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Lui & Lei

La missione 1


di geniodirazza
23.01.2024    |    2.114    |    0 9.2
"Lei è liberissima di dare la figa a chi vuole; io porto il mio cazzo alle brasiliane; stia certa che non sentirò la mancanza delle sue caverne che lascio..."
Si erano sposati abbastanza giovani; lui, Carmine, aveva al momento 27 anni, lavorava da geologo in un’azienda esperta di estrazioni minerarie, ma fino a quel momento era stato relegato nel laboratorio di analisi senza esperienze sul campo; lei, Immacolata ma per tutti Imma, di anni ne aveva 25 e, con un diploma da ragioniera, lavorava da semplice operaia, non senza qualche vivace protesta per vedere vanificata la sua specializzazione.
Un benessere da piccoli borghesi li rendeva soddisfatti della vita che conducevano senza sprazzi forti ma decisamente gradevole; particolare assai interessante, scopavano come scimmie ed erano in ansiosa attesa di un erede che completasse la loro felicità; in quei primi tre anni di matrimonio, però, non era successo niente e spesso si beccavano rimpallandosi le responsabilità; Imma si rifiutava per atavica repulsione di farsi controllare da un laboratorio medico specializzato.
Toccò a Carmine rivolgersi ad un andrologo per verificare le condizioni del suo apparato riproduttivo; alla fine di una lunga serie di analisi, la diagnosi fu decisamente sconfortante; il suo sperma trasportava un numero limitato di spermatozoi; la fecondazione poteva avvenire naturalmente, ma dovevano impegnarsi, con apposite cure e con una maggiore frequenza di rapporti non protetti, e soprattutto pazientare in attesa che la natura facesse il suo corso.
Lui accettò serenamente il verdetto e si piegò alla realtà; Imma invece, presa dalla frenesia di avere un figlio al più presto, con uno strano ed ingiustificato timore di superare il limite della fertilità per una donna, impose più volte un dialogo che mirava a consentirle di concepire il figlio con un altro maschio, col beneplacito e l’adesione totale del marito, che avrebbe dovuto accettare di considerare suo a tutti gli effetti il figlio che fosse nato.
Particolare ancora più intrigante, gli chiedeva addirittura di scegliere insieme il partner da cui farsi fecondare, di esserne amico e di assisterli da slave mentre scopavano, forse per quel figlio o, perché no, perché ormai lei aveva il prurito di figa di ogni donna della sua condizione e voleva schiavizzare il marito alle sue voglie; lui inizialmente si ribellò con forza alla proposta che considerava contraria ad ogni norma etica e di buonsenso; poi cercò di dibattere; infine, adottò la rivolta del silenzio.
Ma Imma era ormai scatenata e non esitò a muoversi autonomamente nella direzione che aveva scelto, ribellandosi ad ogni proposta di attendere che migliorassero le condizioni di suo marito per potere avere il figlio da lui; quando per casa vide bazzicare un muratore che esibiva spudoratamente un fisico spettacolare con un pacco che prometteva scopate straordinarie, lui decise di uscire quando il maschio girava per casa; lei invece si fece sempre più audace e lo corteggiò finché ottene quello che voleva.
Un giorno che si sentiva particolarmente vogliosa, decise di avviare il progetto di seduzione e si presentò a lui con un vestitino estivo quasi trasparente che metteva in luce tutte le sue forme giunoniche; notò immediatamente che il bozzo tra le gambe si gonfiava indicando una mazza fuori norma; ne fu felice e si sentì bagnare tra le cosce, rivolse uno sguardo di sfida a suo marito; lui capì, abbassò la testa, quasi accettasse l’ineluttabile, e sparì dalla casa.
Convinta di avere piegato Carmine alle sue voglie smodate, Imma ebbe un momento di commozione, soffocato dall’assalto dell’amante occasionale che le fece sentire la mazza tra le natiche; le strinse il seno, da dietro, fino a farlo dolere ed afferrò i capezzoli assai sensibili, provocandole spasmi intensi di libidine; lei rispose allungando la mano dietro fino a sentire la mascolinità rassicurante del fallo consistente quanto aveva sperato.
