente brillante. Le colleghe non l’hanno molto in simpatia mi è parso di capire, ma il suo lavoro lo fa bene. La sua indubbia avvenenza le consente un piccolo vantaggio nello svolgere le sue mansioni.

Marco ha 28 anni, sposato anche lui, padre di due bambini. E’ un ragazzo un po’ ruvido, da una sensazione di solidità e forza. Quando c’è da sollevare carichi chiamano sempre lui, in produzione.

Io sono il loro datore di lavoro.
Ho una piccola azienda nel ramo delle lavorazioni meccaniche, 4 impiegati e una ventina di operai, fra specializzati ed apprendisti. Un paio di extracomunitari. Tutti bravi ragazzi.

Mi sono reso conto che fra loro ci potesse essere una storia perché mi è capitato un pò troppo spesso d’incontrarli ai bagni insieme.

Ho iniziato a farci caso e immancabilmente, prima andava uno poi l’altra lo raggiungeva, o viceversa. Dal reparto produzione agli uffici credo comunichino tramite cellulare, sms o bluetoth, non so…però diverse volte ho colto la successione fra la ricezione di un sms e il recarsi ai bagni.

Come datore di lavoro a me dovrebbe interessare poco, non è certo con questi furtivi incontri nei bagni che possano perdere troppo tempo.

Però qualcosa nel loro rapporto mi incuriosisce.
Barbara è come dicevo una bella donna, sempre elegante, anche se forse veste un pò troppo da ragazzina. Ricordo alcuni commenti della Mara, la mia segretaria, sul fatto che il suo modo di vestire fosse forse sopra le righe, rispetto all’ambiente.
Era il suo modo di dire che Barbara forse si metteva troppo in mostra. Io non dissi niente, dentro di me liquidai la questione pensando che se qualche cliente veniva per questa impiegata un pò appariscente, a me, come azienda, in fondo andava bene.

Marco viceversa non è esattamente il tipo che diresti raffinato. Anzi piuttosto brusco nei modi, in difficoltà quando è costretto a parlare italiano piuttosto che in dialetto stretto.

Se mi avessero detto che Barbara cornificava il marito, avrei pensato che fosse più un tipo da relazione con qualcuno con il soldo, bella macchina, bei locali in cui sfoggiare vestiti e trucco, regalini…

Invece … con Marco, più piccolo di lei, socialmente inferiore, sposato quindi con scarsa possibilità di movimento.
Qualcosa mi diceva che non poteva trattarsi di amore, ma di solo sesso: Barbara aveva fame di cazzo e voleva averlo spesso.

Mi incuriosiva pensare a come facevano a vivere la loro relazione, entrambi sposati.
Li controllo discretamente per qualche giorno, ma oltre l’andirivieni ai bagni non riesco a scoprire.

Allora decido di agevolarli. L’occasione si presenta con l’inventario di magazzino.
Chiedo di fare degli straordinari. Ovviamente tutti più o meno cercano di defilarsi. Ne parlo prima a Barbara di sfuggita, in modo che possano pensarci. Alla fine loro si rendono disponibili. E’ stata una piccola recita ad uso e consumo degli altri dipendenti che potevano essere interessati alla cosa.

Io sono stato bravo a far pensare che la scelta sia stata casuale. Loro sono stati bravi a far pensare che siano rimasti incastrati.
In realtà ognuno ha avuto quello che voleva.

Ci accordiamo perché restino un paio d’ore dopo l’orario di chiusura nei giorni successivi e per un sabato. Dovrebbe bastare.

Il magazzino è al piano terra, sotto gli uffici amministrativi.
Per me è facile andare a comprare una microcamera a fibra ottica e far passare il cavo flessibile lungo la canalina dei cavi di rete.
La microcamera spunta dall’angolo, dietro uno dei faretti e prende d’infilata l’intero locale.
Ci sono degli scaffali che coprono l’angolo opposto, ma la zona del computer è perfettamente inquadrata dall’alto.
Mi arriva una buona immagine, 500 x 582 pixel. Il cavo lungo solo 80 cm mi crea qualche problema, ma dopo aver trafficato un bel po’ con schede di acquisizione video e pc – vi risparmio i particolari tecnici – riesco ad avere sullo schermo nel mio ufficio l’immagine in diretta del magazzino.
Purtroppo non c’è audio ma le immagini sono nitide, a colori, con buona definizione.

Alle 17 termina l’orario di lavoro, alle 17,15 non c’è già più nessuno. Il cancello esterno è chiuso. Restiamo io, in ufficio, e loro, in magazzino.

