tradimenti

Elsa


di lecap
01.12.2021    |    13.724    |    16 9.5
"Lui la stava attendendo in piedi e appena la vide, le andò incontro: “Il tuo parrucchiere è molto in gamba..."
(Tratto da "La metamorfosi di una conformista" ancora in fase di stesura...ammesso e non concesso, che venga terminato.)


Elsa e Edoardo sono una coppia matura, appena in pensione grazie all’aver trovato impiego appena diplomati. Sempre assetati della sana rabbia di progredire erano riusciti a laurearsi rubando ore al sonno, studiando alla sera e nonostante l’arrivo di due figli.
Col tempo e come spesso accade, nonostante entrambi persone piacevoli, il sesso era relegato a qualche serata quando, entrambi, erano particolarmente di luna.
Ora che in pensione, con i due figli ormai sposati e con risparmi significativi messi da parte, la loro vita cambiò anche se tutto sommato separata.
Elsa avrebbe voluto iniziare qualche viaggio più frequente per visitare i molti luoghi che lavoro e cure parentali, avevano loro negato. Certo, continuava a occuparsi di qualcosa. Amava scrivere romanzi senza peraltro proporli a qualche editore. Le bastava auto pubblicarli in internet anche sei i proventi non andavano oltre qualche centinaio di euro al mese. Seguiva e supportava anche alcune organizzazioni di volontariato aiutandole a reperire donazioni.
Edoardo, invece, appassionato di bicicletta, partecipava spesso a qualche avventura ciclo turistica di più giorni assieme ad altri appassionati, che lo costringeva a assentarsi per qualche giorno.
Elsa sospirava ma capiva il voler sentirsi ancora attivo di suo marito. Era un gran bel ragazzo quando si erano conosciuti e con il passare degli anni il suo fascino era aumentato ancora di più. Sapeva in cuor suo che aveva fatto qualche scappatella ma, sapendolo uomo attivo, aveva accettato che la sua esuberanza lo portasse a qualche avventura sessuale.
Ogni volta che partiva per qualche giorno “ciclista” come era solito definire i suoi tour, lei si chiedeva se veramente avesse indossato il caschetto oppure se fosse in qualche albergo in piacevole compagnia.
Lei al contrario, oltre a frequentare dei corsi di pilates, spesso passava qualche ora durante la settimana tra la cyclette la panca nella piccola palestra, che aveva approntato in una delle camere dei ragazzi, ormai inutilizzata.
Dopotutto, pensava, come io cerco di tenermi in forma frequentando corsi in palestra, lui è giusto faccia altrettanto con le sue biciclette, da strada o mountan bike che siano.
Lei non si sentiva bella come suo marito, forse per via dell’altezza. Un metro e ottantacinque lui e un più mediterraneo metro e sessantacinque lei. Tuttavia il suo corpo, reso più sinuoso dalle maternità e dalla sopravvenuta menopausa, era sempre tonico. L’assenza di cellulite e di inestetismi da piccoli capillari, rendevano la sua pelle ancora morbida e vellutata, mentre il suo seno, seppur abbondante, pareva non aver risentito del peso degli anni e degli allattamenti.
Nonostante ciò, escludendo a se stessa, a lei non importava piacere agli altri. Vestiva sempre in modo semplice e anzi, i jeans, erano forse il capo di abbigliamento più usato.
Una sera di inizio giugno, Edoardo le comunicò una notizia che la fece intristire:
“Ho deciso di partecipare a un tour che ci porterà da Milano, a tappe già prestabilite, fino a Mosca. Partiremo il primo di agosto”
“Ad agosto?” domandò sorpresa, proseguendo:
“Avevamo deciso per una crociera sui fiordi fino ad arrivare a vedere le aurore boreali. Ne avevamo parlato, dato che da sempre ci sarebbe piaciuto andarci”
Edoardo, come a volte gli succedeva, cavalcò il proprio egoismo:
“Amore, ma quando mi ricapiterà un’occasione simile? I fiordi e le aurore boreali ci saranno anche l’anno prossimo.”
Neppure si preoccupò che lei rimanesse sola tutto il mese di agosto e anzi, pensandoci bene, anche presumibilmente a settembre perché, essendo anche appassionato di pesca sportiva, ogni anno in quel mese partiva per lunghe battute di pesca in alto mare.
