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Gay & Bisex

Il fidanzato di mia sorella 13


di FRANK_1987
14.07.2018    |    10.402    |    5 8.6
"Sto per perdere il mio bambino, mio figlio, e’ ancora un piccolo germoglio ma gli voglio un bene pazzesco..."
PREMESSA (DA LEGGERE E NON SALTARE): questo capitolo, seppur in maniera romanzata, e’ una parte importante e dolorosa successa veramente nella mia vita.

Qualcosa di sconvolgente e’ successo.

CAPITOLO 13

Fa ancora caldo nonostante siamo in Maggio e vivendo al quarto piano di un palazzo, la calura si fa sentire. Eccome se si fa sentire. Per questo motivo indosso soltanto i boxer mentre sono a piedi nudi stravaccato sul divano intento a giocare alla playstation che il ragazzo di colore, scopatore di Marcella, le ha regalato per complimentarsi con lei per la bella chiavata che si sono fatti. Il campanello della porta del nostro appartamento, suona. Sbuffo, getto il joystick sul divano e mi avvicino alla porta. Quando la apro mi trovo davanti Sofia e la mia prima reazione e’ quella di coprirmi il bassoventre.
“Tranquilo chico, non sono aqui per scopare”, mi tranquillizza
“E allora che cosa ci fai?”
“Voglio parlare con te”, fa Sofia entrando di prepotenza e avvicinandosi al divano
Temo che chiudendo la porta, io possa di nuovo cedere alle sue lusinghe ma facendo un grosso respiro, corro il rischio e chiudo la porta
“Cosa vuoi?”
“Devo parlarti di quello che e’ successo tre settimane fa al ristorante”
“Credo di aver rimosso l’accaduto”, le faccio io incrociando le braccia e facendo una mossa un po’ femminile per farle capire che non sarò più suo
“Puoi cancellare il ricordo, ma non puoi cancellare quello che c’e’ qui dentro”, dice Sofia toccandosi la pancia
Mi crolla il mondo adesso. Sofia e’ venuta a casa mia per dirmi che aspetta un bambino da me, che l’ho messa incinta, che sto per diventare padre, che le sue mestruazioni dovevano venirle cinque giorni dopo aver fatto sesso con me ma ormai da quel giorno erano trascorse tre settimane e nelle sue mutande non c'era nessuna traccia di sangue. Dopo l’iniziale smarrimento, le grido che sta mentendo ma lei precisa che era vergine quando l’ho scopata e che anche se dopo quello che e’ successo sul retro del ristorante ha avuto altri ragazzi, non si e’ mai fatta venire nella fica. Non so se crederle o no. Ha un viso d’angelo che mi ispira verità ma una bocca da pompinara che potrebbe dire di tutto pur di rovinarmi la vita come già ha fatto. Decido di crederle, di darle il beneficio del dubbio, in fin dei conti ho sempre desiderato avere un bambino e se e’ davvero mio, sono molto felice di averlo concepito durante una normale scopata invece che crearlo in un laboratorio mediante provetta. Mamma e papà vengono subito messi al corrente della situazione e quando portano Sofia dalla dottoressa, questa ci informa che la data del concepimento può aggirarsi intorno al giorno del battesimo di mio nipote. E’ veramente mio figlio, allora, ma poi ripenso a Sofia e a quel cameriere mentre flirtavano e mi assale un dubbio, un dubbio che svanisce quando penso che anche se avranno fatto sesso, e’ successo dopo che l’ho sverginata, e mentre il cameriere le riversava nella fica il suo caldo e giovane nettare, i miei spermatozoi stavano facendo già il loro dovere. Appurata la mia paternità, decido di raccontare ogni cosa al povero Kai. Non mi andava più di mentirgli e tradirlo quindi lo metto di fronte alla dura realtà: gli dico che Sofia e’ incinta del mio bambino, che mio padre e’ gay e che ho fatto sesso sia con lui che con la mamma, il nonno, lo zio e anche Pedro, solo per citare i miei familiari e non tutti gli altri ragazzi. Kai e’ sconvolto, si trova invischiato in una situazione delicatissima e senza precedenti ma mi dice che