Il telefono squilla e devo riferire delle date ad un cliente. Perdo alcuni minuti.
Quando attivo la connessione al pc che riceve il video loro sono da soli già da alcuni minuti. Le immagini arrivano e sono chiarissime. Ho fatto appositamente cambiare le lampadine e c’è molta luce nell’ambiente.

Ho immediatamente la conferma che i miei sospetti erano fondati. I due si stanno baciando.

Devo confessare che sono molto eccitato. La sensazione di spiare dal buco della serratura risveglia in me ricordi d’infanzia. Quelle immagini rubate della vita che si sta svolgendo a pochi metri sotto di me mi danno una calda sensazione di potere.

Lui esce dal campo visivo, va verso la porta.
Tendo l’orecchio cercando di percepire dai suoi passi se stia salendo le scale per venire a chiedermi qualcosa. Mi viene da chiudere la finestra sullo schermo, ma poi mi controllo: anche se venisse nel mio ufficio, busserebbe e comunque mai girerebbe intorno alla mia scrivania fino a poter vedere lo schermo del pc.

Ma non sta venendo su, perché torna nel campo visivo della microcamera.Probabilmente è andato ad assicurarsi che io fossi in ufficio. Magari ha messo di traverso uno scatolone in modo che la porta non si apra facilmente. Per non essere sorpresi da me.
Ma state tranquilli! Fate come se fosse a casa vostra, penso.
Fa spazio sul ripiano, prende la copertina di un cd dalla pila di quelli dei vari aggiornamenti software, pulisce.
Lei gli si appoggia dietro, gli bacia la nuca, gli si strofina addosso come una gatta, lo accarezza sul petto, scende verso l’inguine e massaggia.
Lui tira fuori il portafoglio, lo apre e prende qualcosa.
Immediatamente capisco che ha della cocaina.
Infatti apre una bustina ne fa cadere un pò sulla copertina del cd. Lei prende la sua borsetta, estrae il borsellino e da questo una carta di credito.
Con questa lui schiaccia la coca e prepara due belle strisce. Lei intanto arrotola una banconota.

Quando lui si scosta lei è la prima a tirare la striscia, in due volte.
Lui ne lascia parecchia, invece.
Si accendono una sigaretta.

Lui si appoggia al bancone e tira giù la lampo della tuta, con un gesto invita lei ad avvicinarsi.
Barbara fa entrare una mano dentro ed estrae un pene piuttosto scuro, ancora molle ma già considerevolmente grosso. Si china a prenderlo in bocca. Si rialza e si baciano. Si china di nuovo.
Non vedo bene purtroppo, lei mi da le spalle e i capelli coprono la scena.
Lui fuma e le palpa il culo. Alza la gonna e le infila una mano sotto le mutande. Le tiene la testa giù sul suo cazzo.
Dal movimento di lei si vede che lo sta spompinando.

Lui la fa accovacciare davanti a se e lei ora è di profilo, rispetto al mio punto di osservazione. Vedo bene l’asta lucida, ora ben dura, entrare ed uscire dalla bocca.
E’ brava, la signora… ingoia quasi tutta la notevole mazza, succhia con foga, aiutata da lui che le tiene una manaccia sulla nuca.
E’ fatta di cocaina e si vede. Succhia, smania, si mette la mano fra le cosce e si tocca. Sta facendogli un pompino da manuale, accosciata a gambe aperte davanti al cazzo che svetta dalla tuta. Succhia e lecca la cappella violacea, ingoia, lecca l’asta, poi lo riprende tutto in bocca e va su e giù, le guance incavate.

Squilla il telefono. Rispondo.
E’ il marito di Barbara che vuole parlare con la moglie.

Passo la telefonata in magazzino. Vedo lui rispondere.
“Marco, è il marito di Barbara” dico.
“Si dottore, ora glielo passo…” La voce è bassa. Se non sapessi il perchè sarebbe strana, e lo credo bene, ma si controlla.

Mette la mano sulla cornetta e dice qualcosa a lei, che si alza in piedi, senza smettere però di segare il grosso cazzo con una mano.

Prende il telefono e la vedo parlare.

La troia è al telefono con il maritino e con voluttà masturba e si strofina addosso il grosso cazzo del suo amante. Avevo ragione, è proprio affamata di sesso.
Lui le alza la gonna e le tira giù gli slip. Infila una mano.

