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Lui & Lei

La missione 2


di geniodirazza
23.01.2024    |    1.199    |    0 8.0
"Ines, secondo te, pretendo troppo da un’amica a cui sono legato da antico amore?” “No, Carmine; Imma, stai prudentemente zitta, una volta tanto; non..."
“Carmine, di che stai parlando? Hai avuto e perso in un mese un figlio tuo? Ti sei risposato?”
“Imma, non devo sposarmi se voglio un figlio da una donna che mi ami; ho avuto una storia con una bella mulatta; si chiama Jasmine ed è una top model che gira il mondo; forse nelle riviste dal parrucchiere ne hai avuto qualche notizia; ci feci l’amore; non l’ho amata come amavo ed amo te, ma ci fu tanto amore nei nostri incontri che alla fine si verificò il miracolo che tu hai negato; avemmo pazienza, ci provammo a lungo e alla fine restò incinta.
Il bimbo però nacque tarato da una malattia rara che neppure seppero individuare; morì quando ancora non aveva un mese di vita; Jasmine sprofondò nella depressione e mi lasciò; anche lei mi attribuisce tutte le colpe della morte di nostro figlio; io non voglio che Ottavio sostituisca il bambino morto e neppure che sia la colla che rimette insieme i cocci della nostra vita; ma posso diventare con ogni diritto il padre putativo di questa creatura e prendermene cura tanto o molto; posso aiutare la madre perché garantisca al figlio una vita serena. Ines, secondo te, pretendo troppo da un’amica a cui sono legato da antico amore?”
“No, Carmine; Imma, stai prudentemente zitta, una volta tanto; non riesci a mettere sullo stesso piano neppure il baccalà fritto e un figlio desiderato e mai concepito? Non riesci a cogliere che state tirando le somme di una vita e che tentare di ricucire è il percorso più giusto per dare un senso agli anni futuri? Lui non vuole ricostruire un matrimonio ormai in cocci; ma vuole recuperare dal terremoto quei frammenti che in ogni casa si fanno museo del passato; perché glielo vuoi impedire?
Carmine, mi dispiace molto per il figlio che hai perduto; non riesco neppure ad immaginare cosa hai sofferto quando il miracolo sembrava avverato e la disillusione ti ha piegato a terra; se avessi voglia di provarci ancora, sono pronta a fare un figlio con te, a patto che non ne risenta il mio bisogno di essere single; per l’amore sono attrezzata, per la convivenza no.”
La abbracciò con affetto e le carezzò il viso, senza una parola; ma c’era tanto, forse tutto, in quel semplice gesto e Ines sentì che quell’uomo era capace di travolgere con la potenza del suo amore; il piccolo si aggrappava al pantalone del ‘padre’ e non lo mollava, Imma, che stava sfaccendando per preparare il piatto che l’ex marito amava alla follia, rimproverò il bambino, contestata dal suo ex marito che invece accarezzava con dolce nostalgia il piccolo Ottavio.
Prima di cenare, Carmine, resosi conto che davvero in quella casa tutto era ridotto all’essenziale, chiamò in disparte Ines, le consegnò una carta di credito prepagata e le chiese di andare al supermercato del rione per fare provviste; la invitò a non lesinare, perché quella carta aveva una larga copertura; prendesse anche qualcosa per far giocare il bambino; l’altra colse al volo le intenzioni ed uscì; sarebbe tornata entro una mezz'oretta; Imma quasi non si sarebbe accorta di quel che facevano.
Lui andò a controllare la frittura e scherzò con la donna amata, nonostante tutto; tenere in braccio il bambino mentre accarezzava la schiena della madre gli dava una intensa emozione di ‘famiglia’ come l’aveva sempre sognata; non riusciva a spiaccicare parola e si limitò a baciare lievemente la donna sui capelli; lei stava piangendo, ma dava la colpa al fumo e nascondeva gli occhi per la vergogna; per fortuna la vivacità di Ottavio li distrasse finché non rientrò Ines che consegnò al bambino un giocattolo ‘da papà’.
