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Gay & Bisex

Un mese di baldorie 6


di FRANK_1987
28.06.2020    |    5.046    |    3 6.8
"Vicino a me c’e’ un lampione e mi ci poggio con un piede incrociando le braccia facendo finta di niente, ma in realtà voglio osservarlo bene..."
Uno in bocca e due in culo

Eccomi con dei nuovi capitoli. Spero che anche questi vi piacciano. Sono da collocare dopo l’ultimo capitolo della saga “VITA DI COPPIA”. Alcuni di voi mi stavano aspettando, altri non sentivano il bisogno di leggere ulteriori miei racconti ma non mi interessa quindi buona lettura

CAPITOLO 6

Scopare con Pablo e ricevere la sua abbondante e cremosa sborra sul mio corpo o dentro al mio culo, e’ una cosa da far perdere la testa. Ma dopo due settimane passate ad avere sempre lo stesso strumento nel deretano, la cosa inizia a stancarmi. Non interromperò gli incontri con lui fino a quando la mia vacanza non finirà ma, per me, averne solo uno a disposizione non e’ il massimo. Ne voglio ancora di più. Per questo motivo decido di uscire e andare per locali. Li ho frequentati in tutto questo tempo, e come se li ho frequentati, ma non per fare incontri di natura sessuale. Ma questa sera, la cosa e’ diversa. Questa sera voglio un cazzo e lo avrò. La musica e’ davvero assordante e la presenza di molti ragazzi giovani e carini e’ il preludio ad un rapporto sessuale che si consumerà di sicuro. Dopo aver bevuto alcuni drink, inizio a scatenarmi in pista. Intorno a me si raduna una piccola folla di persone formati da ragazzi e anche di una drag queen. Flirto con tutti ma non me ne piace nessuno. Nessuno di loro mi ispira sesso. Il ragazzo che fa al caso mio e’ seduto ad un divanetto con le gambe aperte e le braccia poggiate sullo schienale intento a muovere a tempo di musica, le dita dell’arto destro. Mi avvicino a lui salutandolo ma ricevo solamente una vaga risposta. Non perché io non gli piaccia ma perché e’ un tipo sicuramente arrogante e pieno di se che vuole prima farmi sudare le sette camicie per riuscire a sedurlo. Ho tutta l’intenzione di riuscirci e anche se indosso solo una maglietta blu a maniche corto con un ampio scollo a V, sono ben felice di inzupparla metaforicamente di sudore pur di avere il suo cazzo dentro a qualsiasi mio buco o magari in tutti. Mi fa sedere accanto a lui continuando a sorseggiare i nostri drink e il ragazzo risponde alle mie domande seguendo il ritmo della musica e rispondendomi a monosillabe scambiandoci solamente dei timidi sguardi. Subito dopo, però, siamo nel bagno del locale. Con la giusta luce, posso osservare le sue braccia tatuate fuoriuscire da una maniglietta a giromaniche bianca e la sua barba nera che fa un tutt'uno con i capelli dello stesso colore e rigorosamente gellati all’indietro. Ci baciamo con la lingua limonando come due adolescenti.
“Di dove sei?”, mi chiede
“Italia”
“Ah bella l’Italia. Sono focosi gli italiani”
“Tu di dove sei?”
“Spagna”
“Ah, caliente”, gli dico facendolo sorridere
“Ora ti do qualcosa che ti piacerà”
Abbassa la mano raggiungendo il suo jeans nero facendomi pensare che voglia tirare fuori il cazzo ma invece cala la mano dentro una tasca estraendo un cofanetto di latta. Non capisco cosa ci sia dentro fino a quando non lo apre. Una fine polvere bianca e’ custodita all’interno del cofanetto ed io arretro per istinto. Il ragazzo poggia il cellulare sulla tavoletta del water e sparge la polverina su di essa dividendola in due strisce sottili. Mi invita a tirare su col naso una di quelle strisce ma io mi rifiuto dicendogli di non averlo mai fatto e di non voler farlo mai allora lui, arrotolando una banconota da 50 Real Brasiliani, si abbassa e sniffa quella polvere. Tutta.
