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Una sgualdrina vestita da signora (2)


di StefanieSalope
20.01.2023    |    5.659    |    2 9.6
"La guidavo con la mano per raggiungere ogni schizzo e amavo sentire le nostre lingue incrociarsi per scambiarci il mio seme..."
Ero sconcertata, le mani mi tremavano mentre allacciavo il collare a Serena che, con quegli occhi profondi e lucenti, mi guardava ansimando, con un rivolo di saliva che colava dall’angolo della bocca. Non sono riuscita a resistere e ho leccato quel po' di Padrone che aveva in faccia per poi entrare con la lingua nella sua bocca ancora semi aperta. Le sue labbra morbide e la lingua umida mi stavano inebriando ma avevo un ordine da eseguire così, mentre ancora le nostre bocche erano unite, ho agganciato il guinzaglio …
“Seguimi lurida sgualdrina. Ti piace fare la puttana vero?” … e già la strattonavo perché mi seguisse.
“Si Stefanie! Voglio provare le sensazioni che mi hai raccontato. Voglio che il tuo Padrone mi usi e mi faccia sentire come la puttana che ho sempre voluto essere ma … prime di te ed Eleonora … non ho mai avuto il coraggio di liberare”
“E allora lasciati andare, lui ti libererà”

Mentre guidavo Serena, che mi seguiva docile come una cagnetta verso la camera del Padrone, mi sentivo potente ma, allo stesso tempo, profondamente oppressa dalla responsabilità. Avevo nelle mie mani quella donna stupenda, disposta a tutto pur di provare la gioia, il senso di libertà e leggerezza che l’essere completamente sottomessa al mio Padrone mi donava. Capivo, almeno in parte, lo stato d’animo che lui sentiva nell’avere la responsabilità di un’anima che si lasciava guidare verso il piacere, ed ero ancora più grata della fortuna che la vita mi aveva riservato facendomelo incontrare. Allo stesso tempo, il senso di inadeguatezza, mi faceva capire chiaramente come non volessi rinunciare al mio ruolo di schiava devota al mio Padrone. Finalmente capivo! Mi aveva dato la possibilità di percepire quanto impegno e altruismo servisse per essere il mio Padrone, rendendomi fiera e ancora più sottomessa a lui. Preparare Serena era un compito e allo stesso tempo una dimostrazione di fiducia che non potevo assolutamente deludere.

Con tutta l’autorità che usavo nel mio essere Vittorio, dirigente apprezzato dai proprietari, dai dipendenti e dai fornitori, guidavo Serena nella stanza che, di li a poco, sarebbe stata teatro di piacere estremo.
“Puttana, spogliati tenendo solo le scarpe, mettiti in ginocchio e appoggia la tua faccia da sgualdrina sulle lenzuola e alza il tuo culo perché io possa prepararlo”.
Senza proferir parola Serena ubbidiva perfettamente mettendo in bella mostra quel suo fantastico culo sodo, tondo, invitante che, unito alla visione del suo corpo così ben fatto, e la pelle liscia e perfetta, la facevano sembrare una statua.
Ho preso le polsiere dalla valigia del Padrone, le ho allacciate e unite con una catena di circa un metro per poi afferrare il grosso plug in gomma di almeno sei centimetri di diametro nel punto più largo e dieci di lunghezza, completo di una lunga coda di crine nere, e l’ho strofinato sulla sua figa perfettamente depilata e ancora oscenamente bagnata, mentre con la lingua leccavo la sua rosellina profumata. Serena ansimava e gemeva mentre la leccavo e spingevo il plug dentro il suo sesso ormai fradicio fino a quando, senza alcun preavviso, l’ho appoggiato al buchetto ed ho cominciato a spingere, con sempre più forza …
“Rilassati, lasciati andare. Devo prepararti a godere come mai hai fatto prima” e finalmente il plug è riuscito ad entrare. Il suo gemito di dolore, che tanto bene conoscevo, mi stava esaltando così, dopo averlo mosso come una cazzo, l’ho spinto completamente dentro vedendolo sparire. Le sue mani, chiuse a pugno per contrastare il dolore, cominciavano a rilassarsi mentre penetravo la sua vulva fradicia con la mano. Dopo aver spostato le crine del plug la stavo leccando ed assaporavo i suoi umori mentre sentivo il mio uccello sempre più stretto dentro la gabbietta. Quanto mi eccitava l’idea che di li a poco quella bellissima donna sarebbe stata alla mercé del mio Padrone. Quel pensiero mi aveva fatto ricordare che la preparazione non era finita e, dopo aver dato una sonora manata su quel culetto invitante, l’ho strattonata con il guinzaglio …
“Alzati in piedi cagna, quando entrerà ti metterai in ginocchio, come la cagna che sei”.
Dopo aver legato il guinzaglio alla pediera del letto in ferro battuto, ho cominciato ad estrarre dalla valigia il resto degli strumenti del Padrone. C’erano delle cavigliere e delle altre polsiere in cuoio nero, delle catene fini e lucide, un morso a forma di bocca con un ampio foro centrale per far passare la lingua o un cazzo, una benda in seta nera e … due strapon. Perché due? Immaginavo ce ne fosse uno da far usare a Serena per penetrarmi, ma il secondo non aveva senso eppure, se il Padrone li aveva portati con se, un motivo doveva esserci.