Finalmente si sedettero a tavola e consumarono la cena frugale in un’atmosfera surreale di rimpatriata ma anche di grande amore che sembrava inondare la cucina tutta; dopo cena, Imma si avviò a mettere a letto il bambino; l’amica le suggerì di sistemarsi in camera col figlio; nel letto grande lei avrebbe dormito con Carmine e lui non si sarebbe negato, se non voleva essere aggredito da una donna desiderosa di fondersi in uno con lui; l’amica annuì, baciò lui su una guancia e andò via col bambino.
Ines chiese a lui se desiderava bere qualcosa dopo cena o se preferiva andare con lei subito; la prese per un gomito e la guidò alla camera che conosceva perfettamente; entrando, non vide altro che il letto su cui la spinse per sdraiarsi ed offrirsi reciprocamente tutti, impudici, vogliosi, decisi a consumare tutto l’amore e tutto il sesso possibile nelle poche ore che potevano rubare alla loro intensa attività.
Carmine sembrava non avere nessuna fretta e nessuna voglia di averne; anzi, si stese sopra di lei con garbo, attento quasi a non farle male mentre la accarezzava con tutto il corpo steso sul suo, a farle cogliere l’intensità del calore delle sue membra sulle sue; la baciò con devozione quasi sacra, dalla fronte agli occhi, al naso alla bocca; penetrò con la lingua nella cavità orale carezzando, lambendo, stimolando dolcemente tutte le papille che trasmettevano brividi elettrici direttamente alla vulva.
Lei godeva, finalmente capiva cosa intendesse Imma quando parlava delle dolcezze del suo ex marito, di cui ad un certo punto si era stancata; sentiva scorrere dal corpo umori vaginali che non cessavano di inondare il perizoma ormai inservibile e le gambe, giù fino alle autoreggenti; era certa che stava combinando sfracelli tra le cosce eccitate come non mai, ma era felice di sentire il piacere scorrerle addosso; voleva che la prendesse, che la penetrasse fino in fondo e fosse padrone delle reazioni, del piacere, del sesso.
Come se avesse parlato e l’avesse udita, infilò una mano e sollevò la gonna fino alla vita, si aprì la patta e abbassò la zip senza perdere la posizione, lei avvertì il calore e la durezza dell’asta fra le cosce, all’incrocio; la cappella sfiorò la vulva e la mazza intera la impressionò per il volume complessivo; la sentì scorrere lentamente verso il pube e infilarsi nella fessura della vulva, trovò l’imbocco della vagina e, lentamente, dolcemente, l’invase letteralmente, tanta era la pressione che esercitava nel canale vaginale non avvezzo ad una massa così grande, così calda, così eccitata, così stimolante; rovesciò gli occhi, spalancò la bocca e tirò indietro la testa assaporando tutta la dolcezza della verga nel corpo.
Non volle neanche preoccuparsi del camice da lavoro che indossava, spalancò le cosce, alzò le gambe e portò i piedi dietro la sua schiena; il canale vaginale urlava di piacere e di dolore, lei invece urlò di gioia quando la mazza entrò tutta, fino in fondo, fino alla cervice, si sentì amata fino al fondo della femminilità.
“Ti amooooooo!!!!!!”
Glielo urlò anche se sapeva che era sbagliato; ma lo amava, quel filibustiere che le stava rubando l’anima e sapeva che tra poco avrebbe dovuto cacciarla via se non voleva rovinare tante vite, a cominciare da Imma e da suo figlio Ottavio.
Due ore possono essere un battito di ciglia, in certe situazioni; e possono diventare un’eternità meravigliosa se si riesce a passare per tutti i sentieri dell’amore, da quelli percorsi a lungo e conosciuti come le proprie tasche, a quelli di cui abbiamo solo sentito solo parlare e che scopriamo insieme, con l’amore, con l’armonia, con la sintonia; da quelli che si sono consumati in una vita matrimoniale ormai appannata e vuota a quelli che ci hanno entusiasmati quando la tempesta ormonale era in atto ed ora vorremmo ricostruirla da persone adulte e mature, da amanti in cerca del sublime anche nell’amore.
