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Gay & Bisex

Laggiù nel far west - 2


di adad
18.10.2019    |    7.844    |    11 9.3
"Entrambi con gli occhi chiusi, tacevano un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’incertezza di come affrontare una verità su cui non era possibile equivocare..."
Per il resto, la notte passò tranquilla, a parte il senso di colpa che seguitava a tormentare Buck per quanto era successo. Si chiedeva se Ted si fosse accorto di qualcosa e come in questo caso avrebbe potuto giustificarsi. Ma soprattutto era con se stesso che il giovane si vergognava, per il suo comportamento sconveniente, prima ancora che per l’eccitazione che il contatto con un uomo gli aveva procurato. Questa, in fondo, poteva essere spiegabile: era da molto che non andava con una donna, ed era bastato poco ad accendere le sue polveri: un culo è sempre un culo e quando sei affamato, non interessa se è di un uomo o di una donna… beh, sì, interessa, ma di notte al buio uno vale l’altro. Così si giustificava Buck, mentre attizzava il fuoco e ci metteva bollire la cuccuma per il caffè. E intanto spiava con occhio ansioso il volto dell’amico, che continuava a dormire.
Lui si era svegliato alle prime luci dell’alba, tormentato com’era dai dubbi e dai sensi di colpa.
“Ehi, sei già in piedi!”, gli giunse ad un tratto la voce ancora assonnata di Ted.
Buck si girò a guardarlo con il cuore in tumulto, ma l’espressione serena e il sorriso sul volto dell’amico lo tranquillizzarono.
“Sì, ho pensato di partire presto e vedere se riusciamo a trovare una sistemazione più comoda per stasera. Non possiamo continuare a dormire all’addiaccio. Anche se credo che dovremo rassegnarci a farlo: non so quanto manca al passo e cosa ci troveremo dall’altra parte. Aspetta, - si interruppe, vedendo l’amico che allungava il braccio fuori dalla coperta per prendere i vestiti – te li scaldo un po’.”, e raccolti i pantaloni, la camicia e il maglione di Ted, li tenne un momento spiegati davanti al fuoco.
Ripresero il cammino per il sentiero, che andò facendosi sempre più ampio, fino a che, verso la metà del pomeriggio, sbucarono su un ampio pianoro, occupato quasi interamente da un fitto bosco in cui le ultime querce cedevano il posto a faggi ed abeti. I due si fermarono stupefatti, quasi impreparati ad un simile spettacolo.
“Io direi che potremmo fermarci qui. – disse Buck – Laggiù, vedi quella cascatella sul fianco della montagna? È segno che ci dev’essere un torrente… e con un po’ di fortuna troveremo anche della selvaggina.”
“Mangerei volentieri un po’ di carne fresca… - sospirò Ted – Dai, cerchiamo una sistemazione.”, e spronò il cavallo in direzione del bosco.
La fortuna stavolta fu dalla loro parte: avanzavano da pochi minuti fra gli alberi sempre più fitti, quando intravvidero quella che sembrava una capanna… ci si diressero a passo spedito, tenendo i cavalli per le redini, e in breve arrivarono ad una casupola di tronchi d’albero, che aveva tutta l’aria di essere abbandonata. Ci girarono attorno guardinghi: le due finestrelle erano sbarrate, il camino non fumava, non c’era nessun segno di vita. Sul retro trovarono addirittura un riparo, dove avrebbero potuto ricoverare i cavalli, al sicuro dal freddo e da eventuali bestie selvatiche.
Incapaci di credere alla propria fortuna, si avvicinarono alla porta, che era chiusa, ma bastò un semplice scrollone ad aprirla. L’interno si rivelò spoglio, gelido e polveroso: doveva essere disabitata da parecchio tempo; ma le mura erano solide, le fessure fra i tronchi ancora ben stoppate da muschio ed argilla; c’era un grande camino e perfino un tavolo con un paio di sgabelli.
La loro euforia raggiunse il massimo, quando in un angolo scoprirono un grosso saccone pieno d’erba secca, che avrebbe servito egregiamente da letto. Lasciarono i cavalli a pascolare e portarono dentro la loro roba.
