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Una sgualdrina vestita da signora


di StefanieSalope
20.01.2023    |    1.709    |    3 8.5
"Sentivo la sua mano spingermi la testa per penetrare la mia bocca fino all’ultimo millimetro di cazzo e mi sentivo inebriata..."
Chi ha avuto la bontà di leggere Tre Puttane Che Godono, ricorderà Serena, una signora elegante, dolce e gentile conosciuta nel centro estetico di mia moglie Eleonora. Dopo quel week end nel suo rustico grande e bellissimo, io sono stata assunta nell’azienda vinicola dei nipoti e la nostra frequentazione sul lavoro era abbastanza assidua mentre, nell’intimità, era praticamente nulla. Lei, in effetti, nell’ultimo mese era stata decisamente occupata con l’organizzazione di un evento promozionale a Courmayeur ma avevo sempre l’impressione che cercasse di evitare l’occasione. Cominciavo a temere che ritenesse quei giorni di passione e trasgressione un errore da non ripetere, e il dispiacere era veramente grande perché la ritenevo una donna speciale, alla quale voler bene, quasi da accudire. Ne parlai con Eleonora che, invece, sosteneva che sbagliassi … “non preoccuparti amore mio, lasciale il tempo di elaborare cosa è successo. E’ evidente che non aveva mai provato nulla di simile prima e, devi ammettere, che fare sesso con un’altra donna e con una travestita come te, non è facile da metabolizzare. Vedrai che ci cercherà presto. E poi continua a venire a farsi i trattamenti quindi … stai tranquilla.”

Come sempre aveva ragione lei ed infatti, dopo 10 giorni, ci invitò nuovamente a casa sua per il week end ma, purtroppo, questa volta era Eleonora a non potere per un corso su dei nuovi prodotti a Parigi … “E se adesso non ci chiama più?” … “Sei sempre la solita puttanella vogliosa. Ti ho detto di stare tranquilla. Vedrai che la prossima settimana troveremo il modo, e sarà anche meglio, perché sicuramente la sua voglia di trasgredire aumenterà ancora di più”.

Sapendo che alla fine aveva sempre ragione lei, mi ero messa il cuore in pace e la stavo aiutando a preparare le valigie quando mi arrivò un messaggio … “Amore mio è il mio Padrone” … “Rodolfo? E cosa vuole?” … “Dice che … stasera arriva a Torino”. La mia eccitazione doveva essere talmente chiara che Eleonora cominciò a canzonarmi … “uhh guarda la cagnetta tutta felice, attenta a non fartela addosso” … “dai non sfottermi stronza, lo sai che è da tantissimo che non lo vedo”. Mentre parlavo aveva quello luce negli occhi che era sempre preludio di qualche idea che mi avrebbe di sicuro reso felice … “Digli che lo vai a prendere e che può rimanere qui mentre sono via … anche se gli avevo detto di arrivare prima …”
“Tu lo sapevi?”
“Ovvio! L’ho chiamato io. Mi dispiaceva lasciarti da sola e poi … ti sei dimenticata?”
“Cosa?”
“Ricordi che Serena voleva conoscere il tuo Padrone?”
“Si ma, veramente .. io …”
“Non fare l’egoista! Chiama Serena, dille che arriva il tuo Padrone e chiedile se vuole conoscerlo”
“Ma … e se il Padrone non vuole? E se Serena non vuole?”
“Usa la testolina. Secondo te non gliel’ho già detto?”
Sentivo una punta di delusione ma subito la cacciai perché io non dovevo pretendere nulla dal mio Padrone, anche perché lui solo sapeva quando e come era giusto sottomettermi, e se era venuto solo per Serena, io dovevo esserne felice”