Sganciò il vestito scelto appositamente perché fosse facilmente apribile e gli si presentò in lingerie; la fece girare, si appropriò con forza della bocca e limonarono a lungo, succhiandosi a vicenda le lingue, mentre lui le palpava e stringeva con rabbia, quasi, le natiche compatte e saporose e faceva strusciare il sesso tra le cosce contro lo slip e la vagina rorida già di umori.
La spinse seduta sul letto, si sfilò i vestiti e le piantò il batacchio sul viso; lei lo prese devotamente tra le mani e baciò la punta, succhiando dal meato la goccia di precum già apparsa; lui spinse il bacino e copulò in bocca; lei frenava lo slancio tenendo in mano, fuori dalla bocca, il grosso della mazza e dedicandosi alla cappella tra lingua e palato; deviò qualche spinta verso le guance, poi si fece penetrare in gola con irruenza.
Non si impegnò molto a leccarla, il muratore; il suo interesse primario e forse unico era metterle il sesso in vagina o nell’ano e sbatterla con violenza; era il suo modo di esprimere la sua mascolinità e dominare una donna che sapeva di gran carattere, capace di tener testa ed umiliare un uomo forte come suo marito Carmine; in un angolo della sua coscienza, Imma si vergognava quando si vedeva nello specchio sottomessa ad un caprone maschilista e oppressivo; per molto meno, stava distruggendo la sintonia con suo marito; ma, di fronte a quella mazza che le sconvolgeva vagina, ano e mente, non riusciva a controllarsi.
Un gesto per scacciare i pensieri tristi; si rovesciò sul letto e lo sentì che la assaliva senza esitazioni, senza preliminari; temeva che i colpi che infieriva sul pube avrebbero lasciato lividi forse indelebili; ma la tigna era diventata un habitus a cui non poteva più sottrarsi; quindi, si godeva le sollecitazioni libidinose che provocava in lei la mazza che la violentava ed aspettava gli sviluppi previsti e immutabili.
La scopò a lungo, facendole più volte cambiare posizione; la prendeva da sopra, da dietro, di lato, facendole sollevare una gamba quando erano stesi a cucchiaio e la mazza sbatteva in vagina mentre lei masturbava il clitoride; quando la metteva carponi era chiaro che l’avrebbe posseduta, a lungo e dolorosamente, in vagina per un tempo lunghissimo di piacere; poi spostava la cappella all’ano e la penetrava senza lubrificazione; la fece quasi sanguinare.
Mentre scopava come una scimmia, con grande godimento, Imma sentiva che la parte sinistra del cervello la metteva in guardia contro ogni esagerazione che poteva distruggere il matrimonio; ma la parte destra le indicava il piacere immenso che la nuova mazza le procurava indubitabilmente; non aveva mai goduto come in quel momento e la violenza della scopata compensava in parte le delicatezze finanche esasperate di suo marito.
D’altronde, era convinta di avere fatto solo una proposta giusta e logica; lei voleva soddisfare il suo desiderio di maternità; suo marito, visto che forse non poteva, doveva solo accettarla con tutto quello che rappresentava, compreso il figlio che stava chiedendo ad un altro perché suo marito era impotente o almeno parzialmente impotente; era lui, piuttosto, che doveva abbassare la cresta e decidersi a mettersi al servizio del suo piacere, se davvero la amava come diceva.
Alla fine dei giochi, quello che le interessava era solo godersi quel cazzo straordinario che le procurava immenso piacere, nella figa, nel culo, in bocca, in tutto il corpo con quelle dolci pressioni che una scopata violenta proponeva in alternativa ai lunghissimi preliminari con cui Carmine addirittura la esasperava prima di infilarlo in figa, con sommo piacere certamente, ma senza la brutalità che adesso sentiva congeniale ai suoi desideri.
Quella prima scopata la galvanizzò fortemente; quando il marito, a sera, si sistemò nello studiolo, non lo degnò di uno sguardo; se aveva deciso di separare i destini, il problema era solo suo; lei sarebbe andata per la sua strada; su questa convinzione continuò a scopare col ‘suo’ muratore per tutto il mese, una sola occasione non poteva garantire il successo dl suo progetto; quando smise di scoparselo nel letto matrimoniale, suo marito non smise di dormire nello studio; decise che avrebbero gareggiato in resistenza.
