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La ragazza con l'orecchino di perla - Capitolo 4


di Bellastronza69
30.12.2021    |    3.128    |    7 9.9
"Ho una moglie, non ho intenzione di tradirla..."
Ad un tratto, tornai in me.
“Cosa cazzo sto facendo?” pensai.
Aprii la porta a metà, rimanendo accanto alla cerniera.
“Non entrare, lasciali lì per favore.” dissi a Mallory che era già con un piede sull’uscio.

“Certo.” rispose lei. Poggiò delicatamente i pacchi a terra e li spinse verso l’interno.
“Sai, non è bello far aspettare una donna fuori. Non è affatto un comportamento da gentiluomo” continuò lei.
“Scusami. Non sono vestito, sarebbe meglio non entrassi” le risposi.
“Davvero? Pensi sia la prima volta che vedo un uomo? Stamattina non mi sembravi molto contrario” disse.
“Ascolta, no. Stammi lontana. Ho una moglie, non ho intenzione di tradirla.”

“Hai una moglie? Andiamo, giù la maschera. Non hai una fede, non ne hai i segni e soprattutto, nessun marito compra così tanta lingerie alla moglie, tutta insieme.”
Non risposi. Iniziai a respirare in maniera sempre più affannosa.
Spinsi la porta con forza in maniera da chiuderla fuori e lasciarmela alle spalle.
“AHIA” urlò. 
Mallory aveva messo la sua Dr Martens tra la porta e il muro, in maniera da non farla chiudere.
Spinsi con più forza.
“Cosa vuoi da me. Perché insisti?” Le dissi mentre prendevo a spallate la porta.
“Voglio che apra il pacco davanti a me” rispose.
“Poi te ne andrai, senza aprire bocca con nessuno?”
“Se così vorrai” concluse lei.

Smisi di spingere la porta, mi allontanai e Mallory finalmente entrò. Chiuse la porta e si girò verso di me. Sgranò gli occhi, sorrise e raccolse le scatole.
“Posso aprire io il primo pacco?” Mi chiese.
“Fa pure” le risposi mentre portai le mani sul mio di pacco, ancora in bella vista, per cercare di nasconderlo.
“Sai” incalzò mentre poggiava le scatole sul tavolo da caffè posizionato davanti al divano, “all’inizio pensavo stessi prendendo qualcosa per la tua amante. Poi però ho visto la cura e la delicatezza che avevi nel toccare i capi. Ho pensato che non fosse per qualcun’altra”.
“Allora per quale motivo hai fatto tutto quella scena nel camerino?” Dissi. “Avevi capito tutto, non potevi lasciarmi in pace?”
“Sai, io non sono propriamente una ragazza normale. Mi eccitano molto questo tipo di cose e, soprattutto, adoro stuzzicare la gente. Farti eccitare è stato fin troppo facile nel camerino” disse mentre apriva la prima scatola, quella con il corsetto.
“Questo ti stringerà parecchio la vita e ti farà risultare molto femminile. Ti dispiace se ti aiuto? La prima volta può essere difficile indossarlo.”
Si avvicinò a me e delicatamente afferrò le mie mani e le tolse dal mio pene.
“Ah però, non è affatto piccolo. Scommetto che hai fatto divertire già qualche ragazzo con questo” disse, abbassandosi per guardarlo più da vicino.
“No, nessuno.” Dissi io.
“Ah, ti piacciono le donne quindi? Ne hai fatte godere parecchie, vero?” Continuò, mentre con le dita accarezzava le palle.
Rimasi in silenzio, mentre toglieva la mano e si rialzava. Mi guardò intensamente negli occhi. Era alta un metro e settanta circa, quindi i suoi occhi non erano poi troppo distante dai miei.
“Sei vergine, vero? Non sei stato nemmeno con una donna.”
Arrossii e spostai lo sguardo dall’altra parte. Lei mi toccò il viso con le dita della stessa mano con cui mi aveva accarezzato il pene pochi secondi prima.
Mi tolse il reggiseno e lo gettò per terra. Mi fece girare dall’altro lato, prese il corsetto e si avvicinò a me. La sua bocca era a pochi centimetri dalla mia spalla e, delicatamente, mi agganciò il corsetto sul davanti, abbracciandomi completamente.
Io iniziai a tremare. Per la prima volta in vita mia ero con una donna, ero vestito da donna e il mio pene era di fuori. 
Sentivo il cuore uscire dal petto, mentre lo stomaco era attraversato da una specie di tempesta.
Strinse il corsetto al massimo e sentì il girovita ridursi.
Mi fece rigirare e mi guardò negli occhi.
“Sta meglio che a me” mi sussurrò. Poi, iniziò ad accarezzarmi il petto che adesso riempiva il corsetto come se fosse una specie di seno, ancora però molto più piccolo di quanto ci si aspettasse dalla taglia del corsetto.
Le sue dita indugiarono su una zona più umidiccia, raccolse quel liquido che era ancora lì, vicino al capezzolo e poi se le passò sulle labbra.
Passò delicatamente la lingua sulle sue labbra e raccolse lo sperma che aveva raccolto dal mio petto.

