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Con amore di madre (II parte)


di pollicino
12.06.2022    |    1.359    |    0 6.0
"Poi, spalancò le cosce e con tutte le dita delle due mani si aprì di nuovo la micetta… Si indicò prima le labbra e subito dopo la fica, e il fortunato capì..."
1. Prologo.

Come ricorderete dal capitolo precedente, ormai Alberto e Maria avevano raggiunto una intimità che andava molto oltre quella naturale che ci può essere tra una madre e un figlio.
La mamma, che gli aveva dato una prima volta la vita, adesso lo aveva fatto ri-nascere dal suo ventre, come maschio, arricchendolo con i suoi insegnamenti di femmina adulta...
Aveva messo da parte tutti i suoi principi morali con cui era cresciuta, osando cose che non avrebbe mai immaginato di poter fare per il suo stesso sangue.

E ora Alberto era un giovane uomo, più sicuro di se di quando lo aveva raccolto piangente tra le sue braccia...
Era diventato anche più dissoluto, più “cattivo” nei confronti dell'unica creatura al mondo che lo aveva saputo ascoltare...
Si sentiva forte, direi quasi invincibile, in grado di spaccare il mondo, e per provarlo a sé stesso e agli altri si sfogava su di lei, dolce, tenera e indifesa donna finita per suo volere in totale balia di balordi, giovani e meno giovani.

Ma a un certo punto lui, Alberto, cominciò a sentirsi insofferente della sua presenza, se la sentiva addosso e non aveva più la convinzione di volerla come sua donna.
Così, prese a respingerla in tutti i modi, ma si avvide con sorpresa che più la evitava e più la voleva...
Alberto, ci godeva nell'esercitare il suo "potere" su di lei, nel vederla e saperla presa da altri cazzi – anche più prestanti del suo – che lui le imponeva, dandole e le togliendole intimità.
Ed è da tutto ciò che prende le mosse questo nuovo episodio…

2. La serata tra amici.

Una sera – mentre Alberto si stava preparando per andare a un appuntamento con i suoi amici –, Maria gli si appiccicò addosso.
Gli disse:
- "Dai, mi porti con te? Che c'è di male? Facciamo quello che facciamo sempre, perché non vuoi presentarmi ai tuoi amici?".
E lui:
- "Ma mamma, te lo immagini? Mi prenderebbero in giro da morire... Che vuoi, che gli dica cosa c'è veramente tra di noi? Per favore, non insistere, è assurdo...".
Ma Maria insistette:
- "E su, trova una scusa qualsiasi... Mica sono così in disarmo!".

Alla fine, il giovane si trovò con le spalle al muro, e si vide costretto ad accompagnarsi con lei.
Così, quasi per una sorta di "vendetta", le disse:
- "Va bene, ma dovrai vestirti come dico io!".
La donna, che ormai non gli rifiutava più niente, acconsentì felice, e lui – che aspettava un'occasione del genere da parecchio tempo – le preparò una mise estremamente sexy, quasi porno per quella sera, certo che quei maiali dei suoi compagni se la sarebbero mangiata con gli occhi: si trattava di un abito ridottissimo, che le sarebbe arrivato a metà coscia e senza spalline, poiché la parte anteriore – con una cerniera che le “camminava” per tutta la sua lunghezza – fungeva da bustino, che se da un lato le schiacciava le tette svalorizzandole, dall'altro una generosa scollatura le liberava per metà. Il dietro, poi, avrebbe lasciato vedere quasi metà schiena, palesando che non indossava alcun reggiseno. Sotto, un micro perizoma, delle calze autoreggenti, e un paio di scarpe con tacchi a spillo, con – a mettere una sorta di "sigillo di proprietà" – una cavigliera d'oro che recava inciso il nome "Alberto"...
Per finire, la fece acconciare con i capelli legati a coda di cavallo, un rossetto rosso, mascara, fard, e due orecchini a cerchio…
Insomma, così sistemata, sarebbe sembrata proprio una troia d’alto bordo!

E infatti, quando quella sera i suoi amici la videro, rimasero a bocca aperta; poi, però, subentrò un certo cameratismo, presero Alberto da parte e cominciarono a fare battute:
- "Alberto, ti sei fatto accompagnare da tua mamma?".
Il ragazzo, dopo aver lanciato uno sguardo sgomento verso Maria, temette davvero di essere stato scoperto, tanto che anche le ragazze presenti, alquanto disinibite, gli si rivolsero sprezzantemente:
- "Guarda che siamo tutte abbastanza cresciute, non ci serve la balia... E poi con una matusa tra i piedi, non ci si diverte...".
Insomma, lo misero alle strette, e lui fu costretto a dare una spiegazione...
E siccome Maria a casa gli aveva chiesto di presentarla come tale, mentendo – ma fino a un certo punto – disse:
- "E va bene, ridete quanto vi pare... Lo avete voluto sapere voi... Lei è Maria, la mia compagna... L'ho conosciuta al corso di lingue; e devo dire che la lingua la sa usare proprio bene...".
In realtà, con quelle parole l'aveva presentata come una escort, o peggio ancora una puttana... ma la donna fece egregiamente la sua bella figura e non battè ciglio...

Rassicurati che non era veramente sua madre come in un primo momento avevano temuto, i giovani iniziarono a sentirsi più liberi, si sciolsero, e presero a scherzare, anche con toni abbastanza pesanti:
- "Ci mancava proprio una femmina così... Chissà quante cose ci puoi insegnare", disse una fanciulla.
E il suo accompagnatore:
- "Finalmente una che vi farà vedere come si scopa!".
Ma un'altra – più cinica e invidiosa di quella donna più grande di loro ma dal fisico ancora tonico e bello, e dal seno ancora sostenuto – ci andò giù molto più greve:
- "Dì un pò, porti il perizoma o le mutandone della nonna?".
Le domande provocatorie si fecero sempre più incalzanti, mentre Alberto si eccitava a vederla a disagio...
- "Chissà", si chiese, "forse si sta già pentendo di essere venuta... Ma ormai, mammina è troppo tardi... Sei in ballo e devi ballare!".

La serata si stava scaldando, e tutti la volevano vedere nuda e "in azione"… Ma
per fortuna di Maria, quella festa finì con solo qualche toccatina, più o meno audace, tutti frastornati com’erano dai fumi dell'alcool.

Ma qualche settimana dopo, Alberto, al termine delle ormai consuete scopate che si concedeva con la genitrice, le buttò là:
- "Senti, mamma, che ne diresti se ti facessi scopare con Marco e Alberto, quei due miei amici che hai conosciuto alla festa, quella sera? Mi pare che ci sanno fare... Gli ho promesso che...".
Maria, guardò il figlio con gli occhi sbarrati dalla sorpresa e anche un po’ infuriata, e poi – non volendo credere alle sue orecchie – gli rispose:
- "Cosaaaaa?? Tu devi essere impazzito! Quelli, se avessero potuto, mi sarebbero saltati addosso come dei lupi affamati... No, non se ne parla proprio...".
Ma Alberto non si diede per vinto, e si giocò una carta che sapeva essere vincente:
- "E se io dovessi andare a spifferare tutto a don Luigi? Vedi, molte delle nostre scopate le ho filmate... Cosa direbbe? La tua reputazione di brava madre e moglie, che fine farebbe? Pensaci...".
La donna si sentì incastrata dall'unico essere vivente in cui riponeva la sua fiducia, e non seppe cosa fare... Tentò una strenua difesa, pur non credendoci molto lei stessa:
- "Non lo faresti mai, né sono sicura!".
Allora il ragazzo si alzò dal letto, prese il telefono e compose, a voce alta, un numero a lei familiare, quello della parrocchia... E prima di concludere con l'ultimo numero le domandò:
- "Che faccio, vado avanti?".
Maria capì che non scherzava… Già immaginava lo scandalo, la reazione del marito e di tutta la comunità; si sentì con le spalle al muro, e cedette al ricatto:
- "E va bene... Sia quel che sia!".

