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Lui & Lei

Miranda cap. 4


di Discobolo
18.02.2023    |    723    |    3 8.7
"Dovete sapere che Sansone ha una particolarità..."
Una serata molto intrigante
Fausto uscì dal bagno avvolto in una spugna da spiaggia: “Ehi, tiratardi, muovetevi. Sono le nove e mezza. Non volete andare a mangiare? Dài, sbrigatevi a vestirvi che ho intenzione di portarvi in un posto magnifico che vi piacerà senz’altro.”
Ci alzammo dal lettone e, insieme, allacciati reciprocamente alla vita, ci dirigemmo verso la doccia. Entrammo insieme nell’ampio box e Miranda aprì il rubinetto regolando il flusso dell’acqua e la temperatura. Ci godemmo per qualche minuto quella rinfrescante pioggia sul viso, mentre le mani, come se volessimo lavarci l’un l’altro, scorribandavano sui nostri corpi appiccicosi di sudore, di sperma, di succhi femminili. Non tralasciammo neppure un centimetro della nostra pelle, o forse soltanto le zone al di sotto delle caviglie. Miranda prese un flacone di doccia schiuma dal profumo gradevolissimo, me ne versò una bella sorsata sulla mano chiedendomi di strofinarle la schiena. Partii dal collo, dalle spalle, scendendo gradualmente sui fianchi, sul dorso, sui glutei, tra questi in mezzo alle cosce, provocando in lei piccoli sussulti ad ogni passaggio sul clitoride e sul buchino di dietro. Ma non potei dilungarmi troppo. Intanto lei si versò nella mano un’altra abbondante sorsata di profumato detersivo, si rigirò verso di me, strofinandolo su tutto il mio corpo, mentre io continuavo a massaggiare il suoi splendidi seni, il suo ventre, il suo monte di Venere, le sue cosce vellutate e formose. Solo qualche minuto, poi ci sciacquammo, continuando ad accarezzarci, ad abbracciarci, a scambiarci delicati bacetti.
Una voce dalla camera da letto: “Veloci, sono quasi le dieci. Finirà che non ci danno più da mangiare.
Uscimmo a malincuore dalla doccia, ressi a Miranda il suo accappatoio di spugna rosa con il disegno di un gigantesco drago verde smeraldo, mentre io mi avvolsi in un altro telo da spiaggia che avevano preparato per me.
Acchiappai il fon ed in due minuti portai i miei capelli in piena forma, asciutti e con l’onda che a me piace tanto.
Passai in camera, dove Fausto aveva già preparato, sul letto, i miei indumenti, che indossai con calma, mentre Moranda finiva la sua toelette. Venne fuori anche lei a vestirsi, mentre io raggiunsi Fausto nel soggiorno dove lui stava già preparando un aperitivo dalla tinta leggermente rosata, ricco di un profumo di frutti diversi, che poi risultò leggermente alcolico e gradevolissimo al palato. Lo accompagnammo con dei biscottini salati e leggermente pepati. Miranda comparve quasi subito, vestita divinamente da sera, tant’è che espressi la mia meraviglia non solo per il suo charme ma anche per la velocità con cui si era preparata. Mi accorsi che non aveva trucco. Forse il segreto era questo. Però stava benissimo: il suo viso perfettamente liscio, quasi da adolescente, privo di qualsiasi imperfezione e dall’ovale perfetto era incorniciato da una cascata di capelli corvini leggermente ondulati; sotto il nasino birichino, due tumide labbra appena appena lucidate risaltavano per il loro naturale colore rosso vivo. Bellissima, anche acqua e sapone.
Scendemmo in garage e ci accomodammo nella berlina nera BMW nella quale, per dovere di cavalleria, presi posto nel sedile posteriore, dietro al sedile del passeggero.
Fausto ci condusse fuori città, verso nord, mentre Miranda ed io, da quei monellacci che eravamo, con la scusa di scherzare, ci scambiavamo spiritose carezze e stimolanti toccatine attraverso gli spazi tra i sedili.
