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Schiava in regalo per le nozze II - una cagna in regalo


di StefanieSalope
01.09.2023    |    426    |    3 9.0
"Era buio, senza alcuna finestra e illuminato da una luce rossastra proveniente dall’ultima stanza la cui porta era aperta..."
Questa è la seconda parte, quella per me più importante, intima, indelebile. In questa giornata, anche se l'ho capito molto tempo, la mia vita stava cambiando rendendomi ciò che sono oggi ...

Ripartiti dalla festa di addio al celibato mi ritrovai in auto con il Padrone, e il suo sguardo era per me fonte di incredibile eccitazione perché mi sentivo completamente sottomessa al suo volere, al suo sapermi usare come una bambola e, allo stesso tempo, farmi sentire una donna, una puttana, una sgualdrina desiderata ed ammirata. La mia devozione per quell’uomo era assoluta e rassicurante perché sapevo che, per quanto io mi sentissi pronta a fare qualunque cosa per soddisfarlo, non dovevo avere alcun timore, sentivo che nessun ordine, nessuna umiliazione, nessuna prova, mi avrebbe mai arrecato alcun danno fisico o mentale, e ancor meno avrebbe inciso negativamente sulla mia vita di tutti i giorni, sulla mia rispettabilità come persona. Al tempo dei fatti che sto raccontando era una sensazione, mentre oggi so che è semplice verità.

Durante il tragitto ero seduta alla destra del Padrone, con ancora il guinzaglio agganciato, le gambe accavallate ed il dildo ben piantato nel mio culetto voglioso. Sbirciavo con la coda dell’occhio, nella speranza di poterlo servire, mentre stringevo le chiappette per sentire di più il dildo quando, improvvisamente, il Padrone lo attivò e la sua voce mi entrò nella mente come un vento di primavera … “ti sei meritata un piccolo premio per aver saputo controllare la tua eccitazione da cagna in calore. Ma non puoi ancora godere, quello succederà domani se saprai essere il giusto regalo di nozze. Laura e Dario sono molto più perversi di quanto tu possa immaginare, e in più domani ci sarà anche Eleonora …”
Mentre finiva di parlare strattonò il guinzaglio e mi ritrovai il suo magnifico membro in bocca e, sentire che anche Eleonora mi avrebbe usata, mi creò uno stato di pace, tranquillità e piacere; queste sensazioni, evidentemente, trasparirono dal mio modo di assaporare il Padrone che, prendendomi la testa con forza per scoparmi la bocca disse … “Eleonora ti stimola vero Troia? Bene sarà ancora più interessante domani …”.
La libidine era assoluta e continuai a succhiare con intensità, assecondando i suoi movimenti, leccandolo dalla base alla punta per poi ingoiarlo completamente, quasi potesse diventare un tutt’uno con la mia bocca, per poi muovere la testa sempre più velocemente, succhiandolo con le guance oscenamente incavate. Avere il suo cazzo in bocca, senza sfiorarlo con le mani, succhiarlo, ficcarmelo in gola e rimanere ferma immobile qualche momento, sentendo le contrazioni della mia gola stimolarlo era, ed è tutt’ora, un piacere immenso, tanto che sentivo il mio cazzetto grondare e il mio culetto sempre più bagnato di piacere per quel dildo che lo riempiva vibrando e scuotendomi dentro, finché sentii le sue mani spingermi fino a toccare il suo ventre con il viso, mentre tutto il suo nettare fiottava direttamente in gola; ingoiai tutto per poi succhiare dalla punta della sua rotonda e lucida cappella, le ultime gocce, facendomi sentire la schiava più fortunata e appagata del mondo.

Il giorno dopo, come comandatomi dal Padrone, mi presentai alla cerimonia come Vittorio e scoprii, con non poco stupore, di essere l’accompagnatore designato di Eleonora, mentre il Padrone era in coppia con una donna a me sconosciuta. Era una ragazza di non più di venticinque anni, di una bellezza disarmante, con uno sguardo e un espressività del suo volto angelico capace di rapire chiunque la guardasse. Vederla al fianco del Padrone, che con lei era pieno di premure e senza il ben che minimo accenno di lussuria, mi lasciava interdetta. Anche se non riuscivo ad essere gelosa di quella splendida creatura, mi sentivo inutile. Come potevo sperare di competere con lei?
Mentre pensavo a tutto questo mi percepivo come una traditrice, dopotutto il Padrone mi aveva reso libera di essere me stessa, di avere quelle sicurezze prima inesistenti e non avevo alcun diritto di provare la minima gelosia. Io ero la sua schiava e come tale nulla mi era dovuto e sapevo di dover essere felice se quella donna meravigliosa era al suo fianco, chiunque lei fosse e qualunque ruolo avesse nella sua vita.