non vuole pensarci adesso ma che ha bisogno di tempo per riflettere, per superare queste rivelazioni e anche per potersi ancora fidare di me. Io gli concedo questo tempo, mi trasferisco di nuovo a casa dei miei genitori per dargli tutto lo spazio disponibile ma mi accorgo di aver fatto l’ennesima cazzata. Infatti dopo un po’ che Kai non mi chiama, vado da Marcella la quale mi dice che Kai ha lasciato l’università, l’appartamento e che si e’ trasferito dai suoi zii rimasti in Giappone. Sul pianerottolo del quarto piano mi lascio andare ad un pianto di disperazione. L’angoscia e’ tale che lancio un urlo così potente che riecheggia nel vuoto della tromba delle scale, poi do un bacio sul portone della nostra casa dei sogni e me ne vado perdendo Kai per sempre. Intanto in paese tutti sono venuti a conoscenza di quello che ho fatto con Sofia e anche all’università ma la gente e’ incredula perché mai si sarebbe aspettata una cosa del genere da un omosessuale. Io mi sono ripreso dalla fine della mia storia con Kai ma soltanto perché penso che ne troverà mille meglio di me e che non lo tratteranno come l’ho trattato io. Sofia invece pretende ancora di essere scopata ma soltanto nel culo per non arrecare danni al feto. All’inizio la cosa mi piace ma poi la mia eccitazione nello scoparmi una ragazza soltanto per trasgressione va man mano scemando fino a quando con Sofia non riesco più a provare piacere, a raggiungere l’erezione e ritorno ad essere l’omosessuale che ero prima di incontrare quella donna di colore nel locale gay e che mi scombussolasse gli ormoni. Il terz’ultimo giorno di Maggio, con i libri sotto il braccio, mi dirigo verso l’aula. Sull’uscio c’e’ un gruppo di ragazzi e ragazze che appena mi vedono iniziano a prendermi in giro. Una delle ragazze si mette i libri sotto la maglietta per mimare la pancia di una donna incinta mentre un ragazzo la prende sotto braccio e con atteggiamenti femminili da macchietta, imitano me e Sofia.
“Ciao frocetto”, mi fanno in coro
“Che cazzo volete?”, chiedo arrabbiato
“Il cazzo lo vuoi tu o adesso ti piacciono le fiche?”, mi fa un ragazzo mettendosi a ridere insieme a tutti gli altri
Io non do peso alle loro parole e mentre entro in classe mi chiamano in vari modi: “il padre frocetto”, “il papà ricchione” e via discorrendo. Mentre sto seguendo la lezione, ripenso agli scherni dei miei compagni e un pensiero atroce attraversa la mia mente: voglio chiedere a Sofia di abortire, di rinunciare al bambino, che non deve vivere già da adesso bersagliato dai nomignoli più offensivi che la razza umana può conoscere nel suo vocabolario. Ma per fortuna questo pensiero si allontana dalla mia mente. Da quando mio fratello e’ partito per la Polonia, non ho potuto coccolarmi mia nipote, ma avere Andrea, il figlio di Claudia, in braccio mi ha fatto venire voglia di avere un bambino anche io. Io voglio un figlio e niente e nessuno può farmi cambiare idea. La voce del professore che ci avverte che avrebbe creato dei gruppi di studio di due persone per il compito di domani mi fa svegliare dal torpore dei miei pensieri. Il prof prende un’urna con tutti i nostri cognomi e ne estrae alcuni, poi tocca a me e a quello del mio compagno di studi che si rivela essere Luca, il ragazzo 22enne che mi mangiava con gli occhi mentre i suoi amici mi scherzavano per aver accavallato le gambe in aula poco tempo fa. (RACCONTO 11) Ci guardiamo e lui mi fa un cenno con la testa per poi veder ridere il suo gruppetto di amici. Odio queste risate di scherno, vorrei strappare i loro denti ad uno ad uno senza anestesia e ridere io al loro posto mentre mi supplicano di smetterla con la tipica voce da persona senza dentiera. Finita la lezione, esco dall’aula ma una mano si poggia sulla mia spalla destra facendomi fermare.