Elsa non protestò. Forse tra qualche anno, per l’età, lui non sarebbe stato in grado di affrontare simili e imprese e per amore, ancora una volta, accettò il cambio di programma.





In agosto, con la città semivuota e i figli altrove coi i rispettivi coniugi, iniziò a sentire nostalgia. In casa da sola si annoiava; anche tutte le sue amiche erano in vacanza con le rispettive famiglie.
Un giorno sentì una voce che la salutava:
“Buongiorno signora Elsa; cosa ci fa ancora in città in agosto?”
Era uno degli amici di liceo di sua figlia. Aveva forse un paio di anni più di lei ma ricordava fossero nella medesima compagnia.
“Ciao Mauro. Gianni e Lorena sono al mare e mio marito è dovuto andare in trasferta all’estero” rispose senza dare molte altre informazioni e poi:
“Tu, invece, come mai gironzoli invece che essere via con la tua fidanzata?”
“Ci siamo lasciati da molto e comunque sto preparando la tesi di psicologia.”
“Bello. Analizzi qualche povero volontario?” rispose scherzando, evitando i soliti commenti dispiaciuti, per la fine della sua relazione anche perché, essendo un gran bel ragazzo, dubitava potesse rimanere da solo. Ricordava infatti che fin da ragazzo, aveva sempre qualcuna che gli svolazzava attorno. A ragione peraltro, dato che, oltre ad essere alto e muscoloso, aveva degli occhi penetranti su un visto molto interessante. Il classico mediterraneo fascinoso da pubblicità di profumi da uomo.
“I poveri volontari al momento sono tutti i vacanza; li torturerò a settembre; son rimasto per seguire alcuni ricoverati, ma posso farlo solo quando è presente il professore che mi affianca nella tesi.” rispose usando il medesimo tono allegro.
Dopo qualche altra chiacchiera, si salutarono.
Quando il giorno dopo lo rincontrò più o meno nel medesimo luogo e alla stessa ora dove si erano parlati il giorno prima, ma non dette molto peso alla cosa. Il successivo invito a bere una bibita fresca, invece, la mise in imbarazzo ma accettò ugualmente.
Seduti al bar, dopo avergli raccontato fine degli studi, occupazione e matrimoni dei suoi figli, tanto per chiacchierare, gli chiese in cosa consisteva il fine della sua tesi.
“E’ lo studio dei comportamenti usuali delle persone e di quelli, invece, inconsciamente repressi”
“Capito. Cerchi il mister Hyde nascosto in ogni dottor Jekyll?” domandò ridendo.
La risposta alla battuta la stupì:
“Brava signora Elsa. Esatto.” poi, dopo una pausa precisò:
“Non da intendere come un assassino celato in ogni persona ma dimostrare a loro stessi, aspetti della loro personalità, inconsciamente repressi”.
“Da come ti esprimi sembra che ognuno sia un auto castrato. Spero non sia così” rispose lei, questa volta seriamente.
Lui,dopo averla fissata a lungo, la stupì:
“Castrati pochissimi per fortuna, repressi quasi tutti”
“Addirittura?”
“Non mi crede?”
“Non si tratta di non crederci. Forse è perché essendo una persona normale, non rifletto che molti possano avere problemi”
“Tutti si ritengono persone normali” rintuzzò lui.
“Ti sembro una strana?” rispose un pochino seccata.
Dopo una risata, Mauro rispose:
“Strana lei? Figuriamoci. Dico solo che molti si uniformano a un tipo di vita, senza ascoltarsi”
“Non ti seguo””
“Posso parlare liberamente?” Le chiese e dopo aver avuto il suo permesso, proseguì dandole del tu:
“Ti conosco dai tempi del liceo. Moglie di un dirigente per bene, mamma esemplare vista l’educazione e la bravura dei tuoi figli a scuola, disponibile ad aiutare chiunque. Un vita a disposizione degli altri. La prova ne è che pur essendo sola in agosto, non ti ho sentito neppure rincrescerti per l’assenza di tuo marito”
“Grazie per i complimenti. E allora? Cosa ci sarebbe in me che non va?”
“Segui una strada tracciata da te stessa e non valuti eventuali cambiamenti e accetti qualunque decisione”
“Da cosa lo evinci?”