Il viaggio fu breve. Ci ritrovammo sul litorale di Acitrezza dove Fausto, parcheggiata la macchina, ci guidò verso un ristorantino con terrazza sul mare. Una leggera brezza rendeva la serata molto gradevole. Le pietanze, rigorosamente a base di pesci e crostacei, erano superlative, il titolare, che venne personalmente a servirci per rispetto verso il “signor Direttore”, squisito nel consigliarci, abile nel servirci, piacevolissimo nell’intrattenerci; tutto rese quella cena degna di un imperituro e gradito ricorso.
Era da poco passata la mezzanotte quando riprendemmo la macchina. Fausto chiese: “e adesso che si fa?” Miranda rispose: “Andiamo a casa, ho voglia di mettermi comoda e chiacchierare un poco con voi due.” Fausto ed io ci scambiammo uno sguardo di intesa, con un leggero abbozzo di sorriso malizioso. Salimmo in macchina.
Quando arrivammo sotto casa, Fausto lasciò l’auto fuori del garage, in vista di dovermi riaccompagnare in albergo.
Ci accomodammo in soggiorno, mentre Miranda andava a mettersi in déshabillé. Tornò poco dopo dentro una bellissima vestaglia di pizzo trasparente che denunciava l’assenza di qualsiasi altro capo di vestiario.
Fausto ci chiese cosa volevamo bere. Optammo per un cognac e Fausto andò all’angolo bar dove preparò le bevande. Stavamo su tre poltrone contigue delle quattro presenti. Erano quelle situate vicine l’una all’altra, mentre la quarta, distaccata e di fronte, consentiva il passaggio intorno ad un tavolinetto centrale.
Miranda stava al centro, tra i due maschi.
Stavamo sorseggiando il nostro cognac, quando a Miranda venne una brillante idea: “Facciamo un giochino spiritoso. Io verserò il mio cognac dentro il mio ombelico, stando semisdraiata sulla poltrona. Voi, a turno, verrete a berlo quando, scorrendo sul mio ventre, arriverà alla mia fichetta. D’accordo?” e dopo una breve pausa: “comincia Fausto.”
Detto questo, aprì la vestaglia e si distese bene sulla poltrona riccamente imbottita. Fausto si inginocchiò tra le sue gambe e portò subito la sua bocca nel posto designato dove doveva bere. Miranda cominciò a versare il cognac in un esile filo di liquido che, scivolando sulla linea centrale del ventre, andava diritto diritto all’attaccatura delle grandi labbra, là dove si nascondeva il clitoride.
Per poter bere era giocoforza tirar fuori la lingua, farla penetrare tra le grandi labbra e risucchiare l’alcol tenendo il clitoride tra le labbra.
Fausto fu abile a lapparsi tutto quel calice di cognac, e la reazione di Miranda fu pari alla provocazione: si era stesa all’indietro stringendosi i seni, stritolandosi i capezzoli, mugolando come una cagna sotto la monta, L’alcol e la violenza della lingua non le consentivano il raggiungimento dell’orgasmo, ma era una tensione continua, una sensazione gradevole e dolorosa come se l’orgasmo fosse sempre sull’orlo di una fragorosa squirtata. Si contorceva a destra ed a sinistra, finché, non resistendo più, implorò Fausto di fermarsi, di smetterla. Ubbidiente e soddisfatto, il maritino si ritrasse, dopo averle strisciato una ultima volta la lingua dalla vulva fino all’ombelico a mo’ di commiato.
Intervenni io: “Adesso riposati un poco. Invertiamo le parti. Io verso il cognac sul mio ombelico e tu te lo risucchi su Sansone. Ti va?”
“Certo, che mi va. Dài, cominciamo.” Stavolta fu lei che venne ad inginocchiarsi tra le mie gambe, ed ancor prima che io cominciassi a versare il cognac, già lei aveva cominciato a succhiare la cappella di Sansone.
Si scialò a succhiarsi tutta quella coppa di cognac, e non solo quella, perché ebbe l’abilità di succhiarmi così bene la cappella che, ad un certo punto, con le ultime gocce di cognac, le somministrai anche una abbondante e succulenta dose di sperma.
