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Lui & Lei

La bestia - 1


di corsaro200
15.01.2024    |    201    |    1 8.7
"Tutto è cominciato perché uno che fa filmini pornografici che le conosce per le gran puttane che sono, ha promesso tanti soldi se si fanno scopare da animali..."

- Ciao pervertito, come stanno quelle gran troie delle tue donne, moglie e figlia?
- Ciao padrone, fanno le gran troie, come dici tu. Anche se adesso una vuole fare la cavalla e la figlia deve ancora decidere con quale bestia accoppiarsi.
- Come sarebbe a dire.
- Tu padrone che hai fatto gli studi classici, conosci la storia di Pasife?
- Tanto per essere precisi è un racconto mitologico, non è storia.
- Ok, come dici tu. La conosci?
- Certo. Pasife con uno stratagemma si fece scopare e ingravidare da un toro.
- È quello che ora vuole fare mia moglie, ma siccome fare la vacca è offensivo, vuole fare la cavalla, anche perché nel maneggio di un amico suo ci sarebbe già la bestia per farsi montare.
- E tua figlia Giada?
- Lei ancora non ha deciso con quale animale farlo, un cane la sminuirebbe rispetto alla mamma che ha scelto il cavallo. Il cane lo vogliono affibbiare a me, perché i cani si dice, non fanno differenza tra fregna e culo, si inculano anche tra maschi.
Tutto è cominciato perché uno che fa filmini pornografici che le conosce per le gran puttane che sono, ha promesso tanti soldi se si fanno scopare da animali. Sai padrone, con il Covid il mercato del porno è cresciuto molto, specialmente i filmini sconci, è proprio il caso di dire, animaleschi.
- Che famiglia. E tu citrullo che sei. Torniamo al racconto, lo conosci?
- No, me lo racconti?
- Siamo nella Grecia antica e mitologica, Dedalo, un valido costruttore, per dirlo con una professione moderna, un valido ingegnere.
- Come te padrone.
- Stai zito e non interrompermi. Dedalo dicevo, era amico di Pasife, regina di Creta, che gli aveva confidato la sua animalesca passione di farsi scopare da un toro. L’animale era nelle sue stalle e lei tutti i giorni andava a vederlo quando si trombava le vacche. Per farla contenta e darle una possibilità, Dedalo le costruì una vacca di legno, vuota dentro, e ce la fece nascondere, facendo combaciare la cosa giusta al posto giusto. Poi si fece portare da un mandriano amico suo quattro o cinque mucche e le mise a pascolare vicino a quella finta. Fece scegliere però vacche che non fossero in calore, così quando il toro si avvicinava, ritrosamente loro si allontanavano, anzi una di queste fece anche la mossa di dargli una cornata. Infoiato come era dalla vista delle vacche, quando il toro si trovò davanti quella, che a differenza delle altre era ad aspettarlo lì ferma, come fosse di legno, le saltò in groppa.
L’accoppiamento fu anche fecondo, da quella copula nacque il famoso Minotauro, metà uomo metà toro.
- Padrone, era toro la parte di sotto o quella di sopra.
- Ma che ti frega.
- A me niente, pensavo a lui, a Minotauro. Se era toro sotto, sai che cazzone.
- Comunque ho capito cosa vuoi dire, bisogna trovare un valido ingegnere come te, padrone, che costruisce una vacca di legno per mia moglie, anzi una cavalla di legno, così lei ci si mette dentro.
Padrone, secondo te, chi ha il cazzo più grosso il cavallo o il toro?
- Quello del toro non l’ho visto, ma di un cavallo, di un asino, che sono bestie che girano anche per strada, sì, la misura è notevole in lunghezza e grossezza. Ma non è questo il punto critico.
Se prendiamo in considerazione una figa, un culo che è stato fistato, ci rendiamo conto che un braccio chiuso a pugno può gareggiare con le misure del cazzo di un asino o di un cavallo.
Quelle difficili da trovare sono le posizioni dei due copulanti per fare avvicinare e poi compenetrare i due organi. La trovata mitologica di Dedalo nella realtà non può funzionare. La povera bestia non si stimolerà mai con una sagoma somigliante a una femmina della sua razza, senza vederla in carne e ossa, senza sentire l’odore di una femmina in calore.