Mentre pensavo a tutto questo, ho bendato Serena che, ad ogni sfioramento, fremeva eccita; sentivo il suo passo deciso avvicinarsi ho colpito nuovamente il culo sodo di Serena … “sta arrivando sgualdrina!” … e lei docile ha abbassato la testa ed è rimasta ferma, con le braccia davanti al suo sesso, come a voler nascondere la sua nudità; il suo corpo proporzionato, le sue tette che pendevano tradendo l’età, e quel culo da cagna pieno della coda nera mi eccitavano da morire

“Eccomi Padrone, la cagna è pronta”
“Si Padrone sono pronta per lei”
Sapevo già che Serena sarebbe stata punita per il semplice fatto di aver parlato e mi allontanai di un passo mentre lei si stava inginocchiando.
Il Padrone aveva già in mano il frustino e, quando sentii la scudisciata sul mio culetto, trasalii per la sorpresa più che per il dolore
“Era tuo compito spiegarle che può parlare solo se io mi rivolgo a lei”
“Mi perdoni Padrone, ho sbagliato”
Un’altra vergata colpiva il mio fondo schiena, e poi un’altra e un’altra ancora e quell’attenzione verso di me mi eccitava, soprattutto perché Serena, inginocchiata con il culo in alto e la faccia a terra, era da lui completamente ignorata nonostante, ad ogni sibilo della frusta, il suo corpo fremesse voglioso.
“E ora puniscila come merita!”
Avevo la frusta nella mia mano e sentivo un fuoco partire dal mio ventre e raggiungere il mio cervello di schiava quando la mia mano è partita colpendola sulla natica destra con una forza che stentavo a riconoscere. Serena aveva urlato di dolore e stupore e subito un segno rosso rubino stava apparendo nel punto colpito. La mia mano tremava, la sensazione di piacere era svanita e l’inadeguatezza prese possesso di me. Non ero in grado di sottomettere nessuno, avevo bisogno di essere io la schiava che andava punita e, istintivamente, mi sono inginocchiata a leccare la pelle arrossata e dolorante … “Padrone perdonatemi, ma non riesco, ho bisogno di essere la vostra schiava, non posso essere carnefice”.
Ero certa che le frustate sarebbero arrivate in serie, violente, come meritavo ed invece ho sentito le sue mani che allacciavano al mio collo un nuovo collare che percepivo largo ma morbido e piacevole … “Resterai sempre la mia prediletta” e quelle parole mi provocarono un orgasmo che fece schizzare dal mio uccello una incredibile quantità di sborra sul pavimento. In quel momento mi sentivo svuotata e anche un po’ delusa da me stessa ma, la sua inaspettata carezza, mi ha riempito nuovamente di gioia e gratitudine.

