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Lui & Lei

La troia, la ragazzina e la fine di una famiglia


di pollicino
20.07.2021    |    7.334    |    0 3.3
"In fila indiana, dopo essersi smanettati con vigore fino a far diventare ancor più duri quei tralicci che avevano in mezzo alle gambe, si accostarono a Luca..."
1. Introduzione.

Il signor Antonio era solito farsi dare una mano per i suoi piccoli lavoretti di casa da un giovanottone senegalese, un tal Rashid, un simpatico spilungone di quasi 2 metri e nero come la notte.

Un giorno, mentre lavorava, il ragazzo confidò al padrone di casa di essere molto triste, perché – a causa dell'elevato costo dei biglietti aerei – non tornava al suo paese da tanto tempo, e che non toccava una donna da quando aveva lasciato l'Africa.

Il signor Antonio, allora, preso a compassione, disse al senegalese:
- "Fammici pensare un pò... Che forse potrei aiutarti...".
Nella testa del vecchio, si materializzarono immediatamente i suoi vicini di casa, con cui se l’era tanto spassata...
"Si, credo che fanno proprio al nostro caso", si disse tra se e se, e subito telefonò a Rashid...
- "Ascoltami bene, ragazzo: ho per le mani delle femmine di varie età... Certo, non sono vergini dopo il trattamento che gli ho riservato in questi tempi, ma penso che riusciranno a soddisfare la tua voglia di femmina... Gli ho fatto un grosso favore, quindi a me non diranno di no...E poi, c'è anche un bel maschio se vorrai toglierti anche quello sfizio...".
Per invogliarlo, gli mostrò tutti i video che aveva registrato, da quelli dei vari incontri a casa sua a quelli sulla terrazza, in cui si vedeva l'estrema disponibilità di madre e figlia, e il lato bisex di Luca piegato sulla sedia con il culo aperto.
Si offrì di organizzargli un incontro dove lui voleva, anche a casa sua...
L'africano non credeva alle sue orecchie, e lo ringraziò:
- "Signor Andonio, du essere come padre per me, fare du, io vidare di te".

Il vecchio convocò subito Anna, e le disse, senza preamboli:
- "Hai presente Rashid, quel ragazzo nero che ogni tanto vedi nel palazzo a fare dei servizi? Ha bisogno del nostro aiuto e tu sai che io quando qualcuno ha bisogno ci sono sempre... Se non era per me, tu e tua figlia a quest’ora eravate ancora nelle mani degli zingari... Dunque, devi darmi una mano, e vedrai che anche tu ne sarai contenta".

Anna intuì che quel porco stava mettendo in piedi l'ennesimo ricatto... Perciò, si arroccò a difesa, ma – nel mentre che pensava come rifiutare – lui riprese a discorrere:
-"Vedi, quel ragazzo non tocca una donna da anni, si tratterebbe soltanto di essere carina con lui... Gli ho fatto vedere alcuni vostri video, e tu e tua figlia gli siete molto piaciute… In fondo – con un minidotato come tuo marito – non può che essere un piacere assaggiare quel bastone nero... Tieniti pronta!".

E, dopo aver congedato la donna, il porco aspettò che Rashid si rifacesse vivo e lo accolse nel suo appartamento.
Gli diede la bella notizia… Il giovane lo ringraziò, ma rilanciò dicendogli:
- “Grazie padrone, con me vivere tanti altri miei amici africani… Tutti stesso problema, non vedere fica da tando tembo… Scusa said, ma noi volere bel uomo... Marito signora Anna, essere perfetto!”.

Così, il vecchio ricminciò tutto da capo, e andò a parlare con Luca:
- "Sai, quei poveri ragazzi è da così tanto che non scopano, che ora vogliono un maschio, poveretti... Non gli interessano tua moglie e tua figlia, vogliono te... E ricordati, che anche tu mi devi riconoscenza, se tua moglie e tua figlia sono tornate a casa salve...".

Sottomesso com'era, Luca accettò senza ribattere la richiesta, e si preparò all'incontro...

2. A "casa Africa".

Luca era cosciente di ciò che l'aspettava, ma mai la sua famiglia avrebbe pensato di doverlo vedere trasformato in un puro diletto per quei bestioni.

Infatti, quando con la gola asciutta dal nervosismo, picchiò alla porta di quell'anonimo palazzone, e Rashid andò ad aprirgli facendo gli onori di casa, si trovò di fronte uno schiera di ragazzi di colore ben piazzati, completamente nudi, con le loro mazze smisurate in tiro e pronti a "giocare"...
Erano tutti molto giovani, altissimi come Rashid, che rivolto a Luca, con un gran sorriso che metteva in evidenza i denti bianchissimi contrastanti con la sua carnagione, gli disse:
- "Benvenutto, said Luca!".

Lo fece entrare, ma senza dargli nemmeno il tempo di comprendere dove si trovava, lo sollevò di peso insieme agli altri, che lo portarono – orizzontale – sopra un tavolaccio.
L'uomo si immaginò come in un film, protagonista di una scena in cui era messo in un pentolone con intorno dei selvaggi in gonnellini e con lunghe lance in mano…
Fu un flash, e quando si riebbe si ritrovò già legato, con mille mani addosso che gli stavano togliendo via i vestiti, tagliandoli con affilatissimi coltelli.
Giunti a togliere lo slip, si arrestarono tutti, come in un "fermo immagine" cinematografico, restando tutti – nessuno escluso – a bocca aperta: Luca aveva un cazzo abbondantemente sotto la media, se poi si metteva a confronto con i loro era veramente piccolo.
Uno di loro, indicò quel membro, e improvvisamente scoppiò una fragorosa e generalizzata risata “denigratoria”.

