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Gay & Bisex

La mia adolescenza 29


di FRANK_1987
02.07.2019    |    5.805    |    4 8.9
"NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): Il prossimo capitolo uscirà GIOVEDI’. Questi racconti si collocano prima dell’inizio della saga “IL FIDANZATO DI MIA SORELLA”. Possono essere considerati dei prequel non dei sequel, quindi, se volete leggerli immedesimandovi, dovrete dimenticare tutto quello che avete letto finora o almeno cercare di posticiparlo nella vostra mente in modo da rendere queste letture più facili senza confondervi cronologicamente.

Stipati nell’auto

CAPITOLO 29

Oggi l’unico posto dove poter riposare, per colpa di questo caldo, e’ la piscina all’ombra di un gigantesco albero piantato dal padre di mia madre. Sono seduto su uno dei bordi di questa piccola distesa blu con i piedi nell’acqua e mi sto gustando un ghiacciolo alla coca cola. Sono a petto nudo ed indosso solamente un pantaloncino di quelli un po’ larghi. Mio fratello e’ uscito con la moglie, mia sorella e’ con una sua amica e i miei genitori sono in giro con mia zia per aiutare Ylenia a scegliere le bomboniere per il suo matrimonio con Sebastiano. Dopo essermi fatto scopare da lui, abbiamo affrontato tante volte l’argomento ma non siamo mai arrivati ad un’altra conclusione quindi il mio culo non ha più rivisto il suo cazzo da militare. Dopo qualche tempo, i due si sposano. Il fatidico giorno, lo vedo attendere la sua futura sposa sull’altare, insieme ai suoi testimoni. Io lo guardo quasi fissandolo. Lui ogni tanto incrocia il mio sguardo ma subito lo scosta verso la grande navata. Non vuole ricordare quello che e’ successo. Non vuole ricordare, probabilmente, quanti altri ragazzi come me si e’ portato a letto finora, vuole solo concentrarsi su quello che sarà il suo futuro consapevole che, prima o poi, ricadrà nel peccato. Quando Ylenia arriva accompagnata da mio zio Alessio che gliela consegna, Sebastiano mi guarda quasi dispiaciuto ma poi si girano verso il prete che li sposa. Ormai e’ fatta, e’ quel magnifico esemplare di maschio che mi ha scopato come un animale mentre sudava come un porco bagnandomi tutto il corpo, non può farlo più. In questa calda giornata di Agosto, a casa sono completamente da solo. Va beh, non e’ poi così vero. Non c’e’ nessuno dei miei parenti, come vi ho già detto, ma c’e’ Giorgio che fortunatamente e’ senza quella stronza di Camilla che sta diventando ogni giorno sempre più grossa. Mi si avvicina e si siede accanto a me. Mi sorride ed io mi tolgo dalla bocca il gelato che lui prende in mano avvicinandolo nuovamente alle mie labbra. Le apro per accoglierlo e Giorgio inizia a simulare un pompino. Muove il ghiacciolo nelle mie fauci dentro e fuori sporcandomi i lati di liquido appiccicoso fino a quando gli do un morso senza ingoiarlo perché finisce tra le mie gambe cadendo in acqua.
“Vieni, in cucina con me”, mi dice Giorgio facendomi uscire dall’acqua ed entrare in casa dove sul tavolo c’e’ un cocomero che mio padre aveva comprato il giorno prima
“Posso sapere che cosa devi fare? Non mi va una fetta di cocomero adesso ma magari una bella banana si”, gli dico avvicinandomi alla sua patta
“Giù le mani perché prima voglio fare un giochetto con te. Giorni fa ho visto su internet un filmato dove alcuni ragazzi lo infilavano in un cocomero”
“Cosa?”, chiedo sconvolto “e che gusto ci prendevano?”