Eleonora era già partita quando ho deciso di chiamare Serena …
“Ciao Stefanie, che bello sentirti”, la sua voce era sempre melodiosa, armonica, elegante e suadente tanto da mettermi in soggezione “Ecco … sai che Eleonora è partita ma … volevo chiederti … anzi volevo farti sapere che …”
“Piccola, cosa c’è, mi sembri nervosa, ma sai che con me non devi, dopo tutto … ci conosciamo approfonditamente” … quel suo cenno di malizia nella voce mi aveva definitivamente sciolto.
“Ieri sera è arrivato a Torino il mio Padrone e oggi vado prenderlo così resterà a casa mia fino a domenica”
“Oh mi fa piacere per te, so che ci tieni tanto”
“Si grazie ma … volevo chiederti se ti andrebbe di venire a cena a casa mia questa sera, così posso presentartelo. Se non ricordo male … volevi conoscerlo”. Ci fu un attimo di silenzio che sembrava non finire mai …
“E se ti accompagno a prenderlo a Torino?”.
“Beh … se ti va … sarebbe bellissimo”.

Alle 10:30 eravamo davanti l’hotel dove alloggiava il Padrone che mi aveva autorizzato a portare con me Serena. Inoltre mi aveva detto che, fino a nuovo ordine, avrei dovuto rivolgermi a lui semplicemente come Rodolfo, senza Padrone, senza Dottore, addirittura, se volevo, potevo dargli del tu.

Mentre entravo nella hall ero estremamente nervosa ed eccitata perché erano mesi che non lo vedevo ed in più con me c’era Serena, e non avevo idea di cosa sarebbe successo.
Lui era elegantemente seduto su una poltrona intento a leggere il giornale quando si è accorto di noi e, con la sua classica galanteria si è alzato riponendo il giornale e, con quel suo sorriso sincero e malizioso allo stesso tempo, ci è venuto incontro porgendomi la mano.
“Vittorio caro, che bello rivederti …” e la sua mano ferma stringeva la mia energicamente, risoluta, ma mai prevaricante, provocandomi un calore, un fremito che partiva dal ventre ed arrivava direttamente al cuore …
“Buongiorno a lei Dottor … Rodolfo, sono felice di rivederla”. Ero evidentemente emozionata e, il semplice contatto fisico tra le nostre mani, mi aveva procurato una profonda eccitazione, proprio come una cagnetta felice. “Le presento Serena, una cara amica”.
“Buongiorno Signora, Eleonora e Vittorio mi hanno parlato molto di lei ed è un autentico piacere conoscerla” e nel dire queste parole si era profuso in un elegante cenno di baciamano”.
“Dottor Rodolfo, il piacere è reciproco anche perché Vittorio non manca mai di parlare di lei”
“Però cerchiamo di darci del tu, altrimenti mi sento come ad un appuntamento di lavoro”. Riuscì a pronunciare quella frase con una tale eleganza e sincerità che io mi sentivo sciogliere e, ne sono certa, aveva colpito anche Serena sul cui viso vidi spuntare un’espressione curiosa e leggermente maliziosa.

La conversazione durò una ventina di minuti, giusto il tempo di un caffè e qualche pasticcino, durante la quale parlai poco o nulla tanto ero rapita dall’autorevolezza del Padrone e dall’eleganza di Serena. In pochi minuti erano riusciti a trovare una certa confidenza e scambiarsi pensieri e battute che esaltavano i loro sorrisi. Sembrava di vedere la scena di un film tanto mi ipnotizzavano, ma forse era solo l’emozione di vedere quelle due anime avvicinarsi e … la speranza che nascesse qualcosa a cui io avrei partecipato.