Cedette per la prima volta, e quella fu il passaporto per la discesa agli Inferi... Ma non riuscì a non continuare ad amare suo figlio, come madre e come concubina...

3. Una notte di follie.

Ottenuto il consenso – benché forzato – di Maria, il giovane chiamò i due compagni di avventure che lo avevano tanto pregato di spassarsela con lei.
Parlarono dei vari aspetti di quella faccenda così delicata, e alla fine Marco gli pose la domanda decisiva:
- "Ma insomma, Alberto, con quella donna che ci fai? E’ una cosa seria?".
E lui, secco e cinico:
- "Assolutamente no...".
Per l'ennesima volta, stava tradendo sua madre, e come Giuda la stava vendendo ai suoi aguzzini...
Ricevuta quella risposta quasi "liberatoria", i due amici gli confessarono che gli sarebbe piaciuto scoparsela "a briglie sciolte". Tutti e due insieme. Per vedere fino a che punto poteva arrivare la sua resistenza…
Allora Alberto, stuzzicato da quella prospettiva, non esitò a rispondere loro:
- "Per me, non c'è nessun problema... È vostra... Divertitevi, ma non esagerate… non è giovanissima!".

Marco e l'amico Alberto erano due ragazzi avvenenti, e non erano rimasti indifferenti al fascino discreto di Maria...
La corteggiarono a dovere, facendo anche conto sulla "casuale" distanza del figlio, e infine la invitarono – sapendo che era "cotta" al punto giusto e che ormai avrebbe accettato qualunque avance – ad una festa che si sarebbe svolta in casa del più benestante dei due, appunto Marco.

La sera dell'evento – mentre il figlio aveva provveduto a far credere a suo padre che la portava con sé in pizzeria – le diedero appuntamento in un bar della zona, vicino a casa sua, per non destare sospetti, e la passarono a prendere all'ora fissata, mentre con un'altra auto un gruppetto di ragazze – tra cui le compagne dei due – stava raggiungendo la medesima destinazione.
Si trattava di Giulia (23 anni), compagna di Alberto, Aurora (18 anni), compagna di Marco, Federica (22 anni), Serena (25 anni), Monica (21 anni), Sharon (19 anni) e Valentina (23 anni)…
Per la prima volta, Alberto sarebbe stato assente, lontano da Maria, e per la prima volta lei avrebbe fatto sesso senza di lui...
Inizialmente, sembrò alla donna una festa come tante, dove si ballava e si rideva, una di quelle a cui avrebbe tanto voluto partecipare in gioventù ma che il marito Giovanni le aveva sempre proibito; ma più passava il tempo e più Maria veniva fatta bere, imbottita di alcool dai due maschi.

Dopo un po’ di tempo, tutti alticci, i due proposero all’allegro gruppetto:
- “Ehi, ragazzi, perché non giochiamo a Orgasmo?”.
Ingenua, Maria si lasciò sfuggire:
- “Che cosa è?”.
Una delle ragazze, strizzando l’occhio alle sue compagne, e con un sorrisino diabolico, si fece avanti, le strisciò un dito lungo il profilo del suo nasino alla francese, e con la bocca a pochi centimetri dalle labbra di Maria le spiegò:
- “Bella, tu vieni con noi, vedrai che ci divertiremo tanto… Sei meno matusa di quanto vuoi dare a vedere…”.
Detto ciò, la comitiva si mosse verso un’altra stanza… Aprirono la porta, e solo allora la donna vide che si trattava una camera da letto matrimoniale, probabilmente la stanza dei genitori del padrone di casa.
Si sistemarono tutti sul lettone, con Marco e Alberto spalla a spalla dal lato dei cuscini e Maria ai piedi del letto, con tutte le altre a far da corona…
Nel frattempo l’alcool continuò a scorrere a fiumi, e quella povera femmina si sentì con la testa leggera, vuota, ma tentò disperatamente di resistere e di mantenere la coscienza di sé.

Da quel momento, non si rese conto più di quello che stava accadendo attorno a lei; la stanza si era svuotata, ed erano rimasti solo Marco e Alberto…
Si sentì le mani di quei porci addosso che la spogliavano, ma non riuscì a reagire.
La cerniera del corpetto che si abbassava, l’aria fresca della notte che sferzava le sue tette, due dita che si appoggiavano furtive sulle areole, e la donna che si agitava con fare sconnesso dovuto all’ebbrezza e al piacere che stava montando…
I due si davano il cambio su quelle mammelle toniche, scendevano giù sul torace, annusavano il profumo del suo corpo tanto sensuale quanto timoroso che avvertiva un tocco diverso da quello familiare a cui era abituata.
E mentre leccavano e succhiavano la guardavano negli occhi e di tanto in tanto le lanciavano delle parole di apprezzamento:
- “Sei proprio forte, altro che le nostre zoccolette… Tu sì che sei femmina… Femmina mille volte”, le diceva uno. E l’altro, di rimando:
- “Peccato per questi capezzoli… Non riesco proprio a capirli, ad afferrarli…”.
Poi, aiutandosi tra di loro, le sollevarono la gonna e – meraviglia delle meraviglie – trovarono un perizoma davvero invisibile…
Il più sfacciato le disse:
- “Scommetto che è stato quel depravato di Alberto ad avertelo regalato… Ad ogni modo, con queste cosce che ti ritrovi, ci sta proprio bene… Alla faccia di quel cornuto di tuo marito…”.
Maria udì appena quelle parole, ma questo bastò per farla riflettere… Sospirò, tra se e se:
- “Eh… anche loro lo sanno…”.
Ormai, i due erano arrivati al dunque, e spostare quella strisciolina di stoffa fu un attimo… Trovarono un soffice e abbondante vello, a cui non erano certo abituati con le loro compagne che stavano dall’estetista tutte le settimane.
Si guardarono, e il loro sguardo dallo schifato passò subito al lascivo… Con irruenza le strapparono di dosso l’intimo, e presero a carezzare quella pelliccia che – lentamente e spontaneamente – si andava bagnando.
Marco e Alberto non impiegarono molto a denudarsi anch’essi, e a tuffarsi famelici tra le cosce di Maria. Scostarono il pelo, aprirono le labbra e presero a pennellare, a volte dandosi il cambio con perfetto sincronismo, altre congiuntamente.
Lambivano il clitoride, ma quando si accorgevano che si eccitava troppo e stava per venire si fermavano qualche istante. Le dicevano:
- “No, troia, così non si fa… Ai voglia ancora a divertirci, prima di godere tu!”.
Ma non smettevano di titillarle il grilletto…

Intanto, la donna era in trance erotico, e non si era accorta che le cinque donzelle – che avevano ben apprezzato lo svolgimento dei preliminari da parte dei loro maschi – erano entrate nella stanza e si erano disposte intorno al talamo, senza fare rumore…
Il primo ad affondare nelle carni avvezze a ricevere il figlio, fu Marco, che in una sola botta le si abbattè sull’utero