Ines e Carmine non potevano copulare che per un paio d’ore; in quelle, riuscirono a darsi tutto quello che un amore così pazzo, incontrollabile, poteva suggerire a due adulti che vivono lo spirito del primo amore; gli diede tutto quello che poteva dargli, sentendosi quasi vergine ogni volta che le faceva scoprire qualcosa del suo corpo o si impossessava di qualcosa di lei che vergine non era ma che gli si offriva con l’amore con cui si offre una vergine.
La sua vagina, usata per anni da maschi sleali, da amanti occasionali, da caproni utili per una sola fugace occasione, non vergine né stretta, subì un assalto verginale da quell’uomo che l’amore rendeva per lei ancora più gigantesco di quanto fosse; e le pareti quasi soffrirono mentre le dilatava per occupare tutto il condotto con la sua potenza, ma soprattutto con la sua voglia e il suo amore.
L’ano, già stuprato e che aveva subito negli anni molti assalti, quella sera sembrava nuovo, intonso, totalmente vergine, specialmente perché era lei a chiedergli di penetrarla dietro senza eccessiva preoccupazione di lubrificare; ma lui lo faceva con delicatezza, con misura, con metodo; e lei sentiva il retto soffrire mentre veniva riempito da quel fallo extra large che si impossessava del ventre e si faceva sentire fino allo stomaco, rendendola schiava del suo amore, della sua dedizione, dell’immensa carica di piacere che trasmetteva.
Era sempre stata brava nella fellazione; e le era sempre piaciuto molto sentire un’asta crescere in bocca e vibrare sollecitata dalla lingua che la leccava, dalle gote che la succhiavano, dal palato che la faceva scivolare avanti e indietro nella copula; con Carmine, succhiare il membro diventava un esercizio d’amore, un dialogo vivo tra la cappella e le papille della bocca, una sfida tra l’amore che gonfiava l’uccello e la capacità ricettiva di lei che non voleva perderlo neppure per un attimo; quando poi il piacere esplose e lui eiaculò, lei, che aveva sempre amato particolarmente quel momento ed aveva sempre cercato di scaricare lo sperma in un fazzoletto, quella sera mise in opera tutte le capacità di attenzione per non farne uscire nemmeno goccia, trattenerlo in bocca il più a lungo possibile e poi ingoiarlo come se si prendesse nel corpo, per altra via, la mascolinità.
Carmine non era da meno; in armonia con lei e in perfetta sintonia anche di tempi, riuscì a spremere goduria, libidine, gioia di vita da ogni fibra del corpo, in un primo momento titillando le parti esterne con una delicatezza ed una capacità straordinarie; dalla linea dei capelli agli occhi, i suoi baci percorsero ogni centimetro di pelle; poi si spostarono metodicamente a seguire il profilo del naso che baciava, mordicchiava, accarezzava con la lingua, poi scese sulla bocca e si scatenò in una battaglia intensa tra le lingue per scavare brividi, pulsioni, sensualità da tutto il corpo con la perlustrazione della bocca con la lingua, ricambiato con lo stesso amore, con la stessa intensità.
Poi scivolò sul corpo e fu un autentico trionfo di leccate, di morsi, di succhiate su tutto, dal collo alle mammelle fino ai capezzoli ai quali si attaccò come un poppante al seno della madre che lo allatta; li tormentò a lungo, strappando piccoli orgasmi da ciascuno con sapienti succhiate lunghe ed intense; poi scivolò sul ventre che non finiva di lodare, adorare, leccare, succhiare, amare come un altare sacro, quello dell’amore; poi si scatenò sulla vulva e, soprattutto, sul clitoride; dovette chiedergli più volte di darle tempo, di farla riposare tra un orgasmo e l’altro; non sapeva come sarebbe arrivata al lavoro il giorno seguente e se avrebbe dovuto fornire qualche spiegazione per le condizioni in cui la stava riducendo l’indigestione d’amore a cui la stava sottoponendo perché Carmine era scatenato e non intendeva ragioni.