Con me c’era Eleonora, forse l’estetista più rinomata della città, mia vecchia conoscenza che, ma forse già lo sapete, ha contribuito alla trasformazione di Vittorio in Stefanie la Salope. Lei era bellissima, nel suo vestito color pesca, leggerissimo ed elegante, con una profonda scollatura posteriore e le sue gambe perfette che spuntavano ad ogni passo, mostrando quei sandali color cipria che esaltavano i suoi piccoli piedi proporzionati che avrei voluto baciare e adorare.
Per tutto il tempo della cerimonia e del banchetto, lei mi trattava più come un amante che come un semplice accompagnatore, facendomi sentire serena e rilassata. Mi teneva sottobraccio, mi guardava ammiccando, mi sussurrava all’orecchio e ogni tanto appoggiava la sua testa sul mio petto, eccitandomi e dandomi una sicurezza che, nel mio essere Vittorio, provavo solo ed esclusivamente con lei.

Era ormai l’imbrunire e la festa si era trasformata in un turbinio di balli, risate e … eccitazione palpabile. Fu allora che vidi il Padrone salutare gli sposi e, in compagnia di Elisabetta, questo il nome della sua meravigliosa accompagnatrice, incamminarsi per uscire dal parco. In un attimo vidi il suo sguardo e quello di Eleonora incrociarsi e capii che era giunta l’ora.
“Vieni Vittorio, è ora che quella gran puttana di Stefanie venga fuori … e non temere, il tuo Padrone tornerà” … quelle parole, sussurratemi da Eleonora, mi provocarono un brivido di puro piacere.

Mi accompagnò all’interno della villa dove, in una delle stanze, scoprii che c’era già tutto pronto per tornare Stefanie.
Bastò poco perché le sue sapienti mani mi trasformassero in una donna dai tratti orientaleggianti, che la crema rendesse la pelle del mio corpo liscia come la seta, e che il corsetto bianco riportasse le mie forme in quelle di una donna dalla vita stretta e il culetto sodo ed invitante. Mentre indossavo le autoreggenti, il reggicalze e il perizoma in pizzo bianco, vedevo Eleonora sempre più eccitata. Era seduta sul letto, con le gambe spalancate mentre con un plug decisamente grosso, completo di una coda in pelo bianchissimo, si masturbava, sempre più vogliosa, e mi guardava con lussuria … “muoviti troia, voglio essere pagata per il mio lavoro” … e io mi precipitai a leccare la sua vulva umida, profumata e perfettamente depilata. Sentivo i suoi umori sempre più copiosi, il suo respiro più affannoso, il suo bacino muoversi sempre più velocemente fino a quando mi spostò per evitare che schizzi del suo piacere inondassero il mio viso … “la tua lingua sa sempre farmi godere” … e mentre mi guardava aveva ancora il plug in mano, e se lo passava tra le gambe … “e adesso girati che questo è per il tuo culo da troia”. Me lo piantò nella rosellina, quasi con rabbia, ma era talmente pieno dei suoi umori che lo sentii scivolare con facilità … “ti piace questo tipo di lubrificante, lurida cagna in calore?” … “si mia adorata”. Quelle parole, inadeguate ad una schiava, uscirono dalle mie labbra senza che neppure me ne rendessi conto. Mi aspettavo di essere punita ma, con sorpresa e non poco piacere, la sentii accarezzarmi … “E adesso vai all’ingresso e aspetta, in ginocchio … ma prima l’ultimo tocco, proprio come vuole la sposa”, e mi sistemò un velo bianco tra i capelli, completo di una coroncina di fiori bianchi.