Maria cominciava a mal sopportare tutte quelle "intrusioni" nel suo apparato genitale: il marito, il figlio, e adesso anche questi due abitanti giovani la stavano provando ogni limite...
Così, a quel colpo, la donna reagì, seppur debolmente:
- "Per favore, vacci piano, mi stai facendo male... Non andare così a fondo...".
Ci fu un bisbiglio generale, frutto delle scommesse risatine di tutti, ragazzi e ragazze. Al che, Alberto la rimbrottò:
- "Ricordati che sei la nostra puttana, e decidiamo noi quando e quanto affondare... Piuttosto, ma non ti rendi conto che capezzoli da schifo che hai?".
Diede il cambio all'amico, e cominciò a pomparla a più non posso, avendo come unico fermo le palle che si infrangevano fragorosamente sulle sue chiappe.
Non c'era bisogno di forzare più di tanto, poiché quella povera vagina era dilatata e fradicia, tanto che quei membri ci sciacquavano alla grande.
Si diedero ancora il cambio, per non venire e prolungare il loro godimento ancora un pò, e per tenere la donna su di giri le facevano bere ogni tanto delle ampie sorsate di rum.
Maria accettò tutto, immolandosi per compiacere e far fare bella figura al suo ragazzo, ma a un certo punto cominciò a sentire soltanto un grande piacere, e il fastidio di prima era solo un lontano ricordo.
Purtroppo però, nonostante la sbronza, accettò di essere posseduta solo "alla missionaria", retaggio – forse – di un'educazione cattolica e un pò bacchettona.
E le "spettatrici", fecero anch'esse la loro parte... Giulia non si lasciò pregare, e incitò il suo uomo:
- "Forza, fai vedere a questa fregna moscia come lo sai usare! Spaccala, leva il preservativo e riempila di sborra... Tanto sicuramente non la puoi ingravidare!".
Quando poi fu la volta di Marco, Aurora – la più piccola del gruppo, ma anche la più spregiudicata – non fu da meno dell'altra:
- "Amore, dai, svuota le palle dentro quella vacca... Ci fossi io al posto suo non sarei così schizzinosa... Forza, spingi bene... Sei il mio bull preferito!".
Le altre, nel frattempo, non erano riuscite a trattenersi e si stavano masturbando da sopra i vestiti, e per sfogare tutta la libidine accumulata, l'una dopo l'altra inveirono:
- "Ma guarda se si può scopare così... Che noia! E muoviti un pò... Quando ti decidi a dare pure il culo??", urlò Serena.
Ma Maria, quasi terrorizzata dall'idea che quel porco così incitato potesse cercare di violare il suo buchino stretto che non aveva concesso nemmeno ad Alberto, lo scongiurò:
- "No, ti prego... Sono vergine, lì...".
Di nuovo, una risata insopprimibile scoppiò nella stanza, e questa volta fu Federica a mostrarsi con tutta la sua irruenza canzonatoria: -
"Se, vergine... Ne avrai presi una vagonata... Almeno facci vedere come squirti... Alberto, su dacci dentro!".

Erano tutti e tutte contro una donna sola, lei, che non poteva neanche contare sul sostegno del suo ragazzo...
Si, certo, era stato lui a "venderla" a quella banda di giovani senza pudore, ma Maria continuava a provare per Alberto un amore sconfinato, avrebbe dato la vita per lui!

E mentre stava riflettendo su queste cose, docile e quasi inanimata come una bambola di pezza, si ritrovò di nuovo Marco sprofondato nelle sue viscere... Pochi minuti, e un calore crescente la invadeva... Il giovane le era venuto dentro, le stava allagando la fica, e lei – anziché provare disgusto – si stava eccitando... Con una mano si toccò il clitoride, e dopo poche battute eiaculò il suo succo in faccia a colui che aveva appena goduto nel suo ventre.
Lo "spettacolo" era stato davvero sublime, e le ragazze, incredule, si ritrovarono all'unisono ad applaudire:
- "Bravaaaa... Sei una vera femmina da letto...".

Poi toccò ad Alberto, il quale fu costretto ad inzuppare il sui "biscotto" nel seme dell'amico, ma si fece animo e anch'esso poté assaggiare le contrazioni della donna... Le sborrò sull'utero, ma questa volta Maria parve non provare nulla.
Era sfinita, dopo sei ore di sesso con quegli indemoniati...

A casa, suo marito dormiva profondamente, e il solo che stava in apprensione per lei era Alberto, il quale quando la vide rientrare tirò un vero sospiro di sollievo.
Erano l'uno di fronte all'altra, ma i loro sguardi non si incrociarono, poiché la donna lo superò a testa bassa...
Voleva dimenticare quell'avventura o era un sentimento di biasimo per il suo ragazzo?

Ad ogni modo, passarono dei giorni prima che Alberto incontrasse di nuovo i suoi amici... Li guardò in faccia, ad uno ad uno, e lì capì che non erano più tali...
Certo, loro non sapevano – e non lo avrebbero mai saputo – che si erano scopati e avevano dileggiato sua madre, ma lui non li riconosceva più.
Loro, invece, gli raccontarono per filo e per segno tutta la nottata, e cosa aveva fatto quella donna... Gli dissero:
- "Hai fatto bene a mollarla... Ha una fica tanto larga che chissà quanti ci sono passati... E poi non sa neanche scopare, solo missionaria! Per fortuna che si è fatta sborrare dentro!".

Loro continuavano a parlare, e a raccontare le loro bravate, ma Alberto non li ascoltava più, era troppo arrabbiato e disgustato con se stesso per quello che aveva fatto, anche se nel suo profondo stava riemergendo una voce:
- "D'altronde, se l'è cercata... Se non insisteva a starmi appiccicata , io non avrei dovuto scaricarla così...".

4. Carsex all’italiana.

Quell'esperienza della festa, così traumatica forse anche perché Alberto – per necessità e per scelta – non vi aveva preso parte, fu un'altra pietra miliare nella vicenda della signora e del suo ragazzo, ma non l'ultima.

Maria era una grande donna, ma era stata valorizzata pochissimo come femmina: avrebbe dovuto e potuto scopare molto di più, mentre invece veniva frenata da quel “polipo” del marito…
Aveva una carica erotica infinita, e il suo fisico avrebbe sopportato anche rapporti ben più aggressivi di quelli che subì, ma fu “condannata” a generare un solo figlio…
Non pensiate, però, cari lettori, che quella femmina fosse una “di facili costumi”: è solo che con Alberto si instaurò una unione molto stretta, e di lui si sentì morbosamente innamorata; da lui accettava qualunque cosa, con lui non si poneva limiti, anzi cercava di superarne sempre di nuovi…
Voleva essere “sua”, soltanto sua, ma le cose andarono diversamente, pure questa volta…

Infatti, un amico di vecchia data del padre – un assiduo frequentatore di quelle cene che si svolgevano a casa loro, e durante le quali Giovanni si vantava spesso e volentieri di essere stato l’unico ad averla posseduta –, il Sig. Paolo, un benestante di mezza età e ben dotato sessualmente, cominciò a mettere gli occhi addosso alla padrona di casa, incurante della gelosia di lui...
Sicuro della moglie a casa – che però ormai non lo interessava più –, si rivelò come un altro grande approfittatore di Maria, pronto a scaricare le sue frustrazioni sulla donna con cui intratteneva un rapporto molto particolare, poiché ne era stato innamorato e a suo tempo l’aveva corteggiata insieme all'amico...

Alberto, che a quei tempi era già l'amante di sua madre, dal canto suo, non tardò ad accorgersene, ma lasciò che la cosa raggiungesse un punto di non ritorno.
Approfittando della confidenza che si era instaurata, il ragazzo un giorno gli si avvicinò proprio in uno di quei momenti in cui il 50enne palesava la "bava alla bocca" per lei, e senza farsi accorgere dal padre gli sussurrò:
- "Signor Paolo, mi dica la verità, se lo farebbe un GIRETTO con mia madre?".
E quello, senza distogliere lo sguardo da quel corpo così sinuoso, di rimando:
- "E chi non se la farebbe... Maria! Tuo padre è troppo stupido, e non capisce che quella puledra ha bisogno che le si sciolgano le briglie, di essere montata con forza e con ritmo... A suo tempo ci mancò poco che diventasse mia... Saremmo stati una coppia più equilibrata, che non con quei due parassiti di mia moglie e suo marito!".

Da quel momento Alberto cercò con ogni mezzo di favorire l'occasione giusta, situazioni "a tre", in cui poi lui si sarebbe dileguato per lasciarli soli a tubare come colombe e a rimembrare i bei tempi passati.
Ovviamente, Giovanni, anche di questa tresca nascente non seppe mai nulla, con la donna che – nonostante tutto – faceva violenza a se stessa per mantenersi fedele...
Alla lunga, però – spinta anche dai consigli del figlio – capitolò, e finì per riprendere a frequentare l'uomo, che da parte sua fece di tutto per farla ri-vivere: la portò a ballare, a mostre, a cena fuori...
Alberto, assunse sempre più un ruolo da sensale, da mediatore, che gestiva ad arte gli impegni amatori materni – divisi tra lui, suo padre e appunto il nuovo arrivato – con l'intenzione di tenere quel porco sempre sulla corda.
Una volta, arrivò persino a farlo penare più di un mese, prima di accordargli un incontro con la sua antica fiamma...