E adesso, veniva il bello... Nudo com'era, lo slegarono, lo fecero alzare in piedi e gli si misero tutti intorno.
Rashid gli chiese:
- "Said Luca, riuscire fare sega, così microscopico? Tu dovere svuodare palle combledamende...".

Luca era intimorito, ma fece segno di si.
I colossi gli fecero un altro applauso, nel mentre che lui cominciava a "caricarsi"... E dopo pochi minuti, ci fu la prima sborrata... Intensa, ma furono pochi e brevi schizzi.
Rashid gli disse:
- "Bene, adesso ricomingia a pombare".
Il poveretto non poté che obbedire, fin tanto che una seconda eiaculazione, meno potente della prima, lo fece tremare tutto.
Quando si riprese, il nero più vicino lo invitò nuovamente a procedere... Aveva la mano stanca, ma venne ancora, e stavolta eruttò soltanto poche gocce trasparenti: i testicoli di Luca erano ormai vuoti, e Rashid li tastò per accertarsene.

Era sfinito, ma gli era piaciuto quel "gioco", e chiese:
- "Vi prego, non vi fermate, voglio essere il vostro strumento di piacere!".
E così fu, con quelle parole Luca andava incontro a quel supplizio fortemente cercato...

3. Supplizio e perversione del piacere.

Vista l'esplicita richiesta di Luca, Rashid – che ormai agiva da esemplare “maestro delle cerimonie” – prese una sedia e la pose al centro del cerchio...
Poi, domandò a Luca di salirci sopra: con le ginocchia posate sul sedile, il petto reclinato a contatto con la spalliera, e la testa ancor più in basso al di là di essa, gli bloccò le caviglie ai piedi della sedia...

In quella posizione, il sedere di Luca fece un figurone, così platealmente esposto, e lui cominciò a capire le vere intenzioni dei suoi ospiti.
Non ci volle granché perché i propositi si tramutassero in eventi concreti… Infatti, due di essi gli si posero ai fianchi, uno a destra e uno a sinistra, e gli separarono le natiche, facendo sì che lo sfintere fosse ben riconoscibile.
Si guardarono tra di loro, e fecero dei gesti di consenso, come a dirsi che quel culo era già stato ben "vissuto".

In fila indiana, dopo essersi smanettati con vigore fino a far diventare ancor più duri quei tralicci che avevano in mezzo alle gambe, si accostarono a Luca e cominciarono l'impalamento.
Non c'era nessun lubrificante a disposizione, e quindi scesero in quell'intestino a secco...
Alla prima penetrazione, Luca provò una fitta atroce, ma non emise un sol fiato, per non eccitare ulteriormente l’attore e peggiorare la situazione...
Quella trave di carne lo stava devastando, come mai era accaduto in vita sua.
Pompava il nero, e ad ogni botta scendeva sempre più dentro.
Alla fine, una bollente “fucilata” fu il segnale che il suo retto si stava saturando di sperma…
Soddisfatto, quell'Africano uscì da lui dandogli momentaneamente tregua...

Ma fu – appunto – solo un attimo, poiché subito dopo un altra trivella era già scivolata dentro attraverso il suo ano, con la stessa brutalità di quello di prima, ma con minor tormento dato che ormai la strada era stata aperta.
E così via, fino all'ultimo nero, tutti "conobbero" le sue carni...

Tutte queste "perforazioni", che andarono anche a danneggiare il suo apparato riproduttivo, ebbero come risultato quello di rendere Luca essenzialmente impotente; ma ormai a lui poco importava: dopo il dolore, c'era stato un piacere sconfinato.

4. Padre e figlia... di nuovo insieme.

Luca era ormai prigioniero in quella casa, e – qualche giorno dopo – vi entrò anche Camilla.
Era stato il signor Antonio a portarla come “dolcetto” per quei ragazzi tristi, d'accordo con Rashid che gli aveva richiesto una giovane donna con cui poter fare del sano sesso “secondo natura”...

La ragazza, che ancora non sapeva della presenza lì dentro di suo padre, conosceva però bene qual’era il suo destino immediato: essere un pò come uno "sparring partner" sessuale, una "allenatrice" di quei favolosi piselli.

Con una coreografia spettacolare, fu fatta entrare assolutamente senza vestiti, ornata soltanto di un collare di cuoio e una catena come guinzaglio, e messa a quattro zampe, proprio come una vera cagnetta...
Rashid le affidò immediatamente la sua verga pulsante, e le disse:
- "Bambina, tu fare vedere cosa sapere fare... Signor Andonio dire sempre tu molto brava...".

Camilla si mostrò ben disposta, ma con un sorriso un pò tirato… Poi ingoiò quel biscione scivoloso e iniziò a succhiarlo cos’ forte da aspirargli pure l'anima.
Sotto le sue labbra umide, quel palo si ingigantiva a vista d'occhio, finché il “legittimo proprietario” non lo estrasse per infilarlo nella vagina di lei, già fradicia e dove si lasciò andare inondandola come se quella fosse l'ultima patata che avrebbe scopato nella sua vita...
La giovane, che abitualmente come sua madre non prendeva la pillola, si augurò che quella fosse la sua giornata fortunata, anche perché di insifonate ne ricevette davvero tante e fruttuose in quelle ore.
La tapparono in ogni buco, prima singolarmente e poi tutti insieme, e lei reagì con orgasmi sensazionali e irripetibili.