Mentre la stava cavalcando ancora per la terza, o quarta, o quinta?, volta senza interruzione, fu costretta a fargli presente che, per essere in grado di lavorare la mattina seguente, avrebbe dovuto riposare almeno qualche ora; la coscienza che qualcosa stava per finire lo rese ancora più assatanato e la girò per prenderla analmente, per la terza volta in poche ore; era inutile invitarlo a riflettere che in quelle ore non aveva mai lasciato il membro fuori dal suo corpo, davanti, dietro, in bocca, in mano; e che forse calmarsi avrebbe fatto bene anche a lui; ma l’idea di chiudere forse senza speranza lo rendeva ancora più pazzo d’amore.
Quando, per la terza volta nella serata, eiaculò, stavolta nel retto, lei decise di sfilarsi e, prima che si fosse ripreso, si era ripulita alla meglio con fazzoletti umidificati e aveva cercato di mettere in ordine gli abiti sgualciti che di più non si poteva, inumiditi da umori e sudore, per non parlare del perizoma ridotto a straccio bagnato; lo lasciò riprendere e gli chiese se doveva arrangiarsi in poltrona o se potevano dormire insieme senza provocarsi; maledicendo il mondo a mezza voce, promise che non l’avrebbe più stuzzicata e riuscirono ad addormentarsi.
Ines si svegliò che Imma aveva già preparato il bambino e si apprestava a portarlo all’asilo; Carmine uscì dalla camera sconvolto per la serata di passione violenta; le due sorrisero; ‘Meravigliosa serata … per tutti’ commentò scherzando con l’amica che, di rimando, le chiese come fosse arrivata a pensare soltanto, di provare noia perché lui la portava a sentire le arpe angeliche ogni volta che facevano l’amore ‘il signore da pane a chi non ha denti’ chiosò scherzando.
“Ines, i denti li avevo ed anche buoni; è stato il cervello ad andare in pappa ... e non certo per eccesso di sesso; dopo tre anni, ancora non ho capito cosa mi sia successo; so solo che ho fatto uno strano capriccio, ho perso la tramontana e mi trovo ad elemosinare quello che avevo a bizzeffe; spero che almeno Ottavio veda migliorata la sua posizione ... “
“Tutte e due vedrete che la vostra situazione è migliorata, ragazze; ho avvertito che farete tardi con me e per colpa mia; vi aspetta qualche bella novità; adesso papà porta il figlio a scuola e con mamma e zia Ines va a a lavorare; è così, bambino bello?”
“Si, papà; portami in braccio fino alla macchina, altrimenti mi stanco ... “
“Imma, glielo hai insegnato tu o è furbo di suo, nostro figlio?”
Lei glissò per non riaprire il libro delle polemiche sul ‘nostro’ con cui Carmine aveva indicato il figlio; ma effettivamente sul posto di lavoro trovarono due fondamentali cambiamenti, perché Imma era stata promossa al ruolo impiegatizio e trasferita in Amministrazione, mentre ad Ines era stata riconosciuta la specializzazione come tecnica di analisi ed affidato un posto nel laboratorio di ricerca, proprio quello da cui Carmine era partito per il Sud America.
Da quel momento, presero a frequentarsi abbastanza regolarmente; di solito, quando lui sapeva di avere la serata libera, avvertiva una delle due donne; chiusi gli uffici, andavano insieme a prendere il bambino col macchinone di lui che consentiva ad Ottavio di pavoneggiarsi e suggeriva molte gelosie per un padre, fino a quel momento ignoto, tanto potente e ricco; cenavano in cucina e, alla fine, Imma si dedicava al figlio mentre lui andava a letto con Ines; le notti erano sempre di fuoco.