Si giunse, così, a una nuova cena, tanto attesa da entrambi, poiché da qualche tempo – anziché essere la consueta occasione di umiliazione per la donna – era diventata il momento in cui si facevano sottobanco trattative e si prendevano accordi...
Quella sera, Alberto e il signor Paolo decisero di organizzare un incontro di carsex, in un parcheggio abbandonato di una cittadina vicina, di modo che nessuno potesse eventualmente riconoscerli; un rendez-vous che finalmente potesse chiudere il cerchio sulla loro storia di gioventù.
- "Voglio cavalcarla a pelle, e voglio scoparla nel momento della sua massima fertilità...", disse l'uomo ad Alberto.
Il ragazzo non si aspettava quella proposta così diretta e immediata, e – per evitare di dirgli di no platealmente – rilanciò con una richiesta che lui reputò irrealizzabile e a cui l’uomo non avrebbe mai acconsentito.
Assumendo un atteggiamento sfrontato, sparò:
- "Sta bene... Ma devi darmi un milione (di lire, ndr)".
A sua volta, il signor Paolo lo guardò con sufficienza, e dopo qualche attimo riprese:
- "E questo sarebbe il problema? Ragazzino, per tua madre ogni cifra è ben spesa... Non è facile, al giorno d'oggi, trovare una donna matura e inesperta come Maria... Perciò, considera l'affare concluso...".
Con una scusa, si appartarono nel bagno degli ospiti, e lì il porco cacciò fuori – l'una dopo l'altra – una infinita serie di banconote.
Si strinsero la mano come tra gentiluomini, e quindi ripresero il loro posto alla cena...

La mattina seguente, dopo aver lungamente atteso che il padre uscisse di casa, Alberto raggiunse la madre nella sua stanza.
E restando in piedi sull'uscio le comunicò la notizia:
- "Ci siamo! Ho accettato la proposta di Paolo... Solo, vuole farlo senza preservativo... E nel tuo periodo più pericoloso...".

Per la donna fu come un fulmine a ciel sereno, non si aspettava che tutto ciò avvenisse così rapidamente...
Era stanca, e dopo tre gravidanze interrotte contro la sua volontà, non voleva rischiare di essere nuovamente ingravidata.
Stavolta, sentiva che non sarebbe stata in grado di affrontare l'ennesimo fallimento, da sola, sapendo che non avrebbe avuto accanto nemmeno il suo ragazzo...
Rimase ad occhi bassi, pensierosa, forse tornava a riaffiorare in lei la sua educazione un pò bigotta... Si limitò a dire:
- "Alberto, amore mio, tu non sai il nostro passato... Ma ad ogni modo stai tranquillo, non mi tiro indietro proprio adesso... Non ti faccio fare brutta figura con quell’infame... Dopotutto, quei soldi sono tanti, e potrebbero esserci utili per rifarci una vita...".
Maria, infatti, era ancora speranzosa che un giorno o l'altro suo figlio si sarebbe deciso a scappare con lei...

Stavano veramente spingendosi oltre ogni limite, verso l'ignoto, verso qualcosa di inimmaginabile; ma entrambi sentivano di voler andare avanti in questo "gioco" perverso, erano eccitatissimi solo all’idea...
Finirono per abbracciarsi teneramente, come al solito, con lui che le bisbigliò, baciandole la fronte:
- "Non avere paura, non sarai sola... Io non ti abbandonerò, troveremo il modo di tenerci in contatto".

Come in un conto alla rovescia, ogni giorno sentivano che era un giorno più vicino a quell'evento, e infatti, quando giunse il momento, Alberto la condusse con la sua auto all'incontro.
Cercò di preparare per bene ogni cosa, riuscendo a convincere suo padre che sarebbero usciti a mangiare una pizza con i suoi amici e le rispettive mamme.
Lei, ancora un pò esitante, gli chiese:
- "Ma non sarà pericoloso? Chissà che gente ci sarà...".
E infatti in quel parcheggio c'erano parecchie automobili, i cui vetri erano appannati dall'interno.
Poi, la fece scendere, ma lui non andò incontro a quell'essere così viscido.
Si limitò a raccomandare a sua madre:
- "Se ti vuol far fare qualcosa che tu non vuoi, scappa verso quel posto che abbiamo concordato... Io sarò lì ad aspettarti...".
In realtà, il ragazzo si allontanò fino a raggiungere una collinetta distante non più di 100 metri in linea d'aria, e lì si appostò in attesa dell'arrivo del signor Paolo.
Dopo pochi minuti lo vide arrivare con un'auto lussuosissima, la donna apri lo sportello e salì a bordo, e partirono a tutto gas.
Allora, anche lui mise in moto e prese a seguirli a debita distanza. Si diressero sull'autostrada, e a un certo punto il signor Paolo si fermò presso un motel... Alberto temette che volesse portarla lì dentro e che per lui lo spettacolo sarebbe finito ancor prima di cominciare...
Ma, per sua fortuna, andò a parcheggiare sul retro dell'edificio, presso un ampio spiazzo.
Anche lui, a luci spente, si piazzò a breve distanza dai due, proprio di fronte: voleva vedere, controllare, non si fidava ciecamente di quel maschio, e temeva che potesse approfittarsi di sua madre.
Prima di uscire da casa, il giovane aveva anche messo nella borsetta di Maria un microfono, e così poté anche udire tutto quello che si dicevano...
Paolo si era sceso i pantaloni fino alle caviglie, ed aveva appoggiato una sua mano sulle cosce belle e muscolose di lei. Sembrava che con quel tocco volesse ricordare a sé stesso ciò che anni addietro aveva potuto godere...
Le disse:
- "Sei sempre la stessa porcella... È inutile che cerchi di fare la baciapile, tanto a me non la dai a bere... So quello che fai con tuo figlio... Sei una troia, sai Maria? E adesso vediamo cosa si può fare...".
A quelle parole, madre e figlio – seppur a distanza – raggelarono nello stesso istante, immaginandone il significato... E se lo avesse spifferato all'amico Giovanni? Si doveva tacere e sottostare ai suoi ricatti, e sperare che tutto filasse liscio senza troppi danni...
Intanto Paolo aveva proseguito appoggiando una mano sulla spalla della donna, scivolando nella scollatura della camicetta ed iniziando a sbottonarla.
- "Guarda, guarda", fece, stupito, "la donna casta e pura è senza reggiseno! Beh, vorrà dire che arriveremo prima al dunque". E ridacchiò…

Alberto stava vedendo ogni cosa: lei che si spogliava sul sedile davanti, accanto a lui; poi, il sedile che si abbassava, e lei scomparire.
All'improvviso, le sue gambe si alzarono e si posarono sul cruscotto, mentre lui – senza calzoni e completamente nudo dalla cintola in giù – le montava sopra…
Sentì anche che l’uomo la invitò a fare come gli diceva:
- "Apri bene queste maledette cosce... Sono anni che sogno di possederti, alla faccia di quel cornuto... Vedrai che ti piacerà, e rimpiangerai di averlo sposato... Ma il matrimonio è solo una convenzione, vero troia?".
E detto questo prese a scoparla, le saltò addosso come un indemoniato, e – senza preliminari – la penetrò alla missionaria in un sol colpo...
Lei, sentì un forte dolore, ma si lamentò debolmente:
- “Ahi, mi hai fatto male…”.
E il signor Paolo:
- “Zitta, ho pagato profumatamente anche per questo!”.
Maria, lì per lì non capì il senso di quella frase, finchè improvvisamente ebbe come un flash…
- “Ma sì”, si disse, “Alberto mi ha venduta!”.
Non sapeva se sentirsi tradita dal suo stesso sangue o eccitata da questo gioco inaspettato, ma ben presto la libidine la prese tutta…
Paolo le venne dentro la pancia per la prima volta da quando, da ragazzi, aveva cominciato a desiderarla, senza preoccupazione alcuna, tanto che considerò, tra sé e sé:
- "Tranquilla, che se rimani incinta il cornuto si convincerà che il figlio è suo...".