Colava come le cateratte del Nilo, e adesso quei maschi decisero di “ringraziarla” occupandosi principalmente del suo "lato A": leccarono, senza tralasciare alcun dettaglio, le grandi labbra, per poi farsi strada – con la loro lingua rosa che si opponeva al colore della pelle – sulle sue piccole ali di farfalla morbide e vogliose...
Alcuni di essi, si soffermavano di più su quel clitoride di fuoco, grosso e duro come una biglia, che si presentava ormai fuori del tutto dal suo cappuccio completamente retratto.
Altri di loro, invece, indugiarono sul suo culetto, tosto e bellissimo, per occuparsi dello sfintere, andando a pennellare il magnifico rosone scuro...
E pure le tette erano tormentate... Soprattutto a uno dei neri piacque mordicchiarle i grossi capezzoli, dopo averli succhiati e umettati con la saliva.
Quel corpo di giovane donna, ma già avvezzo ad essere “usato”, riuscì infine a sfamare tutte quelle bocche voraci…

Camilla e Luca si diedero il cambio, benché inconsapevoli della presenza l’uno dell’altra: mentre la figlia fu condotta in un'altra stanza, il padre venne riportato al centro delle attenzioni di quella mandria di stalloni.

Steso nuovamente sul tavolo, sempre nudo, i negri vollero applicargli due piercing ai capezzoli e allo scroto, secondo una antichissima tradizione africana…

5. Piercing, marchiatura e circoncisione.

Rashid fu lui ad eseguire il piercing ai capezzoli...
Preparò degli attrezzi di fortuna – come spiedini da barbecue arroventati sulla fiamma e certamente non sterilizzati – ed iniziò l'operazione.

Luca era sdraiato sul tavolo, con le braccia tirate all'indietro e legate assieme per i polsi, e protendendo automaticamente il petto in fuori.

Il nero si avvicinò al capezzolo destro e cercò di prenderlo con una semplice pinza da lavori edili.
Ma l'attrezzatura, oltre a non essere la più idonea dal punto di vista igienico, non lo era nemmeno per una giusta riuscita, tanto che tentò di prenderlo ripetutamente, una prima, una seconda, e una terza volta.

Gli sfuggiva, forse perché – per il caldo che c'era in quella stanza – il capezzolo non era ben turgido...
Allora, uno degli "assistenti" corse in frigorifero a prendere qualche cubetto di ghiaccio e lo versò sul torace di Luca, il quale sussultò, ma anche con quel trattamento non si raggiunse lo scopo voluto.
Rashid pensò bene a percorrere un'altra strada: si chinò su quel capezzolo e cominciò a leccarlo, "sgrillettandolo" velocemente con la punta della lingua per un paio di minuti.

Il tempo passava, e Rashid iniziava a innervosirsi, quando finalmente tutte questi massaggi raggiunsero il loro effetto: quel capezzolo era diventato grosso e duro...
Il nero disse a Luca:
- "Ok, ora io bucare tettarella... Tieni duro, fratello...".
Prese la pinza, e con il ferro rovente nell’altra mano gli forò le carni, passandolo da parte a parte, e infilandoci dentro una barretta metallica.
Luca strinse i pugni, ma non pronunciò parola, mentre invece dal suo prepuzio cominciò a fluire un liquido trasparente: nonostante la pena disumano che aveva patito, stava ancora godendo!

Si riposarono tutti un poco, e poi anche l'altra tetta ebbe il suo piercing...
Rashid era stremato, così per proseguire cedette la mano a un altro suo amico.

I testicoli non si vedevano più, e lo scroto era talmente vuoto da assomigliare alle labbra di una fica, cosicché sarebbe stato gioco facile forarlo per installare l’ennesimo piercing.
Il maschio che prese in mano la situazione era un infermiere, il quale prese tra i suoi polpastrelli la pelle dello scroto, e – questa volta utilizzando un ferro a freddo – lo conficcò da un lato, tra il testicolo e la base del pene.

Ma il "gioco" più cruento fu senz’altro quello della marchiatura a fuoco...
Come gli zingari avevano marchiato la moglie e la figlia, adesso i senegalesi – su richiesta del malefico signor Antonio – stigmatizzavano Luca.
Rashid tornò a dirigere le operazioni; e preso un grosso ferro di cavallo fissato ad una estremità ad un manico, lo collocò su un fornello da campo.
Accese la fiamma, e dopo una decina di minuti il ferro diventò incandescente al punto giusto.
A questo punto, sei uomini afferrarono – tenendolo saldamente – Luca per i polsi, le caviglie e il torace, mentre Rashid calava lo strumento sul suo pube.
Questa volta Luca non riuscì a trattenere le grida, e copèiose lacrime rigarono il suo volto... Un dolore pazzesco lo prendeva al ventre, mentre il fuoco gli divorava i tessuti.
Non sarebbe stato mai più nulla come prima, sarebbe stato proprietà di quei bruti, impotente e “inutile” come maschio...

Nel frattempo, uno di loro disse ai suoi amici:
- “Fratelli, guardate! Secondo le nostre tradizioni africane, quest’uomo non sarebbe nemmeno un uomo!”.
Voleva dire che Luca non era stato circonciso, e tutti gli altri neri, guardando bene il suo pisello, si accorsero della situazione.
Rashid era sempre stato un giovane rispettoso delle usanze, anche lontano dalla sua terra, e così decise che – anche se Luca non era uno di loro – bisognava rispettare le leggi.
Ma essendo quello che stavano per compiere un atto contraddistinto dal dileggio, vollero coinvolgere nel rituale una donna che svolgesse un ruolo di primo piano.
Presero dunque Camilla e – con la collaborazione di un medico, loro connazionale – la istruirono sulle azioni da adempiere...