“Bene Signore, visto che ormai sono le 11:00 direi di dirigerci verso casa. Conosco un bel ristorantino dove vi vorrei mie ospiti” … quel rivolgersi ad entrambe come signore mi aveva lasciata interdetta per un attimo, ma sapevo che lui era solito testare le reazioni delle persone usando quei piccoli stratagemmi e, con mia grande gioia, Serena si mostrò completamente a suo agio, non mostrò il minimo segno di imbarazzo …
“Rodolfo grazie dell’invito ma avrei grande piacere di avervi miei ospiti! Vittorio lo sa che ho una grande casa sempre troppo vuota e, poterla vivere con persone piacevoli come voi, mi renderebbe realmente felice. Però dovrete accontentarvi delle mie non eccelse qualità di cuoca”…
Serena mi aveva spiazzata! Tutto mi sarei aspettata ma non quell’invito di cui non capivo lo scopo. Sapeva benissimo che lui era il mio Padrone, che quei due giorni speravo di essere a sua completa disposizione, di potermi preparare elegante e lasciva come piaceva a lui …
“Se è per renderti felice, non vedo come potrei dire no, giusto Vittorio?” il suo tono improvvisamente tornato imperioso mi fece tornare immediatamente in me “Certo Dottore!”.
“Bene, allora suggerirei di partire subito e … immagino che Vittorio vorrà cambiarsi …” lo sguardo e la voce di Serena sembravano quasi imploranti mentre il Padrone fece un leggero gesto di assenso con la testa.
“Certo così potrò mostrarvi casa mia”.
“Secondo me la cosa migliore e accompagnare Vittorio a casa e, mentre lui si prepara, noi andiamo a casa tua così potrò aiutarti a preparare il pranzo e, quando ci raggiungerà, mangeremo tutti in compagnia”
“Si ottima idea!” aggiunse Serena. Guardai il Padrone che annuì nuovamente e non potei che accettare. Mi stava ordinando di accettare e in quel momento tutti i dubbi svanirono perché il mio Padrone aveva nuovamente preso possesso di me, ed io mi sentivo finalmente rilassata.

Dopo una rapida doccia mi precipitai a vestirmi con un abitino non troppo corto, quasi casto, ma con sotto calze autoreggenti, un perizoma che spariva tra le mie chiappette, un corsetto in pizzo nero strettissimo e le mi decolleteè nere tacco 15. Volevo essere il più sensuale possibile per il mio Padrone, ma allo stesso tempo senza volgarità.

Quando sono arrivata alla villa sentivo il vociare di Serena e del Padrone che, immediatamente, mi eccitarono immaginando chissà che cosa; fortunatamente avevo la mia gabbietta che nulla avrebbe lasciato trasparire, anche se, una volta arrivata in cucina, li trovai semplicemente a chiacchierare, con lei seduta con le gambe accavallate e incrociate, sensuali, eleganti, e lui intento a preparare del sugo ai porcini e speck per le tagliatelle.

“Ben arrivata Stefanie, il tuo Padrone sta preparando …”
Sentire Serena dire … il tuo Padrone … mi aveva catapultato all’istante nel mio mondo di sottomissione …
“Eccomi Padrone! Al suo servizio”
“Prepara la tavola così potremo mangiare”
“Serena potresti prendere una bottiglia di rosso? Sono certo che ne hai di adatte …” e terminò la frase con una risata che illuminò la stanza.

Mentre Serena era in cantina, io preparavo per il pranzo sola con il Padrone dopo tanto tempo e improvvisamente un dolore fortissimo al culetto mi fece trasalire.
“Da quando le schiave mangiano a tavola con il Padrone” e subito la sua mano passò delicata sul punto colpito poco prima con il mestolo.
“Mi perdoni Padrone!” … la mia voce era tremante di eccitazione, dopo tutto quell’errore l’avevo fatto volutamente, nella speranza di essere punita.

La tavola quadrata della cucina era pronta, rigorosamente per due persone, mentre io mi ero messa in un angolo, sui miei tacchi altissimi, praticamente davanti ad uno specchio in cui potevo guardarmi e trasformare la mia postura da normale donna a sgualdrina vogliosa, con il culetto ben all’indietro e il petto con le tette in silicone ben esposto. Mi sentivo come una delle ragazze nelle vetrine di Amsterdam e questa consapevolezza mi donava piacere, tanto da percepire quella sensazione di bagnato tra le cosce.