Lei prima lo lascia fare, anzi allarga un pò le gambe per facilitarlo, poi ha un sobbalzo. Copre con la mano il microfono e dice qualcosa al maschio.
Forse teme che gli scappi un gemito.O forse lui le ha infilato un dito nel culo.
Lui la prende per le spalle e la fa accosciare di nuovo.
Lei sta parlando mentre lui le strofina il cazzo sulle guance, sulle labbra sul naso. Cerca di infilarglielo in bocca e ci riesce. Poi la lascia e lei dice ancora alcune parole.
Chissà se il marito si è accorto che aveva la bocca piena… magari si è giustificata dicendo che stava mangiando una caramella….

Attacca il telefono e riprende il cazzo in bocca. Lui le tiene la testa e glielo spinge in gola. Si muovono entrambi, lui come se la stesse scopando.
Il pompino prende un bel ritmo, il cazzo ora è durissimo, lei asseconda i movimenti che lui le impone.

Lo vedo irrigidirsi e stringere la testa fra le mani. Lei rallenta il movimento. Quasi si ferma per alcuni secondi. Poi riprende a muoversi lentamente. Fa scorrere le labbra sulla mazza lucida fino a staccarsene di qualche millimetro, continua ad impugnarla saldamente, lecca la cappella, spreme l’ultima goccia di sperma e la asporta con la lingua. Lui è venuto e lei ha ingoiato tutto.

Si alza, si baciano.
Lei si strofina addosso a lui, vuole godere. Ha voglia.
Lui le fa segno con l’orologio. Lei non se ne da per inteso. Lui si allontana. Fa segno con una mano indicando verso l’alto. Si riferisce a me.
Lei resta a guardarlo per un pò… probabilmente parlano.

Poi si gira verso il pc e si mettono a lavorare.

Io mi rivedo la scena nel finale. Fermo l’immagine. Colgo il momento delle contrazioni dell’orgasmo, il canale che si gonfia, lei che deglutisce una, due, tre volte… vengo anche io masturbandomi il cazzo durissimo fuori dai pantaloni.
Seduto sulla poltroncina dietro la mia scrivania non posso rischiare di sporcarmi i pantaoni, vengo chiudendo la pelle del prepuzio, se fossi circonciso non potrei.
La sento riempirsi di sperma bollente e gonfiarsi come una bolla.
Mi alzo tenendo stretto il pene e la sua custodia di pelle, prendo un fazzoletto di carta nella giacca e ci svuoto la bolla di seme bianco e denso. Immagino di fare lo stesso ma nella bocca spalancata di Barbara e sentirla deglutire rumorosamente.

Riprendo la visione in diretta. Stanno lavorando. Lui prende delle parti e lei inserisce dati al computer.

Ho registrato tutto. E domani si replica. Non vedo l’ora che arrivi stasera.
Molto meglio di un film porno, questa “vita in diretta” in magazzino.
Durante la giornata l’occhio mi va molto più spesso del normale verso Barbara, seduta alla sua scrivania.
Oggi indossa una gonna scura, camicetta bianca e giacchino di pelle. Ha delle calze scure, mi chiedo se siano collant o autoreggenti. Scommetto sulla seconda ipotesi. Sono sicuro che questa sera vorrà essere scopata. Il pompino di ieri sera non deve averla soddisfatta.
Magari sarà arrivata a casa e avrà fatto sesso con il marito, compiaciuto della partecipazione eccitata della moglie. L’avrà baciata sulle labbra e avrà percepito sul suo viso l’odore di un altro maschio senza rendersene conto?

La chiamo nel mio ufficio e le chiedo come sta andando con le operazioni d’inventario.
“Pensi che abbiate bisogno di una mano? posso chiedere a qualcuno di fermarsi, in caso.”

“no dottore, stia tranquillo, con Marco stavamo appunto dicendo che in pochi giorni dovremmo finire… d’altro canto, ci vorrebbero due computer sul posto, per inserire i dati. Una terza persona sarebbe solo di troppo…”

Logica lineare, non c’è che dire.
“bene, se ritieni che sia necessario fermarsi di più parlane con marco e decidete voi…” dico.
“si senz’altro…” mi fa e con un sorriso torna di là.

Dopo averla vista all’opera ieri sera indubbiamente la guardo con altri occhi.

Inizia a girarmi in testa l’idea che con quel video registrato sul mio pc potrei fare di lei quello che voglio. La cosa mi da un brivido di eccitazione.
Ma non mi è chiaro il ruolo di Marco in questa situazione. E’ abbastanza impulsivo, ed è un eufemismo, da provocare guai se venisse a sapere di un ricatto, anche con il rischio di perdere il posto di lavoro. Il punto è fare in modo che non lo venga a sapere.

La sera, quando gli altri vanno a casa, dico loro che resterò in ufficio per apportare delle modifiche al manuale della qualità e che non voglio essere disturbato, quindi non risponderò al telefono. Voglio che si sentano tranquilli.