Miranda, coscienziosamente, succhiò ed ingoiò tutto, finendo poi con il ripulire Sansone da tutti i lati con ampie e deliziose slinguate che il povero Sansone, reso oltremodo sensibile dall’orgasmo, riusciva a malapena a sopportare: una tortura!
Fausto se ne accorse, osservando le mie vibrazioni, e scoppiò a ridere. “Dài, Miranda, adesso lascialo riposare un poco. Se ti va ancora di ciucciare, vieni che ti offro il mio di ciuccetto. Vedrai che durerà molto pima di rammollirsi.
Miranda non si fece pregare. Rivolse tutte le sue attenzioni sul maritino che si era comodamente sdraiato sulla sua poltrona, porgendole un cazzo non ancora ben duro, ma già abbastanza barzotto, dalla consistenza magnifica, proprio come piace alle donne: gonfio sì, ma ancora abbastanza morbido, da tenere in bocca delicatamente e sentirlo gonfiarsi ed indurirsi ad ogni secondo. Miranda mugolava come una cagnetta in calore, mentre si dava da fare per completare l’erezione del membro di Fausto.
L’andirivieni della sua testa, il rumore dei suoi risucchi, i versi di soddisfazione di Fausto stimolarono Sansone che riprese piano piano la sua solita consistenza, rendendosi, in pochi minuti, idoneo ad un’altra valida battaglia.
Guardavo quei due che si davano da fare e me lo accarezzavo lentamente, molto delicatamente, per tenerlo in forma, per non fargli perdere la sua durezza.
Ad un certo punto Miranda accusò una certa stanchezza alle mandibole, mostrando la volontà di passare ad altro tipo di piaceri.
Ci sorprese, me e Miranda, la proposta di Fausto. “Sentite, ragazzi, vorrei chiedervi di soddisfare un mio desiderio. Tu, Miranda, mettiti a pecorina appoggiata alla poltrona. Tu Guido preparati a scoparla da dietro, inginocchiandoti dietro di lei.”
“Ed il tuo desiderio quale sarebbe?” interloquii io.
“Voglio essere io stesso a prendere in mano il tuo Sansone e guidarlo dentro l’orchidea di Miranda. Voglio avere la perfetta sensazione di essere io a farla godere con il cazzo di un altro. Voglio sentire il vostro contemporaneo godimento tra le mie mani. Sarà, per me, una sensazione meravigliosa. … Se non avete nulla in contrario.”
Guardai Miranda, la quale mi fece un cenno affermativo. “Per me nessun problema.” Dissi, ed andai ad inginocchiarmi dietro il culo di Miranda, pronto a penetrare dentro la sua dolcissima vulva con tutto il mio palo ormai durissimo.
Fausto venne ad inginocchiarsi a fianco a noi. Prese in mano Sansone e “Meglio lubrificarlo un poco”, disse, e tirò fuori la lingua scorrendo Sansone in tutta la sua lunghezza, da tutti i lati, versandogli addosso una notevole quantità di saliva. Poi lo diresse verso la fica di Miranda tenendolo con una mano, mentre con l’altra mi spinse dietro le natiche per farmi avanzare in quella direzione.
Sinceramente, il pensiero che era lui, proprio lui, il marito, ad indirizzare il mio cazzo nella fica della moglie; il pensiero che aveva trovato anche una scusa per leccarmelo abbondantemente, mi eccitarono al punto che, se i coglioni non fossero stati messi a dura prova dalla precedente eiaculazione, credo che avrei sborrato subito all’ingresso della morbida caverna di Miranda. E invece resistetti.
Appoggiate le mani sui fianchi e sulle natiche di Miranda, beandomi di quel contatto straordinario, cominciai a muovermi avanti e indietro, beando Miranda delle sensazioni carezzevoli di Sansone che strusciava le pareti della sua vagina. Fausto, dal canto suo, non aveva smesso di assecondare i miei movimenti di andirivieni, tenendo anche lui una mano sulla schiena di Miranda.