Cambiò spesso partner, nei mesi successivi; non smise di scopare con chi le riusciva di affascinare neanche quando fu certa di essere incinta e la pancia cominciò a dare segni di gonfiarsi; neppure si rese conto che mancava, alla sua maternità, la dolcezza dei coniugi che coccolano l’embrione da quando è un esserino infinitesimale fino a che da segni consistenti della sua presenza coi classici ‘calci’ nel ventre; il figlio era suo e Carmine doveva restarne fuori.
Quando lo comunicò al marito, semplicemente dicendogli che era incinta di cinque mesi, lo vide sbiancare e gli sbatté in faccia che lei era una donna libera, che decideva del suo utero senza pressioni esterne e che lui doveva solo abbassare la cresta, farsi schiavo del suo desiderio di maternità ed accontentarla in tutto; lui si limitò a chiedere se la libertà era patrimonio di tutti o prerogativa esclusiva per lei; gli suggerì di offrire il cazzo a chi voleva; lei avrebbe dato la figa a chi le piacesse.
Neppure, però, si rese conto di quello che cambiava nell’ambiente di lavoro; più volte la sua amica di sempre, Ines, le fece osservare che molte cose evolvevano sotto il suo naso e che lei era del tutto estranea alla vita sociale, persa com’era dietro i suoi bisogni di cazzo e di affetto; fino a che un episodio clamoroso passò come una ventata su tutta l’azienda; una missione di operai scelti sarebbe andata in Sud America per fare il lavoro di indagine su un territorio, come era nei compiti istituzionali dell’azienda.
Ines le fece osservare che quell’occasione era la più ghiotta possibile per Carmine, geologo laureato e ridotto a impiegato del laboratorio di analisi; in quella missione poteva esprimere tutto il potenziale delle sue capacità ed emergere dalla massa; però l’adesione era volontaria e su richiesta; erano privilegiati gli scapoli senza neppure fidanzate o promesse di matrimonio perché la missione, prevista per un anno, era rinnovabile fino a tre o cinque anni e non si voleva rompere matrimoni.
Naturalmente, Imma dichiarò convinta che Carmine mai avrebbe abbandonato lei e il figlio che lei voleva che fosse anche di lui, benché avesse dovuto ricorrere allo sperma di un altro, visto che lui aveva dei problemi; l’amica le manifestò tutti i suoi dubbi per una scelta così precipitosa ed esasperata; le augurò che davvero le riuscisse di imporre una libertà che a lei suonava piuttosto come libertinaggio e che certamente suo marito non poteva vedere nella stessa luce che lei proponeva.
Mentre amenamente chiacchieravano, una piccola folla si era assemblata all’autobus che portava il gruppo scelto all’aeroporto; Imma notò fra gli altri suo marito e si precipitò a chiedergli conto di una decisione così radicale.
“Cara signora, lei ricorda che cosa ha detto quando mi ha comunicato che era incinta? ... Lei è liberissima di dare la figa a chi vuole; io porto il mio cazzo alle brasiliane; stia certa che non sentirò la mancanza delle sue caverne che lascio volentieri ai caproni che la scopano. E’ mio diritto di libertà e lo esercito ... “
“Ma io devo vivere; come faccio, con un bambino e col mio salario?”
“Provi a chiederlo ai suoi amanti; se si fa pagare come la puttana che si è rivelata, forse riesce anche a sfangarla ... “
Ines intervenne anche se si rendeva conto che, forse, tra moglie e marito, ...
“Scusa, Carmine; il vostro gruppo gode dei benefici anche economici della missione e non è poca cosa; non potresti far destinare a tua moglie lo stipendio che ti devono corrispondere qui in sede? Molti lo fanno ... “
“Lo fanno tutti quelli con una famiglia ed una moglie degni di questo nome; io non destino i miei guadagni ad un bastardo che la mia cosiddetta moglie, a quanto pare moglie di troppi da qualche mese, ha deciso di avere da un altro cercando di impormi una sottomissione indegna; cara Imma, abbi riguardo per te e per tuo figlio; presto avrai mie notizie e non saranno piacevoli; spero di non trovarti, se mai tornerò, piangente e pentita della tua stupida scelta che è la cosa peggiore che potessi fare.