“Giulio”, mi volto ed e’ lui
Indossa una maglietta grigia con vari buchetti e un jeans scuro. I suoi occhi celesti calamitano il mio sguardo. La sua bocca e’ di un rosa intenso e si nota sul viso il leggero segno che la rasatura mattutina gli ha lasciato, il tipico segno che hanno anche i personaggi barbuti dei cartoni animati
“Luca”, gli faccio io
“Come sai il mio nome?”, mi domanda
“L’ho sentito la volta scorsa mentre tu e i tuoi amici volevate farmi vedere i vostri cazzi”
“Scusa, volevamo soltanto scherzare”, mi dice toccandosi il ventre da sopra la maglietta sollevandola un po’ facendomi notare una leggera riga di peluria che gli scende dall’ombelico fino a sparire nell’elastico dell’intimo
“Cosa volevi dirmi?”
“Questo e’ il mio indirizzo”, mi dice porgendomi un biglietto che io afferro come se non aspettassi altro “ci vediamo a casa per studiare”
Luca si gira e si incammina dandomi le spalle. Mentre lo ammiro da dietro, il mio sguardo finisce sul suo culetto e sui suoi boxer bordeaux con l’estatico blu. Faccio un mormorio di eccitazione, annuso il suo biglietto che sa della sua colonia e poi girandomi verso l’altra parte, lo faccio saltando da vera checca in calore. Il ritorno a casa e’ un vero trauma. Sofia inizia già ad avere le nausee e mi costringe ogni volta ad assisterla in bagno.
“Devo proprio farlo?”, le domando schifato
“Sei stato tu a mettermi in questo pasticcio”, mi risponde Sofia mentre vomita anche l’anima
“Se ti fossi fatta i cazzi tuoi senza sedurmi, non sarebbe successo niente”, le dico alzando la voce
“E se tu non ti fossi eccitato, non saremmo qui adesso. Che razza di finocchio sei se ti ecciti anche con le donne?”, detto questo la lascio da sola in bagno chiudendo la porta andando via arrabbiato
Il mio unico rammarico e’ che non faccia sciocchezze provocandosi un aborto ma la lascio stare e me ne vado in camera mia aspettando l’arrivo del mio appuntamento, seppur scolastico, con Luca. Quando mi apre, indossa ancora gli stessi vestiti di questa mattina ma e’ privo delle sneakers e dai pedalini che indossa posso constatare che iniziano ad essere sporchi.
“Sei in anticipo”, mi fa facendomi entrare
“Scusa e’ che non sapevo se sarei riuscito a trovare la tua casa”
“Ma se ti ho dato l’indirizzo”, mi fa Luca smascherando la mia bugia “vogliamo accomodarci nella mia stanza?”
“Meglio qua”, gli rispondo toccando lo schienale del divano mentre mi sarei fiondato immediatamente con lui nella sua stanza
“La mia camera e’ meglio. C’e’ un enorme letto bello comodo”, e dicendo questo si allontana e io lo seguo
Entrando nella sua camera, sembra di trovarmi in quella di un bambino di 10anni. Gli piacciono i videogiochi e questo mix di fanciullezza e furbizia che emana il suo viso, mi fa eccitare.