“Senti, - disse poi Buck – tu potresti sistemare qui, mentre io vado a cercare l’acqua e vedo se riesco a procurarmi della selvaggina, va bene?.”
“Va pure.”, assentì Ted, e si mise al lavoro.
Quando qualche ora dopo Buck tornò, il fuoco, che ardeva nel camino, rendeva l’interno della baracca piacevolmente tiepido.
“Che ne dici?”, fece Ted raggiante.
Buck assentì sorridendo e gli mostrò trionfalmente due grossi conigli selvatici, che furono ben presto spellati e messi ad arrostire sul fuoco. Dopo una cena allegra, innaffiata dall’acqua fresca del torrente, fu il momento di mettersi a dormire. Il pagliericcio era pulito e bastò stenderci sopra una coperta per renderlo un letto confortevole.
Buck era un po’ in apprensione per quanto avrebbe potuto succedere Ma per fortuna quella notte non c’era bisogno di dormire all’esquimese.
“Stavo pensando una cosa, - disse Ted, quando si furono spogliati e infilati sotto le coperte – se sei d’accordo, potremmo fermarci qui qualche giorno, così ci riposiamo e ci diamo una ripulita, ché puzziamo peggio di una capra!”
“D’accordo. È un’ottima idea: abbiamo acqua a volontà, legna da bruciare e buona selvaggina… Una settimana di riposo ci farà bene… e anche ai cavalli.”
E con queste parole, Buck si girò sul fianco come le altre sere, anche se dubitava che stavolta Ted sarebbe venuto a rannicchiarglisi fra le braccia. Ma Ted sembrò pensarla diversamente e senza esitare si affrettò ad addossarglisi con la schiena contro il suo petto e tutto il resto. Buck lo avvolse con la braccia e sentì il sedere dell’amico aderire forte al suo inguine. Poco dopo, Ted dormiva profondamente… mentre Buck cominciava a sentire i sudorini freddi, via via che, rispondendo ai richiami della carne, l’uccello prendeva a crescergli, esigendo la sua giusta soddisfazione.
Per un po’, il giovane cercò di resistere, cercò di annientare la furibonda erezione con i pensieri e le immagini più disgustose che gli fossero mai capitate; ma il suo cazzo non voleva sentir ragione e spasimava più disperato che mai.
Alla fine Buck cedette: con movimenti impercettibili si sbottonò davanti all’altezza dell’inguine, poi scese la mano per sbottonare anche il retro di Ted; ma quale non fu la sua sorpresa nel trovare l’indumento già sbottonato e il varco aperto.
Non ci pensò più di tanto: l’urgenza di infilargli l’uccello tra le cosce e godersi quella morbida stretta lo premeva troppo. Prese ad esercitare una leggera pressione scivolando agevolmente fra le cosce glabre e sotto le palle dell’amico. Il cazzo gli si era scappellato e fitte di piacere lo trafiggevano, sia pure in maniera meno intensa della sera prima. Ma era comprensibile.
Aveva appena cominciato a muoversi pianissimamente avanti e indietro, quando si sentì prendere la mano con cui stringeva al petto l’amico e portarla in basso verso un cazzo che svettava turgido fuori dall’apertura.
Buck si bloccò, sentendosi gelare il sangue. Ma l’altro:
“Non fermarti…” , mormorò.
Allora Buck prese a muoversi avanti e indietro con più foga, mentre afferrava senza pensarci l’uccello dell’amico e cominciava a segarlo. Era la prima volta che impugnava il sesso di un uomo, duro per giunta, e la cosa gli faceva un effetto strano, ma non quanto si sarebbe aspettato, se ci avesse pensato a mente fredda: anzi era piacevole, lo sentiva vivo, fremente…
L’orgasmo lo colse all’improvviso, quasi inaspettato: con un guaito, che stavolta non represse, mollò il cazzo di Ted e stringendo l’amico in un abbraccio convulso, gli rovesciò in mezzo alle cosce e sotto le palle la sua sovrabbondante produzione.