Di notte, trasferirono segretamente padre e figlia, a bordo di un pulmino chiuso, in un campo incolto di proprietà del signor Antonio, che li aspettava impaziente di assistere anche lui alla “cerimonia”.
Fecero sedere Luca a terra, nudo e con il marchio della loro tribù; terrorizzato, fu costretto a scavare a mano una piccola buca tra le sue gambe.
Camilla, invece, era in piedi al suo fianco, e Rashid iniziò – con le bracia in alto rivolte verso il cielo – con il proclamare:
- “Devi favorire il volere del Dio della Terra, lui vuole che il tuo prepuzio, fatto di sangue, torni alla Grande Madre e che gli antenati si bevano il tuo sangue”.
Ormai il corpo di Luca era coperto di polvere e intriso del suo stesso sudore, mentre Camilla gli afferrò la pelle del prepuzio e la tirò più che si poteva.
La legò stretta con un filo da pesca, mantenendo quello stato di trazione legando l’altro capo ad un piolo piantato in terra.
Finalmente ci siamo… Il nero gli porse il coltello rituale e le disse, poggiandole una mano sulla spalla:
- “Il Dio della Terra ti ha chiamata ad esercitare il suo volere… Vai!”.
Camilla tremava come una foglia all’idea di dover incidere le carni del genitore, quelle stesse carni che l’avevano fatta venire a questo mondo che ora tanto malediceva…
Chiuse gli occhi ed appoggiò la filo del coltello sulla pelle tesa; e con un colpo secco recise di netto il prepuzio.
Luca fece finta di nulla, mentre reggeva con la mano destra il suo pene di modo che il sangue potesse scendere nella buca senza infettarlo.
Nella mano sinistra, invece, reggeva il prepuzio tagliato, che sotterrò.

Ora, secondo la tradizione di quei senegalesi, era un maschio adulto, uno di loro, e glielo dimostrarono immediatamente:
- “D’ora in poi, non ti chiameremo più said Luca, ma solo Luca, perché finalmente sei uno di noi, un africano anche se non sei nato in Africa…”.

6. Fisting e cintura di castità.

Dopo l’allucinante “sperimentazione” della marchiatura a fuoco e della circoncisione, Luca fu tenuto legato a catena – in solo costume adamitico – in un’umida ed oscura cantina di quel palazzo, giusto il tempo indispensabile affinché la lacerazione del pene si cicatrizzasse.
Nel frattempo, Rashid e i suoi compagni meditarono su quali altre crudeltà potevano infliggergli, e infine trovarono qualcosa di talmente "personalizzato" che - anche solo a parlarne - infervorava pure loro fino a farli sborrare.
Così, lo fecero risalire da quella prigione e lo sistemarono a pancia in giù sul solito tavolo.
Poi, il primo uomo nero prese un pò di lubrificante e glielo fece colare nel buco del culo che oramai - comunque - era assuefatto a certi “esercizi”.
Gli entrò dentro deciso, con due dita, e appoggiandosi su di lui gli borbottò in un orecchio:
- "Ora io rompere tuo culo, e te piacere".

A quelle parole Luca, sentendosi ansimare sul collo, si sentì anche al centro delle attenzioni di tutte quelle mani che di lì a poco lo avrebbero frugato per bene, e questo presentimento lo fece emozionare da morire.

Lo stesso uomo gli praticò un paio di escursioni "dentro-fuori" il suo retto; poi sentì un secondo maschio che avvicendò il primo, e che aggiunse altre due dita, finendo per ficcargliene all’interno dell’intestino ben quattro, ma che lui quasi nemmeno percepì benché fossero scese fino alle nocche.

Quel giorno era naturalmente larghissimo, e allora un terzo nero invase quella caverna introducendovi anche il pollice, tirando un po' indietro le altre quattro dita e poi mettendo dentro tutta la mano completa.

Un quarto uomo si arrischiò a far avanzare nuovamente dentro tutte e cinque le dita, e adesso più queste entravano e più Luca si sentiva spaccare in due...

All'improvviso, una potentissima sensazione di godimento lo sconvolse.
Quella mano continuava a entrare, e quell'esplosione di piacere fu sempre più intensa, fin quando avvertì lo sfintere richiudersi con tutta la mano dentro.
Erano entrate anche le nocche di quest’ultimo individuo, e il resto della mano scivolò da sola fino al polso.
Luca non riuscì a trattenersi, e così urlò dal piacere, e come atto di sfida:
- "Dai, sfondami!!"

Poi tolse completamente la mano e – alternandosi con tutti i presenti nella sala – la rimisero dentro ripetutamente, affondando in profondità fino a far entrare pure parte dell’avambraccio e a provocargli un nuovo piacere talmente sconvolgente da non farlo più ragionare.

Il buco era allargato in maniera ignobile, e Luca ebbe un’altro travolgente orgasmo. Non c'era una specifica parte, ma tutto il corpo era partecipe.
Aveva la bava alla bocca per quanto aveva goduto, ed ora lo sfintere si era richiuso. Ora era di nuovo naturale…

Rashid e gli altri lo lasciarono così per tutto il resto della mattinata, poi – dopo pranzo – ripresero a dargli ciò che lui – senza chiederlo esplicitamente – chiedeva.
Deposto supino, gli presentarono un “cockcage”: letteralmente, una gabbietta per il cazzo!
Gli dissero:
- “Tu mettere questa cosa su tuo cazzo, noi tenere chiave. Puoi fare tutto, tranne avere erezioni e masturbare”.
Luca, benché completamente sottomesso, un pò per gioco e un pò per costituzione, ebbe però la forza di reclamare:
- “Avete detto poco! Non dico che non mi piace come idea, ma mi sembra davvero troppo, é una tortura!”.
Non terminò nemmeno la frase che Rashid gli sferrò uno schiaffo sul basso ventre, dove Luca aveva il loro marchio, e gli disse:
- “Ricordati, tu non volere niente che non volere noi!”.
Il nero che aveva in mano quello strumento si mise tra le sue gambe e iniziò a fargli indossare l’anello attorno ai testicoli, per poi serrarlo sopra di essi. Queste manipolazioni provocarono in Luca un’erezione, al che quello che stava operando gli disse, con sgarbo:
- “Ehi, datti una calmata, se no non posso chiuderla!”.
Per fargli recuperare lo stato flaccido, ricoprirono il cazzo con una coltre di ghiaccio secco, e poco dopo riuscirono a serrare interamente la gabbietta.
Rashid prese la chiave e se la mise in tasca, e scherzando gli domandò:
- “E se la butto?”.
Luca sentì chiaramente la presenza di quella “cosa” ad opprimere parte del suo corpo, gli sembrava un pò piccola per la sua misura, anche se dopo il “trattamento termico” si era rilassato.
Comunque, per ora non c’erano grossi problemi…