Una mattina che Ottavio aveva avvisato che si sarebbe esibito nella recita scolastica, Carmine mandò a chiamare la donna amata e la sua amica; chiese quasi rabbioso perché Imma non andasse alla recita del figlio visto che lui, padre putativo, non poteva; Imma taceva vergognosa; fu Ines a dire chiaro al suo capo e amante che la poveretta non aveva un abito adeguato alla manifestazione; senza esitazione, le ordinò di recasi al centro estetico in piazza, di farsi adeguatamente trattare e, passando dalla boutique vicina, comprasse l’abito giusto per la recita di suo figlio; Imma andò via commossa.
Nicola, braccio destro del capo, prese da parte Ines e le chiese se fosse disposta a fare pressione sull’uomo perché decidesse di partecipare a pubbliche manifestazioni a cui era regolarmente invitato e da cui metodicamente rifuggiva; le decisioni che si prendevano in quelle sedi erano importanti e Carmine le lasciava passare; lei si informò sull’evento prossimo, fece lo stesso percorso di Imma e tornò in ufficio splendida in un abito da sera meraviglioso.
“Capo, sabato sera tu mi porti alla festa dell’Associazione Industriali e non azzardarti a negare, perché finalmente voglio pavoneggiarmi in mezzo alle donne della creme della regione!”
Non seppe cosa rispondere; balbettò che non aveva un abito adatto; una sua segretaria lo rassicurò che in dieci minuti poteva farne arrivare uno giusto; dovette arrendersi alla donna che lo stava sempre più chiaramente travolgendo nella sua creatività, non solo a letto; il sabato successivo si presentò nella sala dei ricevimenti al castello con a fianco la sua assistente; fu un autentico trionfo e tornarono in sede con importanti contratti sottoscritti.
Nicola arrivò a tessere di Ines una lode celebrativa che la metteva alla testa dell’azienda, a danno dell’amministratrice, evaporata letteralmente nel nulla; in tempi rapidissimi si formò l’accoppiata Ines - Carmine che sollevò ammirazione, invidie e gelosie; la più colpita era proprio Imma, confusa tra la gioia del successo, sia dell’amica che del suo grande amore, e la rabbia con se stessa che non aveva tenuto quel ruolo e che adesso poteva solo sperare in qualche briciola d’amore, in nome del figlio che non era di lui.
Il rapporto tra Ines e Carmine, ma soprattutto la perfetta intesa che tra i due si era creata si andò perfezionando e crebbe nel corso dei mesi successivi, quando lei divenne l’anima di tutto il gossip del territorio e presto fu additata come temibile avversaria in ogni sorta di battaglia per l’accaparramento di commissioni, accordi e intese tra le aziende; Carmine, che in realtà era quello che assumeva le decisioni su cui la donna lavorava, imparò a darle credito e a lasciarle sfoggiare tutto il suo fascino per i massimi risultati.
Imma si limitò ad essere, in qualche modo, ‘ancella’ della loro felicità ed assistette alla crescita esponenziale dei meriti di Ines che rimaneva comunque la sua cara amica, la referente primaria e l’affettuosa ‘zia’ di suo figlio; sapeva, o almeno sperava, che prima o poi avrebbe avuto la sua piccola parte di felicità, a letto con l’ex marito che ora le appariva chiaramente come la guida indefettibibile delle sue scelte, anche perché suo figlio vedeva in quell’anomalo ‘papà’ un riferimento certo e ormai imprescindibile.
La sorpresa ‘esplose’ di li a qualche mese, quando Ines vide nell’ufficio del suo capo e amore una bellissima mulatta di meno di trent’anni che trattava il ‘suo’ Carmine con affetto e familiarità; intuì immediatamente che si trattava di Jasmine, madre del figlio perduto dal suo uomo; si pentì di non avere affrettato i tempi per dare al compagno il figlio che desiderava al di sopra di ogni cosa; si preparò a lottare alla morte per difendere il posto conquistato accanto a lui.