Sono certo che quella attività a tre abbia fatto effetto anche sulla fantasia di Miranda, facendola andare immediatamente su di giri. “Sì, amori miei, forza, chiavatemi insieme. Fausto spingi anche tu, mettici anche la tua forza. Sarà come se tutti e due mi steste scopando. … Uuuuhhhh, che bello! I miei due uomini che si stanno prendendo cura del mio piacere. Sì, forza, belli. Chiavatemi, Chiavatemi forte!”
Queste frasi contribuivano all’eccitazione sia mia che di Fausto. Ogni tanto con la coda dell’occhio sbirciavo il suo cazzo per constatarne l’effetto. Era arrapato.
Dopo alcuni minuti di questa deliziosa ginnastica, a Fausto venne un’altra idea geniale.
“Miranda, te la senti di prendere tutti e due i cazzi contemporaneamente, uno davanti ed uno dietro, nel culetto?”
Miranda lo guardò con una smorfia truce. Pensavo se lo sarebbe mangiato vivo per quella proposta, probabilmente dolorosa per lei. Ma, stranamente, dopo qualche secondo sorrise al marito dicendo: “E perché no, tesoro mio. Possiamo provare. Piuttosto, tu te la senti di mettermelo dietro, perché ho paura che quello di Guido mi sconquassa il culo e debbo ricorrere al pronto soccorso.”
“Ma no, non preoccuparti.” Intervenimmo contemporaneamente Fausto ed io. Poi io proseguii. “Se ti va, anzi, di provare Sansone nel tuo culetto, ti prometto di usare tutta la delicatezza possibile per non farti male. E poi, ricordati che lo sfintere è un organo molto elastico, dovendo essere disponibile, in caso di estrema stitichezza, a far passare anche ammassi consistenti, sia per durezza che per dimensione. È un po’ come la fica, idonea a dilatarsi parecchio nel momento del parto per far passare il bambino.”
“Beh,” fece Miranda rassicurata da quell’osservazione, “allora preferisco che sia Guido a mettermelo dietro.”
Senza istruzione alcuna, Miranda si sollevò dalla poltrona, girandosi in maniera che Fausto potesse scivolare sotto di lei, in posizione supina; lei gli si adagiò sopra con le gambe piegate, impalandosi con la sua fica sul cazzo di Fausto. Dopo alcuni dondolii di assestamento, accompagnati da mugolii di piacere, si piegò in avanti, addosso a lui, scoprendo tutto il suo posteriore con le natiche ben allargate ed il buchetto del culo, perfettamente roseo e simmetrico, esposto alla mia visuale.
Fu giocoforza a quel punto concentrare tutta la mia attenzione su quelle meraviglie di madre natura che si offrivano al mio sguardo: due glutei supersexy tra i quali faceva bella mostra di se un bocciuolo roseo, perfettamente tondo, con una perfetta raggiera di righette che lo facevano assomigliare ad un piccolo sole.
Mi venne spontaneo adagiare su quel sole le mie labbra e deporvi un tenero bacetto. Ma non me ne staccai subito, e con la punta della lingua provai a titillare quella apertura.
Un sonoro mugolio di piacere fece eco, da parte di Miranda, a quel mio gesto. E visto che a lei piaceva continuai a spingervi dentro la punta arrotondata della mia lingua.
Le sue reazioni erano continue dimostrazioni di piacere e di soddisfazione. Pensai di rincarare la dose bagnandomi di saliva un dito ed appoggiandolo a quel delizioso buchino. La risposta non si fece attendere: il buchino si allentò un poco, dilatando il suo ingresso e consentendo al dito una lenta ma costante penetrazione. Ma il mio dito sentiva la ristrettezza dell’andito in cui era penetrato, aveva scrupolo a penetrare più a fondo, a muoversi in quella stretta galleria cercando di dare il piacere della carezza.