Quella fu la prima volta che quel maschio le donava il suo seme, e lei – subito dopo – corse in parrocchia a confessarsi, vergognandosi come una ladra, tutta tremante e piangente.
Ma puntualmente tornava tra le sue cosce, spinta con indifferenza dal figlio, il quale dovette rispondere alle rimostranze di quel facoltoso “cliente” insoddisfatto:
- "Ragazzo, ho pagato fior di quattrini, e tu me la mandi con la fica che puzza di pesce marcio? Ma come fai a resistere?? Falla lavare bene, la prossima volta!".
E ancora:
- "Che razza di capezzoli che ha... Proprio non mi piacciono...".
Per non parlare che continuava a chiedergli se non si poteva farle tagliare il pelo, poiché – secondo lui – ne aumentava quell’odore sgradevole...

Ad ogni modo, quel depravato continuava a volerci uscire. Cosicché Alberto, dopo aver riferito tutto a sua madre, le ordinò perentorio:
- "E mi raccomando, non starlo ad ascoltare, non tagliare il pelo per nessuna ragione… A me piace così, e se quello ti vuole ancora, beh si deve prendere anche il tuo pelo!".
Insomma, il giovane stava facendo in modo di farlo arrabbiare affinchè poi ogni copula si trasformasse in una accoppiamento davvero aggressivo...
E così fu… Difatti, sin dalla successiva scopata, Paolo si lasciò andare senza tanti complimenti…
Il suo cazzo, nulla aveva a che fare con quelli di Alberto o di suo padre. Era una sventola che Maria non riuscì mai a tenere nelle due mani, con un glande un pò fimotico che usciva a fatica dal prepuzio.

Come le altre volte, Paolo non perse tempo… Sembrava che il suo obiettivo fosse quasi esclusivamente quello di “marcare il territorio” con la sua sborra, e quindi con un colpo secco affondò quel randello nelle viscere di Maria.
Era veramente una cosa mostruosa, lungo e largo, che lasciò la poveretta senza respiro…
Le parve di essere stata irrimediabilmente danneggiata nelle interiora, l’utero le doleva, ma lui – che la guardava in volto e godeva anche delle sue smorfie di dolore – non accennava a fermarsi, anzi riprese a spingere con sempre maggior vigore, cercando di entrare più a fondo…
Le diceva:
- “Ti prego, non ce la faccio più… Fai piano… Mi avete distrutta… Non ho più i vent’anni di quando…”.
E lasciò cadere lì la frase…
Ma Paolo riprese:
- “Appunto, i vent’anni… Quello che non mi hai dato allora, me lo prendo adesso con gli interessi!”.
Riprese a pomparla come uno stallone imbizzarrito, e Maria sentì trasformare il dolore in godimento, sempre più intenso, anche se la sua vagina al limite di un prolasso non riusciva a garantire uno sfregamento ottimale con il cazzone di Paolo…
Sentiva, al tatto, che i suoi testicoli si stavano facendo sempre più gonfi e duri, mentre lui non la smetteva di esplorare freneticamente le pareti della vagina con la cappella al massimo delle sue possibilità.
A un certo punto, Maria, a occhi chiusi si lasciò andare a un grido contenuto:
- “Sìììì… Fammi godere… Fammi tuaaaaaa!”.
Paolo intensificò la sua azione, e dopo un altro po’ di tempo godette come un animale… Le scaricò dentro tanto di quello sperma che lei credette che anche questa volta avrebbe dovuto ricorrere a medici e infermiere per estirpare l’ennesimo “frutto della colpa”…

Alberto, ebbe così modo di udire e vedere perfettamente il compimento del “sacrificio” di sua madre… La vide scendere dall’auto, nuda dalla cintola in giù, con quel porco che prima di ripartire, le disse un’ultima volta:
- “Non ti ci facevo così troia… Eppure di cazzo ne stai prendendo tanto!”.
Anche lui era sfinito, quasi come quella povera donna, ed impiegò qualche istante per realizzare che tutto era finito…
Girò la chiave nel quadro e si precipitò a raggiungere Maria. Arestò l’auto, scese, e si inginocchiò dinanzi a quella fica tutta imbrattata… Per una volta, l’odore forte che lo disturbava ancora passò in secondo piano, e allo schifo subentrò l’amore incondizionato per lei.
Alzò lo sguardo verso gli occhi della genitrice, e con le lacrime che gli scendevano inarrestabili le disse:
- “Oh, mamma… Non credevo che sarebbe arrivato così in basso…”.

Non ebbero un buon ricordo di quell’avventura, ma successivamente Maria e Paolo continuarono a vedersi, di tanto in tanto, ma senza l’intervento del giovane, forse perchè lei cercava davvero una scappatoia per poter lasciare quella casa.
L’altro, però, aveva una moglie, e non se ne fece nulla, e Maria tornò a consolarsi con il suo Alberto…

5. La nave scuola.

Durante l’ultimo periodo passato insieme, Alberto non fece altro che condividere sua madre con i suoi amici... O meglio, coloro che lui reputava ancora tali, ma che poi si rivelarono dei maledetti maschi, che non esitarono - per divertirsi - a fare branco e a prendersi gioco di lei.
Coloro che, alla fine, gli fecero perdere la persona migliore della sua vita...
Forse, però, Alberto ebbe anche lui le sue colpe, poiché – per togliersela di dosso e liberarsi dal suo modo di fare troppo oppressivo – fu lui stesso a spingerli per soddisfare le loro voglie.
In pratica, gliela “vendeva”, e lei – pur di continuare a stargli vicino e ad uscire con lui – si lasciava fare le cose più turpi con il sorriso sulle labbra... perché lo faceva per il suo ragazzo e suo uomo...
Spesso e volentieri si divertivano a scoparsi la “vecchia” – così la chiamavano in gergo – e a passarsela dall'uno all'altro: ci si mettevano insieme, ci stavano per qualche settimana o mese, e poi la mollavano come uno straccio usato.
E più Alberto diventava duro, "cattivo", proponendole cose indescrivibili, e più lei continuava a stargli addosso...

Gli "amici", poi, dopo che se l'erano sbattuta in lungo e in largo, si prendevano gioco alle sue spalle.
Dicevano:
- “Quella con la fica larga che sa di pesce marcio... con i capezzoli al contrario... che si fa venire dentro…”.

La possedevano per ore ed ore – loro, aitanti giovincelli, e lei una donna matura che già doveva "prendersi cura" stabilmente dei cazzi del figlio e del marito –, fino a farle perdere le forze.
La "usavano" senza pietà, e poi - alla prima occasione - ne facevano argomento di scherzi e battute in presenza del figlio...
Veramente cose da pazzi!!! Alberto non capiva come quella donna potesse degradarsi così, senza dire nulla, e soprattutto senza dire nulla a lui... e si incazzava!
Ma era "solo" l’amore di madre che la spingeva...
Ed ecco, dunque, l’occasione per “usare” di nuovo Maria, la quale non aveva più potestà sul suo corpo, una femmina votata alla procreazione e al sesso...

Un giorno, Marco telefonò ad Alberto e gli disse:
- "Ciao caro, sai avremo bisogno di parlarti per una cosa molto molto delicata... A te e a tua madre... ".
Il ragazzo lì per lì non seppure cosa pensare, arrivò anche a credere che la "attività" con Maria si era risaputa in giro, e per non rischiare di rimanere nel dubbio accettò l'incontro.
Così, Marco e Alberto (l'amico) si recarono a casa loro in un momento in cui il padre Giovanni era fuori, e presero a spiegare la situazione:
- "Ecco, ti avevamo accennato di una cosa delicata... E in effetti c'è un nostro compagno, Andrea che forse conosci anche tu, diciamo abbastanza “crudo” sessualmente, che non riesce “a battere chiodo”... Forse, è anche vergine ancora... Abbiamo deciso di aiutarlo, e abbiamo pensato che tua mamma potrebbe aiutarci...".