Stavo metabolizzavo il momento quando il Padrone ha afferrato il guinzaglio di Serena per guidarla verso il mio sperma … “ingoialo tutto cagna, lecca la sborra della mia Salope”. Serena stava già leccando il pavimento avidamente quando solo con uno sguardo ho ricevuto il permesso di poter condividere quel momento con lei. La guidavo con la mano per raggiungere ogni schizzo e amavo sentire le nostre lingue incrociarsi per scambiarci il mio seme.
“Alzati vecchia puttana!” L’ordine arrivò improvviso ed imperioso seguito da uno strattone al guinzaglio di Serena che, ancora bendata, si alzò davanti a me mostrandosi in tutta la bellezza del suo corpo. Le gocce che scendevano sulle sue gambe lisce e morbide tradivano il piacere che quei momenti le stavano regalando e, quando le mani del Padrone la sfiorarono, fremiti incontrollati avevano preso possesso del suo corpo fino a farle cedere le gambe. “Sei bagnata e stai godendo come una verginella alle prime armi, ma sei solo un vecchia cagna, una troia travestita da signora per bene. Alzati sgualdrina!!!” E una frustata secca ed improvvisa la colpì “Si mio signore, sono solo una troia, non sono una signora per bene” ed appena era riuscita ad alzarsi, un’altra scudisciata meno forte, aveva raggiunto il suo seno, dal basso verso l’alto seguita dalla mano del Padrone che stringeva il suo capezzolo, duro e grande … “Ti piacerebbe ritrovarti tre cazzi che ti sfondano in ogni buco vero puttana? Quante volte l’hai sognato lurida troia?”
“Ogni volta in cui mi sono trovata in una stanza con degli uomini mio Signore”
Ed ancora una volta una frustata colpì il suo seno per poi ricevere una forte strizzata al capezzolo. Serena era ormai preda della lussuria e gli umori colavano dalla sua figa profumata sempre più copiosi.
“Bene, adesso vediamo se te li meriti tre cazzi tutti per te!”
Mentre lo guardavo legare le braccia di Serena alle colonne del letto a baldacchino, l’eccitazione stava nuovamente prendendo possesso del mio corpo e della mia mente. Lei era in piedi, bendata, con le braccia larghe e le gambe costrette a divaricarsi da un’asta legata alle caviglie e gemeva di piacere ogni volta che il Padrone la sfiorava fino a quando le ha preso in mano la coda del plug ed ha cominciato a muoverla ed allo stesso tempo a masturbarla, prima con un paio di dita poi con quattro fino a quando, lentamente ma inesorabilmente, l’ha penetrata nella sua vulva con tutta la mano. Serena gridava di piacere … “Si signore, vi prego sfondatemi … siii voglio godere …. oh non resisto …. vi pregooo … lasciatemi godere …. ahhh” in quel momento il Padrone aveva tolto la mano e contemporaneamente aveva strappato il plug dal suo culo bloccando l’orgasmo di Serena che ormai non si reggeva più sulle gambe … “In piedi vecchia troia” e per aiutarla ad alzarsi le aveva infilato due dita nella rosellina ancora dilatata dal plug e, una volta in piedi, aveva sostituito le dita con il suo cazzo che sembrava duro come il marmo. Serena guaiva di piacere, stringeva le catene per aiutarsi a rimanere in equilibrio sotto le spinte furiose del Padrone che la penetrava senza sosta. Lo stavo ammirando, eccitata nel vedere il suo cazzo sodomizzare quella donna elegante nei modi ma completamente abbandonata alla lussuria. Le sue mani passavano dallo stringere i suoi seni con forza alla sua figa fradicia e sicuramente ribollente di piacere, facendola sussultare, godere, urlare ma, ancora una volta, si fermò improvvisamente, bloccando il suo orgasmo mentre le lunghe gambe di Serena tremavano per il piacere e per lo sforzo di rimanere in piedi.
Il Padrone liberò le braccia del suo nuovo giocattolo e, dopo averla adagiata sul letto, a pancia sotto e con le gambe oltre la pediera, liberò anche le sue caviglie … “Salope, leccale polsi e caviglie”. Quell’ordine mi aveva destata dal mio stato di estasi e mi sono precipitata ad eseguirlo perché sapevo che quello era il suo modo per lenire il rossore dovuto allo sfregamento dei lacci mantenendo alta l’eccitazione.
“Hai bisogno di godere vecchia sgualdrina?”
“Si mi signore, vi prego, fatemi godere”.
Serena, ancora bendata, lo aveva quasi gridato e subito una nuova frustata raggiunse le sue natiche, colpendola nel centro, seguita da altre, più leggere, sul retro delle sue cosce morbide ma ancora perfettamente toniche facendola trasalire ad ogni colpo. Io intanto continuavo a leccare i suoi polsi e le sue caviglie per poi passare alle zone arrossate dalle frustate fino a raggiungere nuovamente la sua figa che continuava a colare umori di piacere gustosi fino a quando il Padrone salì sul letto e penetrò nuovamente Serena analmente, entrando completamente in lei con un solo affondo. Stava inarcando la schiena e il suo respiro tornò ad accelerare tanto che dopo pochi affondi rapidi e decisi, era chiaro come l’orgasmo stesse per arrivare e, come ormai avevo capito, il Padrone attese l’ultimo istante per abbandonare il suo corpo e lasciarla preda dei fremiti per l’orgasmo interrotto mentre tornava a frustarla, senza forza, quasi con delicatezza, tra le cosce, sulle grandi labbra, per poi passare alle piante dei piedi.
“Hai bisogno di godere vecchia sgualdrina?” questa volta quasi sussurrò la frase stando a pochi centimetri dal suo orecchio
“No mio signore, ho bisogno di sapere che io vi do piacere”
Finalmente aveva capito! Quel gioco, apparentemente sadico, non era altro che l’addestramento necessario perché capisse che il suo piacere doveva nascere dalla sua sottomissione, dalla consapevolezza che il suo scopo doveva essere strumento per il godimento del Padrone, e non viceversa.
Il Padrone la girò mettendosi al suo fianco, poggiò una mano sul suo monte di venere e con l’altra penetrò la sua vulva ormai scarlatta per il continuo piacere, cominciando a masturbarla, sempre più forte, sempre più velocemente … “Adesso puoi godere … schiava”.
Sapendo cosa stava per accadere mi ero messa tra le cosce di Serena che, ormai completamente abbandonata al piacere, raggiunse un orgasmo violento e incontrollato, che produsse dei getti di liquido vaginale che investirono il mio viso riempiendo la mia bocca spalancata per assaggiare tutto il suo godimento.