“Accomodati, vado a prendere qualcosa da bere. Se ti vuoi sdraiare sul letto ricordati di toglierti le scarpe e i calzini”, mi raccomanda lasciandomi da solo
Mi guardo un po’ intorno e poi mi siedo sul letto. Mi tolgo le scarpe e i calzini, mi annuso i piedi e fortunatamente non puzzano quindi mi prendo un quaderno, lo apro e mi sdraio sul letto a pancia in giù. Luca torna con due bicchieri in mano e me ne porge uno. Contiene della mente fresca, ne assaggio un po’ e poi poggio il bicchiere per terra sopra il tappeto che nasconde una rivista di Playboy.
“Hai già aperto il quaderno?”, mi fa quasi scocciato
“Certo, dobbiamo studiare”
“Va bene”, dice annoiato e poi si sdraia accanto a me a pancia in giù
Iniziamo a studiare come due studenti secchioni ma poi Luca si solleva, si stiracchia e con una mano finisce sopra il mio culo.
“Ehi, che fai?”, gli chiedo io infastidito
“Scusa non volevo. Aspetta un attimo, cos’hai qua?”, mi fa
“Dove?”, domando io preoccupato
“Qui, aspetta”, dicendo questo mi passa una mano sopra il coccige facendomi capire che nel muovermi sul suo letto, il mio pantalone si e’ abbassato mostrando l’inizio della linea che divide le chiappe “non vuole andarsene”
“Ma che cos’e’?”
All’improvviso mi arriva uno schiaffo sulla chiappa sinistra talmente forte da farmi vibrare il culetto e anche il cazzo
“Ahi, ma sei scemo?”
“Hai un bellissimo culetto, papà ricchione”, mi fa Luca iniziando a massaggiarmi il culo da sopra i pantaloni mentre io capisco finalmente che quella di avere qualcosa sopra il mio indumento, era solo una scusa per toccarmi il culo e sculacciarmi
Luca mi massaggia il culo e mi bacia sul coccige mentre il mio cazzo si eccita e, schiacciato contro il materasso, inizia a farmi male. Luca mi abbassa il pantalone e le mutande portandoli all’altezza delle mie ginocchia e dopo avermi massaggio per un po’ il culo, inizia a sculacciarmi sonoramente. Io grido dal dolore ma molto di più per l’eccitazione infatti muovo leggermene una gamba in modo da potermi prendere il cazzo in mano e segarmi. Luca e’ un vero maestro nello spanking, mi accarezza le chiappe e me le schiaffeggia leggermente o con forza. Quando usa tutta la sua forza, mi fa gridare e godere allo stesso tempo tanto che ho voglia di alzarmi ma Luca si siede sulla mia schiena rivolto verso il mio culo e lo usa come un tamburo. Con le mani me lo schiaffeggia a momenti me lo accarezza e usa i palmi delle sue forti mani da giovane uomo per massaggiarmi le chiappe martoriate quasi come se volesse cospargerle di unguento. Il culo mi brucia e attraverso lo specchio lo vedo rosso e pieno di piccole ecchimosi quindi gli chiedo di smetterla. Luca scende da sopra la mia schiena e mi massaggia il culo. Lo fa aprendomi le chiappe mentre il mio buchetto si mostra davanti ai suoi meravigliosi e carismatici occhi celesti. Sento le sue dita avvicinarsi sempre di più al mio buchetto fino a quando avverto il rumore che si fa quando si imita una bottiglia che si stappa e il suo indice intriso di saliva mi finisce nel culo. Ansimo di piacere mentre mi sego e vengo sul suo copriletto. Luca si siede sulle mie gambe ancora rivolte verso il basso e inizia a leccarmi il buco del culo con la sua lingua. Me lo praticamente venera. Lo pigia lentamente con la lingua mentre le sue mani mi massaggiano le chiappe che sono ancora doloranti ma che stanno trovando rigenerazione nelle sue carezze. Mi toglie il pantalone in modo da aprire meglio le gambe e le chiappe di conseguenza e continua a mangiarsi letteralmente il mio culo. Lo sapevo che quella faccia da furbetto nascondeva qualcosa di così eccitante. Mi fa mettere a novanta gradi mentre continua a leccarmi il culo, mi morde le chiappe e nel farlo mi spinge in avanti così decido di poggiare la mia testa sul letto tenendo il culo alzato in corrispondenza della sua faccia. Io lo afferro da dietro per i capelli in modo da non permettergli di smetterla ma lui si alza dal letto, mi trascina con se e mentre sono in ginocchio sul suo materasso, mi toglie la maglia. Anche lui si toglie la maglietta e posso vedere finalmente il suo meraviglioso fisico da nuotatore, con dei bellissimi capezzoli e degli addominali scolpiti, poi si toglie il pantalone ed e’ così che ammiro la sua proboscide non esageratamente lunga, sui 18cm.