Iniziarono a farlo eccitare, e lui già si sentiva un pò “soffocato”… La gabbietta cominciava a fargli male, e l’eccitazione crescente che non poteva avere libero sfogo gli fece fare delle piccole smorfie di malessere…
Quella gabbietta non gli lasciava gonfiare ciò che restava di quel pisello.

A un certo punto, uno dei “compari” urlò che si era fatto tardi, e che dovevano andare a lavorare… Così, si prepararono e – alla spicciolata – cominciarono ad uscire.
Rashid, rivolto a Luca, gli disse:
- “Noi andare. A domani… Tu, non divertire troppo da solo… Ahahah!”.

Il giorno dopo, dopo 15 ore di “prigionia” con quella corazza addosso, eccoli di nuovo a ricominciare…
Alla sola idea di una sessione come quella del giorno precedente, il suo cazzo tenta un’erezione.
I neri cominciano a palpeggiargli le palle, sfiorandole dove ha il piercing allo scroto che gli avevano fatto, e Luca soffre incredibilmente...

7. Maschio o femmina?

Come i divertimenti del signor Antonio con quella povera famiglia erano infiniti, così anche i senegalesi gli proponevano sempre nuove ed eccitanti proposte.

Un giorno, scherzando e ridendo sullo stato in cui era cambiato Luca (forse anche guardando Camilla, che continuava a girare nuda in quella casa), ebbero l'ispirazione di farne un "femminiello", donna in tutto e per tutto tranne che per quella “cosa” che comunque gli pendeva tra le gambe.

Così, iniziarono con il praticargli una depilazione “full body”, senza tralasciare nessuna parte, e fino ad ottenere una pelle liscia come il velluto, benché Luca già fosse poco peloso di suo.
Tolta la gabbietta, lo fecero stendere di nuovo sul pagliericcio che in quei giorni era stato il suo giaciglio, gli legarono mani e piedi, e predisposero il suo corpo idratandolo con acqua calda.
Poi Rashid avviò il processo con un normalissimo rasoio da barbiere... Cosparse i pettorali di schiuma da barba, e – con maestria – rimosse in breve tutta la peluria, manovrando intorno ai capezzoli e giù fino sul ventre...
Allo stesso modo, ripeté la medesima azione sulle cosce e sulle gambe, per poi finire alla zona anale...
Lasciò per ultima la rasatura del membro, già abbastanza tormentato, che per ovvie ragioni necessitava di maggior impegno, ma che finì per ricevere identica sorte.
A quel punto, quel corpo risultò più liscio del marmo, tanto da far invidia a una femmina vera...

Fu allora che il signor Antonio – sempre presente quando si trattava di praticare o assistere a questi divertimenti – suggerì di mondare anche il capo, rapandolo a zero: "così" - disse - "quando dovrà indossare le parrucche sarà tutto più facile...".
L'idea fu approvata all’unanimità, cosicché alla fine si poté notare sul pavimento una vasta coltre di capelli, mentre la testa di Luca parve una impeccabile palla da biliardo.
Faceva strano vederlo così, diverso da come tutti se lo ricordavano, ma quello era solo l'inizio di una nuova fase... o, piuttosto, di una nuova vita.

E infatti, sempre sotto la supervisione del medico che seguì la circoncisione, iniziarono a far assumere a Luca una pillola al giorno di “Transform”.
Il signor Antonio gli disse:
- “Tra un pò di tempo, non avrai più problemi di erezione… Ahahah…”.
Esattamente dopo una settimana di cure a base di un'alta dose di ormoni femminili, si iniziarono a vedere i primi risultati: il petto iniziò a trasformarsi – appunto – in un seno sodo, più grande di quello di un uomo, e la vita si fece più sottile e i fianchi si allargarono; la voce diventò più da donna, la pelle più morbida e il pene si rimpicciolì a poco a poco, i testicoli si svuotarono fino a seccarsi: Luca era diventato femmina…
Inoltre, per accelerare il processo, gli iniettarono circa 800ml di soluzione salina al giorno, che gli consentì di avere due tette “coppa C”.

8. Femmina e sottomessa.

Vedendo la sua indole di autentica “femmina” sottomessa, Luca venne condotto dinanzi a uno specchio, di quelli verticali, sempre nudo, e Rashid gli domandò:
- “Tu piacere nuovo corpo?”.