“Adesso va molto meglio”, fa dopo essersi pulito il naso
Gli sollevo leggermente la maglietta in modo da portare alla luce la sua cintura che viene slacciata dalle mie mani che successivamente abbassano la cerniera e spostano i lembi del pantalone. Un cazzo già bello duro si presenta alla mia vista avvolto in un boxer rosso. Neanche fosse l’ultimo giorno dell’anno. Glielo massaggio e poi lo spagnolo mi prende per il collo. Mi lecca le labbra per poi mordicchiarle leggermente e con la mano poggiata sulla mia spalla destra, mi fa abbassare ai suoi piedi dentro lo stretto bagno del locale. Tiro fuori il suo attrezzo, lo masturbo per un po’ e, aiutato da lui che mi spinge dalla nuca, me lo ficco tutto in bocca. Mi muove la testa fottendomi il cavo orale mentre si abbassa i pantaloni fino sopra il ginocchio per far uscire fuori dal suo intimo, anche le sue palle che ora possono penzolare allegramente dando più slancio al suo bastone. Prendendoselo in mano, me lo sbatte sulla lingua per un paio di volte ma io me lo rificco in bocca fino all’attaccatura dei coglioni che dopo lecco vogliosamente facendomi sbattere in faccia tutta la sua proboscide bagnata di sborra e presperma. La sua cappella punta verso i miei occhi che la vedono più grande di quanto sembri per via dell’angolazione ottica. Quando il ragazzo ispanico sta per venire, mi tolgo la maglietta per non sporcarla. Non voglio che mi sborri in bocca. Non so se assuma qualche altro tipo di droga o se abbia chissà quale patologia quindi preferisco che eiaculi sul mio pettorale sinistro. Lui, senza neanche ripulirsi il cazzo, se lo rimette nei pantaloni, mi da un colpetto sulla guancia per congratularsi con me e poi esce dal bagno mentre io prendo la carta igienica, pulisco il mio petto e mi rimetto la maglietta uscendo sia dalla toilette che dal locale. Faccio pochi passi e il calore avvertito sulla pelle nella discoteca se ne va man mano che cammino lasciando spazio ad un insolito, ma non raro, fresco brasiliano. Poco distante da una macchina, c’e’ un uomo che sta parlando animatamente al telefono. Parla nella lingua del posto con qualcuno che lo sta facendo arrabbiare. Vicino a me c’e’ un lampione e mi ci poggio con un piede incrociando le braccia facendo finta di niente, ma in realtà voglio osservarlo bene. Indossa una camicia color carta da zucchero con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un pantalone elegante nero. Sta fumando una sigaretta e quando sbuffa, il fumo gli esce perfino dalle narici. Questo, mi fa pensare che debba essere davvero un toro a letto e mi da il coraggio di farmi avanti con lui.
“Ciao. Hai una sigaretta?”, gli chiedo in inglese perché non conosco la sua lingua
“Certo”, mi fa lui con la sua perfetta dentatura bianca che illuminerebbe anche il vicolo più buio
“Cosa fai?”, gli domando
“Ah, niente di importante. Stavo litigando con mia moglie”, mi risponde
Siamo davanti ad un locale per soli gay nella Rio de Janeiro bene. Lui e’ sposato quindi la moglie o sa delle sue trasgressioni al vincolo matrimoniale o deve nascondersi. O magari litigavano perché lei ha scoperto proprio questo. Quando glielo faccio notare, mi sorride facendomi capire che ho colto nel segno e incrocia le sue braccia gonfiando i bicipiti e tirando, così, la camicia che adesso sembra più piccola di una taglia. Mi faccio coraggio dicendogli di non preoccuparsi, che, di sicuro, non avrei potuto dire niente alla moglie non conoscendola e nel fare questo, gli tocco il braccio sinistro. Lui mi squadra da capo a piede afferrando la parte finale della mia maglietta rotolandola lungo il suo indice mentre io giocherello con il primo bottone della sua camicia tastando il suo petto villoso. Mi avvicina a se volendomi baciare ma cerca di resistere anche se io lo afferro meglio dalla sua camicia e insieme cerchiamo di avvicinarci l’uno all’altro quasi come se ci strattonassimo a vicenda. I nostri aliti al gusto sigaretta rendono il tutto più seducente e mi invita ad andare con lui, invito che io accetto al volo. Saliti in macchina, facciamo solamente qualche metro ma poi spegne il motore. Mi prende per la nuca abbassandomi sulla sua patta ordinandomi, non parlando, di prendergli in bocca il cazzo.