Maria e suo figlio, capirono al volo cosa i due gli stavano chiedendo, ma si sentono incerti e combattuti, soprattutto alla luce di quanto era accaduto con il sig. Paolo.
Non conoscevano questo giovane, e Maria mostrò un evidente imbarazzo, manifestato anche da uno sguardo che finì a chiedere supplichevole la "protezione" del suo uomo...
Marco, allora, vedendo quella situazione di stallo e quel silenzio carico di incertezza, precisò i termini della questione:
- "Vedete, state tranquilli che non lo saprà nessuno, e lui è un tipo tranquillo... Sono sicuro che non pretenderà nulla di strano...".

La donna, che era madre e che si era già "sacrificata" per far diventare maschio vero il suo ragazzo, interrogò con gli occhi Alberto, il quale alla fine accettò per il bene del ragazzo. Lui, però, ci tenne a precisare:
- "E sia, però io non voglio esserci, e non chiedetemi il perché!".
In realtà, ogni volta che conduceva sua madre ad avere rapporti con altri uomini, benché la cosa lo eccitava, d'altra parte lui provava un sentimento di gelosia, come se le fosse tolto qualcosa che gli apparteneva...
Nei giorni seguenti, meditò parecchio su questa sua scelta, la riteneva ripugnante, ma si convinse anche che sua madre si sentiva come abbandonata, e maturò la decisione di cambiare idea: oltretutto, si fidava sempre di meno di quei tipi, e gli altri partecipanti non li conosceva neppure…

La location ideale (anche per non insospettire Andrea) fu individuata in occasione del suo compleanno, a casa sua, con una "festa a sorpresa".
Lì, in una sala che assomigliava all'ambientazione di "Eyes Wide Shut", con un ampio tendaggio alle pareti, fu organizzato un grande tavolo e sette sedie per quanti sarebbero stati gli ospiti.
Alberto (il figlio), si era nascosto per tempo dietro a una tenda, proprio di fronte al tavolo, in modo da avere libera tutta la visuale...

Ben presto, con la complicità del fratello del festeggiato, Luca, tutti gli invitati si sistemarono in casa, e all'approssimarsi dell'ora stabilita spensero le luci. E quando Andrea arrivò e spinse l'interruttore, i festanti si sciolsero in un coro:
- "Tan-ti-augu-riii a teeee...".

La serata passò tranquilla, qualche partita a strip-poker attorno al tavolo, un buffet sontuoso, con la vodka che arrivò al cervello e tutti più o meno alla fine restarono con gli uccelli al vento.
Marco – l'organizzatore – si avvicinò al festeggiato, e in modo che tutti sentissero gli dichiarò:
- "Andrea, sei pronto per ricevere il tuo regalo?".
Il ragazzo era bassino, sul metro e 65 circa, per 80 kg, con grosse sopracciglia e una stempiatura da far paura, ma con un fascino che lasciava incantata ogni ragazza. Poco peloso, con uno stomaco abbastanza pronunciato e dei fianchi nella norma…
Esitante, conoscendo l'indole dei suoi compagni, rispose con un monosillabo:
- "Si...".
Allora Marco andò verso la porta e la aprì, accogliendo sull'uscio Maria. Da allora la donna fece tutto da sola, avanzò verso il gruppetto di ragazzi, mentre chi la precedeva le indicò il festeggiato, il quale si alzò accennando un goffo saluto come se si trovasse dinanzi a un'autorità.
La donna – con i suoi capelli castani scuri, gli occhi marroni vispi e penetranti – indossava un bellissimo vestitino bianco che le fasciava i fianchi, scendeva giù fino a poco sopra il ginocchio, e con un corpetto leggero – con due bretelline sottili – le copriva i seni. Calzava poi un sandaletto dello stesso colore, aperto in modo da far risaltare i suoi piedi, non meno belli del suo sorriso un po' impacciato e timoroso di non essere all'altezza del compito che le era stato affidato.
Maria, in quella sala che odorava di maschio arrapato, cercò di assumere un atteggiamento spavaldo: posò, leggero, l'indice sotto il mento di Andrea, fino a farlo scorrere in su sulle labbra riarse dall'emozione...
Con la mano sinistra scese la spallina destra e con la destra la spallina sinistra, ed abbassò fino all'ombelico i due triangoli di stoffa che celavano i capezzoli.
Per la verità, a causa del suo annoso problema, quei chiodini esitarono a drizzarsi, e ci volle qualche istante ancora per vederli emergere dalle tette come il periscopio sulla torretta di un sommergibile.
Questa "caratteristica", però, forse su indicazione di Alberto (l'amico) che l'aveva potuta già godere un'altra volta, non sfuggì ai giovani spettatori, che sussurrarono incuriositi:
- "Ohhh... È senza reggiseno... Andrea, toccali... Vedrai come crescono!".
Ma il ragazzo sembrava come intontito dinanzi a quelle meraviglie che per la prima volta erano nude davanti ai suoi occhi...
Allora Maria, che aveva sentito tutto, gli prese la mano tremante dall'emozione e se la portò sul petto, facendogli fare una leggera pressione sui due capezzoli.
E subito Andrea esclamò:
- "Sono bellissimi!".
Maria, benché fosse per formazione una sorta di "mezza suora" complessata da decenni di educazione repressiva, infilò i pollici nella veste all'altezza dei fianchi e ancheggiando abbassò anche la gonna fino ai piedi.
Guardò negli occhi Andrea, gli si avvicinò fino quasi ad appoggiare le sue labbra su quelle del ragazzo, e sottovoce:
- “Ora tocca a te… Fammi vedere cosa sai fare… Fai l’uomo!”.
Disse ciò, nascondendo un certo disagio e facendo “violenza” al suo carattere, non essendo da lei essere così spudorata…
Ma il giovane non era meno intimorito della donna: per la prima volta, si trovava davanti ad una femmina vera, che le chiedeva di spogliarla!
Vistolo esitare, gli prese la mano e se la mise sul seno – una terza abbondante –, mentre lei terminava di togliersi la gonna, rimanendo in scarpe e una sorta di slip molto elegante, sexy, ma non proprio un perizoma.
Addosso a lei, su quelle cosce ben tornite da ex atleta, che anticipavano un polpaccio ben definito e caviglia snella, quell’intimo senza tante pretese cominciava a far drizzare i cazzi di quei ragazzi lì presenti.
Soprattutto quello del “festeggiato”, il quale – da barzotto che era, appoggiato alla coscia – pian piano si stava inalberando, raggiungendo proporzioni di tutto rispetto, più o meno 20 centimetri, largo, con una cappella gonfia, un prepuzio ridondante e due palle asinine...