“I tuoi amici sanno quello che fai?”, gli chiedo io interrompendo quel silenzio che aveva ormai per protagonisti solo i miei gemiti e urletti di dolore
“Sapessi quanti ce ne siamo fatti di frocetti come te”, mi dice lui
“Anche a loro hai leccato il culo in quel modo?”
“Mi piace leccarvi il buchetto”
“Anche a me e’ piaciuto”, lo avverto “mi e’ piaciuto così tanto che sono già venuto”
“Sul copriletto? Ora ti ammazzo”
Mi afferra per i capelli tirandomeli all’indietro facendomi male e mi da uno schiaffo che immediatamente la guancia mi diventa rossa. Luca avvicina la mia testa al suo cazzo e me lo ficca in bocca prepotentemente. Non sa di pulito ma neanche di sporco, un misto direi, ma questo mi eccita e di nuovo ce l’ho duro.
“Guarda la femminella si e’ eccitata di nuovo. Non venire altrimenti ti tiro tutti i capelli”, mi minaccia mentre mi ficca in bocca il suo bellissimo cazzo e mi tappa il naso quindi non potendo respirare e avendo saliva e pre-sperma nella mia bocca in quantità esagerata, non riuscendo neanche ad ingoiarla, mi vengono dei conati di vomito e quando Luca mi sfila il cazzo dalla bocca, sputo tutto quel liquido, che mi fuoriesce anche un po’ dal naso, sul tappeto
Penso che Luca mi darà un altro schiaffo ma invece si complimenta con me chiamandomi in tutti i modi più offensivi possibili. Poi mi fa girare, mi fa mettere la gamba sinistra sul letto e mi penetra il culo con il suo cazzo afferrandomi per i fianchi. In questo modo mi sento come mio padre Massimo, un papà gay che si fa ingroppare da uno sconosciuto mentre la sua donna incinta lo aspetta a casa.
“Ah, si che bel culo che hai paparino”, mi dice mentre mi ficca il cazzo in culo
“Ti piace? Però…uuuhhh…hai perso la scommessa che…mmpphh…hai fatto con i tuoi compagni. Sono io…aaahhh…che ce l’ho più lungo di te”
“Non pensare nemmeno di mettermelo nel culo, puttanella. Il mio culo e’ sacro mentre il tuo e’ tutto da profanare”
Luca continua la sua scopata, me lo fa sentire tutto dentro, sento i suoi peli biondi del pube solleticarmi le chiappe che lui accarezza mentre il rossore e il bruciore che c’erano prima stanno man mano diminuendo. Ogni tanto mi prende per una spalla e tenendo l’altra mano su una chiappa, mi scopa prepotentemente. Mi afferra il collo da dietro e mi fotte, mi fotte talmente così forte che sento quasi toccarmi la prostata con il suo cazzo mentre il mio si impenna di nuovo portandomi a segarmi aggrappandomi al suo copriletto. Poi si sfila dal mio culo, mi gira e mi bacia. Rimango un po’ frastornato perché da un tipo come lui non me lo aspettavo ma ricambio quel bacio sensuale e poi si sdraia sul letto. Io capisco al volo quello che vuole fare, così salgo sul materasso, mi metto a cavalcioni su di lui, prendo il suo cazzo, me lo indirizzo verso il buchetto e mi impalo lentamente. Sento le sue palle toccarmi le chiappe allora inizia un’altra cavalcata. Luca, mentre spinge il suo cazzo dentro di me, con le mani mi tiene per le chiappe e le solleva verso l’alto favorendo l’impalamento, e io poggio le mie mani sui suoi pettorali. Lui adesso mi tiene stretto per i fianchi per evitare che il suo cazzo mi esca dal culo oppure che io possa alzarmi. Ma chi ci pensa ad alzarsi? Secondo voi sono matto io?