Luca si guardò attentamente... Il suo nuovo corpo gli sembrò scolpito da un artista molto abile e dotato di gran fantasia... Non c'era ancora abituato a vedersi così, ma quelle forme gli piacquero da subito...
Si tastò le tette, erano perfette, sode e gonfie al punto giusto, come non avrebbe mai osato sperare...
In fondo, gli era sempre piaciuta l'idea di essere femmina, e finalmente coronava questo sogno.
Solo una cosa lo lasciò dubbioso, ed era il cazzo: ci si era "divertito" per una vita intera, ed aveva sempre risposto egregiamente; ora, invece, le palle erano estremamente piccole, rinsecchite, dentro uno scroto praticamente vuoto.
Rashid e il dottore, vedendolo armeggiare con le sue parti basse gli dissero:
- "Non ti preoccupare, ormai non ti serve piu, ti divertirai soltanto con il tuo buco di dietro, e farai divertire con quelle belle zinne...".
Anche l'asta, per quanto si sforzava a masturbarsi, non rispondeva più alle "sollecitazioni", un paio di centimetri scarsi con un glande scoperto che pareva un clitoride.
Allo stesso modo, il medico gli spiegò:
- "Se vorrai, tra un po' potrai operarti e via, sarai femmina completa".

Insomma, valutando bene i pro e i contro, Luca si sentì soddisfatto del risultato.

Aiutato dalla figlia, gli fecero indossare un perizoma bianco a triangolino sul davanti, e un reggiseno a balconcino che gli lasciava libere le spalle... Un paio di calze autoreggenti con una minigonna ascellare, e un top quasi trasparente completò il suo nuovo abbigliamento.

Poi, gli fu messa in capo una parrucca bionda a boccoli che gli scendevano fino a metà schiena e fu aiutato a darsi un filo di rossetto rosa...

Insieme a Camilla, Rashid e al signor Antonio uscì per la prima volta da quando aveva suonato il campanello di quella casa.
Era una calda giornata di sole, e tutti i ragazzi che incontrarono si giravano a "guardarla"... mentre Luca cominciava a prenderci gusto, le piaceva essere così, e tornato in casa chiese ai suoi carnefici:
- "Fatemi restare così per sempre, voglio essere la vostra troia, mi eccita da morire!".

Rashid fu compiaciuto, sia dalla reazione delle persone per strada, sia ancora di più dalla richiesta di Luca, che venne "allenata" ad entrare nel ruolo.
A turno, tutti quei senegalesi lo inculavano, godendo anche nel pastrugnargli le tette e nel farsi fare pompini e bocchini sublimi...
Ogni giorno che passava, la sua esperienza cresceva, e gli africani iniziarono a pensare di metterlo a reddito, insieme a Camilla e naturalmente ad Anna!

9. Madre e figlia a servizio dell’Africa nera.

Il medico africano che aveva trasformato Luca in donna, era a capo di un organizzazione criminale che rapiva giovani donne bianche per farle prostituire in terra africana.
Data l'intenzione dei senegalesi di vendere Luca, Rashid e i suoi compari si accordarono con lui per cedergli anche la moglie e la figlia:
- "Sono molto belle, e i nostri fratelli apprezzeranno molto queste femmine...".
Perciò, mentre il padre venne trasferito in una roulotte per fargli "battere" strade specializzate in trans, con un inganno e l'aiuto della figlia, adescarono anche Anna.
Ora, in quella casa, Camilla non era più uno surplus di eccitazione, ma il nuovo centro focale attorno al quale ruotavano gli affari dei senegalesi...
Con un procedimento dolorosissimo, le cancellarono il marchio degli zingari, ed iniziarono - a turno - a scoparla in ogni foro e con tutta la forza di cui disponevano, e lei "rispose" sempre nel miglior modo.
Anzi, più la scopavano e più lei si dimostrava affamata di cazzo... Non era mai sazia, e si quietava solo quando si sentiva riempita ovunque di caldo sperma.
In solitaria o in affollate gangbang, alla pecorina o alla missionaria, di cazzo o di lingua, quella ragazza era assatanata, una vera porca, e non ci volle molto per farne una puttana con i fiocchi...
La madre, invece, mostrò all'inizio una certa ritrosia, al punto che le dovettero strappare i vestiti di dosso.
Forse si vergognava del marchio a fuoco, ma il dottore di Rashid provvide immediatamente, con un laser che ripristinò il suo ventre allo stato iniziale...
Così anche lei si adeguò alla nuova situazione, con l'unica differenza che venne trattata con maggior grazia.
Quando erano sole, le due donne si domandavano spesso la ragione di tale disparità di trattamento... Anna avrebbe preferito che fosse stata la figlia a ricevere tanto riguardo, ma i senegalesi le rispondevano, sprezzanti:- "Donna viziata, taci e scopa...".
Dopo, ma soltanto una volta in Africa, le due scoprirono il mistero: Camilla, "carne fresca", era destinata all'harem di un ricco mercante.
E giunse il giorno tanto atteso dai senegalesi...

10. Mai più madre.

Giunte a destinazione, madre e figlia furono separate... Ma prima ancora vennero svestite e fatte stare nude come fossero degli animali...
Si abbracciarono, non sapendo che quello sarebbe stato per loro l'ultimo abbraccio...

Camilla fu condotta a Fort Portal, dal suo nuovo "padrone", ma dovette soffrire molto per essere l'ultima arrivata, e pure quando avanzò in fretta nella scala gerarchica delle mogli del mercante – poiché essendo giovane e bianca, era il nuovo "giocattolino" dell'uomo – penò assai a causa della rivalità con le altre donne del suo “gineceo”...

Ma intanto la ragazza ebbe il suo momento di gloria…
Un giorno che aveva voglia di divertirsi, l'uomo la chiamò a sé nella sua tenda e la fece stare in piedi al centro di essa... La esaminò per bene dalla testa ai piedi, quasi mangiandosela con gli occhi... Poi la fece avvicinare, e le sue mani ingorde ispezionarono ogni centimetro di quel corpo giovanile... Tastarono, per sentirne la solidità, i capezzoli turgidi dalla tensione nervosa, e si incunearono ansiose nella calda fessurina che si stava inumidendo...
Le gambe di Camilla iniziarono a tremare, ondeggiarono paurosamente, poi cedettero improvvisamente, facendola crollare ai piedi del mercante, il quale – equivocando quello stato per un sintomo di desiderio da parte della ragazza – la depose sul grande e prezioso tappeto di rappresentanza.

