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Ho dato il culo per ripicca


di Follemente_Noi
09.12.2021    |    2.727    |    5 9.4
"Allora all’instante si sbottonò i pantaloni, poi dal portafogli prese un profilattico e dopo aver scartato la carta e aver cacciato il suo pisello dalle..."
Finalmente dopo un anno d’attesa era giunta l’estate e con grande gioia le vacanze erano iniziate. Come ogni anno trascorrevo l’intero periodo balneare nello stesso luogo, a Vasto; poiché possedevo da sempre una casa di famiglia, un piccolo appartamento sul lungo mare al centro della città. Una sera, precisamente di venerdì in occasione del mercatino serale che era consueto svolgersi, scesi per curiosare tra le bancarelle poste in strada, che come al solito erano molto graziose, ricche di oggettini sfiziosi. Purtroppo era anche la prima sera che scesi sola nonostante fossi con il mio compagno in vacanza, fermo a letto poiché qualche giorno prima si era infortunato il piede giocando a pallone. Nulla di grave ma solo un po' di riposo. Ormai le bancarelle le avevo viste quasi tutte e arrivata un certo orario decisi di ritirarmi e mi diressi verso casa.
Entrando nel portone d’ingresso del palazzo, dopo aver cercato come al mio solito le chiavi perse nel casino della borsa, prenotai con il pulsante l'ascensore. Appena si aprirono le porte dell’ascensore all’interno mi ritrovai faccia a faccia con lui, Manuel il mio ex, che proveniva dai garage. Ex si fa per dire! Diverse estati precedenti quando ero molto più piccola ebbi con lui la classica storiella estiva adolescenziale con il rammarico che proprio a lui avevo dato il mio primo bacio, e fortunatamente soltanto quello. Purtroppo mi fece soffrire tanto. Ero ancora piccola e ingenua con poca esperienza quando con le sue parole m’incantava. Diceva di amarmi e invece venti giorni dopo mi tradì con un'altra ragazza. Da allora era passato del tempo, io ero cresciuta, e la storia con il mio ragazzo mi aveva fatto fare molta esperienza nella vita. Nonostante tutto ciò il desiderio di farlo pentire vendicandomi facendogli capire cosa avesse perso, era molto forte dentro me.
Lui non mi piaceva adesso, questo era sicuro perché amavo solo il mio compagno alla follia, ma comunque non potevo negare che possedeva sempre un certo fascino carismatico, ma niente di più.
Proprio quella sera indossavo una camicia bianca sbottonata all’altezza del reggiseno, una gonna di jeans corta, regalatami dal mio ragazzo, che risaltavano le mie gambe lisce e abbronzate e infine avevo ai piedi delle scarpe brillantinate.
Entrai nell’ascensore, fredda senza dargli confidenza, come se non lo conoscevo. Lui sorpreso dall’incontro inaspettato mi guadava, e con la coda dell’occhio mi squadrava, lo guardai e tolse lo sguardo. Il silenzio era pesante, la sua presenza era fastidiosa, ritornava sempre nella mia mente la sofferenza che mi aveva provocato. I pochi secondi che di solito bastavano per arrivare al mio piano, il settimo, sembravano un eternità. Io mantenevo sempre l’atteggiamento freddo e duro, ma all’ennesimo sguardo lo guardai fisso negli occhi e con aria incazzata e fredda dissi: “ Hai finito di farmi la radiografia?” Rimase per un primo momento spiazzato, senza parole, ma poi si riprese con la solita aria sfacciata dicendomi: “faccio ciò che mi pare!” In quell’istante tante cose dentro me si mischiarono. In pochi istanti la sua risposta riaccese dentro me pensieri sfacciati e crudeli su di lui. Mi sentivo vittoriosa nel sentirmi guardata e magari dentro se mi desiderava. E non lo stesso instante avrei voluto fargli ammettere di era stato stronzo con me.
Il pensiero che lui mi avrebbe voluto iniziava a dominare la mia mente, iniziava a suscitare in me forti emozioni; poi c’era quel fattore che spesso era pronto a darti il k.o. finale, ovvero la mancanza di sesso che negli ultimi giorni stavo vivendo, da quando il mio ragazzo era nervoso in seguito alla frattura.
Intanto lui mi fissava ancora e irritata dal suo sguardo dentro me iniziava a uscire la parte irrazionale e crudele della mia personalità. L’ora tarda, il silenzio, il suo profumo mi fece perdere il controllo. Mi guardava, con gli occhi mi desiderava ormai avevo il coltello dalla parte del manico e tutto d’un fiato bloccando l’ascensore all’improvviso dissi: “sfilami le mutandine se hai il coraggio”. Ormai lo avevo detto, ero impazzita, troppo tardi. Infatti anche lui rimase incredulo e se ne restava li paralizzato a capire se ciò che avessi detto lo aveva sentito sul serio oppure era fonte della sua immaginazione. “Come? Cioè che dovrei fare” Balbettando riuscì a malapena a dirmi. Ancora più nervosa risposi “snoda quelle braccia, allungale verso di me, infilale sotto la gonna e.. e poi.. ma cos’e l’altra ti ha fatto diventare poco uomo?” con cattiveria gli dissi. Già ero nervosa per il gesto che avevo appena compiuto nei confronti del mio ragazzo anche se nello stesso tempo mi sentivo appagata.
A questo punto Manuel tornò quel ragazzo che conoscevo, sbruffone ed egoista, e non ci penso due volte.