“La prossima volta che ci vediamo, dovrai dare il culo anche agli altri quattro”, mi dice
“Soltanto se hanno il cazzo…aaahhh…bello grosso come il tuo”, gli rispondo saltellando su quel palo
“Uno di sicuro si”
“Quando l’hai…uuuhhh…visto?”
“Sotto la doccia, non pensare male”
“Non mi permetterei mai”, lo rassicuro io
Luca si solleva un po’ da sopra il letto e tenendomi per la schiena, mi fa poggiare sul materasso e alzare le gambe ma mai facendo uscire dal mio culo il suo cazzo che adesso può comandare la scopata. Se prima a pecorina potevo muovere da solo il culo verso il suo ventre, oppure se a smorzacandela potevo partecipare anche io cavalcandolo, adesso e’ solo Luca che comanda infatti mi penetra il culo senza pietà e senza sosta. Si abbassa su di me e mi bacia mentre mi sego e sborro contro i suoi addominali. Luca prende il mio sperma e lo spalma intorno al mio buco del culo che ancora sta ospitando il suo cazzo, poi prende le mie gambe, me le solleva e mettendole perpendicolari al suo torace facendomi formare un angolo di 90 gradi al contrario, prosegue a scoparmi. Non ne ha ancora abbastanza mentre io ho già sborrato due volte. Mi sono accorto che da quando ho scopato con mio zio Mariano, non solo sto venendo più volte durante una scopata ma la mia sborra e’ cambiata, e’ diventata più densa, cremosa e anche in quantità e’ aumentata. Luca toglie il suo cazzo dal mio culo, io penso che ora tocca a lui sborrare ma invece si siede sul letto come gli indiani e mi indica ancora di sedermi sul suo cazzo.
“Luca si sta facendo tardi, potrebbero tornare i tuoi”, gli ricordo mentre mi alzo toccandomi il buco del culo
“Voglio ancora scoparmi questo meraviglioso culo. Forza, accomodati”
Ok, il signore sarà accontentato subito. Mi accomodo di nuovo a smorzacandela sul cazzo di Luca, evidentemente e’ la sua posizione preferita. Ci baciamo nuovamente, le sue mani partono dalla mia schiena fino ad arrivare alle chiappe risalendo per la schiena sempre scopandomi mentre io me lo bacio con passione e quando le nostre bocche non sono intente ad unirsi, lui mi annusa sul collo e io posso sentire il suo profumato alito alla menta su di me. Con una mano sulle chiappe, un’altra all’altezza del mio collo e le nostre lingue l’una nella bocca dell’ altro, Luca aumenta il ritmo della sua scopata e finalmente scarica nel mio culo tutto il suo seme fecondo. Estraendosi dal mio buco, la sua sborra nell’uscire mi provoca una piccola scoreggia ma non devo andare in bagno e’ solo che la sua sborra e’ troppa e nel mio intestino, seppur largo e profondo, non ci sta tutta. Luca scende dal suo letto con il cazzo ancora gocciolante che sta ritornando alle sue normali dimensioni. Vorrei succhiarglielo ancora prima che si ammosci completamente ma Luca mi lascia da solo nella sua stanza con l’amaro in bocca. Mi pulisco e mi rivesto e il mio scopatore rientra con una banconota da 100Euro in mano.