Quando Serena è tornata in cucina con due bottiglie di vino, ho chiaramente visto un attimo di smarrimento nei suoi occhi mentre osservava il tavolo preparato per due ed io in un angolo, mentre il Padrone le volgeva le spalle intento a cucinare … “Serena non sentirti a disagio, Salope è li nell’angolo come una brava serva pronta ad ubbidire”.
Serena, guardandomi con un’espressione sempre più maliziosa, si è avvicinata al Padrone senza parlare, ha aperto una delle bottiglie per versare il vino nei bicchieri e porgerne uno al Padrone mentre teneva l’altro … “Cosa ne dici di un bel brindisi?” … “Alla nostra conoscenza allora”.
Il tintinnare dei bicchieri e i loro sguardi complici mi stava esaltando e sentivo il mio uccello in gabbia bagnare sempre di più le mutandine sopratutto quando il Padrone, con un gesto elegantemente naturale, si è avvicinato all’orecchio di Serena per sussurrarle qualcosa. I suoi occhi si sono improvvisamente accesi di lussuria mentre camminava con la sua incredibile sensualità verso di me fino a quando, con il suo viso così vicino al mio da sentirne il respiro, ha delicatamente infilato la mano tra le mie cosce … “hai ragione, la tua cagnolina è tutta bagnata”.
Sentire la sua mano accarezzarmi mi ha procurato un fremito, un tremito incontrollabile che ha scosso tutto il mio corpo … “Se vuoi puoi assaggiare la sua lingua” … appena ho sentito quelle parole ho chiuso gli occhi, alzato leggermente la testa e schiuso le mie labbra in attesa … delle labbra di Serena che si appoggiavano alle mie, la sua lingua farsi strada nella mia bocca e la sua mano stringermi le palline con decisione. Ero in estasi completa sapendo che il mio Padrone mi guardava mentre guidava quella donna meravigliosa. Mi chiedevo dove ci avrebbe portato, cosa avrei provato nell’essere usata da quella donna con cui, poche settimane prima, avevo fatto l’amore insieme alla mia adorata moglie.

“Salope, vai nella mia stanza e cerca nel mio bagaglio ciò che voglio usare”
Come in trance, mi sono staccata da Serena sentendo il suo sguardo perplesso mentre mi allontanavo … “non preoccuparti, Salope sa cosa voglio. Tu siediti che tra poco ...” non ho potuto sentire la fine della sua frase perché ero già sulle scale per raggiungere la camera del mio Padrone. Nella sua valigia ho trovato il vestito da cameriera, un nuovo collare con una campanella dorata e un guinzaglio lungo poco meno di un metro. In pochi istanti ero già cambiata e, con il collare ed il guinzaglio in bocca mi sono precipitata di nuovo in cucina dove c’era Serena elegantemente seduta a tavola e il Padrone che le serviva il piatto. Lo sguardo di quella donna che indugiava sulle mie gambe completamente esposte, visto che la gonnellina del vestito copriva a malapena le mie mutandine, era famelico e carico di piacere tanto da bloccarmi perché potesse ammirarmi fino a quando, una sculacciata forte e precisa non mi ha ridestato … “La mia schiavetta è un po’ troppo vanitosa oggi” … e mi colpì con un’altra sculacciata ancora più forte seguita da una delicata carezza sul culetto nudo che, sicuramente, era già arrossato. Sentivo il suo respiro sul collo e l’eccitazione mi faceva tremare le gambe … “Sai cosa fare”.
Senza bisogno di pensare mi sono inginocchiata davanti a lui e, finalmente dopo tanto, troppo tempo, sentivo le sue mani forti ma delicate allacciare il collare al mio collo per poi agganciare il guinzaglio. Finalmente ero tornata anche fisicamente sua e tramavo di piacere sentendomi libera! Libera di lasciarmi guidare ovunque lui avrebbe deciso, nella certezza che quel pomeriggio sarei stata ciò che più desideravo: la sua fonte di piacere.