Mi chiudo nel mio ufficio e mi accomodo davanti al pc.
Non perdono tempo. Anche questa sera iniziano con una striscia di coca.
Anche questa sera Barbara si china sull’uccello di Marco e glielo fa ingrossare bene a colpi di lingua.
Poi si appoggia sul piano del computer e si alza la gonna. Come avevo scommesso ha le autoreggenti e… non indossa slip. Vuole essere scopata.
Lui si mette un profilattico e glielo mette dentro senza troppi preamboli. Lei si inarca. Lui la tiene per i fianchi e la tira verso di sé, inizia a pomparla.
Peccato non sentire l’audio, vedo dalle labbra che si dicono qualcosa.
Lei prende a toccarsi con la mano, dall’espressione del viso sembra stia godendo.
Lui la scopa sempre più violentemente, poi si toglie, con la mano destra sfila il preservativo, con la sinistra prendendola per i capelli la fa girare e glielo fa prendere in bocca. Lei è seduta sui tacchi e si prende l’altra sborrata in gola. Vedo il cazzo perdere consistenza nella sua bocca, lo tira fuori, lo pulisce bene e lo rimette dentro la tuta. Tira su la lampo, si alza, gli da dei colpetti sul pacco come per complimentarsi del servizio svolto, finisce la coca e si accende una sigaretta.

Poi si mettono a lavorare.
Io mi rivedo il video e schizzo su un fazzoletto di carta.

Anche quella sera finisce così.
Oggi, verso l’ora di pranzo dico a Barbara che per stasera non possono fermarsi per l’inventario dopo il lavoro. Ho da fare e non posso restare in ufficio.
D’altro canto la mia presenza è necessaria dato che alla chiusura debbo attivare i sistemi di allarme.
Lei appare per un attimo leggermente disorientata.
“… si dottore, va bene… allora avverto anche Marco…”

Quando sono le 17 e stanno andando via però le chiedo se può fermarsi un momento ché devo farle vedere una cosa.
Viene nel mio ufficio vestita e con la borsa in mano, l’ho presa al volo sulla porta.

“Siedi Barbara…” la faccio accomodare davanti alla scrivania.
“che c’è dottore? di che si tratta?”

“E’una cosa piuttosto delicata…” fingo imbarazzo. Indirizzo lo sguardo altrove. Cerco di dare le sensazione di star cercando le parole.

“Ti ricordi un paio di anni fa abbiamo subito dei furti, o meglio…delle sparizioni, in magazzino?”

“Si, non c’ero allora, ma ricordo che me ne hanno parlato…” risponde.

“Ecco. Si. Se ne parlò. Il fatto è che sospettavamo si trattasse di un dipendente, anzi di un ex-dipendente ora, ma non c’erano prove. Capisci?”

“Si, certo… capisco ” dice. In realtà non capisce, lo so. Si sta chiedendo perché le stia facendo questo discorso.

Ora viene il bello.

“Ecco. Per evitare che questi furti si ripetessero, abbiamo installato un sistema di videocamere in magazzino…”

Silenzio.

Si muove sulla sedia come se bruciasse.

Arrossisce.

Deglutisce.

“Io non guardo quasi mai questi video. Viene effettuato un backup automatico su un drive apposito.”

Sto mentendo ovviamente. Quello che sto dicendo in termini tecnici è praticamente impossibile. Una sorveglianza video 24 ore su 24 registrata su hard disk occuperebbe una quantità di risorse enorme.
Ma conto sulla sua ignoranza informatica.

“Ma è meglio che non dica niente… guarda da sola”

Volto lo schermo piatto verso di lei e avvio la riproduzione.

La preparazione della striscia di coca. L’inizio del pompino.

“Basta… la prego…” dice voltando lo sguardo, con un filo di voce.

Silenzio.

“Anche ieri, lo sai. Stesse scene, quasi…” dico.
“Vuoi vedere?”

“No no… la prego… ho capito, ci credo…”

“Cosa devo fare? dimmelo tu”

“Non lo so. Non mi rovini… io non volevo…”

“Capisci Barbara? io non sto facendo il moralista. Che tu e Marco abbiate una relazione a me non interessa, anche se fare sesso nelle ore in cui vi pago gli straordinari… insomma… non è che sia molto corretto…”

“Si…”

“Ma qui state consumando droga. E’ un’altra cosa…”

“Mi spiace…” voce e occhi bassi. Seduta sull’orlo della sedia. LE gambe strette. Tira su con il naso, come se stesse per piangere.