Poi bisogna prevenire e impedire movimenti dell’animale maschio che possono recare seri danni all’animale femmina che poi sarebbe un’umana.

Per essere più realistico e alimentare la mia fantasia, sono andato a guardare come si accoppiano i cavalli e ho scoperto che, con i sistemi che ci sono ora, si raccoglie il seme di uno stallone e le cavalle, poveracce, non vengono più ingravidate dallo stallone ma dal braccio di un veterinario che introduce il seme nella vagina.
Guardando il video in cui viene prelevato il seme, in parole semplici c’è chi fa una sega al cavallo, ho dovuto riconoscere che il cavallo è un animale elegante, superbo e quando è eccitato il suo pene si fa notare. Questo succede anche perché l’occhio si localizza lì, si perdono le reali dimensioni della bestia e sembra quindi che i cavalli hanno un cazzo enorme, lo si dice infatti per i super dotati “ha un cazzo da cavallo”.
Un altro particolare mi viene da farvi notare. Avete visto un cavallo pisciare? Magari su una pavimentazione di pietra o cemento, stalla o strada che sia? Sembra l’idrante di un pompiere, il piscio schizza da per tutto e dura tanto che sembra non finire mai. Se penso alle mie pisciate, ora che ho anche la prostata ingrossata, mi viene da vergognarmi. Ancora una cosa da far notare sono le palle e il cazzo anche quando è a riposo. Sembra proprio un bocciolo a punta e le palle sono due biglie grosse e danno l’idea, perché non le ho mai toccate, di essere dure come il ferro. E poi dimenticavo il colore, di qualunque colore sia il suo manto, tutta la zona genitale è nera, nera.
Ciò detto veniamo a noi, c’è una femmina che vuole accoppiarsi con un cavallo. Una gran troia, moglie di un gran cornuto che ho avuto modo di conoscere e che posso far conoscere a voi. Ho già scritto racconti sui lui e le sue donne.
Quest’uomo, grande e grosso, non è che, quando ha sentito queste cose ha preso una verga, fatta con il nerbo di animali, e si è messo a dare nerbate.
No!
La donna cavalla gli ha dato l’ordine.
- Su datti da fare, trova qualcuno capace.
E lui lo ha detto a me, sa che sono fantasioso, capace quindi di trovare, come fece Dedalo con Pasife, gli strumenti adatti.
I cavalli, si dice, stanno sempre in piedi e in quella posizione ci dormono anche. La loro pancia, non l’ho proprio misurata, è più o meno a ottanta, novanta centimetri, forse anche più, da terra. Bisogna quindi per prima cosa costruire un piano d’appoggio, di cui si possa regolare l’altezza con un martinetto a pedale, da mettere sotto la pancia della bestia, per farci distendere sopra l’umana nuda.
Saltiamo, per il momento, le fasi di studio dell’aggeggio e di quant’altro possa servire, consideriamo già costruito. Se è il caso lo descriviamo al momento e partiamo.
Siamo in un set cinematografico per filmare l’accoppiamento tra uno stallone e un’umana.
Ciak si gira.
Una bestia di un bel manto marrone sta dentro uno steccato tutto aperto. È un parallelepipedo di legno, costruito sulle misure dell’animale. Quattro tavole poco sopra gli zoccoli e quattro poco più in basso del garrese del cavallo, formano due rettangoli e servono per tenere ferma la bestia, il resto è tutto aperto. In questo stretto spazio l’animale ha poca possibilità di muoversi e gli sono stati coperti gli occhi, cosa che solitamente si fa, per tenerlo tranquillo.
Intorno a lui, sul set del film che si sta per girare, ci sono seduti in primo piano dietro un tavolo, tre uomini, il proprietario del maneggio e finanziatore, il marito della protagonista e il regista, ruolo che ho preteso per aver ideato e costruito tutto il necessario.
Tra le zampe del cavallo c’è un piano di appoggio con un drappo nero. Due telecamere riprendono la scena, una è fissa su questo piano per filmare tutto quello che vi accadrà. L’altra telecamera con l’operatore, già in azione, sta inquadrando una donna coperta da un mantello tutto lustrini e un cappuccio rosso che le copre la testa. Ha le braccia dietro la schiena legate a un enorme fallo color carne di cartapesta, più alto di lei, con in proporzione due grosse palle che fanno da base. Di lato alla donna c’è un uomo, palestrato, mascherato e nudo, con solo un perizoma e in una mano uno scudiscio. Il cameraman ha fatto un giro intorno ai due, inquadrando bene l’enorme fallo.