Mi ricordai in quel punto che, a fianco della poltrona, vi era un piccolo mobile bar dentro il quale avevo intravisto un flacone di panna montata. Era un flacone di quelli che rendono facile aggiungere panna al caffè, solo piegando il beccuccio del flacone e questo provocava l’apertura della valvola che faceva uscire la panna, spinta dal gas interno. Allungai una mano verso il mobile bar, lo aprii ed afferrai il flacone della panna, ne feci uscire un grumo grosso quanto una noce e col dito la raccolsi e la portai all’ingresso del paradiso posteriore di Miranda.
Spalmai ben bene la panna montata intorno al buco e la maggior parte la forzai ad entrare dentro, accompagnata e spinta dal mio dito medio, al quale presto si aggiunse l’indice senza nessuna reazione da parte di Miranda, anzi i suoi mugolii di piacere aumentarono di numero e di intensità: il trattamento era di sua piena soddisfazione.
Le due dita penetrarono a fondo e cominciarono a muoversi in senso circolare, facendo cedere sempre di più tutto il tratto intestinale interessato che, intanto, si esibiva in una danza di movimenti peristaltici che sentivo intorno alle dita.
Quando mi accorsi della minore tensione nello stringere, aggiunsi anche l’anulare, e la risposta fu un lungo e delizioso “Ssssiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”
Pensai fosse il momento buono.
Ripresi il flacone della panna, me ne versai una buona dose sul glande e col palmo della mano libera me lo spalmai bene tutto intorno. Quindi appoggiai la punta al buco rimasto aperto e dilatato quando ve ne estrassi le tre dita. Appoggiai la punta di Sansone a quella piccola voragine ed essa trovò facile ingresso nel budello.
Ma dopo pochi centimetri dovetti fermarmi, per un secco “Ahi!” di Miranda. Feci una impercettibile marcia indietro e tornai alla carica. Questa volta l’ “Ahi!” arrivò più tardi e non sembrava più neanche una espressione di dolore.
Dovete sapere che Sansone ha una particolarità. Il glande non è molto voluminoso, ma il fascio dei corpi cavernosi si irrobustiscono verso la radice, e lui assume una sagoma quasi a botticella, manifestando un diametro più che rispettabile verso il centro dell’asta. Occorreva oltrepassare la metà della lunghezza per avere la penetrazione completa.
Con diversi movimenti di andirivieni, con tanta delicatezza, con l’aiuto di molte dolci carezzine in tutte le zone circostanti, finalmente la parte centrale di Sansone riuscì a sorpassare lo sfintere di quel culo da favola, ed allora immediatamente venne tutto risucchiato all’interno.
Un prolungato “Uuuuhhhhhh……AAAAhhhhhhh……..che bello…. Che delizia!!!!! Fece eco a quel risultato. Mi fermai per alcuni istanti facendole godere il senso di pienezza che l’intero cazzo dentro le sue viscere le procuravano. Miranda stava godendo come una pazza. Aveva in fica un cazzo discreto ed un bolide nel culo, due elementi rispettabili che, separati solo da una sottile membrana organica, strofinavano tra loro quasi a masturbarsi reciprocamente, il tutto dentro la guaina delle cavità parallele della fica e del culo di Miranda la quale aveva perfetta percezione fisica di quel che avveniva dentro di lei: si sentiva piena e posseduta da due cazzi, da due maschi, da due uomini che stavano godendo di lei e che stavano procurandole uno spasmo di goduria del quale non si sarebbe mai sognata e che la mandava in deliquio.
“Sì, gioie mie…. Sì amori miei….forza, scopatemi, chiavatemi, sfondatemi, rompetemi tutto dentro, ma fatemi impazzire di piacere…..Ooooohhhhh….sìììììììììì… sto godendo come una troiaaaaa… mi piace da morire…… due cazzi in una sola volta……. Che bellooooooo…… che belloooooooo….. forza belliiiiiii……”
A quei versi, Fausto non resse più e, con un lungo belato “Gooooooooodooooooo…” se ne venne dentro la vulva, pulsando tra le sensibili pareti di Miranda che gli venne appresso spremendogli il cazzo che si rammolliva.