“Pensavo di chiamare un mio amico, maresciallo dei carabinieri e chiedere consiglio a lui… ma poi… non so se lui poi in quel caso sia obbligato a procedere per un reato…”

“No la prego. Non dica nulla. Non si ripeterà più glielo assicuro.”

“Non lo so Barbara. Non vorrei diventasse un segno di debolezza da parte mia.”

“No. Le giuro che non succederà più. Guardi se vuole me ne vado. Ma non mi denunci.”

Mi alzo. Inizio a passeggiare per la stanza, su e giù.
Assumo una faccia dubbiosa. La lascio cuocere nel suo brodo per un po’, ad immaginare le conseguenze possibili.

“Ma, scusa se te lo chiedo, con Marco è una relazione seria?”

“No dottore … no. E’ solo una cosa così… una sciocchezza…”

“E la droga?”

“E’ a lui che piace, me l’ha fatta provare e me la porta… io non l’avevo mai fatto, giuro…”

“Ma tuo marito lo sa?”

“No, per carità, non ci posso pensare…”

Mi fermo davanti a lei, appoggiato al piano della scrivania.

“Va bene Barbara, non ti denuncerò…”

“Grazie… ” sorride guardandomi in faccia, e mi sembra di cogliere un fremito come se volesse alzarsi ed abbracciarmi, ma le mie parole la fanno fermare…

“Ma… ”

“Ma? ” mi guarda con un velo di sospetto negli occhi.

Lentamente abbasso la zip dei pantaloni. Mi fermo e la guardo fisso negli occhi.

“Diciamo che sarà un nostro piccolo segreto. Tuo marito non saprà nulla e nemmeno Marco. Ma tu dovrai fare quello che ti dico io… e non solo in ambito lavorativo… ,mi spiego? ora la mia voce da paterna e comprensiva è diventata dura, autoritaria.

“Dottore ma per chi mi prende… “balbetta…” io sono sposata… non posso…”

“Ieri e l’altro ieri non sembravi avere questi scrupoli. Ma non c’è problema, devi rispondere, ora, si o no. Se rispondi si di quei video nessuno saprà mai nulla. Se dici no…”

“Dottore non può chiedermi questo… mi … umilia…”

“Si o no. Sbrigati non ho tempo da perdere…”

Silenzio…

“Allora?”

“si…” con un soffio…

“Vieni qui…”

Si alza dalla sedia e si avvicina, tiene gli occhi bassi, ci ripensa, si volta e posa la borsa… poi mi guarda … in volto, negli occhi, un lampo di sfida…”

Le indico la zona del pene, dentro i pantaloni.
“Avanti, fammi vedere cosa sai fare… ti ho visto ma voglio sentire…”

Si avvicina ancora e ora ha uno sguardo impertinente. Sente il suo potere di femmina. Si sente desiderata. Mi guarda e non si muove.

Devo farle sentire come sarà questo rapporto. Le dò uno schiaffo, non forte ma il fatto che sia improvviso le fa sgranare gli occhi… aprire la bocca per la sorpresa…
“In ginocchio SUBITO! ”

esegue immediatamente, gli occhi lucidi delle lacrime che si affacciano.

“tiralo fuori, che aspetti?”

Armeggia con la cintura, tira giù gli slip ed estrae il pene.

“fammi un bocchino. e fallo bene.” le ordino.

Avvicina il volto lentamente, fa una faccia schifata e oltraggiata. Non sa che in questo modo mi eccita ancora di più.
La prendo per un orecchia e la tiro verso di me.

“apri quella bocca, tira fuori la lingua …”

Sempre tenendola per un’orecchia con l’altra mano le sbatto il cazzo in faccia, lei tira fuori la lingua e io glielo passo sopra, quasi subito diventa bello duro e grosso… più di quello del suo amante… sarà contenta… la puttana…

“Ti piace? avanti, rispondi… ti piace questo cazzo?”

“no…” a mezza bocca, mentre le strofino la cappella sulle labbra…”

Uno schiaffo. Un altro.

“Ti piace??…”

“si… mi piace… mi piace…”

“Allora sucamelo che ho voglia di svuotarmi le palle nella tua bocca, puttana…”

La prendo sulla nuca e la tiro verso di me, il cazzo duro ben infisso nella sua gola. Spingo forte e lei tossisce, a volte. Ha le lacrime agli occhi. Una riga nera di rimmel le cola sulle guance.

Voglio sborrare subito.
Le faccio fare il pompino scopandole la bocca, quando sento che sto per esplodere esco quel tanto che basta che il primo schizzo la colpisca in faccia. Poi glielo riaffondo in bocca e continuo a svuotarmi dentro di lei.