“Fammi vedere cosa sai fare, puttanella”, mi dice
“Deve essere bello grosso”, mi complimento accarezzandogli il cazzo già duro da sopra il pantalone
“Liberarlo”, mi ordina
“D’accordo, facciamo uscire il pitone dalla sua gabbia”, gli dico giocherellando un po’ con lui per ritrovarmi un cazzo di 22cm a pochi passi dalla bocca
Ricardo, questo il nome del fedifrago, permette alla mia bocca di essere pervasa dalla maggior parte dei suoi centimetri riproduttivi sebbene non possano fuoriuscire tutti a causa della sua posizione assunta sul sedile. Ma poco importa. Quelli che entrano felicemente nelle mie fauci me li faccio bastare tanto la zona che abbiamo raggiunto e’ isolata e di sicuro troverà un altro modo per far si che gli altri centimetri del suo cazzo, vengano leccati dalla mia famelica lingua. Mentre io lecco e masturbo contemporaneamente o separatamente il suo bastone di carne, Ricardo si sbottona la camicia anche se di sotto porta una maglietta bianca ma posso ben intuire che il suo addome e’ abbastanza ricoperto da peli. Sono poggiato con le ginocchia sul sedile del passeggero, praticamente messo a pecorina, e Ricardo mi accarezza il culo ancora imprigionato dentro i pantaloni. Nessuno dei due si e’ tolto ancora un indumento scoprendo la propria epidermide anche se lui si e’ denudato solo la zona inguinale mentre io sono più castigato di una suora. Mi fa smettere di succhiarlo per aprire il cruscotto e prendere un profilattico per poi uscire insieme dall’abitacolo e raggiungere la parte posteriore della sua station wagon. Reclinati i sedili, Ricardo mi fa posizionare a 90° abbassandomi i pantaloni e cominciando a massaggiare i miei glutei e a leccare e stimolare il mio buchetto con le sue dita e la lingua.
“Mamma che culo che hai”
“Scopami, ti prego”, lo incito
“A tempo debito”, mi risponde Ricardo
“Non resisto”
“Ti scopo quando ne ho voglia, hai capito?”, mi fa sculacciandomi
Questa sberla sul mio culo dovrebbe farmi male ma ormai dovreste conoscermi bene. Mi piace sculacciare ed essere sculacciato tant’e’ che il mio cazzo sobbalza anche se ancora dentro il mio boxer il quale e’ abbassato solo dalla parte posteriore del mio corpo. Ricardo mi lecca il culo con gusto, come si lecca un cono gelato ma alcune volte smette e sento degli strani rumori. Quando ho la possibilità di voltarmi leggermente verso di lui, vedo che si e’ tolto i pantaloni, il suo cazzo punta verso di me e il suo corpo muscoloso e sudaticcio adesso non e’ più avvolto dalla camicia color carta da zucchero ma dalla maglietta bianca che avevo toccato precedentemente. Così, seminudo, ha delle braccia che se te le stringe attorno al collo, potrebbero anche soffocarti e un petto che, lentamente, sta liberando tutta la sua pelosità. Prosegue ancora un altro po’ a leccarmi e sditalinarmi l’ano ma poi lo sento rompere l’involucro del profilattico e il rumore di una sputata mi avverte che presto verrò scopato. La mia rosellina pulsa e la sento aprirsi. Lui deve essersene accorto perché mi da ancora un altro schiaffo sul culo e poi lo sento occupato per ¾ dal suo poderoso strumento. Ricardo inizia a scoparmi prima piano e poi aumenta d’intensità le sue spinte fino a quando trova il ritmo perché non e’ facile scoparsi qualcuno stando sulle punte quando il retro della tua macchina e’ più altro rispetto al tuo bacino.