Dietro la tenda, Alberto (il figlio) stentava a credere ai suoi occhi: sua madre, stava assumendo un atteggiamento sempre più libertino, e lo stava riportando con la memoria ai giorni della sua “iniziazione”… E si ritrovò a pensare tra se e se che una donna così avrebbe benissimo potuto intraprendere la carriera di prostituta d’alto bordo…
Intanto, Andrea aveva preso coraggio, ed aveva iniziato ad esplorare il corpo femminile… Dalle tette ed i capezzoli – inizialmente lui, non essendone avvezzo, non aveva notato l’anomalia, ma solo l’estrema sensibilità – stava scendendo giù lungo quella cassa toracica ben formata…
E fu a quel punto che la donna, mettendole una mano sul capo gli fece dolcemente capire di inginocchiarsi… Lui obbedì, di fronte agli “insegnamenti” della sua maestra, e lei:
- “Tutto bene? Adesso viene la parte più importante… Prenditi quello che ogni uomo vuole da una donna… Toglimi lo slip!”.
Andrea aveva il cuore che gli batteva a mille… Quella festa stava andando diversamente da come lui si sarebbe aspettato, ma la cosa cominciava a piacergli…
Per aiutarlo ancora, Maria lo guidò con le sue mani ad afferrare le fettucce di elastico sui suoi fianchi, e gli disse:
- “Scendi… lentamente…”.
Il giovane riprese il suo “lavoro”, e trepidante sempre di più giunse con l’indumento a metà cosce, e lì si fermò, come fulminato. Per la prima volta in vita sua, era dinanzi a una fica… E che fica!
Un pelo folto ed abbondante nascondeva il meglio, ma il ragazzo rimase incantato già da quello “spettacolo”, e prese a carezzarle la pelliccia nerissima, già imperlata dalle prime gocce di piacere: difatti, si era calata sì nel ruolo di istitutrice, ma non poteva trattenersi dal trarre un enorme piacere da quel contesto…
Maria gli passò nuovamente una mano tra i capelli… Poteva essere sua madre, e provò un immenso sentimento di amore filiale. Lo incitò:
- “Non vuoi vedere cosa ti aspetta? Su, coraggio!”.
E senza attendere risposta – dopo essersi sfilata completamente lo slip – la donna schiuse le grandi labbra, abbondanti, ed espose anche le piccole, non molto in vista.

A quel punto, gli altri che le facevano corona tutti intorno, cominciarono a commentare:
- “Che dea… Proprio una gran femmina da letto”, disse uno.
E un altro:
- “Marco, ci hai portato una milf davvero spettacolare, dove l’hai trovata?”.
Un terzo, confermò:
- “Eh sì, questa sa il fatto suo… Così disinibita… Chissà come scopa…”.

Andrea e Maria, però, non li stavano a sentire, e infatti lei si guardò intorno e vedendo il tavolo del buffet dietro di sè, vi si appoggiò con il culo e – facendo forza con le braccia – vi si issò a sedere. Poi, spalancò le cosce e con tutte le dita delle due mani si aprì di nuovo la micetta…
Si indicò prima le labbra e subito dopo la fica, e il fortunato capì cosa volesse dire quel cenno…
Si “immerse” tra le sue cosce, e la prima cosa che lo colpì – come a tutti i suoi pretendenti, d’altronde – fu un odore assai penetrante. D’impulso, gli venne di ritrarsi, ma doveva obbedire: lei, infatti, gli stava regalando il paradiso.
E mentre Maria si stava preparando a dargli le indicazioni successive, si alzò dalla sala quasi un coro:
- “Lecca… Lecca… Lecca…”.
Per non fare brutta figura con i suoi amici, Andrea cominciò a leccare, ma con poca voglia, quasi respinto da quell’effluvio fino ad allora sconosciuto.
Lentamente, lappata dopo lappata, quel maschio ci prese gusto, e più lui leccava e più Maria spalancava le cosce e grondava umori come una fontana.
Stava rischiando di venire, e così lo bloccò, e – vedendo il suo cazzo già bello in tiro, gli diede una breve pompata e perentoriamente gli disse:
- “Sali sopra, ora ci divertiremo… Entra!”.
Andrea si fece rosso in volto, poiché fino ad allora non aveva mai visto una fica figuriamoci se aveva fatto una penetrazione…
E Maria, sempre paziente, dopo averlo impugnato per l’asta se lo appoggiò sull’orifizio della vagina e intimò.
- “Spingi… e poi fai avanti-indietro, non devi fare altro”.
Tutti i 20 centimetri del giovane scesero nel suo ventre… Dapprima, timoroso, agì lentamente, ma poi – man mano che prendeva fiducia e il pieno controllo del suo “attrezzo” – prese a montarla come uno stallone, senza darle tregua, con la donna che si ritrovò a pensare:
- “Eccone un altro… D’altronde, è il mio destino…”.
Spingeva davvero con irruenza, forse perché essendo la prima volta non riusciva a ben calibrare il tutto, ma le stava spaccando la fica, martellando ad ogni colpo l’utero…
Maria sentì le palle – davvero notevoli – sbattere sulle sue chiappe, gonfie, turgide…
A un certo punto sentì Andrea accelerare, e subito irrigidirsi e un calore a lei ben conosciuto espandersi nella pancia. Era venuto. Dentro. Il primo cazzo “serio” che fino ad allora aveva preso, l’aveva riempita.
Era la sua prima sborrata in una donna, e forse neanche lui immaginava di poter buttar fuori tutto quel seme...
Maria era soddisfatta del suo "lavoro", ma quel ragazzo non era riuscito a far godere appieno anche lei.

Tutto intorno, era un brulicare di cazzi eccitati, dritti come delle spade, e la donna non staccava gli occhi da ciascuno di loro... Erano più o meno lunghi, grassocci o sottili, circoncisi o con un bel prepuzio, ma tutti e sette frementi e pronti a sostituire quello che era stato appena sverginato.

Ridevano, e uno di loro – guardandola – considerò:
- "Mi sa che le è piaciuto il pesce del ragazzino...".
E un altro, preso coraggio, le chiese:
- "Signora, già che ci siamo, perché non fai un regali pure a noi?".
Si strinsero ancor di più a lei, circondandola, e i loro cazzi finirono nella sua bocca.
Maria, iniziò a spompinarli tutti, e poi a succhiarli...
Sapendo che Alberto (il figlio) stava nascosto nella stanza e poteva vedere e sentire tutto, uno dei più sfacciati si arrischiò a dire:
- "Eh, Alberto, e chi se lo aspettava che fosse una pompinara del genere, tua madre...".
Il figliolo, a quelle parole, con l'uccello già in mano, prese a pomparselo forte, rischiando anche di farsi male, con il suo prepuzio stretto e filetto corto.
Ma lei continuava a succhiarseli per bene, e godeva a occhi chiusi.
Li leccava, li ingoiava fino in gola, prendendo in bocca – a turno – anche i loro coglioni, e tutti erano in estasi, le sbattevano i cazzi sulla faccia, come a schiaffeggiarla...

Poi la fecero sdraiare sul tavolo e, uno alla volta, le scoparono la fica, rigorosamente a pelle, mentre lei continuava a pompare gli altri con le mani.
Dopo un "giro" completo dentro, lei cominciò a urlare, ma quello che poteva sembrare dolore in realtà era pura goduria. Urlava come una cavalla, e i suoi capelli si muovevano scomposti.
Alberto, non riusciva a credere ai suoi occhi, sua madre si stava facendo godere da tutti quegli uomini insieme, più di quanti non ne avesse avuti in tutta la sua vita...
E lui si segava... mentre quelli ripresero ad offenderla:
- "Che fregna che ha questa troia...".
Maria non ce la faceva più, e loro a ridere:
- “Guarda come stiamo piegando la vecchia, ha la fica asciutta come una cozza… Ma per fortuna è larga come una bagascia”.
E giù a ridere…

Sembrava davvero un film porno e lei una pornostar.
Erano al limite, e stanno quasi per venire... Uno ad uno, le scaricano tutta la sborra che avevano nelle palle, riempiendole un'altra volta la pancia.
Maria godeva talmente tanto che boccheggiava, ansimava, e cercava di raccogliere più ossigeno possibile a pieni polmoni.