Credevo che tutto fosse finito ma mi sbagliavo perché il Padrone non era ancora sazio come non lo ero io e, incredibilmente, neppure Serena che, dopo pochi istanti, sussurrò “Grazie mio Signore, se è ciò che volete, il mio corpo e la mia mente sono qui per voi”

Un sorriso compiaciuto e malizioso spuntò sul viso del mio Padrone … “Bene, la vecchia cagna si merita i tre cazzi che ha sempre sognato. Cosa ne dici, ti va di unirti a noi?
Quella frase mi aveva lasciata interdetta e, incredula, ho cominciato a guardarmi attorno quando, dall’oscurità dell’angolo più remoto della stanza, ho visto palesarsi la figura di una donna, su dei tacchi altissimi che risuonavano ad ogni passo, avvolta in una vestaglia nera completamente trasparente che mostrava un corpo meravigliose di cui … conoscevo in ogni ogni centimetro. Era Eleonora, mia moglie, l’amore della mia vita che si avvicinava sensuale ed elegante con gli occhi ardenti di lussuria mentre con il dito davanti alla bocca mi faceva segno di rimanere in silenzio. Ero eccitata come una cagna in calore e il mio uccello spingeva per uscire dalla sua gabbia tanto che, quando mia moglie lo liberò, era tanto duro da farmi male.
Senza proferire una parola, il Padrone aveva indicato lo strapon più grosso ad Eleonora … “ormai è aperta e vogliosa, merita di essere sfondata con quello”.
Eleonora, senza alcuna esitazione, lo stava indossando mentre io potevo vedere chiaramente la coda dell’ovetto vibrante uscire dalle sue grandi labbra e le sue cosce abbondantemente bagnate di piacere.
“Vecchia sgualdrina, adesso potrai godere di un enorme cazzo nella tua lurida figa vogliosa, di un altro nel tuo culo sfondato da troia, e del mio nella tua bocca da succhia cazzi”
“Grazie mio Signore, se questo è ciò che le da piacere, sarò felice di nutrirmi di lei”
Mentre ancora parlava, Eleonora era già stesa sul letto e guidava Serena perché si impalasse con il suo strapon che, nonostante fosse decisamente grande, entrò con naturalezza, regalandole subito evidente piacere. Subito dopo ho appoggiato il mio uccello alla sue rosellina, penetrandola senza trovare resistenza tanto il suo culo era fradicio. Io e mia moglie abbiamo trovato subito la perfetta coordinazione creando un sorta di danza dentro il corpo di Serena che ormai aveva evidenti orgasmi multipli vaginali e anali e, in quel momento, ho sentito qualcosa penetrare il mio culetto, con decisione, senza trovare troppa resistenza. Lo sentivo dentro di me, muoversi avanti e indietro, provocandomi un piacere indescrivibile che, incredibilmente, aumentò quando l’ho sentito entrare completamente in me, in tutta la sua lunghezza, tanto da raggiungere le mie viscere. Ora capivo il perché dei due strapon.
Subito dopo avermi impalato il Padrone si e messo in ginocchio davanti Serena, con le sue palle piene proprio sopra il viso di Eleonora, ha preso la sua testa, con ancora la benda sugli occhi, e ha infilato il suo cazzo tra le sue labbra carnose, femminili, sensuali, e ha cominciato a scoparle la bocca mentre Eleonora stringeva le sue palle delicatamente. I suoi colpi erano sempre più decisi e veloci e io, vedendo e, soprattutto, sentendo quella situazione, quell’intreccio di corpi che riempiva la mia dolce Serena, ero ormai incapace di trattenermi. Ho guardato il mio Padrone che, anche se ormai prossimo all’orgasmo, mi ha dato il suo consenso per godere e, finalmente, ho cominciato a scopare il suo culo da troia con tutta la foga, la voglia, la lussuria che quella giornata mi aveva regalato, riempiendo il suo intestino con tutta la sborra che avevo in corpo e ululando di piacere come una cagna in calore.