Sentirmi guidare dalla sua mano attraverso il guinzaglio era tremendamente appagante e, il suono della campanellina che avevo al collo, mi faceva sentire ancora più sottomessa perché ogni mio movimento era scandito dal suo scampanellio. Quando sono arrivata al tavolo mi ci sono accovacciata sotto, tra i piedi di Serena avvolti in un paio di scarpe in vernice nera con tacco alto in metallo, diverse da quelle tutte colorate che aveva la mattina, e quelli del mio Padrone dentro un paio di sneakers bianche e candide. Mentre ero li, con il mio culetto in alto e il viso appoggiato a terra, ammiravo i piedi di Serena così sinuosi, proporzionati ed eleganti, ed ascoltavo le loro voci che conversavano amabilmente ma senza realmente sentire di cosa parlavano. Guardavo i suoi piedi muoversi, dondolare quando le gambe erano accavallate, senza calze, e mi inebriavo del profumo della sua pelle morbidissima e leggermente abbronzata fino a quando, con tono un po’ alto, l’ho sentita dire … “mi farebbe piacere vederti ancora più rilassato e a tuo agio. Perché non togli le scarpe e stai a piedi nudi?”
Il Padrone mosse il piede destro mettendolo davanti alla mia faccia e non servirono parole per capire che mi stava ordinando di toglierle, cosa che feci immediatamente slacciandole e sfilandole per poi tirare i classici calzini in filo di Scozia blu fino e denudare entrambi i suoi piedi forti e magri che tanto adoravo baciare e succhiare. Avvicinai la mia bocca per baciarli delicatamente vicino alle dita, con la lingua che li sfiorava … “Grazie Serena, sentire i piedi liberi è sempre rilassante ma permettimi di ringraziarti” … Bastò un leggero movimento del guinzaglio per capire e mi dedicai immediatamente a baciare i suoi piedini femminili, per poi leccare il tacco di quella scarpa così lasciva.
“Umm in effetti è piacevole avere una bella cagnolina adorante”
“Fanne pure ciò che vuoi” … e subito mi ritrovai le dita in bocca, impertinenti nel cercare la mia lingua, le mie labbra, mentre le succhiavo tenendo il piede con le mani per evitare si affaticasse. Ho continuato per un po’ mentre loro mangiavano e chiacchieravano disinvoltamente ed ogni tanto sentivo il piede del mio padrone cercare il mio culetto per appoggiarsi come fossi uno sgabello.
“Rodolfo, dei tanti pregi decantati dalla tua schiavetta, non avevo mai sentito fossi in grado di cucinare così bene” … “Beh non è colpa sua, dopotutto non cucino mai per le schiave però … visto che hai finito … finisci il tuo calice mentre ti gusti il dessert” … e il piede del Padrone mi spinse verso Serena. Dal piede ho cominciato a risalire la gamba, con la mia lingua che spuntava tra le labbra che davano piccoli baci a quella pelle liscia, morbida e profumata fino a quando le gambe si sono schiuse ed il bacino di Serena si è spostato verso il bordo della sedia offrendomi la sua vulva completamente depilata. Ho spalancato le sue cosce sode e mi sono avventata sul suo clitoride, le sue grandi labbra, succhiandole e leccandole vorace e lasciva mentre la sua mano spingeva la mia testa verso il suo ventre, così la mia lingua poteva insinuarsi impertinente nel suo sesso già carico di umori del piacere.