Fu un'altra serata campale, la lasciarono esausta in quella sala e tutti – alla spicciolata – se ne andarono...
Dopo un pò, quando finalmente riuscì a ritrovare una certa tranquillità, si accorse che quel tendaggio si muoveva... Si alzò per andare a vedere chi ci fosse dietro, e proprio in quel momento Alberto scansò il drappo ed uscì fuori...
La donna, era incredula:
- "Ma non avevi detto che non saresti venuto?", gli domandò.
E lui:
- "Così avrei voluto... Ma volevo anche essere sicuro che non ti facessero male, e poi... Poi ho visto che... Sei una donna eccezionale!".
E la abbracciò...
Maria e Alberto, non sarebbero mai stati completamente l'uno dell'altra, ma questa ennesima esperienza li rese consapevoli che, lontani o vicini, la vista dei loro corpi era sufficiente a trasmettergli un senso di appagamento che più completo non poteva essere…

6. Epilogo.

Dopo anni da queste vicende, Alberto si ritrovò, da solo, nel suo letto a meditare...
Alberto e Maria, madre e figlio, amanti, si erano sempre completati alla perfezione. Lei, ingabbiata mentalmente nella sua educazione bigotta, ma "troia a comando".
Quando, dopo le svariate "cessioni di proprietà" ai diversi "amanti del suo corpo" tornavano ad incontrarsi fra di loro, Alberto aveva notato sempre i segni di qualche succhiotto o addirittura morsi che l’altro le aveva lasciato sui capezzoli. E ne aveva goduto…
L'aveva tenuta in pugno, la voleva quasi "cancellare" benché al tempo stesso la amava alla follia, in maniera possessiva, e la cui sofferenza gli aveva regalato un senso di superiorità mai provato.

Avrebbe potuto godere di altre donne e di lei insieme, che zitta si era sempre lasciata scopare da chi lui le proponeva; avrebbe potuto fuggire con lei e rifarsi una vita con dei figli loro, ma Alberto non lo aveva mai voluto veramente...
Insieme avevano percorso strade pericolosissime. Senza saperlo o forse cercando di essere scoperti per chiudere ciò che non volevano chiudere in altro modo.
Avevano faticato parecchio a volersi ed a farsi male. Ma lo avevano fatto, e ciò amplificava il rimpianto.
I rapporti a volte furono veramente molto intensi e fisici, fino a dover arrivare – più di una volta – a soluzioni estreme...
Lei avrebbe voluto molti più figli ed invece non le era stato permesso, succube com'era stata del marito e del figlio.
Alberto, in fondo, anche lui li avrebbe desiderati, ma si sentiva bloccato dalla paura della paternità: cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbero fatto entrambi? E così l’aveva bloccata più volte...
Per una donna, quello, è il massimo castigo, ma dovette sempre obbedire al maschio. Prima al marito e poi al figlio.
Maria era stata usata e basta.
Per questi motivi, la loro relazione aveva vissuto di alti e bassi...

Finchè un giorno Alberto non si recò per suoi problemi dal medico di famiglia.
Claudio, così si era un uomo sulla sessantina, molto serii, vedovo e senza figli, alto 1 metro e 65 per 65 kg, moro, occhi marroni, barba incolta, moderatamente peloso e presentava dei pettorali abbastanza sviluppati per un uomo, con dei capezzoli che quando si eccitava diventavano durissimi. Inoltre, era dotato di fianchi abbondanti con delle morbide maniglie dell'amore, stomaco abbondante e pancetta.
I due maschi presero a parlare, e a un certo punto il professionista, senza tanti complimenti, disse al ragazzo:
- “Senti Alberto, devo confessarti una cosa: è da quando vi ho preso in carico che non faccio che pensare a tua madre… Ha un fisico straordinario, e tuo padre non mi pare che se ne prenda cura come dovrebbe fare un vero uomo… Insomma… Io potrei farla divertire... Ti dispiace se provo a corteggiarla?”.
Disse questo con fare ammiccante, tanto che il giovane non impiegò molto a capire le sue intenzioni…
Ormai quella storia coinvolgente tra la donna e suo figlio si stava esaurendo, ma i due non avevano mai avuto il coraggio di chiuderla, tanta era comunque la volontà di possedersi. E così, Alberto non si oppose a regalare al suo medico quella possibilità.
Guardandolo negli occhi, gli disse:
- “Vuole portarsela a letto? Ok, ci penso io… Tanto, non so se se n'è accorto, a mamma lei è sempre piaciuto... E a me, non rifiuta nulla…”.
E Claudio:
- “Ne sono certo… Non vedo l’ora di godermi quella meraviglia di femmina così sexy!”.
Da quel momento, il dottore, fece a Maria una curs di "latte d'uccello", per via orale e vaginale, con il suo cazzo di 18 centimetri e due palle sempre gonfie e dure, un prepuzio un pò stretto ma facile da abbassare, e una cappella che quando si gonfiava – nonostante lei fosse ormai molto aperta li sotto – si percepiva molto bene dentro la fica.

Una volta, arrivò pure a concedergli ciò che non aveva mai permesso nemmeno ad Alberto...
Erano in un hotel di lusso, durante uno di quei congressi a cui Claudio aveva cominciato a condurla sistematicamente con se, e mentre si trovavano a letto lui le chiese:
- "Ti piacerebbe provare qualcosa che sia meno monotono?".
Maria si rese conto che non poteva dirgli di no, era l'ultima occasione della sua vita, e sembrava che quel maschio – poco più grande di lei – la conoscesse da sempre e sapesse come prenderla...
Non gli rispose, lasciando a lui l'iniziativa.
E infatti, si sistemarono nella posizione del cucchiaio, con lui dietro, e si lasciò andare...
Voltò il viso verso di lui, mentre gli posava una mano sui glutei, e lui le strinse con decisione ma delicatamente il seno.
Le disse:
- "Vedrai che ti piacerà, bisogna avere un po' di fantasia per non annoiarsi...".
E cominciò ad esplorare i suoi capezzoli...
Lei si sentì un poco imbarazzata per quel solito "difettino", ma lui - che lo conosceva bene per ragioni professionali - la fece sentire sicura di sé come mai nessun altro uomo era riuscito a fare.
Le baciò le mammelle fino a portarla su di giri; le accarezzò tutto l'addome fino a giungere sulla pelliccia già umida, e le fece un piccolo pompino al clitoride fino a farla vibrare tutta...
Maria, con un filo di voce, gli sussurrò:
- "Sei un maschio meraviglioso... Mi conosci meglio di me stessa!".
Claudio allora le sollevò la gamba destra per meglio "giocare" con il suo sesso, mentre le sue palle andarono a strofinare contro l'altra chiappa di lei, e il glande – dopo aver corso lungo tutta la fessura – si inabissò dentro la sua intimità.
La femmina emise un profondo gemito:
- "Ooohhh... Siii... Non ti spostare... È bellissimo...".
Claudio – che amava anch'esso il rapporto vaginale non protetto –, se la strinse ancora di più a sé, e prese a scoparla come lei non era mai stata posseduta...
Sembrava una marionetta in balia del suo burattinaio, ma a Maria piaceva così... Sentiva che non era più solo un piacere fisico; quell'uomo la faceva sentire se stessa, non solo usata, ma capace di provare un sentimento vero, autentico, con la possibilità di dire un "no" ma che invece era sempre più un "sì", il suo "sì".
E fu così che, mentre ancora erano l'uno dentro l'altra, lo guardò languidamente e gli disse:
- "Ti amo...".

Claudio sentì di aver fatto centro, si stavano innamorando, ma non come Maria era abituata ad amare il figlio, ma in totale libertà...
Il medico, le donò tutto se stesso, scaricandole dentro molta sborra, e stavolta Maria sentì nel profondo del suo animo che le cose sarebbero andate diversamente.

La donna non tornò mai più in quella casa che si era trasformata nella sua prigione, e dove aveva portato a termine quell'unico compito che le stava veramente a cuore: fare di suo figlio un uomo...
Giovanni, non seppe più nulla di lei, ma alcuni giorni dopo Alberto ricevette un telegramma:

"CLAUDIO MI HA REGALATO UN SOGNO. LA VITA CHE HO SEMPRE CERCATO. ABBI CURA DI TE, FIGLIO MIO. MARIA".

Infatti, quella prima venuta dentro del dottore aveva stava portando i suoi frutti: la donna era incinta, e questa volta il bimbo sarebbe nato...
Negli anni seguenti, Alberto seppe che sua madre ebbe tre figli, tre suoi fratelli, lo stesso numero di quelli che non aveva potuto avere con lui.

Dieci anni dopo, tutto era finito. Se ne volò via, come un angelo… Proprio ciò che era sempre stata...

FINE.
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