“Hai visto che l’hai avuto il mio cazzo?”, mi dice
“Perché?”, chiedo
“Perché ti ho visto poggiato a quel lampione facendo finta di non fare nulla con la speranza che mi avvicinassi a te per scoparti”, fa Ricardo “ma la tua voglia e’ stata più forte di ogni altra cosa perché non hai resistito a fare il primo passo”, continua
Quindi mi ha beccato. Credevo di non essermi fatto scoprire ma d’altronde non poteva essere altrimenti. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso per colpa della sua mole e anche lui, andato in quel locale per rimorchiare qualcuno e scoparselo, era ovvio che avesse capito le mie attenzioni. Ricardo si toglie la maglietta bianca gettandomela all’altezza del collo ed io la annuso respirando gli odori lasciati sopra dal suo corpo. Mi volto verso di lui toccando il cazzo che mi sta scopando e ammiro il suo fisico muscoloso e completamente pieno di peli che si intrecciano tra le mie dita quando esse salgono dal suo ventre fino al suo collo. Arpionato ai miei fianchi, mi fotte con il suo cazzo come se fosse un chiodo, il mio culo un muro e il suo pube, un martello che colpisce inesorabile. Mi fa talmente male che cerco di aggrapparmi a qualsiasi oggetto presente sul retro della sua macchina ma niente. Non ci riesco. Con la faccia e le mani poggiate sulla tappezzeria, sembro un geco attaccato al muro di una casa. Continua a farmi male ma non perché io ce l’abbia stretto, non ci crederete spero, e neanche perché la sua scopata e’ selvaggia ma solamente perché ce l’ha più grosso del mio ano. Però, pensando che in questo modo io riesca a sentire meglio lo sfregare della carne della sua asta lungo le mie viscere, il dolore automaticamente scompare. Anzi, sento il mio buco aprirsi ancora di più a lui. Ricardo fa dentro e fuori proseguendo nella sua opera, facendomi godere da matti. Lo tira fuori completamente e poi lo rimette dentro e poi nuovamente fuori andando avanti così per un bel po’, prima di riprendere a trombarmi di brutto. Quando smette, allungo una mano verso il mio culo tastando quanto sia vergognosamente aperto e ricevo uno sputo che finisce proprio dentro il mio retto che si chiude meccanicamente volendo usare quella secrezione per lubrificarlo meglio.
“Te lo sfondo questo culo”, mi minaccia Ricardo
“Oh si, fallo per favore”, lo incito
“Com’e’ morbido”, constata toccandomi le chiappe agguantandole con le sue grandi mani facendomi percepire una sensazione fredda in corrispondenza del suo anulare contornato dalla fede nuziale che la moglie aveva scambiato con lui nella buona e nella cattiva sorte
Ricardo sale con i piedi sul retro della sua station wagon e adesso e’ appollaiato sopra di me. Sembriamo due esponenti del regno animale che stanno scopando. Quante volte, nella fattoria del nonno, ho osservato gatti, cani o altri simili, accoppiarsi nella stessa posizione assunta da noi in questo momento ma, prima di ciò, avevo beneficiato delle attenzioni che il cazzo di nonno Ugo concedeva al mio culo quotidianamente. L’infedele mi tromba solleticandomi il buco del culo con le sue palle pelose che vengono sistematicamente a contatto con la mia epidermide ad ogni sua spinta. Avverto una leggera sensazione umida in prossimità della mia cappella e capisco che del liquido prespermatico e’ fuoriuscito dalla mia uretra depositandosi sulla stoffa del mio boxer che ancora fodera il mio cazzo perché i miei jeans sono abbassati solo fin sotto il culo impedendo al mio organo sessuale di fare capolino. Però questo sfregamento mi è gradito. Sembra di farmi una sega perché non potendomi aggrappare a nessuno oggetto della macchina, ho piacere a percepire questo strofinamento dovendo usare i miei arti solamente per tenermi saldo alla tappezzeria contrastando il peso che Ricardo esercita sul mio corpo con questa nuova posizione evitando che mi spezzi il collo. Le sue possenti spinte fanno muovere la mia mole avanti e indietro mentre lui può usufruire delle maniglie posteriori dell’abitacolo (quelle che usiamo aggrappandoci evitando di cadere su qualcuno, per intenderci) per mantenere l’equilibrio. Io ogni tanto mi appiglio ad una sua coscia pelosa scendendo fino al collo del piede che ancora e’ foderato dalla scarpa, infilandoci dentro un dito. Ricardo esce dal mio culo accarezzandolo e lo bacia come si fa con una reliquia sacra per poi schiaffeggiarlo quando mi posiziona a pancia in su e sposta leggermente i miei pantaloni facendo prendere aria al mio cazzo che e’ ben felice di farsi toccare, nonostante siano le mie mani a farlo.