“ingoia tutto…” le dico. Lei esegue. La sento deglutire.

“Puliscilo bene… succhia e svuotalo bene…”
Sento la sua lingua avvolgermi la cappella, succhiare e ingoiare le ultime gocce.

Con un dito prendo lo sperma sulla guancia e glielo spingo fra le labbra.

“Alzati…” le dico.

Si alza e mi guarda. Gli occhi lucidi, la riga nera del rimmel, dello sperma sullo zigomo, le labbra rosse e lucide. Un leggero affanno.

Le metto una mano fra le gambe. Anche stasera indossa autoreggenti, sento la pelle calda delle cosce. Sposto gli slip, trovo la sua fica. E’ bagnata fradicia la troia. Le è piaciuto.

La penetro con due dita. Geme.

“Poi te lo metterò nella fica. Poi nel culo. Ora però vai, che il tuo maritino ti aspetta. Fatti scopare da lui stasera, portagli questa fica bella bagnata e fattela scopare…”

Geme mentre la scopo con le dita.

“Domani nel magazzino voglio che ti comporti come se niente fosse accaduto. Fatti pure scopare come al solito. Io ti guardo. Non dire niente a Marco altrimenti siete entrambi licenziati e denunciati.
Hai capito?

“si… si… non dico niente…” mentre continuo a scoparla con le dita violentemente.

“Brava. Hai capito allora. Domani ti fai scopare e poi sali da me. Sono stato chiaro?”

“Si… salgo su…”

“Brava. Ora vai a rifarti il trucco, sembri una vera vacca così…”

Va in bagno. Sono di nuovo eccitato ma preferisco mandarla via così. Avrò tempo di divertirmi, con la mia schiava.
Il giorno dopo lei si comporta quasi normalmente. Quando arriva mi punta gli occhi addosso, come a sfidarmi. Poi sul lavoro è normale.
Lui sembra assolutamente come sempre. Sembra che non gli abbia detto niente.
La giornata passa come tutte le altre. Marco mi chiede se la sera devono continuare con l’inventario e io dico di si.
Quando sono le 17 gli altri vanno via e Barbara scende in magazzino.
Prima si affaccia nella mia stanza, si volta per essere sicura che nessuno possa sentirla.
“Dov’è la telecamera?” dice.
“Nell’angolo in alto a destra sopra il computer” le rispondo “ma non pensare di coprirla…”
“… no… anzi… pensavo di renderle lo spettacolo più piacevole…” dice inarcando un sopracciglio su un mezzo sorriso…

Scende. Io chiudo la porta del mio ufficio.
Nel magazzino parlano. Io non sento niente. Per qualche minuto mi viene il sospetto che gli stia raccontando tutto.
Poi lui le si avvicina e cerca di attirarla a sé. Lei si ritrae ma con poca convinzione.
Lu cerca di baciarla, lei prima si scosta poi accetta il bacio. Lui l’accarezza, la schiena, il culo, le cosce. Si tuffa nella sua scollatura a leccarle le tette.
Lei guarda fissa verso l’angolo della telecamera.
Si sta eccitando all’idea che io sto guardandoli.

Lui le prende la mano e se la porta sul cazzo che fa sporgere la tuta. Lei massaggia. Poi lo tira fuori. Ogni movimento che fa mi manda uno sguardo. Si china e prende a leccarlo. Si sistema in modo che possa vederla bene. Continua a lanciare sguardi.

Poi si volta, si alza la gonna, appoggiandosi al piano del computer, lo sguardo fisso verso di me. Lui le si mette dietro e la infila. Inizia a scoparla.

Io mi masturbo lentamente, il cazzo durissimo, i miei occhi fissi sulla sua espressione di femmina che si sta godendo la scopata e me lo vuole far vedere.

Inizia a toccarsi con la mano destra, si passa la lingua sulle labbra semiaperte, la sua espressione è intensa. Lui aumenta il ritmo delle sue pompate.
Poi lei si volta di scatto, evidentemente lui l’ha avvertita che sta per venire, perché si china sul suo cazzo e continua a scoparlo con la bocca.
Dai movimenti capisco che sta venendo e come al solito lei ingoia.

Si alza e si lecca le labbra. Mi guarda.
Io respiro profondamente per calmare l’eccitazione.

Provo la voce. Alzo il telefono e chiamo.
La vedo rispondere.

“Si dottore?”
“vieni su in ufficio devo farti vedere una cosa…”
“subito dottore…”

L’uomo starà congratulandosi con quella che crede essere la sua fortuna. Ha fatto appena in tempo a venire, due minuti prima e gli avrei rovinato la scopata.