La sentivo gemere e godere mentre inarcava la schiena e lasciava cadere la testa all’indietro, rendendo visibili i suoi seni sotto la camicia leggera … “Rodolfo devo dirtelo, la tua cagnetta è proprio brava con la lingua e con le mani”
“Si ma ha dimenticato le buone maniere. Le mani le può usare solo se le viene ordinato” e il sibilo della scudisciata risuonò nella cucina precedendo il dolore intenso e familiare sulla mia natica, ma ero troppo presa nell’assaporare i suoi umori per non trasalire facendo muovere il tavolo. Ho sentito il bicchiere rovesciarsi e subito un fiotto di vino cadere a terra e, istintivamente, ho abbassato la testa e alzato il culetto mentre, senza che potessero vedermi, sorridevo in attesa della punizione che arrivò puntualmente. Il Padrone mi stava frustando e i colpi sferzavano il mio sedere offerto consapevolmente e, quel bruciore che divampava, non faceva altro che farmi eccitare tanto che la mia lingua passava sulle labbra e le mie braccia erano protese in avanti. Credo che me ne avesse già date almeno dieci di vergate quando Serena si era alzata e, una volta di fianco al Padrone, ho sentito la sua voce … “anch’io vorrei punirla! Quel vino è della riserva di famiglia e vale una fortuna”.
Ho sentito il guinzaglio guidarmi verso il vino a terra e, mentre avvicinavo le labbra al pavimento per pulirlo mi sono resa conto che non era la mano del Padrone ma di Serena a tenerlo.
“Pulisci cagna!” … ero incredula! Serena, la stessa donna elegante, gentile e dolce con cui avevo fatto l’amore insieme a mia moglie, aveva preso possesso di me e, mentre eseguivo il suo ordine, stava baciando il Padrone con ardore. Le loro lingue si intrecciavano mentre con le mani slacciava i suoi pantaloni e prendeva il suo bellissimo membro in mano … Un’altra frustata colpiva il mio culetto … “qualcuno ti ha dato il permesso di guardarci?” … “Mi perdoni Padrone” … e con gli occhi chiusi finivo di leccare il pavimento mentre sentivo i gemiti di Serena e i rumori delle loro lingue, delle loro bocche unirsi.
Senza una sola parola mi trascinarono nel salotto, mi ordinarono di inginocchiarmi a lato del divano e cominciarono a spogliarsi, a baciarsi, fino a quando … “E adesso guarda come il tuo Padrone mi fa godere”. Lei era stesa sul divano e il Padrone le stava leccando il sesso con ardore, muovendo la lingua tra il clitoride e le grandi labbra. Lei inarcava la schiena così lui poteva assaporare anche la sua rosellina che sapevo essere stretta e profumata. I gemiti di Serena erano sempre più intensi, sempre più vicini all’orgasmo e il mio uccello stava cercando di far esplodere la mia gabbietta. Volevo avvicinarmi, toccarli, dare loro piacere, ma sapevo che dovevo stare li a guardare e basta, perché era ciò che in quel momento dava loro piacere ed io, ne ero perfettamente consapevole, ero li per quello. Vederla raggiungere l’orgasmo era esaltante, capivo di essere parte del piacere e, quasi senza rendermene conto, mi stavo accarezzando il culetto.
“La tua cagna è già in calore” … “Fanne ciò che vuoi, da adesso è tutta tua” … e mentre il Padrone parlava si era seduto con Serena che prendeva in mano il suo cazzo e se lo infilava nella vulva ancora grondante, facendolo sparire dentro di lei con un unico movimento. Mentre con le spalle rivolte al Padrone si muoveva su e giù, aiutata dalle sue mani forti sui fianchi che la spingevano sempre più forte, mi guardava con gli occhi carichi di piacere e lussuria … “Vieni e fammi sentire la tua lingua da lurida sgualdrina vogliosa”.
Arrivata a pochi centimetri dai loro sessi che si fondevano Serena mi prese per i capelli … “Schiava come si risponde alla padrona?”
“Si padrona, mi scusi padrona” e schiacciò la mia bocca contro il suo clitoride guidando la mia bocca, la mia lingua sulla sua vulva e sulle palle pelose e gonfie del Padrone. Finalmente lo stavo toccando, la mia lingua di schiava stava assaporando il gusto di maschio misto agli umori grondanti di Serena che, ormai totalmente preda della lussuria, godeva di nuovo.

Improvvisamente mi sono ritrovata il membro del Padrone davanti agli occhi, lucido per gli umori di Serena che lo imperlavano, e la bramosia di prenderlo tra le labbra, succhiarlo fino a perdere il fiato per dargli tutto il piacere che meritava, stava per impadronirsi di me. Sapevo di non poterlo fare, perché non mi era stato ordinato e per questo ero li, con la bocca aperta, la lingua fuori, in attesa di sapere come volevano usarmi. “Ti piacerebbe prenderlo in bocca vero puttanella?” … “Se questo è ciò che vuole padrona”. “No, voglio che guardi come io godo di questo cazzo” e la sua bocca si riempì di lui. Ero incantata ed eccitata nell’osservare la sua maestria, la sua capacità di leccarlo dalle palle alle punta e poi tornare a succhiarlo, con le guance che si incavavano per poi spalancare le labbra ed accoglierlo completamente, fino in gola, lasciando la sua saliva colare sul ventre e sui testicoli del Padrone che, come raramente succedeva, stava gemendo di piacere. Il suo godimento mi inebriava, sperando fosse almeno in parte dovuto alla mia presenza.