“L’interno di questo frutto e’ come la mucosa anale”
“Mi stai dicendo che l’hai provato?”, domando a Giorgio che mi fa cenno di si con la testa “e come e’ stato?”, proseguo
“Vuoi provare?”, mi chiede mettendomi la pulce nell’orecchio perché sa benissimo quanto io sia diventato depravato
La situazione e’ davvero eccitante. Non avrei mai pensato di fare una cosa simile prima d’ora ed e’ forse per questo che mi ingrifa. Non mi sono mai neanche infilato delle verdure nel culo come fanno in molti e questo sembra ai miei occhi, l’apoteosi della trasgressione. Mi sono scopato solo pochi culi fino ad ora mentre il mio e’ stato scopato da diversi cazzi ma mai avrei pensato che il mio arnese possa essere infilato in un cocomero. Anche se, pensandoci bene, non sarebbe una cattiva idea. E’ il mio frutto estivo preferito e questo potrebbe unirci ancora di più. In senso metaforico, ovviamente. Giorgio prende un coltello affilato dal casetto e dopo aver tagliato le parti laterali dell’anguria, pratica due buchi profondi per farci entrare i nostri cazzi. Io sono eccitato dalla situazione e mi tocco il pene eretto da sopra i pantaloncini per poi abbassarli fino a metà coscia cominciando a segarmi guardando come Giorgio rifina quei pertugi occasionali.
“Lo sapevo che non avresti resistito”
“Sei uno stronzo, mi stai circuendo tu”
“Allora smettila di segarti”
“Altrimenti?”
“Altrimenti lo stronzo sarai tu. E se sono stato io ad averti circuito, adesso vattene senza scoparti il cocomero”, fa il mio trombamico stuzzicandomi
Io non ci penso nemmeno e faccio entrare la mia minchia dentro al buco nel cocomero. E’ un po’ stretto rispetto alla circonferenza del mio cazzo ma va bene così. Mi avviluppa le pareti come se fosse veramente un culetto stretto, verginello. Inizio a scoparmi l’anguria e a sporcarmi il pube. Il mio pene, spinta dopo spinta, sta ammaccando la polpa del frutto liquefacendola tutta addosso alla sua carne colando fin sopra il tavolo. Anche Giorgio entra nell’altro buco e fa gli stessi miei movimenti. Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo eccitati toccando le nostre rispettive mani che, sulla superficie verde dell’anguria, non possono fare altro che questo. Spingendo infinitamente, il buco che contiene il mio cazzo si allarga. Delle leggere crepe si formano sulla buccia perché lo stiamo comprimendo troppo. Tanto ormai non c’e’ più bisogno di usarlo. Giorgio si toglie dal suo buco usato per chiavare l’anguria e si sega. Anche io esco e mi inginocchio davanti a lui prendendogli in bocca il cazzo. Sa di dolce e una leggera acquerella rosa lo circonda. Dopo pochi istanti, uno spruzzo bianco mi investe le fauci. Lecco tutto il possibile e poi mi sollevo.
“Vuoi che ti sborri in bocca?”, gli chiedo
“Perché non sborri in quel buco?”
“Non vuoi assaggiare il mio sperma?”
“Mi piacerebbe farlo servito su una bella fetta di anguria”, mi dice
“Ok, sei davvero un porcellino”
Giorgio mi sorride ed io entro nel buco che si era scopato lui precedentemente. In questo modo mi sembra come se stessi scopando il suo culo e infatti questo pensiero mi fa sborrare immediatamente. Il liquido seminale non rimane nel buco del cocomero, non potendolo trattanere secondo natura, ma cola sul tavolo insieme al succo del frutto. I due fluidi si sono mescolati e mi danno l’impressione come se mi fossi scopato un culo vergine. Giorgio inizia a leccare quel buchetto ma sfortunatamente il cocomero si sfalda quando preme troppo su di esso. Mi prende un colpo. Non posso conservarlo in questo modo nel frigorifero, devo buttarlo per forza. Non mi va di farlo assaggiare alla mia famiglia farcito con il mio sperma e l’aroma del cazzo del mio amico anche se adesso devo inventare una scusa per mascherare la scomparsa del frutto, appena comprato e pronto per essere mangiato, dal ripostiglio. Nascosto il misfatto, io e Giorgio ci gettiamo in piscina lavandoci reciprocamente le parti bassi che stavano diventando appiccicose. Dopo qualche minuto, il mio amico va via e la mia casa si ripopola dei suoi soliti abitanti.