Ero li in attesa ormai da più di mezz’ora e la mia mente vagava in preda all’eccitazione, immaginavo come sarei stata abusata, mi chiedevo se il Padrone mi avrebbe usata ma, soprattutto, pensavo ad Eleonora, alla sua vulva, il suo culetto, le sue gambe, le sue labbra morbide e alle sue carezze dopo averla chiamata “mia adorata”. Mi sentivo strana, come se potessi considerare quella donna qualcosa di mio; era una sensazione che mai avevo provato prima di allora.
In quel momento sentii il massiccio portone d’ingresso aprirsi e abbassai immediatamente lo sguardo. La voce del Padrone arrivò chiara, quasi solenne “ecco la vostra schiava, mettetele il collare e fatene ciò che volete!”
Dario, con la voce che tradiva eccitazione disse “questo si che è un regalo. A te l’onore” … e la sua neo moglie Laura, uno dei giovani avvocati più stimati della città, si avvicinò, prese il collare dalla mia bocca e me lo legò al collo per poi agganciare il guinzaglio. In quel momento sapevo di essere sua e sentivo gli occhi del Padrone su di me pronti a giudicarmi e io volevo che fosse fiero della sua schiava.
Laura, ancora avvolta nel suo vestito da sposa elegante e sensuale, composto da un corpetto che le lasciava le spalle completamente nude, e una gonna che davanti era poco sopra al ginocchio per degradare fino a creare una sorta di strascico dietro, alzò una gamba poggiandola sul bracciolo della poltrona e mi strattonò. Mi avventai sulla sua vulva depilata, a parte un triangolino di pelo sul pube, e cominciai a leccarla con ardore, assaporando i suoi umori. Le leccavo le grandi labbra, le succhiavo il clitoride sempre più pulsante e turgido mentre la sua mano afferrava i miei capelli per condurre la mia bocca. Sentivo chiaramente il suo piacere aumentare mentre cercavo di infilare la lingua sempre più in profondità. Dario era ormai già completamente nudo e le sue mani esploravano il mio corpo, afferravano il plug e muovendolo, facendolo roteare, mi regalava immenso piacere.
Laura allontanò la mia bocca tirandomi con forza i capelli, e stupore e dolore mi lasciarono a bocca aperta così che lei potesse sputarci dentro … “ficca il cazzo in gola alla nostra cagna amore mio” … e il membro di Dario penetrò la mia bocca mentre sentivo Laura, con il suo pube, spingere la mia testa così che si conficcasse fino in gola, e allo stesso tempo baciava con ardore il suo sposo.

Ero bloccata in quella morsa lussuriosa e appagante mentre sentivo il Padrone … “hai visto la mia cagna quanto è diventata brava? Ti piace guardarla vero?” … Eleonora non rispose ma i suoi gemiti rendevano palese come il Padrone la stesse stimolando, con il braccio infilato nella scollatura posteriore fino a raggiungere la sua bellissima vulva stretta.

Mentre Laura afferrava la mia mano perché la masturbassi, leccavo il membro di Dario, partendo dai testicoli per passare a tutta l’asta fino a succhiarlo completamente e sentire il mio viso poggiarsi al suo ventre; nel farlo sbirciavo Eleonora che baciava il mio Padrone, cosa a me non concessa, ma vederli mi eccitava così tanto che il mio cazzeto, stretto nella mia gabbietta, era sempre più gocciolante di piacere. Fu in quel momento che, con un nuovo e violento strattone, Laura mi staccò dal marito, mi assestò un sonoro ceffone e disse … “vediamo se questa schiava è veramente brava e sottomessa come sostiene Rodolfo”. A quattro zampe, come una vera cagna, seguivo Laura che mi guidava attraverso un lungo corridoio nel retro della casa, mentre Dario mi assestava sonore manate sul culetto. Era buio, senza alcuna finestra e illuminato da una luce rossastra proveniente dall’ultima stanza la cui porta era aperta. Quando entrai vidi una vera fabbrica della perversione: c’era la croce in legno con le catene, una gogna che sembrava uscita da un museo medievale, corde e lacciuoli pendenti dal soffitto, fruste di ogni forma e genere, dildi dalle dimensioni più disparate. C’era anche una tavolaccio, con un grande foro centrale e le catene per legare chi vi si sarebbe coricato sopra.