Lei bussa alla porta.

“avanti…”
Entra.
“le è piaciuto il film dottore?
“breve ma intenso… complimenti … ma come puoi vedere “dico indicandole il mio cazzo che svetta dai pantaloni slacciati…”devi porre rimedio a questa situazione.

“se me lo ordina dottore non posso certo rifiutarmi…cosa devo fare?

“fammi venire in bocca… dai vieni qui…”

Viene verso di me e si inginocchia davanti alla mia poltrona, lentamente si avvicina con la bocca guardandomi in viso.
La prendo per i capelli e la spingo sul mio cazzo.

Emette un lungo sospiro e apre la bocca. La spingo giù con forza.
Sono molto eccitato. Non ho né voglia né tempo di prolungare. Voglio sborrare subito nella sua bocca, appena dopo l’altro maschio.
Voglio darle un’altra abbondante sorsata di sborra da deglutire.

La tengo giù e sento le contrazioni alla base del pene che riversano nella sua gola abbondanti getti di sperma. Aspetto di finire di svuotarmi.

“puliscilo bene e poi torna pure giù” le dico.

Alza la bocca succhiando. Poi lecca. Poi si alza e si riassetta.

“Posso andare allora?”

“Si vai… ”

Esce con un sorriso. Chiude la porta.
La vedo riapparire nel campo della videocamera.

Va verso l’altro, si muove in modo da guardare la videocamera, e lo bacia.
Mentre lo bacia mi guarda.

Se l’uomo sentirà sapore di sborra penserà che è la sua.
Lei lo sa. E vuole farmelo sapere.

Mi rendo conto che Barbara è molto più troia di quanto mi aspettassi. Che la situazione le piace. Che è tutta da scoprire.

Il sabato ci sono più ore a disposizione, ma c’è anche più movimento in azienda e non si può stare molto tranquilli. Anche se siamo chiusi c’è qualcuno che prova a telefonare o venire direttamente, avendo preso l’indirizzo da internet.
Così loro non riescono a fare niente, in magazzino.
Alle 12,30 lei sale in ufficio per salutare. Le dico di fermarsi ancora un po’.

“Marco mi sta aspettando … devo inventarmi qualcosa…”

“Sono sicuro che non ha problemi… chiamalo…”

Nel frattempo mi avvicino a lei da dietro, le sollevo la gonna e le metto una mano sul culo. La stringo e la palpo con poca delicatezza, voglio che percepisca che posso usarla come voglio, senza chiederle il permesso.
Tenta di voltarsi ma non glielo permetto. Le infilo il medio nella fica, da dietro. E’ bagnata. E la sento bagnarsi ancora di più appena muovo il dito.

“Dai chiama…”

Prende il telefono e compone il numero.
Mentre sento la voce dall’altro capo che risponde porto il dito bagnato dei suoi umori sulla rosellina stretta dell’ano e spingo con forza, dal basso verso l’alto.
Lei si solleva sulla punta dei piedi, nel tentativo di attutire la sensazine dell’entrata improvvisa.

“… marco… scusa ma non posso venire… mi ha chiamata mio marito e viene a prendermi lui…”

Dall’altra parte qualche frase che non afferro, mentre la sto sodomizzando col dito. Sento l’ano ammorbidirsi facilmente e facilitare la penetrazione.

“… si tranquillo.. ti chiamo io… lasciamene un po’… non darlo tutto a tua moglie eh…”

Attacca.
“Sei una puttana bugiarda. E ti sei anche preoccupata di lasciarti un po’ di cazzo a disposizione per dopo eh…”

La spingo piegata sulla scrivania, tenendola giù con la mano sinistra. Con la destra continuo a sodomizzarla con forza. Al medio aggiungo l’indice e con un movimento a forbice delle dita non solo vado in profondità ma l’allargo anche. Lo sento bello cedevole, aprirsi facilmente. La troia ha il culo bello sfondato a quanto sembra.

“Non ti muovere…” le dico.
Obbedisce e resta piegata appoggiata sulla scrivania. Sollevo la gonna sui fianchi. Tiro fuori dai pantaloni il cazzo duro, mi sputo sulla mano.
Non faccio colare la saliva, ma sputo proprio. Voglio che senta.

“porco… sei un porco…” mi dice a bassa voce.

Mi bagno il cazzo e poi sputo direttamente sul suo culo, chinandomi verso di esso, spalancandole le natiche con le mani.
Poi glielo punto, mi faccio strada un paio di centimetri e quindi gliene pianto dentro buona metà con un colpo solo.