Sentire il calore del mio sperma aveva provocato un altro orgasmo a Serena che, ormai completamente abbandonata al mio Padrone, stava succhiando il suo cazzo come un’autentica sgualdrina ninfomane, con le guance incavate, spingendoselo completamente in gola tanto da far uscire fiotti di saliva che colavano sul viso di mia moglie, anche lei preda di un orgasmo furente che sfogava sulle tette di Serena. Finalmente anche il Padrone, certo che tutte e tre avessimo raggiunto il totale abbandono al piacere più assoluto, aumentò la velocità del suo movimento nella bocca di Serena e, con gli ultimi sussulti di lucidità … “Se veramente vuoi essere mia schiava … se vuoi potermi chiamare Padrone, bevila tutta vecchia puttana … altrimenti lascia che lo faccia chi mi è devota”.
Per un attimo, con non poco egoismo, ho sperato che Serena si tirasse indietro, lasciandomi il piacere di nutrirmi del mio Padrone ma, e ne sono felice, non solo non si è fermata ma, nell’impeto del desiderio, ha usato le sue mani per metterle sulle natiche del Padrone, spingendolo a se e profondendosi in uno dei pompini più lascivi, vogliosi, consapevoli e voraci che io abbia mai visto.
Quando le mani del Padrone hanno iniziato a stringere i capelli di Serena sapevo che il momento era arrivato e, come un gatto, mi sono accovacciata al fianco di Serena. Il Padrone, finalmente, stava godendo e l’orgasmo è arrivato accompagnato da urla e gemiti carichi di soddisfazione con la solita quantità di sborra calda, gustosa, dirompente tanto che Serena non è riuscita trattenerla tutta e alcuni fiotti sono colati sul viso di mia moglie che aveva la bocca aperta. Ero incantata nel vedere Serena ingoiare il nettare del mio, del nostro Padrone, con quello sguardo pieno di gratitudine, lussuria, sottomissione e libertà che ben conoscevo, ed allo stesso tempo mi eccitava osservare Eleonora attendere le gocce di sborra che le colavano in bocca. Finalmente avevo visto il mio Padrone prendere possesso di una schiava che non fossi io e ciò mi rendeva felice e appagata, ma mai quanto il momento in cui ha tolto il suo cazzo dalla bocca di Serena per avvicinarlo alla mia … “Ti sei meritata un po' del mio seme, succhialo e puliscilo Salope”.
Come amavo il suo sapore che mi riempiva la bocca, quelle ultime gocce che succhiavo avidamente, che leccavo per far tornare il suo membro pulito dallo sperma e vestito solo della mia saliva! E l’eccitazione non calava anche perché osservavo Eleonora e Serena che si baciavano per scambiarsi lo stesso nettare che anch’io stavo assaporando.

Infine il Padrone si è alzato e, mentre raggiungeva il bagno, completamente nudo … “Avevi proprio ragione Eleonora, la vostra amica merita di essere dominata. E adesso andate a casa e lasciatela qui. Tu, vecchia cagna, vieni a lavare il tuo Padrone”

E mentre Serena entrava sculettando felice dentro il bagno dove l’attendeva il Padrone, io ed Eleonora, come due fidanzatini, ci davamo teneri baci per poi rivestirci e tornare a casa felici e appagate.
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