Senza preavviso, come un cambio di angolazione delle riprese di un film, la mano del Padrone ha iniziato a spingere la testa di Serena lasciandola senza fiato per il membro infilato nella sua gola, fino a provocarle abbondanti conati. La pelle del viso si stava arrossando e lacrime uscivano copiose dai suoi occhi.
“Ti sei divertita abbastanza sgualdrina” e tenendola per i capelli aveva alzato la sua testa lasciandola a bocca aperta, con un’espressione sorpresa ma incredibilmente eccitata, quasi non stesse aspettando altro infatti, quando lo sputo del Padrone raggiunse la sua bocca, lo ingoiò leccandosi le labbra … “Fammi tua come faresti con la tua schiava”
“Non sei ancora alla sua altezza per chiedermi qualunque cosa” … e un schiaffo per nulla violento ma secco e preciso colpì il suo bellissimo viso “E devi imparare come rivolgerti a me”. Le sue mani strizzavano e torcevano i capezzoli di Serena che sembrava in preda al piacere più assoluto … “Perdonatemi signore”. La sua bocca era aperta e la lingua leggermente fuori, in attesa di qualcosa che non arrivò mentre io mi sentivo totalmente appagata ed abbandonata al volere del mio Padrone che aveva appena detto, a quella donna bellissima e sensuale, che non era alla mia altezza come schiava. In quel momento mi sentivo al centro del mondo, libera di lasciare che la mia volontà si annullasse, diventando una semplice appendice del volere del mio Padrone.