“Che ne dite di una fetta di melone?”, chiede papà
“Si, con questo caldo e’ l’ideale”, dice mamma
“Io vado un po’ in piscina”, fa Claudia uscendo mentre mio padre va nel ripostiglio scoprendo che il cocomero e’ scomparso
“L’ho buttato”, gli dico
“Cosa hai fatto? Perché?”
“Perché non era maturo”
“Ma se sono usciti da poco, come fanno ad essere già immangiabili?”, chiede dubbiosa mamma
“Che posso farci io se non era buono? Ne compreremo un altro”
“Va bene, va bene”, fa papà “beviamoci una menta”
“Io voglio un’amarena”, risponde la moglie mentre io furtivamente prendo il sacco dell’immondizia e lo caccio fuori casa prima che possano scoprire la mia bugia e anche la mia maialaggine
Durante i giorni a seguire, molte volte e io e Giorgio ci siamo ritrovati a casa sua o a casa mia per scoparci altri cocomeri. Di tanto in tanto li porta lui oppure andiamo a comprarli direttamente quando ci viene voglia. Poi ci scopiamo a vicenda usando il succo del melone come lubrificante naturale. Dopo la doccia, usciamo ogni sera per andare al locale ma ormai non adeschiamo più nessuno perché abbiamo trovato un altro modo per sfogare i nostri istinti sessuali. Istinti che possono essere soddisfatti da un buco provocato nella buccia di un’anguria o dai nostri rispettivi culi. Forse, per la prima volta da quando abbiamo scopato, una certa stabilità affettiva e’ stata raggiunta nella nostra coppia. O almeno così credevo. Mentre sono di ritorno dalla casa del mio sverginatore, mi accorgo di essere seguito da una macchina. Accelerando il passo, anche il guidatore pigia il piede sull’acceleratore, rallentando quando io riduco l’andatura. Decido di scoprire chi sia questa persona e così mi siedo ad una panchina della fermata dell’autobus e quando la macchina fa per andare oltre senza fermarsi, mi alzo e mi interpongo sulla sua traiettoria facendola fermare a pochi centimetri da me. Mi avvicino allo sportello del guidatore che abbassa il finestrino. Un affascinante uomo di 39anni con una lunga e folta barba da hipster mi saluta.
“Perché mi segui?”, gli chiedo
“Perché mi piace il tuo culetto. Mi eccita guardarlo mentre si muove in quel pantaloncino che te lo avvolge tutto”, mi risponde chiaramente perché non avrebbe nessun senso mentire
“Ah si?”, faccio io poggiandomi con le braccia sul finestrino abbassato quasi del tutto piegandomi verso destra in modo che lui possa vederlo più da vicino “ti andrebbe di vederlo nudo?”, gli chiedo facendolo deglutire “sono sicuro che gli piacerebbe avere le tue mani callose su di lui”, continuo mentre gli accarezzo la mano sinistra ferma sul volante
“Salta su”, mi dice l’uomo ed io mi siedo sul sedile del passeggero
Riparte con la sua macchina e andiamo via dal luogo dell’adescamento. Scopro che l’uomo si chiama Dimitrie, e’ di etnia serba e si può permettere un’auto come quella che guida facendo il ricettatore. (CHIEDO SCUSA AD EVENTUALI PERSONE STRANIERE CHE LEGGONO RIGUARDO QUESTO CLICHE’ OFFENDENDOSI) Ad un tratto, non mi sembra più l’uomo affidabile che credevo che fosse ma la mia rosellina ragiona con un cervello tutto suo quando sente che un probabile cazzo da ospitare, e’ straniero. Raggiunto un posto isolato in mezzo al bosco che circonda la mia città, Dimitrie scende dalla macchina per andare ad aprire uno degli sportelli posteriori. Accomodatosi su un sedile di dietro, mi chiede di raggiungerlo. Vorrei scendere anche io ma decido di attraversare i due sedili anteriori il più seducentemente possibile finendo poi per sedermi accanto a lui ritrovandomi chinato in mezzo alle sue gambe e con la sua minchia di 21cm in bocca.