“Sei una bella donna ma tieni i capelli raccolti come si usava qualche anno fa. Tuo marito non si è preoccupato che tu non possa fare le vacanze e questo non ti turba. Cioè, ti turba molto ma non te ne accorgi”
“Non concordo con la tua analisi. Siccome sono una bella donna dovrei mettermi in mostra?”
“In mostra la sei già così nonostante i jeans e la tua maglia larga che nasconde ogni curva del tuo corpo. Sei tu che cerchi di passare inosservata in quanto mamma e moglie.”
“Non dovrei?”
“Si che dovresti. Bisogna vedere se davvero dentro di te è così”.
Si sentì offesa dall’analisi di quel moccioso presuntuoso ma non volle polemizzare. Con la scusa che era tardi e che doveva andare dal parrucchiere, lo salutò.
“Lui si alzò cortesemente ma prima di congedarsi, dopo aver scritto qualcosa sullo scontrino delle consumazioni la sorprese:
“Chiedi al parrucchiere un’opinione sui tuoi capelli e se hai voglia e tempo, messaggiami sul telefonino cosa ti risponderà”.
Rimase sorpresa e turbata da quelle parole, ma soprattutto da quello che le disse il parrucchiere interpellato più tardi:
“Elsa, ho sempre insistito affinché facesse dei riflessi più chiari ai capelli e li accorciasse leggermente in modo da poterli portare sciolti. La cambierebbero in meglio totalmente”.
Tornò a casa sentendo gi sguardi compiaciuti di uomini e donne che la incontravano e dopo cena, annoiata, riguardò il numero telefonico scritto sullo scontrino.
Dopo molti tentennamenti, alla fine mandò un messaggio:
“Colpi di sole e capelli accorciati quasi della metà”
la risposta non tardò:
“Ti sei più bella?”
“Mi sento diversa” rispose cercando di schivare la domanda.
“Appunto. Ti senti più bella.”
Poi subito dopo un altro messaggio a cui si auto rifiutò di rispondere.
“Domani alle 15, al bar della Rinascente”
Cosa si credeva mai quel tipo? Di avere a che fare con la ragazzina innamorata del fusto di turno? Pensò più irata che offesa.
Il pomeriggio seguente, invece, si ritrovò a varcare l’ingresso del grande magazzino.
Lui la stava attendendo in piedi e appena la vide, le andò incontro:
“Il tuo parrucchiere è molto in gamba. Ora pensiamo all’altro look:
“Devi acquistare 5 cose. Un paio di sandali estivi con tacco non necessariamente altissimo. un abito colorato, una t-shirt dai colori allegri e un vestito che vada bene per la sera”. Poi, voltatosi, la lasciò sola senza che avesse il tempo di rispondere.
Nuovamente le risalì la rabbia, ma come il giorno prima, quasi senza accorgersene si ritrovò a esaminare nel reparto abbigliamento, ciò che Mauro le aveva proposto.
Quella sera, fu lei a ricevere per prima un messaggio:
“Trovato capi interessanti?”
Si ripromise di non rispondere ma una mezz’ora dopo, digitò:
“Sandali blu, abito a fiori, t-shirt sportiva a tinte colorate. Niente abito per la sera. Non me ne piaceva nessuno”.
Il successivo messaggio la destabilizzò:
“Domani passo a prenderti alle 12. Andiamo a mangiare sushy”.
Arrabbiata, rispose secca:
“Dove, quando e con chi mangiare, lo decido io”
Non ricevette risposta e questo la turbò. Dopo una notte agitata, passò la mattina a leggere per non pensare finché a mezzogiorno preciso, squillò il telefono.
“Ciao sono Mauro. Ti aspetto giù”
Si ritrovò quasi senza saperlo, a uscire da casa e a chiamare l’ascensore. Era già vestita e come ogni donna, aveva addosso qualcosa di appena acquistato. I sandali blu e il vestito a fiori che si intonava alle calzature.
Entrò nella sua auto a disagio e rimase in silenzio finché arrivarono al ristorante.
Una volta seduti e dopo aver ordinato al cameriere alcuni piatti del menù, Mauro le sorrise:
“Ti sta bene l’abito, complimenti”
“Mi stai facendo la corte, per caso?” domandò secca.
Lui eluse la domanda:
“Ti sto dimostrando che la Elsa che conosci, non è quella che pensi sia”
“E quale sarebbe la vera Elsa?”
“Una bella donna. Desiderabile e che vorrebbe una vita più divertente”
“Sto bene come sono” rispose.