Si stava appena riprendendo quando lui cacciò fuori il membro pulsante e lo accostò alle labbra della giovane: aveva già la cappella pronta, bagnata da un bianco velo cremoso...
Camilla, per riflesso incondizionato, dischiuse la bocca e accolse dolcemente il suo nuovo diletto – contravvenendo alle consuetudini di quella terra – alla maniera occidentale.
Spostò tutto indietro il prepuzio, raccogliendolo alla base dell’asta, ed iniziò una pompa interminabile... Il glande, sempre più massiccio granitico, gli colpiva il palato, mentre ad ogni colpo lei gli dava dei dolci baci sulle palle.

Era un "gioco" che piaceva ad entrambi, ed alla fine lui le dimostrò tutta la sua riconoscenza regalandole un sovrabbondante flusso caldo, tutto per lei...

Il mercante si tirò fuori spossato ma beato, e mentre Camilla lo pompava (questa volta di mano) per “rianimarlo”, lui approfittò del frangente per cominciare ad sondarle la fichetta...
Si accostò a quel sensuale triangolino, e vi posò sopra una delle sue grosse, grassocce e rugose dita; poi due, e poi, spingendo il necessario, si addentrò nel suo paradiso...
Le labbra vaginali si dischiusero come un'ostrica vivace, per dargli strada verso quell’incantevole “gioiello” che era il clitoride.
Rimase piacevolmente sorpreso al tatto: quel roseo bottoncino, era già bello voluminoso e – inaspettatamente – sporgeva dal suo “nascondiglio”.
E guardandola fissa, le disse:
- "Sarai la mia favorita...".

Camilla era frastornata, nonostante ormai fosse avvezza a gestire le proprie emozioni, e decise di facilitarsi la vita offrendosi definitivamente a quell'uomo maturo ma così influente...
Istintivamente, aprì ancora di più le gambe, e lui la possedette con virile gentilezza per ore ed ore...
Quella notte, fu una delle più belle della giovane vita della ragazza, intensa e soave...

Quando, però, al mattino il "padrone" chiamò a sé tutte le sue donne per comunicare il suo verdetto, si presagì nell'aria un forte senso di disapprovazione, quasi una sorda contestazione...
Camilla, da ragazza intelligente, se ne rese subito conto, ed ebbe quasi paura; si sentì ancora più nuda di quanto non fosse fisicamente, e quando il mercante la affidò alle altre perché fosse preparata per la cerimonia, temette per la propria vita.

Trascorsero così parecchi giorni, e Camilla cominciava a patire una certa indisposizione fisica... Frequenti nausee, vomito, nervosismo, non aveva più mestruazioni...
Attento, il mercante chiamò il suo medico personale, il quale la affidò a una donna, una stregona che ne sancì lo stato interessante.
Era uno scandalo, per le loro tradizioni, che la "favorita" gli desse un figlio prima ancora della "prima moglie", e così – seppure a malincuore – l'uomo decretò che a Camilla fosse tolto il nascituro.

Come da consuetudine locale, fu la stessa ad occuparsi dell'intervento, aiutata da due donne anziane del villaggio. E caso volle che la scelta delle due donne cadde proprio su due delle mogli del mercante, proprio quelle che si erano mostrate le più accanite contro di lei...

Camilla fu condotta in una capanna fatta di paglia e fango, dove la aspettava una gran moltitudine di donne che gorgheggiavano nella loro lingua, emettendo strilli incomprensibili.
Al centro di quel tugurio, sopra una stella bianca tracciata a terra con l’ausilio di pietre, era collocato un fusto di metallo arrugginito e pieno di un liquido denso e desensibilizzante.

Aiutata da due megere, vi venne immersa fino a coprire il seno, e lì lasciata mentre i “canti” riprendevano vigore.
Dopo un tempo imprecisabile, la estrassero da lì, e – tutta colante – la deposero sulla nuda terra, in forma di croce, con gambe chiuse e braccia aperte perpendicolari agli arti inferiori.
Poi, quando soprattutto il ventre era tornato quasi asciutto, le aprirono le gambe e gliele assicurarono a dei paletti conficcati nel terreno.
Per verificare che il liquido avesse fatto effetto, le infilarono uno spillone nel ventre, ma Camilla non pronunciò parola né si dipinse sul suo volto alcuna smorfia di dolore.
Si guardarono tra loro, e a mani nude – tirando in senso contrario, una da una parte e l’altra dall’altra parte – le spalancarono grandi e piccole labbra.
Dunque, la megera introdusse un ferro, acuminato e ricurvo, in vagina e di lì nell'utero, da dove sradicò con gesto deciso il feto...
Mentre dalle sue gambe colava un rigagnolo di sangue, Camilla non percepì alcun dolore, ma dalle sue guance colavano calde lacrime, spia di una cosciente angoscia morale.
Un altro arnese arroventato le fu nuovamente introdotto nelle viscere per evitarle un’emorragia, e in quel momento la ragazza – fortemente provata – svenne.