Una volta entrata, inaspettatamente, fu Dario a prendere in mano la situazione strappando di mano il guinzaglio a Laura … “qui dentro sei una troia come la cagna di Rodolfo, sai già cosa fare” … e la vidi spogliarsi, con lasciva lentezza, per poi inginocchiarsi alla gogna. Dario, tenendomi al guinzaglio, prese un flagello di pelle nera, con un grosso manico a forma di fallo, e cominciò a sferzare il mio culetto mentre mi ordinava di bloccare la testa e le mani di Laura, oltre che le sue caviglie. In quella posizione potevo vedere tutto il suo corpo nudo, decisamente atletico e senza un filo di grasso, e il suo sedere stretto ma con il buchetto decisamente slabbrato. Dario mi scostò tirando il guinzaglio e cominciò a sferzare il sedere della moglie, alternando le frustate a baci delicati sulla pelle arrossata mentre il manico penetrava la sua vulva ...“ti piace la mia frusta vero puttana?” … “si amoreee siiii, ma voglio vedere come sistemi la cagna, davanti a me” … “e magari vuoi anche un bel cazzo che ti scopa vero lurida troia?” … “solo se lo vuoi tu amore mio” …
Dario mi fece coricare sul tavolaccio, a pancia in giù, con il mio cazzetto grondante, ormai libero dalla gabbietta, che pendeva dall’ampio foro. Mi legò le braccia e poi le gambe oscenamente aperte, mentre la mia testa era fuori dal tavolaccio, e cominciò a frustarmi con forza, sul culetto, sulle cosce, sulla schiena, e l’eccitazione era sempre più forte e dirompente sia per quel meraviglioso dolore, sia per lo sguardo compiaciuto e pieno di perversa lussuria di Laura. Oltre a tutto questo, potevo vedere Eleonora che si lasciava spogliare dal Padrone, fissandomi con uno sguardo preoccupato e allo stesso tempo carico di passione … “guarda come si eccita la cagna a vedere la nostre Eleonora” e mentre il Padrone lo diceva mi resi conto che il mio membro era sempre più turgido, ormai fuori dal mio controllo. Mentre Eleonora mi fissava, sempre più oscenamente vogliosa grazie alle mani del Padrone che la masturbavano, sentii Dario … “Eleonora, amica mia, perché non ci fai vedere come una mezza lesbica succhia il cazzo di una cagna?” … e senza proferir parola Eleonora scomparve sotto il tavolaccio facendomi sentire le sue labbra baciare, leccare e succhiare il mio sesso, lasciandomi stordita, in una bolgia di lussuria incontrollabile. Mi ripresi solo quando sentii Dario strappare il plug, che fino a quel momento era rimasto ben piantato dentro me, per penetrarmi con un dildo enorme. Nonostante la dilatazione del plug, sentii le mie viscere cedere a quel coso mostruoso, quasi come se mi si strappasse qualcosa dentro, ma nessun dolore poteva superare l’immenso piacere che la bocca di Eleonora mi stava donando. Un brusio e un fremito che arrivava fin dentro lo stomaco, partì da quel vibratore che riempiva il mio culetto e percepii chiaramente i miei umori anali inondarmi, mentre tutti i miei muscoli rettali si rilassavano completamente donandomi la sensazione di essere una grandissima e fortunatissima troia. Avrei tanto voluto godere, ma non mi era stato dato il permesso e, ancora una volta, mi rendevo conto di quanto il Padrone mi avesse addestrato alla perfezione e quanto quel sapermi controllare non fosse una costrizione, ma un immenso regalo perché mi permetteva di assaporare ogni attimo di piacere.

“Mi sembra ora di far godere la mia mogliettina vogliosa … Rodolfo pensaci tu che io voglio gustarmi un po' la bocca della cagna” … mi ritrovai il cazzo di Dario che mi scopava la bocca, mentre un enorme vibratore mi sfondava e una bocca calda e vogliosa succhiava il mio cazzetto, ma sapevo di dover resistere e ci riuscii solo perché concentrai la mia attenzione su Laura … “oh amore si … ahh siiii … Rodolfo siii sfondamiiiii …. ahhh” e vedevo il mio Padrone che penetrava quella donna con furia, facendola sussultare sotto i suoi colpi, facendola urlare di un piacere che conoscevo perfettamente … “sii amore sfonda la gola di quella cagna davanti a me …. mentre mi faccio spaccareeee … ahh amore, ti piace quando mi inculano? …. dimmi che ti piaceee … ahh siii” … “Si mi piace troia, fatti sfondare e godi che poi arriva il resto” … e in quel momento sentii Laura godere, gridare di piacere, urlando al marito “la tua troia godeeee … perché lo vuoi tu”.