Mauro non replicò e sorridendole, iniziò a mangiare.
A fine pranzo lui insistette che bevessero anche un amaro assieme al caffè e poi, di nuovo in auto e appena lui mise in moto, lei disse:
“Ho mangiato troppo e il liquore mi ha dato la botta definitiva. Meglio se mi riporti indietro”
“Ti fa così paura scoprire chi sei?” le domandò sorridendo.
Colpita, accettò la sfida:
“Temo tu sia convinto di essere il successore di Freud. Avanti, cosa mi proponi?” Lo sfidò, pentendosi subito dopo aver parlato.
L’auto si mosse e si fermò dopo qualche isolato. Dopo esseri scesi, la prese a braccetto e dopo aver passeggiato in una via centrale, passati davanti alla vetrina di un negozio di abbigliamento, deciso le disse:
“Entriamo qui”
C’erano molti vestiti; non di gran marca ma senz’altro ben confezionati.
“Mi paiono capi un po’ troppo da giovani per me”
Lui non rispose e scelse alcuni vestiti adatti a uscire alla sera e quindi porgendoglieli la invitò:
“I camerini sono da quella parte”
Non poteva crederci. Lei dentro un camerino a spogliarsi e provare degli abiti scelti da un quasi sconosciuto. Allo specchio, una volta indossato il primo, trasalì. Era corto quasi fino a metà coscia con una scollatura profonda davanti e con la schiena completamente nuda. La voce di Mauro la raggiunse:
“Come và?”
“Messo il primo, ma è troppo procace per una come me”
Una commessa, avvicinatasi per cortesia, le chiese se poteva scostare la tenda e vistala, obiettò:
“Signora, le sta benissimo. Suo figlio l’ha consigliata bene”
Mauro divertito si avvicinò e presala per mano, la fece uscire dal camerino rivolgendosi alla commessa:
“E’ vero. Le sta proprio bene. Può tagliare le etichette, così lo può indossare subito?”
Quindi dopo aver porto la carta di credito alla commessa, si rivolse all’inebetita Elsa, divertito per le precedenti parole della commessa:
“Vieni mamma, andiamo a farci l’apericena”
Nuovamente per strada, Elsa si sentiva a disagio con quel vestito troppo corto per i suoi canoni. Tra l’altro, mentre lo provava e per la profonda scollatura, aveva tolto il reggiseno che adesso era nella borsa del negozio assieme all’abito con cui era uscita.
Stranamente e per fortuna, non incrociò sguardi di disapprovazione nelle persone che incrociavano, ma la tranquillità scomparve appena risaliti in auto.
L’abito già corto, una volta seduta, risalì ancor di più sulle sue cosce nonostante i suoi sforzi per allungarlo con le mani. Per fortuna Mauro non fece alcun commento al riguardo anche se aveva l’impressione che ogni tanto, con la coda dell’occhio, osservasse le sue gambe.
“Sono quasi le diciotto; è meglio che mi riporti a casa”
“Sono quasi le diciotto. E’ l’ora dell’apericena che avevamo concordato nel negozio”
“Non abbiamo concordato proprio nulla. Ne avevi accennato solo tu” protestò lei.
Lui non le rispose come spesso era solito fare e sorridendo amabile, proseguì a guidare fino alle prime colline fuori città. Si fermarono in un piazzale con molte altre auto in sosta e subito dopo, la condusse deciso in un elegante bar che offriva una bellissima terrazza panoramica ai propri avventori.
Mentre stavano sorseggiando i due Aperol Spritz che avevano ordinato, lui le chiese:
“Descrivimi le persone che son sedute nelle nostre vicinanze”
Dopo essersi guardata discretamente intorno, rispose:
“Tre coppie di giovani che ridono e scherzano da una parte e altri due tavoli con altrettante coppie”
“Tutto qui?” domandò facendo un’espressione delusa.
Pungolata, Elsa proseguì:
“I ragazzi pare stiano scherzando su qualcuno di loro. Forse escono insieme, ma potrebbero essere una coppia assieme a altri due ragazzi e due ragazze. Solo due, da quando siamo qui, si sono scambiati un bacio veloce sulle labbra”
Poi, guardando verso gli altri due tavoli, proseguì:
Gli altri quattro, ovviamente più adulti, potrebbero essere una coppia sposata in un tavolo e una coppia clandestina o per lo meno, una coppia in fase di corteggiamento, nell’altro”
“Lasciamo perdere i sei ragazzini. Da cosa evinci le tue supposizioni sulle due coppie?” la incalzò Mauro.