“Che cazzo significa?”, gli dico arrabbiato
“Ho sempre pagato le puttane con le quali mi sono divertito”
“Io non sono la tua puttana”
“Da oggi in poi lo sarai se non vuoi essere anche del gruppo”, mi dice Luca lanciando con disprezzo verso di me i soldi che finiscono davanti ai miei piedi. Non so ancora perché ma li raccolgo “lo sapevo, siete tutte le stesse”, continua
“Non tutte. Io valgo 200Euro”, gli dico
Luca si prende il portafogli ed estraendo una banconata da 50Euro me la porge e io la prendo facendogli affermare che il giorno dopo mi avrebbe dato il resto sia dei soldi e sia del suo cazzo. Sono diventato un marchettaro, una prostituta ma a chi non piace fare i soldi facilmente se poi ci si diverte con la cosa che ci piace di più, cioè il cazzo?! In fondo mi sono già venduto con un uomo più grande di me che non mi dava denaro ma soltanto oggetti di valore. Con Luca va avanti per tutta la fine dell’anno universitario, non so perché non mi abbia venduto ai suoi amici bulletti, forse per avere l’esclusiva o forse perché la sua faccia da furbetto nascondeva anche un nobile animo. Alla fine di Giugno, in una notte afosa, Sofia si sveglia all’improvviso con un forte dolore all’addome. Viene portata di corsa in ospedale dove ci viene detto che ha una grave minaccia d’aborto. Sto per perdere il mio bambino, mio figlio, e’ ancora un piccolo germoglio ma gli voglio un bene pazzesco. Mi convinco che la tecnologia di adesso e la bravura dei medici possano risolvere tutto ma quando vedo il dottore uscire dalla sala operatoria togliendosi la cuffietta e guardandoci con tristezza, la mia vita si spegne. E’ proprio vero che un genitore non deve mai sopravvivere al figlio che esso sia già nato o no. Ho voglia di urlare, di spaccare tutto e la mia poca fede religiosa che avevo fino a quel momento sparisce di colpo. Il mese di Luglio lo passo a piangere in camera mia notte e giorno abbracciando le prime scarpette che avevo comprato per il mio bambino nonostante avessi usato i miei soldi da marchettaro. Sento la mancanza di mio figlio e allo stesso tempo anche quella di una persona diversa dai miei genitori che mi possa consolare. Vedendomi in quello stato, mio padre riesce a rintracciare Kai dopo averlo visto nel locale gay tornato dalla sua famiglia per le vacanze estive. La sua visita e’ una manna dal cielo e dopo avermi convinto a seppellire anche quelle scarpette, sento che questo gesto può riuscire a farmi sopportare l’idea di aver perso la persona per me più cara al mondo ma allo stesso tempo, sento che con Kai accanto voglio darmi un’altra possibilità. Quando glielo chiedo, temo che rifiuti, ma anche lui non vedeva l’ora che io mi proponessi e così ci fidanziamo di nuovo. A metà Luglio mia madre mi comunica che lo zio Mariano mi ha invitato in Brasile da lui per farsi perdonare di non essere riuscito a venire quando stavo male. Con Kai al mio seguito, decido di partire alla volta di Rio de Janeiro…

FINE CAPITOLO 13

TO BE CONTINUED

PS: NONOSTANTE CONTINUO AD USARE LO STESSO TITOLO, PEDRO NON APPARE IN QUESTE SCOPATE MA SICCOME E' INIZIATO TUTTO DA LUI, DOPO IL NONNO NATURALMENTE, HO DECISO DI TENERE QUESTA INTESTAZIONE ANCHE PER I RACCONTI SUCCESSIVI AI PRIMI DUE.

QUESTA E’ UNA STORIA ASSOLUTAMENTE INVENTATA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI..
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