“Succhia puttanella, succhia. Fammi vedere come ti piace il cazzo”, mi dice Dimitrie “ancora, dai, oh si, così”, prosegue mentre io gli lecco il glande scendendo lungo l’asta stuzzicandogli le palle con la lingua “sei davvero una troietta insaziabile. Continua su”, mi ordina ed io mi riprendo in bocca il suo pene “succhia la mia minchia slava, zoccola di un italiano. Così, così”, mi fa prendendomi per la nuca e spingendo il suo pube contro la mia faccia
Ha il cazzo peloso e anche le braccia come il resto del corpo. D’altronde dovevo capirlo dall’imponente barba che si sta facendo crescere. Mi accarezza la testa scompigliandomi i capelli mentre io gli lecco il frenulo e giro con la lingua intorno alla sua cappella facendogli reclinare la testa tra lo sportello e il sedile. La sua camicia e’ leggermente sollevata e si intravede un bel petto tonico. Alla mano destra, intrappolata tra il sedile posteriore e la sua gamba, inizio ad avvertire dei formicolii e quando cerco di spostarla, lui capisce che voglio smettere di succhiargli il cazzo allora si mette la mano sinistra sull’inguine tenendosi all’insù il pene e l’altra me la mette sulla nuca guidando il pompino che però non avevo intenzione di interrompere. Ogni tanto spia se qualcuno ci sta osservando essendo un posto, quello dove ci siamo appartati, molto ricercato per le coppiette. Dimitrie mi infila una mano dentro il colletto della maglietta per toccarmi la schiena ma sento un leggero strappo della stoffa del mio indumento che mi preme sul pomo d’Adamo quasi strozzandomi e per questo tossisco un po’. Nel farlo, della saliva cola sulla sua banana che successivamente viene ripulita dalla mia linguetta ingorda. Mi piace stare nella sua macchina rannicchiato sui sedili posteriori con il suo attrezzo infilato in bocca. Di lui non so niente, a parte che fa il ricettatore, e questo suo “lavoro” mi intriga.
“Continua a succhiare che dopo ti scopo”
“Voglio che tu lo faccia adesso”, gli rispondo
“Decido io, va bene?”
“Va bene”
“Brava, succhiamelo ancora per un po’”
Succhio il cazzone di Dimitrie infilandomelo in bocca. Raggiungo anche le sue palle pelose e i suoi peli mi finiscono nel naso facendomi quasi starnutire. Mi fa leggermente sollevare mentre lui si sdraia meglio abbassandosi un altro po’ i pantaloni. Si solleva anche la camicia mostrandomi altra pelle toracica e riprendo a spompinarlo posizionandomi approssimativamente a pecorina. Con le sue mani mi tira la maglia portandomi a toglierla così può accarezzare meglio la mia schiena. Mi sbatte il suo pene sulla lingua e poco dopo accoglie la mia richiesta di essere scopato. Smetto di succhiarlo e mi sbottono i pantaloni abbassandomeli fin sotto le natiche. Messo a 90° sul sedile, Dimitrie si siede comodamente allargandomi i glutei e stimolandomi il buchetto con la lingua. La sua ispida barba gratta contro la mia pelle delicata che prova comunque piacere nel sapere che sta soddisfacendo un maschio maturo. Riflesso nel finestrino, lo vedo alzare e inginocchiarsi come me. Con le gambe si aiuta da solo a portarsi i pantaloni fino alle caviglie, poi si prende il cazzo in mano e si avvicina al mio culetto penetrandomi. Si muove leggermente per farmi abituare e poi aumenta gradualmente l’intensità delle sue spinte. Ha una mano poggiata sul poggiatesta e l’altra sulla mia coscia destra che io gli agguanto aggrappandomi con l’altra alla maniglia dello sportello. Mi abbraccia scopandomi e sento il suo respiro sul mio collo.