“Sono adulti, più o meno della mia età. Due li reputo una coppia stabile da anni perché parlano meno e non paiono aver argomenti molto interessanti né per uno che per l’altra”
Dopo una pausa:
“Gli altri due son vestiti un po' più ricercati. La lei ha tacchi importanti, gonna corta e fresca di parrucchiere; entrambi sorridono sia mentre parlano che quando ascoltano.”
Elsa avrebbe voluto aggiungere che la lei sembrava aver voglia di sesso per la gonna così corta ma poi, realizzando che lei stessa mostrava quasi tutte le cosce con quel vestitino, preferì soprassedere.
“Molto brava. Trenta e lode” Concordò Mauro, scimmiottando un professore durante un esame universitario.
Dopo un’ora e altri due Aperol Spritz, finalmente riuscì a convincerlo a riportarla a casa.
Uscendo dall’auto, ringraziandolo, lo apostrofò anche:
“Per colpa tua non son riuscita a fare la spesa per cena. Fortuna che assieme agli aperitivi, ci hanno portato degli stuzzichini. Mi farò un the prima di coricarmi, per allungare l’alcol che ho ingerito”
Salita a casa si spogliò e dopo una doccia, infilata la solita vestaglia con bottoni, ripose gli abiti nel guardaroba e si accinse a prepararsi il the prima di leggere un libro.
Il suono del citofono la sorprese:
“Sono Mauro. Dovrei portarti una cosa, se non ti disturbo”
“Stavo per andare a letto. Possiamo fare domani?” rispose per evitare nuovamente la sua compagnia.
“Se mi apri il portone, posso mettere tutto nell’ascensore e andarmene. Non pretendo certo di disturbarti”
Rimase titubante. La sua invadenza la disturbava ma, tuttavia, durante la giornata non si era certo comportato sconvenientemente. Sapendo di non doverlo fare, rispose:
“Dai, vieni su. Sempre al quinto piano come quando ti vedevi con i miei figli”
Aprendogli la porta di casa, si sorprese di due cose: aveva due grandi sporte di plastica ma soprattutto che doveva abitare nei dintorni. Dai capelli ancora bagnati e il profumo di bagno schiuma, aveva avuto tempo di fare una doccia anch’egli e di tornare.
Senza attendere il suo invito a entrare, oltrepassò la soglia di casa dirigendosi in cucina e svuotando le borse i plastica dal loro contenuto:
“Ho ripensato alla tua sera senza cena per colpa mia. Ecco qui; spaghetti di soia, sushy misto, involtini primavera, ravioli al vapore, birra cinese e per finire, classico dei classici, Sakè da scaldare a bagnomaria, assieme agli ovvi bastoncini per evitarti di sporcare le posate”
Ovviamente le portate erano per due persone e altrettanto ovviamente, Elsa pur protestando per la quantità di cibo, apparecchiò anche per lui.
Mangiarono e chiacchierarono e bevvero anche tutta la birra. Dopo che finì l’abbondante Sakè che Mauro aveva provveduto a scaldare, Elsa con la testa che le girava, cercò di congedarlo.
“Ora è meglio che vai. Chissà cosa pensano i vicini vedendo che faccio salire un uomo in casa”
“Cosa vuoi che pensino? Che sono salito a salutare uno dei tuoi figli”
“I miei figli sono entrambi all’estero con le rispettive famiglie” rispose mentre si dirigevano verso la porta.
“Questo i vicini non lo sanno” replicò mentre, prendendole una mano, la fece voltare verso di lui.
Ora erano vicini, in piedi, uno di fronte all’altro.
“Mauro, tra gli Aperol Spritz, birra e poi sakè, non sono in grado di sostenere altre conversazioni”
Lui non rispose e dopo averla guardata intensamente nei profondi occhi verdi, avvicinò le mani al bottone più alto della sua vestaglia.
Quando iniziò a sbottonare il secondo, lei cercò di frenare le sue mani. Mauro proseguì l’operazione e adesso il suo florido seno era coperto solo dalla stoffa slacciata.