Come si diffonde la musica, si sente, registrato, il potente nitrito di un cavallo.
La donna si guarda in giro, vede il cavallo, vede il nerboruto nudo che le sta a fianco e manifesta, come da copione, spavento e meraviglia. Intanto il piano di appoggio con il drappo nero, con movimenti programmati esce da sotto la pancia del cavallo e si avvicina alla donna, legata al fallo. Il cavaliere slega la donna dall’enorme fallo, le toglie il mantello e il cappuccio mentre il cameraman sosta e zuma con la telecamera sui particolari anatomici dei due. La donna porta sul viso una maschera, per renderla irriconoscibile, un tanga ridottissimo e due triangolini sui seni abbondanti.
Il piano col drappo è arrivato vicino a loro, l’accompagnatore prende in braccio la donna e ve la poggia sopra e, con cinghie già posizionate, le blocca polsi, caviglie e bacino al piano. La donna si dimena, vorrebbe rifiutarsi di essere bloccata, allora questi fa vibrare nell’aria lo scudiscio che ha nell’altra mano e si sente un sibilo. Il messaggio è chiaro così lei, docile e rassegnata, si lascia legare.
Il piano, semovente fa il percorso inverso e si avvicina alla gabbia col cavallo che se ne sta fermo, si muove giusto il lungo pelo della coda e si sente il soffio dell’aria che gli esce dalle narici.
I due protagonisti sono dotati ciascuno di un auricolare che li mette in comunicazione con me che faccio la regia e, come previsto anche dal copione, stimolo un acceso battibecco tra i due.
- Porco schifoso, cosa mi vuoi fare. Perché mi hai legata a questo trabiccolo, e questa bestia? Mi vuoi mettere sotto questa animale. Perché non ti ci metti tu col culo.
- Zitta troia, non alzare la voce che il cavallo si innervosisce, è meglio per te che non si imbizzarrisce. Sono più forte di te e non voglio farti male, ti conviene arrenderti e partecipare, perché lì sotto ti ci legata, volente o nolente. Non hai via di uscita. Siamo in tre, tu, il cavallo e io.
La sceneggiata continua ancora per un po' per rendere credibile che si sta procedendo contro la volontà della donna. Le sue gambe sono divaricate al massimo e là in mezzo c’è un mini-triangolo, il cavalier servente lo afferra e strappa brutalmente, mettendo ben in mostra una coroncina di peli neri ben modellati sul monte di venere e intorno alle grandi labbra. Queste sono spalancate a far vedere la carne viva e rosa del clitoride pulsante e delle pareti vaginale. Lo stesso trattamento viene riservato ai due triangoli che coprono gli abbondanti seni che cascano ai lati.
A questo punto da copione è previsto che il cavalier servente, stimoli in qualche modo l’animale per farlo eccitare, insieme alla donna, che d’ora in poi mi piacerà chiamare Eva, a cui vengono slegate le mani.
Eva, aiutandosi con le mani che arrivano ad aggrapparsi alle tavole superiori della gabbia, solleva il busto e si avvicina con la faccia a pochi centimetri dal sesso del cavallo.
Quella visione spettacolare l’ha ammutolita e una mano guidata dal cervello ipnotizzato si stacca dalla tavola e si allunga a toccare. La reazione del cavallo è inaspettata, il nero fiore in boccio, il prepuzio, si apre, mette in mostra la punta del fallo ed esce da lì un getto poderoso di piscio che la inonda. Arrivandole addosso, istintivamente interpone le mani per proteggersi il viso, ma appena si rende conto di quello che sta succedendo, come una gaudente si distende sul piano e, ricevendo sulle mani il getto di piscio, se la spalma sul corpo nudo, prediligendo la zona inquinale. Infoiata Eva dà il via a una masturbazione focosa, con l’auto penetrazione. Le sue dita, infatti, scompaiono dentro la vagina ed emette un rantolo di piacere che eccita tutti i presenti. Raggiunto l’orgasmo, si affloscia e, come una marionetta a cui hanno reciso i fili che ne comandano i movimenti, esausta si abbandona sul piano.
Fine prima parte
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