Ted, dal canto suo, si afferrò il pene lasciato da Buck nelle convulsioni dell’orgasmo, e con un paio di segate raggiunse la meta, abbandonandosi con un urlo al sospirato piacere.
Seguì un lungo silenzio. Buck continuava a tenere l’amico stretto fra le braccia. Entrambi con gli occhi chiusi, tacevano un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’incertezza di come affrontare una verità su cui non era possibile equivocare.
“Perché non dici niente?”, mormorò Ted alla fine.
“Mi vergogno così tanto…- confessò Buck – Ho fatto una cosa ignobile.”
Ted si sciolse dall’abbraccio e si girò verso di lui:
“Se hai fatto una cosa ignobile, - disse – sono colpevole pure io che te l’ho lasciata fare.”
Buck lo fissò.
“Pensavi davvero che non mi fossi accorto di niente la notte scorsa, quando ti è venuto duro e poi me l’hai infilato in mezzo alle gambe?”
“Perché non mi hai fermato, allora?”
“Beh, perché era piacevole… - fece Ted con un sorriso sornione – A parte quando mi hai bagnato tutto.”
“Scusami…”
“Dai, smettila: ormai l’abbiamo fatto, ci è piaciuto e ci siamo divertiti. Non abbiamo niente da rimproverarci né tu né io. Adesso, fammi togliere questo affare, ché sembra mi sono pisciato addosso.”
Con queste parole, Ted saltò fuori dal letto e si sfilò la magliamutanda, usandola poi per ripulirsi dove era tutto imbrattato del seme suo e di Buck. Era nudo davanti all’amico, ma l’idea di potersi sentire in imbarazzo lo non sfiorò neanche: certe barriere erano ormai infrante. Buck lo fissava ammirato: era la prima volta che vedeva un uomo nudo e per la prima volta, alla luce ambrata delle fiamme che ancora guizzavano nel camino, si rese conto di quanto fosse bello e armonioso un corpo maschile, ammirò la sensazione di forza che davano le sue spalle larghe, la sensualità della curva sinuosa delle natiche, l’armoniosità delle gambe tornite. E quando Ted si voltò per tornare sotto le coperte, ebbe un intimo sussulto notando il pene che ballonzava semiduro.
Quanto è bello, pensò, mentre Ted tornava ad infilarsi sotto le coperte e a rannicchiarglisi contro. Buck tornò ad abbracciarlo e stavolta le sue mani toccarono la pelle nuda… una pelle meravigliosamente calda…
Fu istintivo per lui accennare una carezza sulla spalla e poi sulla schiena, meravigliandosi delle sensazioni che andava scoprendo. Ma non era l’unico: quel tocco leggero faceva venire la pelle d’oca a Ted, che rabbrividendo gli si rannicchiò ancora più strettamente fra le braccia.
“Hai freddo?”, gli chiese con una dolcezza nella voce, che lui stesso non avrebbe mai sospettato.
“No, - rispose Ted – sei tu che mi fai venire i brividi.”
“Ti piace?”
“Sì… continua…”
E Buck continuò. Quando gli avvolse la mano attorno ai glutei, Ted sospirò e gli si offrì con maggiore trasporto. Ben presto, l’atmosfera si surriscaldò, le coperte furono scalciate via e all’occhio di chi fosse entrato in quel momento sarebbe apparso lo spettacolo di un giovane nudo ed eccitato, che spasimava alle carezze sempre più audaci e appassionate di un altro giovane, in qualche modo vestito, ma altrettanto oscenamente eccitato.
Poi, d’un tratto, avvenne l’irreparabile: non riuscendo più a resistere alla carica accumulata, proprio nel momento in cui l’amico, carezzandogli le palle gli passava la mano tra le cosce, Ted con un grido rauco si contrasse tutto, mentre il suo cazzo scattava negli spasimi dell’eiaculazione.
“Accidenti… - esclamò Buck, in preda alla meraviglia – sei venuto…”
“Scusami…”, mormorò Ted e si girò ad abbracciarlo.

(continua)
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