Il Padrone, probabilmente rapito dalla sua stessa perversione, prese in mano la situazione … “Dario, scopati un po’ la tua mogliettina … che voglio preparati un bel giochino” nei suoi occhi vedevo una luce nuova, quasi di curiosità più che di perversione … e ciò che fece mi portò in estasi.
Dopo avermi slegata e messa in ginocchio, prese Eleonora e la fece stendere sul tavolaccio a pancia in su, con le braccia legate sopra la testa e le gambe agganciate a delle catene che scendevano dal soffitto. In quella posa la sua figa bella e morbida era alla mercé di chiunque; mi ordinò di leccargliela, di masturbarle vulva e culetto, con la lingua e con le mani. Mi ci buttai con impeto, con una voglia che avevo sempre e solo riservato al mio Padrone, anzi, pensandoci bene era completamente diversa, perché non pensavo solo al piacere che la mia bocca donava, ma anche a quello che io volevo provare nel farlo e infatti, per quanto ci provassi, non riuscivo a controllare la dirompente erezione del mio cazzetto.

“E adesso scopati la tua amichetta mentre Dario si gode il tuo culo da cagna” … quelle parole del Padrone, sussurratemi all’orecchio mentre succhiavo gli umori grondanti di Eleonora, furono una scossa, come se non aspettassi altro che potermi fondere con quella donna e, senza rendermene conto, risposi “grazie Padrone, mi rendete felice” … provai un attimo di sospensione, di attesa per una punizione che non arrivò mai e, solo molto tempo dopo, capii che il mio Padrone sapeva ciò che io ancora non avevo compreso …

Mi coricai sopra Eleonora penetrandola con dolcezza, assaporando ogni istante come fosse l’ultimo, fissando quei suoi occhi profondi che mi guardavano con ardore, passione, come quel giorno in montagna, dopo la festa. Neppure la furia del cazzo di Dario, che si abbatteva dentro la mia rosellina, riuscì a distogliere la mia attenzione da lei. Percepivo solo puro piacere, come se tutto ciò che mi circondava non esistesse più, ad eccezione di Eleonora.

“Laura … mentre il tuo maritino si scopa cagna e puttana, mi sembra ora di godere come si deve” e vidi il Padrone liberarla dalla gogna, ed accompagnarla a lato del tavolaccio. La fece inginocchiare e lei si avventò sul suo cazzo marmoreo … “Dario, la tua mogliettina si merita una bella doppia … a te come sempre la figa …”
E Dario si tolse dal mio culetto immediatamente, lasciandolo completamente libero, facendomi sentire un profondo disagio, quasi un senso di vuoto che fu colmato immediatamente da Eleonora ... “Baciami …” quella richiesta mi riempì il cuore e le nostre labbra si unirono, le nostre lingue si intrecciarono e, in quel preciso momento, mi sentii veramente felice.

Dario era già coricato con Laura che lo cavalcava, godendo e incitando il Padrone a riempirle il culetto, ma prima lui fece una cosa che in quel momento mi sembrava insensata … slegò completamente Eleonora e ci sussurò … “godete … come e quanto volete … siete completamente libere”. Io non riuscivo a capire, ero felice, spaventata e confusa, ma Eleonora no. Si girò verso il Padrone, gli disse “grazie” e poi mi guardò intensamente e prima di baciarmi disse solo “godiamo insieme”. Io ero rapita da quelle parole e cominciai a muovermi, sempre più freneticamente, sentendo montare il piacere dentro di me, mentre le unghie di Eleonora si conficcavano nella mia pelle, la sua schiena si inarcava e … urlammo il nostro godimento quasi all’unisono; il mio sperma fiottava copioso come non mai nel ventre di Eleonora mentre le sue gambe, avvinghiate alla mia schiena, mi stringevano a lei, fino a quando crollai, con il viso tra i suoi seni, percependomi leggera, quasi eterea, mentre sentivo il suo abbraccio. In quel preciso momento mi resi conto che, per la prima volta in vita mia, avevo fatto l’amore.
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