Con l’aria da sbruffone che spesso assumeva allungò entrambe le mani sotto la gonna afferrò i lati del mio tanga blu e me le sfilò lentamente. Quel bastardo ebbe un modo particolare di farmele scendere tra le gambe cosi soffice e lento da farmi bagnare. Non volevo ancora ammettere ciò che mi stava accadendo ma ormai la situazione era sfuggita di mano. Eravamo all’altezza del quarto piano bloccati nell’ascensore e ormai la mia vendetta era quasi compiuta. Mentre lui era con il mio perizoma in mano eccitato, mi girai di spalle e mi chinai leggermente in avanti appoggiando i gomiti alla parete di specchio e facendogli capire le mie intenzioni sollevai di poco lo gonna, lo guardai attraverso lo specchio e dissi: “su dai.. ”. Mi capì al volo. Del resto non avevo dubbi e lasciando cadere a terra il perizoma si avvicinò immediatamente. Aveva sempre voluto possedermi ma per quello che avevamo vissuto al massimo lo segavo.
Prima sbirciò il mio sedere e mentre era in procinto di allungare la mano per palparlo mi rivolsi urtata “chi ti da il permesso! Non sono in questa posizione per farmi toccare il sedere da te”. Allora all’instante si sbottonò i pantaloni, poi dal portafogli prese un profilattico e dopo aver scartato la carta e aver cacciato il suo pisello dalle mutande lo lasciò srotolare lungo la sua asta e si sistemò alle mie spalle. Me lo posizionò all’altezza della fica, tra le labbra umide quando decisa lo bloccai. Pensava che lo stessi prendendo in giro e lo volessi bloccare proprio sul più bello per fare la stronza. Ma non era cosi, non ero cosi stronza come forse lui immaginava, ero peggio.
Gli dissi “no caro non hai capito, più su”. Infatti intendevo proprio il sedere. Non avevo mai provato a prenderlo proprio lì, anche se il mio ragazzo spesso ci provava, ma nonostante qualche volta solo qualche dito gli facevo appena infilare, avevo già in mente di farlo prima o poi ma non mi sentivo mai pronta perché non trovavo mai la situazione adatta e la determinazione giusta per prenderlo. Purtroppo non avrei mai pensato che fosse giunto il momento adatto proprio ora, ma la situazione era decisamente diversa. Ovviamente l’avrei voluto fare con il mio ragazzo proprio ora che ero determinata, ma purtroppo l’occasione era più unica che rara e per rancori personali lo dovetti concedere a lui. Quel bastardo non era per niente teso nel ritrovarsi in una situazione del genere all’improvviso. Anzi era contento. Un secondo dopo mentre pensavo queste parole sentì spuntare sul mio buchino. “Guarda come è già esperto lo stronzo, forse lo avrà già fatto” pensai quando fui interrotta poiché sentì appoggiare la cappella tra le chiappe. Era caldo e duro e sfregava lentamente il suo uccello nel mio sedere.
Spingeva lentamente e non riusciva ad entrare, ma la situazione e l’eccitazione iniziava a rendere i colpi sempre più forti e decisi. D’un tratto si leccò le dita con la saliva penetrando con le dita il mio buchino vergine. La sensazione era strana, nuova lo ammetto, e pensai che alla fine non era così dolorosa o fastidiosa ma soltanto dopo capii che le dita erano diverse dal suo cazzo. Finito di giocarci riprese a spingere, poi ancora non convinto o forse con la scusa si staccò da me e scese con il viso, e me lo ritrovai con il viso tra le chiappe che mi leccava il culo. Sentivo quella lingua calda girare intorno entrare e poi rigirare e ciò probabilmente liberò molto i miei pensieri ed io ero molto eccitata e ormai anche i pensieri non avevano più un senso logico fino a quando me lo ritrovai di nuovo posizionato dietro. Questa volta lentamente stava entrando, e improvvisamente quando ormai era quasi dentro con un colpo decisivo lo fece entrare tutto dentro provocandomi un urlo di dolore e lasciandomi per qualche instante senza fiato. Speravo che nessuno mi avesse sentito ma fortunatamente mi aveva messo la mano davanti la bocca già sapendo che molto probabilmente non avrei reagito in modo consono.
Dopo di che tenendo le mani sulle mie che erano appoggiate alle pareti, iniziò a muoversi prima lentamente e poi accelerando fino a raggiungere un ritmo elevato tanto da sentire il rumore del suo bacino sbattere contro le mie chiappe.
Io in quell’istante avevo quasi la nausea, stringevo le chiappe come volessi difendermi da quel dolore straziante ma che gradualmente diventava grazioso forse iniziavo a pentirmi ma solo per il dolore o forse il dolore stesso mi portava all’estasti.
Delle goccioline di sudore, mentre il suo uccello entrava e usciva, scendevano dalla sua fronte. Respirava con affanno, dopo avermelo sbattuto per qualche minuto si fermò e con una smorfia velocemente uscì dalla chiappe tolse il preservativo arrivando nell’ascensore. Io avevo le gambe che tremavano ancora dalla sforzo e la paura e mi sentivo il buchetto abbastanza allargato e non era piacevole come sensazione.
Finito, ci resisteremmo velocemente, mi voleva dare un bacio ma gli spostai la testa dicendogli: “no caro! troppo tardi! hai visto cosa ti sei perso?” Rimase senza parole.
Mi stava raccogliendo le mutandine che erano rimaste a terra per ridarmele ma lo fermai sussurrandogli: “queste le tieni tu! Cosi ogni volta che le guardi rivedi impressi i tuoi errori." Sbloccai l’ascensore arrivai al mio piano e me ne andai fredda senza dire nemmeno una parola e ne salutarlo. Avevo appena dato il culo per la prima volta e per ripicca. (continua)
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