Affannata per l’orgasmo improvviso e violento che l’aveva posseduta, Miranda mi chiese di fermarmi un momento, di lasciarle prendere fiato.
Uscii da lei, che si sdraiò sul fianco. Caddi anch’io sul fianco, sdraiandomi supino dietro la sua schiena, col cazzo in piena erezione che svettava verso il cielo vibrando come un giunco al vento.
Fausto era sceso dal letto, e adesso stava ammirando estasiato la danza di Sansone. Si avvicinò, forse per vedere meglio. Allungò un dito e gli fece una lievissima carezza. Poi mi guardò e chiese timidamente: “Posso….”
Pensai che volesse tenerlo in tiro a favore della moglie, facendomi qualche carezza, per cui gli feci un cenno di assenso. Infatti lo afferrò a piena mano e cominciò un delicato massaggio verso il basso e verso l’alto alternativamente. Ma ad un tratto si chinò e depose un delicato e casto bacio sulla punta. Io, rilassato com’ero e con gli occhi chiusi, quasi non me accorsi, comunque, più o meno cosciente, lo lasciai fare.
Ma dopo qualche istante sentii l’intero glande abbracciato da una guaina calda ed umida; un corpo mobile che ne stimolava il filetto e che lo teneva sull’orlo dell’orgasmo senza tuttavia procurarglielo.
Sentii Sansone sprofondare in una guaina molto profonda che tutto lo comprendeva e lo abbracciava: Fausto lo aveva imboccato completamente e ne aveva portato l’estremità fin dentro la sua gola. Adesso sì, la sensazione fisica e la fantasia del dolce pompino che Fausto mi stava facendo stimolarono la mia prostata, i miei testicoli, i mie reni, tutto il mio corpo verso il raggiungimento di un vertiginoso orgasmo.
Mi tirai indietro di colpo: non volevo privare Miranda di una sborrata che le spettava di diritto. Dissi a Fausto di darsi una calmata e di non farmi sborrare adesso.
Si scusò e promise che avrebbe soltanto carezzato Sansone con le labbra e con la lingua, senza portarlo all’orgasmo, e lo riprese in bocca.
Qualche minuto ancora, e la voce di Miranda suonò perentoria: “Adesso basta, Fausto; prendi il cazzo di Guido e rimettimelo nel culo, che stavolta voglio godere insieme a lui.”
Ubbidiente e pronto, Fausto venne al nostro fianco, che intanto avevamo ripreso le rispettive posizioni della pecorina, afferrò Sansone, gli diede furtivo un’ultima succhiata “Giusto per lasciarlo ben lubrificato”, disse, e lo guidò magistralmente ad infilarsi nella galleria posteriore di Miranda che si era, sì, un poco ripresa dallo choc e ristretta di diametro, ma era tuttora dilatata e molle, sicché non oppose grande resistenza all’ingresso del mio cazzo.
Quella pausa aveva ridato a Sansone la sua serenità, per cui fu molto soddisfacente nel rimanere duro a lungo dentro il culo di Miranda, massaggiandone le viscere con molto vigore e molta maestria.
Fu solo quando Miranda cominciò ad aumentare la frequenza ed il volume dei suoi mugolii, quando lei cominciò a dimostrare che ormai il suo orgasmo era imminente, anche se pure lei stava cercando di ritardarne il momento, fu allora che anche Sansone cominciò a dare segni di essere in dirittura d’arrivo, per cui anche io mi unii ai lamenti di Miranda: “Sììììì… bella…. Dài, troiona meravigliosa,…. Dài, godiamo insieme, facciamoci una bellissima sborrata, riempiamoci di goduria tutti e due…… Sììììììììììì” – “Sìììììììììììì” – “Sìììììììììì” – “Sìììììììììì”.
Uno tsunami travolse d’un colpo solo quei due organismi, quelle due persone adoratrici del sesso e del piacere, quei due erotomani che, dopo affannosa ricerca, si erano finalmente trovati, per instaurare un rapporto duraturo ed intenso, che avrebbe reso felici per anni avvenire quei tre carissimi amici ed amanti che avevano trovato la loro dimensione.
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