In quel momento, colei che aveva praticato l'aborto affidò Camilla alle altre due donne, affinché la fasciassero per prevenire possibili conseguenze letali.
Ma le due, divorate dall'invidia, e senza preoccuparsi della certa collera del mercante che si sarebbero attirate addosso, si dissero l’un l’altra, sottovoce:
- "Questa puttanella, non dovrà mai più dare un figlio al nostro uomo...".
E, dopo aver compiuto un atto di magia nera, affondarono una lama rudimentale nel basso addome della ragazza, poco sotto l'ombelico.
Questa volta Camy non rimase impassibile... Gli effetti di quella sorta di anestesia si stavano dissolvendo, e lei avvertì come qualcosa che le addentava le carni... Urlò, ma le grida dei canti coprirono la disperazione di lei.
Il taglio andava da parte a parte, tra le due ossa più grandi del bacino… Vi introdussero le mani, e recisero utero, ovaie e tube che poi tirarono fuori con crudele ingordigia.
Intanto, una delle megere si era posta a cavalcioni della giovane per bloccarla, percui il suo culone flaccido le impediva di vedere quello che le stavano facendo… Sentiva “solo” un gran dolore, e con tutto il fiato che le rimaneva in gola inveì:
- “Ma cosa fate? Lasciatemi andare…”.

Poi, come se nulla fosse, completarono il “lavoro” come la stregona le aveva ordinato.

11. “Mamma Africa”.

Al contrario della figliola, la mamma – data anche la sua avvenente bellezza – fu condotta a Masindi e destinata ad essere una "femmina da riproduzione": i suoi nuovi padroni la avrebbero "affittata" a ricchi e facoltosi uomini che – senza prole – l’avrebbero così fecondata per avere una discendenza.
Secondo tradizione, però, doveva soltanto procreare, senza provare alcun piacere, e per questo – prima di farle iniziare la sua nuova "carriera" – venne sottoposta ad un rituale che in Africa è tuttora in vigore.

Nuda e alla presenza di tutti gli uomini con cui poi avrebbe giaciuto, fu affidata ad una sorta di "madrina", la quale le disse:
- "Devi andare a fare la pipì, anche perché dopo ti farà male e non riuscirai a farlo per un po’ di tempo".
La accompagnò in un angolo, senza la benché minima privacy, dove lei si accucciò e fece come le era stato consigliato.
Nel frattempo che si svuotava, non riuscì a non pensare a Camilla, e se anche a lei fosse toccata a una umiliazione tanto grande...
Ma siccome la sua “istitutrice” la stava a guardare, Anna non riuscì ad orinare rapidamente, così la donna le intimò di sbrigarsi.

Poi, fecero ritorno in mezzo a tutte quelle persone sconosciute, e ad Anna fu indicato seccamente di sedersi a terra:
- “Siediti, e aspetta…”.

Intanto, il maschio anziano, in una lingua a lei sconosciuta, annunciò:
- "Femmina bianca, sei stata prescelta per servire la Grande Madre Africa nel sacro atto della trasmissione della Vita. Un atto sacro, nel quale non potrai permetterti di pensare a te stessa... Un atto che richiede la tua purificazione preventiva...".

Non capì nulla, Anna, e ben presto si sentì afferrata da dietro da una donna anziana, vigorosa, che le ficcò tra i denti una scheggia di legno, evidentemente per impedirle di mordersi la lingua.

Poi, fu fatta sdraiare, e la stessa donna la tenne ferma per le spalle, mentre un'altra le allargò le gambe.
Anna, a sentirsi così spalancata ed mostrata a tutti quei maschi si eccitò da morire, e quando la donna anziana andò a allargarle le grandi labbra la trovò zuppa di umori.

La donna anziana, dopo aver lavato un piccolo coltello e dopo averlo passato sulla fiamma, le strinse tra le dita il prepuzio clitorideo e lo incise verticalmente per poi seguirne con la lama i bordi e rimuovere definitivamente quel piccolo lembo di mucosa.
Anna, dal dolore, pur tentando disperatamente di non lamentarsi, non poté fare a meno di contorcersi tutta, mettendo in tensione ogni muscolo del suo corpo.

Una volta scoperto, fu facile prendere saldamente il clitoride – che nel frattempo si era gonfiato a dismisura – e calare su di esso quella fredda lama tagliente.
Non appena la donna percepì che stava per perdere per sempre la sua intimità più profonda, esplose in un orgasmo mai provato prima, il suo ultimo, sensazionale orgasmo...

Anna, però, non ebbe il tempo di apprezzare fino in fondo quel bagnato piacere, che ad esso seguì subito una forte fitta nel momento in cui le veniva amputato il clitoride.

Era in un lago di sudore quando fu aiutata a rialzarsi, e alcune gocce di sangue le bagnarono le cosce cadendo infine a terra.

Rimase lì in mezzo, con tutta quella folla che – inspiegabilmente per lei – gioiva sotto forma di acutissime grida.

Da quel momento, il suo destino era segnato: era sempre incinta, e gravidanza dopo gravidanza chi la vedeva cominciò a chiamarla "Mamma Africa"...

12. Conclusione.

La famiglia di Luca, Anna e Camilla era finita. Dissolta come neve al sole.
Da quando il signor Antonio aveva messo gli occhi sui suoi vicini e ne aveva fatto il suo personale divertimento erotico, ne erano accaduti di fatti.
Ognuno dei tre aveva avuto il suo "battesimo", ed aveva percorso la sua strada personale, trovando la propria realizzazione.
Luca, da persona riservata qual'era, era stato "trasformato" in una trans ricercatissima...
Anna, da sposa e madre di famiglia, era divenuta una sorta di fattrice per il continente africano...
E Camilla? Beh, era ancora minorenne quando - a malincuore - Anna fu costretta a coinvolgerla sessualmente, "causa" anche il suo bellissimo fisico; ed ora l'avevano praticamente resa "impotente" quasi come il padre...

In fondo, però, si erano divertiti tutti e tre in questi mesi, e - come diceva sempre Anna - "ogni lasciata è persa", e certo loro non si erano privati di nulla... Grazie al loro mentore, il signor Antonio!

FINE.
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