Lei urla. Urla per il piacere del dolore. Per la goduria che le provoca essere inculata di botto.

“stai zitta… “le dico…” zitta e non fingere dolore che lo sento bene che hai il culo sfondato…brutta troia…”

“si…” sussurra…” si… ho il culo sfondato… vi piace a tutti sfondarmelo… perchè siete dei maiali.. dei porci…”

“siamo dei maiali eh? e tu invece…?” e glielo infilo dentro fino alle palle… e spingo…
sento che mi stringe alla base e il cazzo mi si indurisce ancora di più…

Glielo dico: “si stringi… stringi… che mi si gonfia il cazzo come quelli dei cani… ”

La sento stringere e grugnire… soffiare… spinge verso di me e pompa con il culo…

“ti piacerebbe anche farti inculare da un cane… ti stai eccitando… sei una troia… una cagna… una vacca… ecco cosa sei…”

Inizio a muovermi su e giù, sempre più agevolmente. La tengo aperta con le mani ed entro ogni volta dalla cappella alla radice, e ogni volta lei sussulta, emette versi animaleschi…

la situazione mi eccita. la porta è aperta potrebbe venire qualcuno. mi sto inculando l’impiegata a pecora sulla scrivania. cerco di resistere all’orgasmo ma non è facile, cambio ritmo, ma la zoccola se mi fermo mi stringe e mi massaggia la base dell’asta con i suoi muscoli anali…

“troia… sei una gran troia… ora ti sborro dentro…” la inculo con dei colpi profondi e la sento stringere… vengo piegato su di lei e la sento pomparmi l’uccello con il culo, provocandomi degli spasmi incontrollati… la sento tremare e venire…

Resto dentro di lei… “sei una splendida puttana …”le dico “peccato non averlo saputo prima…”

“e tu hai uno splendido cazzone… e mi hai fatto godere…” dice “non sai da quanto volevo farmi un giro con te… altro che ricatto…”

Continuo a muovermi piano dentro di lei…
“sei proprio affamata di sesso… una bella porcona… sei venuta solo con il cazzo nel culo”

Il cazzo mi sta restando duro… lo sento sciacquare dentro di lei…ben lubrificato dal mio sperma. Mi muovo piano.

“quanti te ne scopi…? qui dentro e fuori?

“non sono io dottore… non è colpa mia… sono gli uomini che mi vogliono scopare… ”

“e tu ti fai scopare eh…? tu gliela dai a chi te la chiede…”
“io non so dire di no… loro lo sanno… i maiali… lo sanno…”

“e tuo marito? lo sa tuo marito quanto sei zoccola? ”

“lo sa … si lo sa…”

“lo sa che ti fai fottere in ufficio e fuori? lo sa che ti fai inculare a pecora sulla scrivania…?”

“noo non lo sa… io glielo racconto ma lui crede che siano fantasie… lui si eccita e mi scopa…mi fa godere perchè mi scopa tutto eccitato… ma non lo sa che è vero…”

“ti scopa tutti i giorni? ”

“si… quasi tutti i giorni… mi scopa…”

“ma a te non ti basta eh? ”

“no non mi basta… voi volete sempre scoparmi… volete mettermi i vostri cazzoni dappertutto… volete che ve li prendo in bocca e io lo faccio…”

Il cazzo mi è tornato durissimo. Riprendo a incularla sempre più forte.
Lei parla… gode e parla… racconta con frasi mozze di scopate e inculate… gode nel raccontare quello che gli uomini le fanno fare… di come la trattano da puttana, di come se la passano uno con l’altro…

E’ una che non sa resistere… una che non sa dire di no. Basta saperlo. Basta trattarla con decisione come se la sua volontà non esistesse, non contasse.

Stavolta l’inculata dura di più. Lei si tocca la fica e gode, una volta… due… smania… sbatte la testa di qua e di là. Ala fine vengo di nuovo e ancora l’orgasmo è potentissimo.

Mi tolgo da lei e mi godo la vista del culo che rimane aperto, arrossato, e dello sperma che cola sulle labbra della fica aperta, lungo le cosce, gocciolando per terra.

Mi riallaccio i pantaloni. Lei prende dei fazzolettini dentro la borsa e si pulisce. Si alza.

“Ora come faccio ad arrivare a casa in questo stato… con lo sperma che mi cola dal buco del culo… ”

“Non ci credo che sia la prima volta…”

Sorride maliziosa.

“nemmeno l’ultima, anzi e' solo l'inizio di me Puttana ,per lei" ................commenti ........................a..................................... [email protected]
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