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L'estate meravigliosa


di maktero
23.10.2023    |    2.921    |    2 6.5
"Tuttavia visto che eravamo sporche e puzzolenti ci ordinarono di recarci in bagno per lavarci..."
Io e Serena arrivammo alla casa dei padroni, nude coperte di merda, dopo aver attraversato il paese ridendo come pazze, come delle scanzonate bambine felici di un nuovo gioco.
Quando i padroni ci aprirono la porta di casa si resero conto del nostro gioviale entusiasmo e si espressero a loro volta con commenti, gridolini e risate di simpatia.
Tuttavia visto che eravamo sporche e puzzolenti ci ordinarono di recarci in bagno per lavarci.
Ci avviammo al bagno, noi e i padroni al seguito, ridacchiando sorridenti.
Entrammo nella doccia assieme e ci insaponammo abbondantemente mentre il padrone ci spruzzava di acqua con il doccione.
Cominciammo a baciarci, Serena mi agguantò il cazzo ed io misi la mia mano sulla sua figa.
Alternammo gli eccitanti toccamenti toccamenti agli sfregamenti per levarci di dosso l'immonda sporcizia.
I due padroni sembravano esaltati dalla nostra esibizione, vidi il padrone che mentre ci spruzzava, cominciò a masturbarsi.
La moglie cominciò a dire questi due si amano, e prese in mano il cazzo del marito, per masturbarlo.
Io ero eccitata, Serena anche e la penetrai nella doccia mentre i padroni si esibivano in un coro di incitamento.
Mentre io e Serena facevamo l'amore mi accorsi che anche i padroni splendidamente eccitati avevano cominciato ad amoreggiare.
Ci trovammo in quattro a fare l'amore in quello stretto bagno; i mugolii, i gemiti e gli strepitii riempivano quella piccola stanza.
Godemmo quasi tutti assieme in un concerto di suoni brutali, e strilli acuti.
Rimanemmo un per un pò esausti, mentre le donne, ancora vogliose ci masturbavano delicatamente, per cercare di dar vita ai nostri cazzi soddisfatti.
Poi il simpaticone ebbe una idea e disse "Andiamo in salotto e scambiamoci; io mi trombo Serena e tu, rivolgendosi a me, ti trombi mia moglie".
Io guardai Serena e dallo sguardo compresi che lei sottomessa come me non poteva rifiutare l'iniziativa dei padroni.
Ma nello stesso tempo avvertii nella sua espressione un desiderio di piacere insolito per questa insolita iniziativa.
Ci recammo in salotto, noi eravamo ancora bagnate, ma il terribile caldo dell'estate ci asgiugò presto la pelle.
Le donne si accoccolarono sul divano aprendo le loro gambe.
Io cominciai a leccare la moglie del padrone, mentre lui cominciò a leccare Serena,
Mentre le fighe già morbide continuavano a riempirsi di nuovi umori, io ed il simpaticone, abbandonavamo il lavoro sulle fighe per baciarci scambiandoci la nostra saliva ed liquidi delle donne.
Anche loro si baciavano, mentre fremevano per l'eccitazione.
Poi io con il cazzo veramente duro cominciai a penetrare la padrona che si mosse in un sussulto, osservata con attenzione da Serena.
Il simpaticone mentre io penetravo profondamente sua moglie, mi guardò come uno che era rimasto per secondo.
E dopo un pò cominciò a penetrare Serena che cominciò ad agitarsi per il godimento.
Io ed il padrone lavoravamo all'unisono, sincronizzammo i nostri colpi, quasi in un gioco, le donne godevano, si baciavano, ed io baciavo il padrone.
Io e lui ci guardammo comprendemmo dagli sguardi di arrivare insieme e così facemmo; eruttammo assieme nelle fiche delle donne.
Dopo quel momento di entusiasmo ci accasciammo ai piedi del divano, mentre le donne continuavano godere baciandosi e spruzzandoci con i loro liquidi.
Ci rilassammo tutti quanti.
Poi i primi a riprendersi furono i padroni, che riprendendo il loro ruolo dominante, ci ordinarono di scendere in cantina dove erano rinchiuse le schiave.
Scendemmo in cantina, dove fummo rinchiuse.
Era un locale molto piccolo dove le schiave erano letteralmente accatastate una accanto all'altra.
Lo spazio era così esiguo che io e Serena dovemmo stringerci tra loro.
Il locale puzzava tremendamente per il sudore delle schiave e per il nostro, per l'odore di vomito gettato dalle schiave, per l'urina e la merda scaricate in quel locale.
I nostri corpi nudi, i nostri piedi scalzi erano immersi dalle deiezioni suddette.
In quello schifo noi eravamo sfinite per la giornata e per il sesso, le schiave erano esauste per la loro condizione disagevole in cui si trovavano da diverso tempo.
Ma, forse proprio per quella straziante, situazione che ci impediva di dormire, cominciammo a chiacchierare a ruota libera.
Andammo avanti a chiacchierare per ore, mentre di volta in volta la voce si affievoliva e si confondeva uscendo dalla logica.
Poi piano a piano cominciammo sfinite ad addormentarci; prima una, emettendo flebili parole, poi un altra, poi Serena e poi io che sprofondai nel buio.



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