“Guarda che culo aperto che hai”, mi dice mentre spalanca le mie chiappette con le sue dita che sembrano degli escavatori
“Torna a tapparmelo”, gli rispondo imperativo
“Ma certo, troietta. Senti che il tuo culo attira il mio cazzo?”, fa Ricardo spennellando il buco del mio sedere con la sua cappella
Mentre mi sego, lui e’ di nuovo in me spingendo spietatamente la sua proboscide carnosa nel mio interno. Anche in questa posizione, le sue spinte iniziano a diventare sempre più energiche mentre io con una mano masturbo il mio cazzo che continua a perdere presperma come se fosse una delle cascate del Niagara e con l’altra accarezzo il suo petto pieno di peli che si stanno increspando grazie al sudore che il porco traditore sta producendo ansimando per il piacere che prova a conficcare il suo palo nella mia anima anale. Mi solleva leggermente le natiche per far in modo che il suo membro entri perfettamente e riprende a stantuffare. Più va avanti e più mi tromba da animale. Mi ricorda zio Mariano quando mi riservava gli stessi trattamenti e mi domando se tutti i brasiliani si comportino in questo modo. Lo zio, nato in Italia, avrà imparato sicuramente da un nativo locale perché per un attimo, al posto del viso di Ricardo, vedo quello di Mariano. I suoi colpi mirati a farmi godere fanno il loro dovere tant’e’ che ogni tanto, per la foga usata, riesce anche a farmi sfilare il cazzo della mano evitando di segarmi. Quando poi riesco ad agguantarlo, lui sostituisce la mia mano con la sua sbattendoselo lungo l’addome e lasciando sulla sua peluria un rivolo di presperma accattato alla mia cappella. Finalmente riesco ad impossessarmi di nuovo del mio organo mentre lui si limita a chiavarmi. Uscito dal mio culo, mi fa scendere dalla sua macchina per mettermi di nuovo a 90° piegandomi con il busto all’interno del veicolo. Il cazzo mi urta contro la carrozzeria fredda provocandomi una leggera perdita di erezione che subito viene stimolata dalle mani di Ricardo che prende la mia banana piegandola leggermente all’indietro e leccandomela insieme alle palle e al culo il quale riceve, in seguito, la sua dose di attenzione venendo di nuovo scopato. Il bacino sbatte contro le mie natiche ritmicamente riproducendo un umore acqueo, emesso dalle particelle di sudore dei nostri corpi che si incontrano quando la nostra pelle viene a contatto reciprocamente. Ricardo mi prende per i capelli facendomi sollevare e martellandomi il culo mentre i grilli intorno a noi cantano una melodia che sembra in armonia con le sue spinte. Qualche volta smette di scoparmi per leccarmi l’ano ma quando riprendere, lo fa con più forza di prima e i suoi spintoni contro di me, fanno si che i capelli mi finiscano tutti davanti alla faccia dandomi una parvenza alla Tarzan. Prendendomi per il mento, mi tira a se girando la mia testa di lato per baciarmi con la lingua o per mordicchiare le mie labbra. Il cazzo di un uomo sposato che fa dentro e fuori dal mio culo mi ha sempre provocato un grande desiderio, ma questo maschio sposato ha fatto bene a dare libero sfogo alla sua parte omosessuale perché altrimenti adesso non avrei potuto beneficiare di cotanta passione. Ricardo esce dal mio culo, si sega per qualche secondo e poi sborra sulle mie chiappe. Il primo schizzo finisce all’altezza del fianco destro e comincia a liquefarsi per colare lungo il mio inguine finendomi tra i peli pubici rasati. Spennella il suo cazzo sporco sulla mia rosellina mentre io, sempre a pecorina, cerco di sgraffignare ogni residuo bianco depositato su di me ficcandomi le intere dita sporche direttamente in bocca come fanno le anoressiche per vomitare il cibo appena trangugiato.