Addio, signora bella; ciao anche a te, sua degna amica!”
Scomparve così, di colpo, e non diede nessun segno di vita; mentre gli altri lavoratori si tenevano in contatto visivo e telefonico coi parenti lui sembrò scomparire in una nebbia impenetrabile; solo per vie traverse lei venne a sapere che era diventato un donnaiolo impenitente e che la sua maggiore preoccupazione era la ricerca di femmine vogliose; sul lavoro, però, risultò immediatamente evidente che era il suo terreno di attività e portò non pochi benefici alla ricerca.
A ciel sereno arrivò ad Imma una convocazione del tribunale per decidere su una domanda di separazione e di divorzio che suo marito aveva presentato all’ambasciata a Rio de Janeiro; incontrò per caso il capo dell’ufficio legale dell’azienda e chiese lumi; naturalmente, visto che nemmeno dello stipendio del marito fruiva, risaltava subito che la separazione era in atto da molto tempo e non poté fare niente per impedire che fosse sancita legalmente, anche perché il figlio non era di suo marito.
Con le pive nel sacco, dovette ritirarsi nel suo piccolo ambito e accettò la proposta di Ines di andare a vivere con lei nella casa che suo marito aveva voluto per loro; le cose non migliorarono di molto e dovette rassegnarsi a stringere forte, e più volte, la cinta; tentò anche di ricostruire una realtà familiare con un altro uomo, ma l‘operazione risultò alla fine fallimentare perché incontrò solo individui aggressivi e violenti che, graditi a letto, erano improponibili nel quotidiano.
Erano passati ormai quattro anni da quando Carmine era andato via; l’azienda aveva cambiato totalmente struttura ed era entrata nell’orbita di una multinazionale che aveva destinato ad amministrarla una signora matura ma non sfiorita, ancora bella e tonica, della quale si vociferava che fosse una delle amanti di uno dei maggiori azionisti della multinazionale, un ex operaio di origine italiana arricchitosi con la vincita a una lotteria e con la relazione con una potente e vecchia signora.
Pareva che il tipo, vinto il premio, avesse fatto breccia nel cuore della potente vecchia che gli aveva affidato incarichi sempre più alti; lui aveva sfruttato la posizione per crearsi un suo potere separato e, quando la signora si era ammalata e tutti gli avvoltoi della famiglia si erano precipitati per raccogliere quanto possibile, si era sganciato ed aveva dato la scalata alla multinazionale; ora arrivava in Italia a capo di un piccolo impero; l’attesa era snervante e investiva tutti.
Molti cambiamenti erano intervenuti, dal momento della dichiarazione di interesse all’azienda italiana e molte trasformazioni erano state operate; Ines ed Imma, collocate in posizioni non congrue con le loro qualifiche, non avevano goduto di nessun riconoscimento perché non avevano rapporti privilegiati con chi decideva, come era per inveterato costume.
Mentre facevano capannello nel piazzale intorno ai distributori del caffè, un’auto di grossa cilindrata entrò e si andò a fermare nei pressi; circondato da un nugolo di guardie del corpo, scese un giovane che i più informati indicarono come il socio di maggioranza, di cui la ‘puttana’, come sottovoce gli operai indicavano l’amministratrice, era una delle amanti; le ragazze si diedero di gomito mentre i rappresentanti sindacali si davano da fare per essere in prima linea.
Era corsa voce, infatti, che il ‘padrone’ fosse lì per contattare direttamente la manovalanza; da ex operaio, sapeva che certe magagne venivano fuori solo negli intervalli accanto alle macchine per il caffè e voleva far emergere certe dicerie e falle reali; Imma sobbalzò, scosse Ines e le sussurrò.
“Cazzo ... è lui ... è Carmine!”
“Carmine chi?”