Ero con gli occhi chiusi intenta a percepire il mio totale abbandono quando le sue mani sfiorarono il mio collo, provocandomi un brivido che scosse tutto il mio corpo. Prese il guinzaglio, lo avvolse alla sua mano e mi guidò fino a sentire il suo membro sulle mia labbra che si schiusero all’istante sentendo la sua cappella raggiungere il fondo della mia gola. Sentivo la sua mano spingermi la testa per penetrare la mia bocca fino all’ultimo millimetro di cazzo e mi sentivo inebriata. Il suo cazzo stava finalmente scopando la mia bocca di schiava, con tutta la sua virile irruenza, con l’impeto del godimento e questo mi rendeva infinitamente felice.
Mentre ero preda del piacere il Padrone aveva chiamato a se Serena che si mise al mio fianco per gustare con me il suo membro. Entrambe lo leccavamo, a due bocche, per poi alternare profonde succhiate mentre l’altra leccava le sue palle umide della nostra saliva in un crescendo di piacere che aveva spinto Serena a toccarsi, a masturbare la sua figa vogliosa.
“Vecchia cagna vogliosa, qualcuno ti ha dato il permesso di toccarti?” e nel dirlo la strattonò per i capelli sputandole in bocca nuovamente … “Mi scusi Padrone”.
Con un abile movimento, apparentemente violento ma attento e premuroso, spinse il viso di Serena a terra così che il suo culo svettasse verso l’alto; con il guinzaglio mi guidò verso la sua rosellina che ho cominciato a leccare con famelica voracità, esponendo a mia volta il mio culetto, nella speranza di sentirlo finalmente dentro di me. Quando ho sentito la punta del suo cazzo spingere contro la mia rosellina sono entrata in estasi tanto da non percepire il dolore della penetrazione se non come assoluto piacere. Sentivo le sue mani stringermi i fianchi mentre mi penetrava con forza, con una veemenza da togliermi il fiato e, mentre gemevo come una sgualdrina, sentivo Serena godere della mia lingua che, oltre a giocare con la sua rosellina, assaporava gli umori della sua figa grondante e vogliosa. Ero completamente persa in quel labirinto di piacere quando ho sentito quella sensazione di vuoto dovuto al membro del Padrone che abbandonava il mio culo da troia per trovarmelo, improvvisamente, davanti agli occhi … “succhialo puttana, preparalo per il culo di questa vecchia puttana!”. Immediatamente mi sono coricata a faccia in su e il suo cazzo era nella mia bocca spalancata, con la lingua protesa per poterlo accogliere completamente mentre osservavo la sua mano entrare con decisa delicatezza nel culo di Serena. Prima erano entrate un paio di dita, poi tre, con sempre più forza e si muovevano allo stesso ritmo con cui mi scopava la bocca. I gemiti di Serena tradivano il suo godimento, il piacere che invadeva la sua mente … “Padrone fammi tua, ti voglio dentro di me …” ed una sonora manata colpì la sua natica una volta, poi un’altra, e un’altra ancora e ad ogni colpo il corpo di quella donna fremeva di piacere “sii punitemi Padrone, sono solo una vecchia puttana … siii”.
In quel momento il suo membro, duro come il marmo e grondante della mia saliva, ha lasciato la mia bocca per entrare e sfondare la rosellina di Serena, già aperta e pronta a riceverlo. La sua cappella è entrata con facilità mentre i suoi gemiti erano sempre più rumorosi fino a quando, con un’unica spinta poderosa, è entrato tutto, fino ai testicoli gonfi. Serena urlava di piacere e fremeva sotto i suoi colpi mentre io, in preda alla lussuria più totale, leccavo le sua grandi labbra, sempre più bagnate di piacere. Sentivo la sua figa pulsare ed ero pronta ad accogliere il frutto del suo godimento quando mi ritrovai nuovamente il cazzo in bocca … “Ti piace il gusto del suo culo di troia? Mangia puttana!” … e mentre mi scopava nuovamente la bocca, facendomi sentire il sapore di maschio mescolato con il gusto del culo di Serena, sentivo la sua mano percuotere nuovamente le sue natiche che immaginavo già rosse, provocandomi un piacere quasi incontrollabile.
“Chi ti ha dato il permesso di godere cagna?” e la sua mano colpì il suo culo facendola fremere.
“Nessuno Padrone”
“E perché stavi per godere puttana?” e un’altra manata risuonò nell’aria.
“Perché sono una vecchia troia da punire Padrone”
E il suo cazzo passò nuovamente dalla mia bocca al suo culo entrando senza alcuna difficoltà fino in fondo. Da quel momento non faceva altro che passare dal suo sfintere alla mia bocca e viceversa provocando in Serena fremiti incontrollabili e in me altrettanta eccitazione tanto che sentivo il mio uccello sempre più costretto nella sua gabbietta e sempre più umido, quasi volesse esplodere tutto il godimento che quella situazione mi provocava.

Improvvisamente tutto si è fermato! Il Padrone era in piedi, con il suo membro turgido e grondante della mia saliva e degli umori anali di Serena e io pensavo solo che lo avrei voluto tra le mia labbra nuovamente.
“In ginocchio puttane!” ed entrambe, ancora in piena estasi e completamente abbandonate al suo volere, abbiamo eseguito all’unisono il comando ritrovandoci una affianco all’altra, con il capo chino a guardare i suoi piedi quando ho sentito le sue mani sul mio collo.
Mi stava slacciando il collare, con delicatezza, mentre percepivo il suo sesso appoggiato al mio viso.
“Salope, metti il guinzaglio a questa vecchia troia in calore e portala nella mia stanza. Quando verrò da voi la voglio trovare legata al letto e con il culo pieno. Sai perfettamente come, l’hai subito tante volte e troverai tutto ciò che serve” … e si alzò andando in cucina, lasciandoci li sole, smarrite in quel piacere assoluto che solo la completa sottomissione sa donare. Entrambe eravamo libere di non dover scegliere, di lasciarci andare al piacere di soddisfare il Padrone, sapendo perfettamente che il godimento provato fino a quel momento era solo l’inizio.
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