“Cazzo, che culo che hai”
“Ti piace? Ti piace fottermelo?”
“Certo che mi piace. E a te?”
“Lo voglio tutto dentro”
“Minchia, come sei puttana”, mi apostrofa
Continuiamo a scopare a pecorina in un angusto spazio. Fino a questo momento mi mancava fare sesso sui sedili posteriori di una macchina. L’avevo già fatto in precedenza ma sul bagagliaio del mio pickup che era più largo ma non come adesso. Dimitrie esce dal mio culo facendomi posizionare meglio. Ora ho sia le ginocchia che le mani poggiate sui cuscini e lui mi penetra nuovamente. Per farlo entrare bene, deve sollevarsi un pochino facendomi sentire una vera cagna quando mi spinge contro il finestrino. Si e’ aperto la camicia e, per quel poco che riesco a vedere, ha un fisico davvero niente male. Per scoparmi, muove solamente la sua gamba destra spingendo tutto il suo uccello dentro l’ano che lo vuole ad ogni costo. Mi sto facendo scopare da un criminale serbo a pecorina sui sedili della sua macchina comprata con soldi sporchi e anche senza usare il preservativo. Mi sento davvero una mignotta. Questa mia impressione si accentua ancora di più quando vedo spuntare dal cruscotto un giocattolo. E’ uno di quei pupazzi colorati che si regalano ai neonati per distrarli un po’. Quelli che gli premi le manine, i piedini o il pancino e ti parlano. La cosa mi arrapa maggiormente perché sto scopando con un padre di famiglia, l’ennesimo. Prendo il mio cazzo che ciondola tra le gambe e mi masturbo guardando quel giochino che il serbo aveva comprato sicuramente poco prima di adescarmi, poiché e’ ancora confezionato, ed io sto giocando con il pene del padre di quel bambino avendolo tutto dentro il mio culo. Dimitrie mi prende per la spalla destra e mi spinge verso di lui mentre muove il suo bacino verso di me. Lo sento grugnire e sudare ma non vuole aprire il finestrino per evitare che possano sentirci anche se potrebbero benissimo vederci. Il suo cazzo ogni tanto mi entra dentro completamente sentendo il suo pube solleticarmi le chiappette bianche e non ancora abbronzate come il resto del corpo.
“Ti spacco questo culo da zoccola”, mi minaccia
“Si, spaccamelo, rompimelo”
“Non ti farò camminare per una settimana”
“Meglio due”, lo incoraggio
“Facciamo un mese allora”
Dimitrie mi scopa prendendomi per le spalle con entrambe le sue mani. Mi scopa talmente così forte che finiamo di nuovo vicino allo sportello e lui mi schiaccia la testa contro il vetro. Un pezzo di carrozzeria che urta contro la mia tempia, mi sta facendo male ma non e’ niente in confronto a quello che sta provando il mio culo. Sta soffrendo perché un pezzo di carne di 20cm lo sta martellando incessantemente da chissà quanti minuti. Anche la schiena mi fa male perché quel pezzo di merda di un criminale me la sta facendo inarcare troppo e temo che possa farmi rimanere paralizzato. Anche se e’ estate, con i finestrini chiusi e il calore emanato dai nostri corpi e dalle nostre bocche sospiranti, un leggero vapore acqueo si e’ formato in ogni superficie riflettente della macchina. Seppur soffrendo, continuo a farmi chiavare da Dimitrie. Non voglio che smetta, voglio che mi scopi come ha fatto con tutti quei ragazzi che vivono nella baraccopoli e che lui usa per sfruttarli sia lavorando ai semafori che sessualmente. Poco dopo, smette di scoparmi a pecorina ed io mi tocco la tempia sinistra che ha preso la forma del contorno del finestrino il quale premeva sulla mia faccia. Mi gira facendomi sdraiare sul sedile a gambe alzate. Finalmente posso vederlo in tutto il suo splendore. Ha la camicia aperta e il suo corpo muscoloso e leggermente villoso da padre di famiglia, mi eccita in modo non indifferente. Mi fa stendere meglio prendendomi per le gambe e mi porta i pantaloni fino alle caviglie che dondolano sulla mia faccia insieme ai miei piedi ancora avvolti nelle scarpe. Con una gamba inginocchiata sul sedile e l’altra rannicchiata dove si poggiano i piedi, Dimitrie entra nuovamente nel mio intestino. Io mi sego il cazzo e con l’altra mano riesco a toccargli una chiappa leggermente ricoperta, anche questa parte del corpo, di una leggera peluria davvero eccitante.