“Cazzo, che scopata”, fa il brasiliano allontanandosi
“Non mi sento più le gambe”, gli comunico girandomi perché avverto un leggero formicolio agli arti inferiori “devo venire”, dico a Ricardo mentre mi sego
“Che cosa aspetti?”, mi fa spostandomi leggermente indietro mentre lui si abbassa tra l’erba con la bocca spalancata in attesa di ricevere la mia sborrata
Mi smanetto il pene davanti alla faccia di un rude uomo sposato che dinanzi alla sborra di un ragazzo non si tira di certo indietro. Scarico il primo schizzo all’altezza del suo naso, il secondo sulla sua lingua, il terzo, per colpa della mano che ostruisce il passaggio, si separa in due piccoli rivoli che gli finiscono negli occhi quando inavvertitamente li apre, il quarto sui capelli rasati e gli altri, delle piccole goccioline rimaste nell’uretra, vengono schizzate sul resto del suo viso ormai completamente imbrattato di bianco. Ricardo mi pulisce il pene guardandomi negli occhi che adesso sembrano quelli di una puttana navigata che guarda verso il suo uomo. Mi chino su di lui e lo bacio assaporando la mia sborra e poi cerco di leccarla via dal suo viso come per farmi perdonare perché adesso i suoi occhi neri inizieranno a fargli avvertire un leggero bruciore per causa mia. Si asciuga la faccia con i miei boxer e poi ci rivestiamo salendo nella sua macchina. Mi chiede dove io abiti e quando glielo spiego, mi dice che non può accompagnarmi proprio davanti alla casa dello zio perché lì vicino ci vive una coppia che e’ amica della moglie. Gli chiedo allora di riaccompagnarmi al locale così poi prenderò un taxi. Quando Ricardo mi scarica davanti alla discoteca, se ne va nella notte e probabilmente non lo rivedrò più a meno che non continui a frequentare questo posto fino a quando la mia vacanza non finirà ma sempre considerando che anche lui possa frequentarlo. Cammino per un po’ perché non ho voglia di rivedere le stesse facce che ancora si staranno divertendo a suon di musica assordante e anche perché il troppo calore provocato dalle luci psichedeliche mi da fastidio. Altre persone continuano ad entrare ed altre ancora ad uscire mantenendo costante la capienza del locale. Potrei anche tornarmene a casa, visto che ho già ricevuto un cazzo in bocca e un altro nel culo, ma ho troppa voglia e poi sono ancora le undici di sera appena passate.
“Quando torni?”, mi domanda zio al cellulare
“Tra un po’”
“Guarda che anche se sei in vacanza, sei sotto la mia responsabilità”, mi ricorda
“Lo so, non fai altro che ricordarmelo”, gli dico “tornerò presto, te lo prometto”, continuo mentendo mentre noto un gruppo di ragazzi uscire dal locale
Alcuni sono abbracciati, altri camminano con fare femmineo ma uno in particolare attira la mia attenzione. Ha i capelli e gli occhi marroni, indossa una maglietta a giromaniche verde, uno jeans e le sneakers. Fermandosi con la sua comitiva, i nostri sguardi si incrociano per un attimo. Resta a parlare con i suoi amici anche se ogni tanto mi da qualche occhiata mentre io lo fisso in una maniera quasi maniacale non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso come se fossi sotto ipnosi. Quando i suoi amici se ne vanno, lui rimane da solo a giocherellare con il cellulare, oppure a fare finta. Il ragazzo non riesce più a trattenersi e quando alza lo sguardo verso di me, mi fa cenno di seguirlo. Io mi guardo intorno e poi lo seguo. Raggiungiamo la sua macchina, una Jeep, e ci poggiamo contro lo sportello del guidatore. Le nostre mani giocano con le nostre magliette cingendo qualche volta i fianchi l’uno dell’altro e le nostre bocche cercano di toccarsi. La sua lo fa con molta più sfacciataggine della mia ma non perché io sia timido, tutt’altro, ma perché voglio farmi desiderare, voglio baciarlo solamente quando l’avrò portato all'esasperazione limitandomi a leccargli le labbra o a mordicchiarle. Il ragazzo prende le chiavi dalla sua tasca e saliamo in macchina. Lungo il tragitto scopro che si chiama Alonso ed ha 29anni. Credo che anche lui adesso mi porti nello stesso luogo dove io e Ricardo abbiamo scopato solo mezz’ora fa. Avverto Alonso della mia trombata precedente e del pericolo che lui possa incappare in qualche olezzo sgradito nella mia zona inguinale dovuto alla saliva e allo sperma che non ho potuto lavare via. Prende delle salviette dal cruscotto mentre io mi abbasso i pantaloni e comincio a pulirmi per poi lasciare il posto alla sua mano che, automaticamente, fa diventare di marmo il mio pene…

FINE CAPITOLO 6

TO BE CONTINUED

Un nuovo capitolo uscirà ogni domenica

QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA VITA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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