“E’ il mio ex marito ... “
Ines, quando si rese conto che Imma tendeva a nascondersi più che a farsi notare avanzò con piglio deciso e affrontò il capo-scorta; ’Può dire al capo che c’è qui la sua ex moglie?’; l’altro chiamò ad un walkie talkie e Carmine li raggiunse in un lampo.
“Ines?!?! Imma dov’è?”
“Eccomi!” Finalmente si era fatta avanti; lui l’abbracciò con affetto senza problemi; lei rimase inebetita.
“Addirittura mi abbracci in pubblico? Dimentichi che siamo divorziati?”
“Ho divorziato da quella stronza di mia moglie; ma tu sei la ragazzina di quel ferragosto al mare, ricordi? Quanti anni fa? Forse quindici ... Eri addirittura ancora vergine, amore mio!”
“Amore mio!?!? Sei sicuro di stare bene, Carmine?”
“Imma, io non ho mai smesso di amare quella ragazzina sfrontata che mi conquistò e mi trasformò allora; quel che è successo dopo appartiene a un’altra storia; è così difficile accettare che hai in te un mito che non cancello, anche se sono incazzato nero con la struttura che hai creato sopra per offendermi? Io amo la mia Imma, non quello che sei diventata sotto un cumulo di merda!”
“Imma, bada che Carmine ha ragione; lui ama un ideale che aveva costruito; tu parli di una donna che ha cambiato opinione!”
“Ines, la persona che soffre la miseria e che stenta la vita con te chi è, delle due? Chi è la madre di Ottavio?”
“Imma, la mia ragazza mi avrebbe parlato e avrebbe chiesto aiuto; tu ti innalzi sulla tua presunzione e mi vorresti schiavo ai piedi dei caproni che ti scopano!”
“Era vero fino a qualche mese fa; oggi sto male e non ho vergogna a confessarlo all’unico uomo che ho amato e che amo anche se so di non esserne più degna; se riuscissi ad essere per un momento la ragazzina che tu dici di sognare ancora, mi inginocchierei come tu profetizzasti; ma non sono degna neppure di quel perdono, oggi ... “
“Per favore, riesci a smettere per un momento e a frenare la tua smania di dire la frase famosa? Ti fermi un attimo a chiederti cosa pensano gli altri?”
“Cosa pensi di me, oggi?”
“Non posso e non voglio sporcare una memoria sacra ritornando con te; ma ti ho voluto, ti voglio e ti vorrò sempre bene; voglio il tuo bene, capisci? L’amicizia, l’affetto, sono un’altra cosa; se posso aiutarti, se posso fare qualcosa per farti stare, se non bene, almeno meglio, lo devo a un’amica, alla nostra storia, a un figlio che abbiamo vagheggiato anche se tutto è finito a rotoli ... A proposito, come sta Ottavio, hai detto che si chiama così, no?”
“Si, si chiama Ottavio, va per i quattro anni, adesso è all’asilo; sapessi che battaglia per un posto nella scuola comunale! Ho fatto la fila tre notti di seguito per arrivare a iscriverlo; sta bene; sente un poco la mancanza di un padre ma cerco di ovviare come posso ... “
“Come fai se una sera vuoi andare a cena con un amico? Conosci qualche ragazza che fa la baby sitter?”
“Capo, a questo rispondo io; tu parli dall’alto dei tuoi soldi e delle persone che si inchinano a te; qui stentiamo a mettere in tavola il pranzo e la cena; al ristorante neppure ci sogniamo di andare, specialmente se pensi ai ristoranti che frequenti tu; noi nemmeno le trattorie o le pizzerie possiamo permetterci, né il tuo grande amore, da quel che dici, né questa stupida sua amica che ne abbraccia la croce; sotto il camice da lavoro non indossiamo niente; al massimo, potremo permetterci un jeans e una maglietta ...