“Allora, te l’ho rotto questo culo?”, mi domanda
“Si, me l’hai allargato…ooohhh…irrimediabilmente, non sento neanche più…aaahhh…la tua minchia dentro”
“Ne sono felice, troietta”
“Hai un cazzo divino”
“E tu un culetto stratosferico”
“Ma inizia a farmi male”, gli dico guardandolo dritto nei suoi occhi neri come la pece “ci vorrebbe un po’ di unguento”
“Te lo do subito. Aaahhh”
Dimitrie eiacula nel mio intestino. Da delle spinte sregolate per far uscire ogni residuo della sua sborra depositandolo nel mio ano ormai stracolmo a dismisura. Anche io con un paio di menate, sborro sui miei addominali arrivando a lambire lo sterno con il mio liquido seminale. Il serbo prende la mia essenza con una mano e con l’altra raccoglie la sua che esce dal mio culo quando il cazzo gli si ammoscia completamente. Le mescola strofinandosi i palmi e poi mi accarezza la faccia sporcandomela mentre io apro la bocca in modo che qualche dito mi finisca dentro per assaporare quella delizia anche se poi, alla fine, le dita nelle fauci me le infila lo stesso per farsele pulire. Mi accarezza l’addome lasciandomi addosso una scia di bava come se fosse una lumaca e poi si abbassa su di me dandomi un tenero bacio.
“Stai bene?”, fa Dimitrie
“Si, grazie”
“Com’e’ stato?”
“Fantastico”, gli rispondo “sei stato veramente sublime”
“Anche il tuo culo non e’ male”, mi dice dandomi una sculacciata
“Ci rivedremo?”
“Non lo so”, mi risponde il serbo “dipende se mi arrestano o no”
“Allora tu non farti prendere perché in galera un cazzo come il tuo va a ruba ed io sono geloso. E poi devi consegnare quel giocattolo al tuo bambino, paparino”
Dimitrie guarda verso il cruscotto, si intenerisce un po’, poi sorride e si riveste coprendo quel meraviglioso corpo maturo. Dopo averlo fatto, scende dalla macchina e si mette al sedile del guidatore. Raggiungendo il centro della città, intanto finisco di rivestirmi e poi mi scarica proprio lì dove mi aveva abbordato, come una prostituta qualsiasi, ma senza pagarmi e senza neanche salutarmi ma sgomma via come se io fossi un appestato. Arrivo a casa a piedi ma senza essere affaticato. Lo sarei stato se il serbo non mi avesse fatto salire in macchina ma quella scopata non mi ha fatto stancare ma ricaricato. L’unica cosa da fare adesso e’ buttarmi sotto la doccia per togliermi di dosso il sudore di Dimitrie e lavare le mie chiappe incrostate di sperma anche se non vorrei farlo per niente al mondo.
“Dove sei stato?”, mi chiede Giorgio al telefono
“In giro perché?”
“Ti ricordi che dovevamo uscire?”
“Si, ora mi ricordo”
“Ora e prima?”, mi fa arrabbiato
“Scusa sono stato trattenuto”
“E da chi? Dove?”
“Da un serbo barbuto e cazzuto sui sedili posteriori della sua macchina”, gli confesso perché tanto sarebbe inutile continuargli a nascondere il fatto poiché tra noi c’e’ gelosia, si, ma sincerità

FINE CAPITOLO 29

TO BE CONTINUED

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA ADOLESCENZA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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