“Mauro, non sono quel tipo di donna che immagini”
Lui continuò a fissarla e proseguì a sbottonare finché alla sua vista apparve la peluria del pube. Ora le mani del ragazzo si posarono sulle sue guance e avvinatosi ulteriormente, la baciò sulla bocca.
Elsa avrebbe voluto divincolarsi e spingerlo fuori di casa ma non lo fece. Lasciò che la sua lingua raggiungesse la sua.
Erano anni che non avvertiva la sensazione di essere desiderata e si ritrovò, quasi inconsciamente, a cingergli le spalle con le braccia.
Quando si staccarono, lui fece scivolare la vestaglia dalle sue spalle che quasi completamente sbottonata, si riversò a terra attorno ai suoi piedi, lasciandola completamente nuda.
Elsa rimase immobile, lasciandosi ammirare come un’opera d’arte da Mauro che la osservava entusiasta. Non disse nulla neppure quando la accompagnò in camera da letto. Rimase in silenzio anche mentre l’uomo si spogliava. Non sapeva cosa fare. Voleva fuggire; forse urlare oppure ribellarsi.
Invece, questa volta, fu lei a prendergli la mano e a portarla sul suo sesso.
Finirono nel letto, si baciarono e lei sorprendendosi priva di pudore, accolse il suo cazzo nella bocca. Le parve di non aver mai fatto un pompino così meticoloso, neppure nei primi anni che frequentava il suo attuale marito.
Gridò quando la lingua di Mauro la portò al primo orgasmo.
Lei si vedeva desiderata e questo le piaceva.
Si sentiva indiscutibilmente oscena nel giacere con una persona più giovane di lei e questo, invece, la spaventava.
Ma scopò. E godette. Accolse la sua giovane carne pulsante dentro la fica che continuava a bagnarsi sempre di più. Da molti anni non provava quelle sensazioni e anzi, nell’inebriamento dei numerosi orgasmi, le parve di non averle mai vissute così intensamente.
Era lì, ansimante, con le cosce volgarmente spalancate e rivolte verso l’alto, per consentirgli di entrare il più possibile dentro di lei.
Scoparono in molte posizioni finché Elsa, a cavalcioni, tenendo il busto sollevato con le mani sul suo petto, sentì il grosso cazzo gonfiarsi ulteriormente e successivamente, il suo utero ricevette molti copiosi getti del suo orgasmo.
Rimasero immobili coi respiri affannati. Si appisolarono qualche ora finché la mano di Mauro che accarezzava i suoi lombi la svegliarono. Lasciò che la lingua del ragazzo esplorasse nuovamente ogni luogo del suo corpo. La sentiva sul collo e poi sui seni e la pancia. E poi sulla delicata pelle all’interno delle cosce. Quindi sul clitoride e sulle grandi labbra. Quando fatta girare, anche sulla schiena e sui lombi fino al solco delicato delle natiche.
Quasi inconsapevole, spinse in alto il bacino in modo che le chiappe si schiudessero, consentendogli di leccarle agevolmente l’ano. Più tardi erano nuovamente uno dentro l'altra; lei inginocchiata con lui dietro. Questa volta Mauro la penetrò con movimenti sempre più decisi osservando sullo specchio dell’armadio, i suoi meravigliosi e abbondanti seni che ondeggiavano ritmicamente seguendo i colpi della penetrazione. Dopo un tempo indefinito lei esplose in un ulteriore orgasmo, sentendo il pube vigoroso del ragazzo batterle ritmicamente contro il clitoride e le sue palle urtare delicatamente il perineo.

Quando il ragazzo rivestitosi uscì da casa dopo averla baciata teneramente, Elsa rimase immobile sul letto disfatto con le cosce spalancate appagata da quella notte folle, mentre lo sperma fuoriusciva lentamente dalla sua fica ancora gonfia.
Pensò che non aveva mai fatto le corna a suo marito, ma tutto sommato la cosa non la sconvolse poi così tanto come avrebbe immaginato.
Evidentemente i contenuti della tesi di Mauro non erano poi così strampalati. Possibile che lei non fosse la donna che aveva sempre pensato di essere?

Si scambiarono successivamente dei messaggi ma senza rivedersi, quasi che quella notte carnale fosse avulsa dalla loro conoscenza.
Qualche giorno più tardi, fu lei a tornare sull’argomento scrivendogli:

….
(continua)





















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