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Prime Esperienze

BADANTE PER CASO - RELOADED - Capitolo 5


di asdomar
04.05.2021    |    8.732    |    0 7.4
"Rassicurata sulla mia completa devozione, mi ordina di sdraiarmi su Jolanda e abbracciarla, restando appiccicati l’uno all’altra con lo sperma nel mezzo..."
Il pranzo scorre via piacevolmente, Maria Cristina è un’ottima cuoca e quando sveste i panni della Padrona si dimostra una persona interessante e simpatica.

Al momento del dolce, però, la pausa finisce.

“Adesso togliti le mutande, siediti e toccati, guardando il tuo fidanzatino negli occhi, così capisce bene che razza di vacca sei!”

Jolanda ubbidisce, con la mano sinistra tiene ben allargate le sue labbra sbiadite e con la destra si penetra a due dita; in pochi secondi la fica si bagna vistosamente e lei continua a guardarmi con un’espressione che sembra dire lo faccio per te, faccio qualunque cosa per te.

“Sei proprio una zoccola, non ti basta mai, non c’è umiliazione che sia troppo per te, ti meriti il dolce!”

Il mio sguardo salta dall’una all’altra, poi vedo la Padrona accovacciarsi su una bacinella posata per terra e subito dopo il rumore di una fontanella.

Poco dopo si rialza e posa la bacinella con il suo contenuto giallastro in mezzo al tavolo.

Se mi obbliga adesso a bere o anche solo ad annusare, io vomito.

Invece prende una pasta alla crema e la inzuppa bene, poi si avvicina a Jolanda che sta continuando a masturbarsi furiosamente, come se avesse un bisogno irrinunciabile di venire: “ecco il tuo dolce, apri bene la bocca senza smettere di toccarti, sei talmente troia che sono sicura che verrai”.

Appena apre la bocca le ficca dentro mezza pasta, la faccia si gonfia e arrossisce, l’effetto di quel sapore dev’essere tremendo, “mastica bene e manda giù tutto, questo è quello che vuoi e che ti meriti!”

Jolanda sta avendo un conato di vomito, cerca di trattenersi, per sua fortuna sta ormai per godere in mezzo alle gambe e sulla spinta dell’orgasmo imminente riesce a mandar giù.

“Brava la mia zoccola”.

E la zoccola viene, vergognandosi del suo piacere.

Indifferente al piacere della sua amica, la Padrona si rivolge a me: “Tu non mangi?” e mi indica il vassoio delle paste.

Ne agguanto una al cioccolato e la addento rapidamente, per evitare “passaggi intermedi”....

“Ero certa che ti piacesse la cioccolata”.

Ahia….questo discorso non mi piace…ma c’è un limite a tutto, posso esser fuori di qui in 5 secondi, se voglio.

Lei intercetta il mio pensiero: “Non ti preoccupare, per certe cose non sei ancora pronto, per altre non sei ancora meritevole”.

“Lei invece è pronta e meritevole. Fumati una sigaretta, poi andiamo in bagno e dopo facciamo un riposino”.

La gentile concessione della sigaretta ha un secondo fine, naturalmente, che percepisco subito con lo stimolo intestinale datomi dalla sigaretta.

“Siediti sul water e scarica, mentre lei si inginocchia e te lo succhia”

Questa situazione è molto imbarazzante anche per me e, come sempre, più è imbarazzante e più mi eccito; appena seduto ho già il cazzo ritto, Jolanda lo agguanta e lo prende in bocca velocemente, come a soddisfare una voglia repressa da troppo tempo.

Un volta sfilato il plug passano pochi istanti e con lo sfintere allentato inizio a scaricare l’intestino, emettendo una nuvola di odore particolarmente acuto, e non oso immaginare l’effetto per Jolanda, che tuttavia continua con il suo lavoretto.

La Padrona invece si tiene a distanza. “Se hai finito fatti ripulire per bene, e non ti preoccupare, le persone anziane hanno familiarità con questi compiti”.

Jolanda ritarda a interrompere il succoso pompino che mi sta facendo, capisco che vorrebbe sentirmi godere nella sua bocca, ma la Padrona la richiama e lei si stacca, prende la carta igienica, e una volta che mi sono chinato in avanti me la passa in mezzo al culo. Poi mi siedo sul bidet e mi faccio sciacquare per bene (“mi raccomando, per bene!”) fuori e anche dentro, con un ditino che mi penetra internamente, facendomi sussultare di piacere; adesso una bella sborrata mi ci vorrebbe proprio.

“Tu vai di là, spogliati e sdraiati sotto le coperte” (anche se è la Padrona, resta sempre una nonna, e si preoccupa della digestione…) “Noi ti raggiungiamo tra poco”.

Sono passati pochi minuti, ma quando arrivano sono quasi addormentato.

Mi si coricano al fianco, una da una parte e una dall’altra, Jolanda nuda e la Padrona vestita, ed entrambe iniziano a toccarmi sotto le coperte, la sensazione delle loro mani che mi accarezzano e mi esplorano è indescrivibile, il mio cazzo sembra una colonna portante che tiene la coperta sollevata, Jolanda si abbassa un pò e inizia a succhiarmi i capezzoli, la Padrona mi afferra il cazzo inizia una lenta sega, tanto bella che non so se se desiderare di godere subito o non godere mai, per farla durare all’infinito.