Non riuscii più a resistere ed ebbi l’erezione più grossa della mia vita.
Portò la sua mano di nuovo sul mio glande e raccolse un po’ di sperma che era rimasto dall’ultima volta che mi ero stesa sul letto.
“Vedo che ti piace. E tu che non mi volevi far entrare.” Continuò a dirmi con il sorriso che le attraversava la faccia. I denti perfettamente bianchi illuminavano il suo viso color nocciola.
“Purtroppo non avrai altro da me, oggi. Ma se vuoi, sai dove trovarmi.”
Leccò la sua mano, lasciando un po’ di sperma sulla lingua, poi mi prese dalla nuca e mi baciò appassionatamente e focosamente.
Poi si allontanò, mi sorrise ancora, e si diresse verso la porta.
“Ah, un’ultima cosa. C’è un regalo per te, in una delle scatole. Trovalo. È ciò che ho provato nel nostro primo incontro.” Mi disse, e poi ne andò.

Mi tremavano le gambe così forte da farmi cadere a terra non appena sentii la porta chiudersi.

Mi diressi verso il tavolino e presi la prima scatola. La aprii e al suo interno trovai il reggiseno in pizzo che avevo preso. La seconda conteneva giarrettiera e calze di seta, la terza, più piccola, il perizoma.
Niente regalo.
Presi l’ultima scatola, quella del vestito di seta.
La aprii e tirai fuori il vestito. Lo feci scorrere sulla mia pelle, la sensazione era bellissima, ma non lo indossai perché, mentre giravo su me stessa con il vestito attaccato al petto, vidi una piccola pallina nera.
La presi, la srotolai e scoprii con piacere che era un perizoma. Non era uno di quelli costosi e per di più sembrava leggermente allentato. Lo girai, all’interno era sporco di una sostanza biancastra. Istintivamente lo portai alla bocca e lo leccai.
Mi tolsi il perizoma verde, la giarrettiera e le calze. Slacciai leggermente il corsetto e indossai il nuovo completo portatomi da Mallory. Tornai sul letto e ripresi a masturbarmi il culo con le dita.
Questa volte provai una posizione diversa. Mi misi in ginocchio sul letto, portai il petto sul materasso, inarcai ancora una volta i lombari. 
Infilai due dita e iniziai a far entrare ed uscire indice e medio.
Venni dopo poco più di dieci minuti, ma, inutile dire, continuai a giocare con il mio buchino per quasi un’ora.
Ormai il mio pene era distrutto. Non era più in grado di venire, e ogni erezione mi faceva male. Ma la verità è che ormai ero completamente assuefatto dalla sensazione delle mie dita nel culo. Aumentai nuovamente il numero di dita, arrivai nuovamente a tre. Ormai, con anulare e medio che tenevano aperto leggermente il buco, il medio era libero di contrarsi a suo piacimento. La sensazione del medio che toccava le pareti mi fece impazzire. Le gambe si divaricarono ancora di più e scesi così tanto da toccare il materasso con il mio uccello.
Portai gli occhi all’indietro e le gambe cedettero completamente. Urlai fortissimo.
Distrutto del tutto, mi stesi sul letto a pancia in giù.
Il culo pulsava e bruciava ed io iniziai a perdere un po’ di bava dalla bocca ancora aperta dopo l’urlo.
Diedi un’occhiata all’orario. Le 20. Ero stato quasi un’ora e mezza con le dita nel culo.
Mi alzai dal letto, passando davanti allo specchio. 
Mi fermai. Il pene ormai era del tutto contratto ed era lungo circa 5cm. Il corsetto stringeva la vita come avevo pensato la mattina e Mallory aveva ragione. Mi stava davvero bene. Certo, non ero ancora bella come lei, ma i capelli sarebbero arrivati a giorni. Però avevo ancora l’ossessione del seno. Decisamente piccolo.
 Mallory lo aveva più o meno simile al mio. Quando la vidi con il vestito addosso, notai che il seno era a malapena sporgente, sebbene i capezzoli fossero molto grandi e pronunciati.
Presi il computer e andai in cucina. Mi sedetti lentamente sulla sedia e sentii il buco bruciare. Forse avevo esagerato.

Aprii il sito della special trade e completai l’acquisto del seno adesivo che avevo visto qualche ora prima.
Chiusi il computer e andai ai fornelli a farmi un thé. Avevo ancora corsetto e intimo. 
Mi fermai a pensare.
Per una vita avevo creduto di essere un ragazzo normale, semplicemente molto sfortunato in amore. Ma in due giorni avevo provato più emozioni di quanto avessi mai fatto in tutta la vita. Decisi di non smettere, non per il momento.
Non appena raggiunse il bollore, versai l’acqua nella tazza, infilai la bustina e andai in camera a spogliarmi.
Mi lavai e tornai in cucina a bere la mia tazza di thé.
Infilai il pigiama da uomo ed aprì il computer aziendale. Mandai una mail al mio capo, chiedendogli di lavorare da casa per i prossimi giorni, giustificandomi con delle pessime condizioni fisiche, sicuro che non avrebbe avuto nulla da obiettare.
Richiusi il computer e finalmente mi addormentai, vestito da Michele sul letto dove fino a qualche ora fa c’era Paola, vestita di tutto punto, con l’ano puntato verso il soffitto.
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