Stai forse pensando di invitare la tua ex moglie al ristorante ‘da Amedeo’ dove paghi anche solo l’ingresso?“
“Ines, carissima amica del mio grande amore, non sono da grandi ristoranti e, se fosse per me, anche in intimo vi porterei alla presenza del papa; comunque, quando ho detto della cena mi riferivo alla cenetta in cucina, noi tre soli, davanti a quello che rabberciate con i vostri pochi soldi; anche niente, se necessario, ma ci devono essere amicizia, fraternità, affetto e, se vi riesce, anche un poco d’amore; Imma, non hai mai parlato ad Ines delle nostre ‘cene di lusso’?”
“No, lei non sa che per un pezzo di baccalà fritto uccideresti un esercito di nemici, come faceva il mio cavaliere bianco!”
“Perdonami Carmine; non sapevo davvero che sei anche quello, tu, un uomo capace di cose straordinarie, fuori dalla banalità, insolite, ecco! Non per tirare acqua al mio mulino, ma stamane la tua ex moglie ha comprato il baccalà al supermercato, forse aveva già nostalgia del suo cavaliere bianco ... !”
“Carmine, se hai il tempo e la libertà per farlo, davvero mi piacerebbe preparare per noi il baccalà fritto che piace a te; sappi che forse non abbiamo neppure una bottiglia di vino; solo baccalà, amore e tanti rimpianti.”
“Ines, volevi solo farmi incontrare Imma o c’era qualcosa di più ufficiale, professionale insomma ... ?“
“Sì, Carmine; c’è soprattutto che hanno ignorato che io ho un diploma da perito chimico e che mi spetterebbe passare al ruolo impiegatizio in laboratorio, quello dove stavi tu tanti anni fa; e Imma, nonostante il diploma da ragioniera, lavora al magazzino da operaia; c’è qualche errore commesso da chi decide; speravo che tu potessi intervenire; ma ora non conta più ... “
Lui richiamò l’attenzione del capo del suo seguito e gli disse qualche cosa; licenziò la scorta e avvertì che sarebbe stato impegnato forse fino al mattino seguente; le donne si guardarono sorprese; Ines sollecitò Imma a non preoccuparsi; il suo uomo dimostrava di avere un controllo spietato di tutto; era chiaro che aveva disposto per il loro trasferimento e che intendeva passare con loro la serata ma anche la notte; difficile stabilire con chi pensasse di farlo; difficile che scegliesse Imma; quindi era lecito sperare.
Prima di rientrare a casa, passarono dall’asilo a prendere il bambino, sollevando curiosità e scalpore col macchinone di lui; appena in auto il bambino squadrò Carmine con uno sguardo tra il curioso, lo spaventato e il sospettoso.
“Ciao, tu sei il mio papà?”
Lui rimase di sasso; mai si sarebbe aspettato quella domanda; Imma prontamente intervenne.
“Ottavio, ti prego, tuo padre non c’è più; non puoi chiedere a ogni maschio che conosci se è tuo padre ... Scusami, Carmine, ma il mio bambino ha un estremo bisogno di un padre e qualunque uomo mi si accosti, per lui è suo padre; spero di riuscirgli a spiegare un giorno che suo padre non esiste, è solo un ectoplasma di cui nessuno vuole ricordarsi, io prima fra tutti .... “
“Ciao, Ottavio, sì io sono stato il marito di tua madre e quindi sono il tuo papà ... “
“Davvero!?!?!? Visto, mamma, che papà è tornato?”
Non stava nella pelle, il bambino; la madre era disperata e non riusciva a spiegarsi perché il suo ex marito avesse parlato così.
“Carmine, ti rendi conto che alimenti una speranza assurda? Lui adesso davvero è convinto che tu sia suo padre e mi darà il tormento per incontrarti ... “
“Imma, il capo di un impero industriale non commette sciocchezze come una ragazza non cresciuta che inganna il marito per un suo capriccio; Carmine, perché hai detto quella cosa?”
“Ines, quel bambino era stato ipotizzato e sognato da noi per mesi, prima che Imma facesse di testa sua e scatenasse il terremoto; se proprio vogliamo essere precisi, quel bambino era nostro prima di essere concepito; se una certa imbecille non avesse scatenato l’inferno, forse arrivava ad esserlo perché ci saremmo intesi; oppure sarebbe nato assai prima di quello che poi ho avuto e perso nel giro di un mese ... “
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