“Vorresti baciarmi adesso, vero?”

“Si Padrona, lo desidero da morire”

“Ancora tu non puoi nemmeno sperare di baciarmi, potresti baciare quella zoccola lì, ma sappi che se baci lei, non potrai mai baciare me, non bacio chi si è mescolato con una sudicia così”

Il messaggio è chiaro e lei è davvero stronza, come dev’essere una vera Padrona.

“....Ma un regalino posso fartelo. Apri bene la bocca”

Si alza su di me e dalla sua bocca vedo colare uno spesso filo di saliva.

Non è la stessa cosa di un bacio. Sto per ingoiare la bava di un'anziana. Mentre lo penso inizia a posarsi sulla mia lingua e mi accorgo che sto precipitando verso una completa degenerazione, certificata dal brivido di eccitazione che mi attraversa come una scossa dalla testa ai piedi.

Ingoio e ringrazio.

“Togliti il plug e dallo a Jolanda, ora se lo mette lei”

Fatto lo scambio, mi tiro su e mi metto sulle ginocchia girato verso la Padrona, che omaggio tirandomi una sega davanti a lei. Dietro di me, Jolanda penetra il mio culo con due dita, aggiungendo piacere al piacere.

Se ora una delle due me lo prendesse in bocca, sarebbe perfetto.

Ma non accade. E mi lascio andare.

“Mi umilio davanti a te per mostrarti quanto ti adoro, Padrona”

Silenzio

“Il mio solo desiderio è quello di procurarti il massimo piacere, se vuoi”

Ancora silenzio.

“Il mio sperma, prodotto dal mio corpo per te, è a tua disposizione, fanne quel che vuoi”

“Il tuo sperma è buono solo per dissetare quella vacca là dietro. Faglielo colare sulla faccia e spargiglielo addosso, ovunque”

Mi giro verso di lei e continuo a segarmi tenendo il cazzo sopra il suo viso, per un attimo ci sorridiamo, prima che io venga copiosamente, schizzando sulla sua bocca, sugli occhi, sui capelli.

Poi, mentre lei con la lingua raccoglie lo sperma sulle labbra, le metto le mani in faccia e spando il seme ovunque, su tutto il viso, sulle tette, sulla pancia, per un attimo la penetro tra le gambe con due dita appiccicose.

Il trattamento che ho subito oggi ha avuto effetto, il corpo di Jolanda non mi trasmette più alcuna sensazione, penso solo al seno piccolo e sodo, al culetto magro, al volto austero della Padrona.

Probabilmente se ne sono accorte entrambe, Jolanda con profonda delusione, la Padrona con piena soddisfazione.

Rassicurata sulla mia completa devozione, mi ordina di sdraiarmi su Jolanda e abbracciarla, restando appiccicati l’uno all’altra con lo sperma nel mezzo.

“Siete veramente due sudici e inutili cani. Andate a lavarvi, che fate schifo”.

Entriamo nella vasca e ci accovacciamo alle due estremità, mentre la Padrona dirige il getto d’acqua prima sull’uno e poi sull’altra, per far colar via tutto il frutto del mio orgasmo.

Una volta asciugati torniamo in camera e ci rimettiamo a letto sotto le coperte, la Padrona stavolta al centro.

La luce è spenta.

Sento il suo respiro leggero e tranquillo e, più in là, un rantolo regolare, che segnala che Jolanda si è addormentata.

Poco dopo la Padrona, o Maria Cristina?, si volta verso di me e mi sussurra all’orecchio: “toccami, toccami piano piano, dimostrami che è vero quello che mi hai detto prima”

La delicatezza con cui mi ha parlato mi fa trasalire, mi sento come un adolescente che ha appena ricevuto il suo primo bacio.

Adesso siamo entrambi distesi sul fianco, faccia a faccia, lei tiene una gamba piegata per consentirmi l’accesso alla sua intimità, allungo la mano, sfioro la pelle tenera del pube, Maria Cristina non riesce a trattenere un accenno di mugolio, il mio dito medio scorre lievemente lungo la fessura, una volta, un’altra volta, finchè non sente un filo di umidità.

Guardo verso di lei, la immagino con gli occhi chiusi, il mio dito inizia ad affondare nella sua vagina bagnata, con movimenti lenti, ripetuti, vorrei carezzarle il viso e baciarla, mi trattengo e le sussurro che la adoro, lei mi si avvicina ancor di più, tanto che sento il calore del suo fiato quando mi dice: “adesso sono Maria Cristina”.

Ci capiamo al volo, sto per baciarla, mi trattengo ancora, prima glielo devo dire, e mentre il mio dito continua a inzupparsi dolcemente nella sua inarrivabile fessura, “mi sto innamorando di te”.

La fessura si stringe sul mio dito, “ricordati che ami me o ami lei”

“Ho già scelto”,

e le mie labbra sfiorano le sue.
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