Fu lo stesso Carmine a spiegare che Jasmine si era rivolta a lui perché, crollate le sue quotazioni come indossatrice per l’avanzare degli anni e per la depressione che l’aveva colpita, la donna era nella necessità urgente di ricostruirsi un progetto di vita; aveva in animo di creare una scuola di portamento per indossatici e avrebbe desiderato che lui la aiutasse coi suoi mezzi e col potere acquisito nel territorio; Ines abbracciò la donna, che sentiva assai vicina per il comune amore a quell’uomo, e analizzò le cose con lui.
Sapeva per certo che la boutique di cui si servivano spesso stava per essere dismessa dai proprietari ormai troppo vecchi; Imma le aveva più volte parlato del suo sogno di cambiare lavoro e dirigere invece proprio quella struttura, dove una ragazza molto creativa rimaneva sacrificata per l’inerzia dei vecchi proprietari; in un momento, i due ‘ingegnacci’ avevano una soluzione per lo meno geniale; Carmine poteva rilevare i locali, mascherando l’operazione come progetto industriale dell’azienda.
I costi non erano lievi, ma lui aveva già in mente di garantire il futuro del figlio, putativo per lui ma geneticamente della donna amata da sempre; il possesso della sede sarebbe passato a lui e amministrato dalla madre e dalla ‘zia’ Ines; Imma poteva prendere il ruolo di direttrice del negozio; Jasmine avrebbe costituito nei locali una scuola per indossatrici ed avrebbe stimolato la ragazza a produrre oggetti, specialmente accessori di moda, sempre nuovi e affascinanti.
Lui e Ines, sempre più protagonista nella vita mondana, avrebbero brigato per organizzare sfilate e presentazioni in grado di attirare un pubblico ricco e vasto per consentire alla boutique di diventare in breve una griffe di successo, Jasmine avrebbe provveduto a rendere uniche certe manifestazioni; forse da quell’impresa, per molti versi assurda e azzardata, poteva nascere una nuova fonte di lavoro e di sicurezza per le tre donne del personale harem ideale di Carmine.
Come in tutte le iniziative in cui Ines si impegnava, la proposta di ‘nuovo atelier’, con al comando Imma e Jasmine, divenne in breve una realtà concreta e si impose davvero all’attenzione internazionale, per la grande qualità degli oggetti proposti dalla ragazza che Ines provvide a vincolare alla griffe con un contratto di ferro; anche Jasmine trovò alloggio nella casa che era stata di Imma e di Carmine e che ora ospitava una sorta di ‘comune’ anomala con un maschio e tre femmine forse legati solo da amore.
Fu addirittura Imma a suggerire ad Ines di non tardare troppo a vincolare il suo ex marito; se davvero aveva deciso di fare un figlio con lui, anche a costo di rinunciare alla sua individualità, era il caso di darsi da fare, prima che eventi imprevedibili spostassero l’interesse di lui altrove; l’amica non era d’accordo perché non voleva ‘incastrare’ un maschio, ma conquistarne l’amore totale e infinito; poi, a notte, mentre scopavano alla grande, gli ripropose l’idea di un figlio.
“Ines, questo è l’ultimo passo per decidere una vita; ho perso già due occasioni per creare una famiglia; la prima volta, con Imma, lo sbaglio è stato affidarmi ad una donna non cresciuta; mi sono trovato cornuto, umiliato e costretto all’esilio; la seconda volta, con Jasmine, ci si è messa la sorte; adesso ho paura; se la sorte fosse cattiva, forse non reggerei al colpo; se il fallimento dovesse derivare da un tuo errore o da una colpa, credo che ti ucciderei per la disperazione; vuoi ancora realizzare questo sogno?”
“Senti, grande stronzo amore mio; io non dovevo neppure accostarmi al tuo ufficio senza autorizzazioni; oggi sono il tuo braccio destro ed anche il sinistro, se ne hai bisogno; non mi sarei dovuta avvicinare alla tua auto e dormo con te, quando ci riusciamo; non ho fatto mai le cose con obiettivi predeterminati; non mi sono mai lanciata nel vuoto avventurosamente; non voglio riparare i danni provocati da Imma, non voglio ripagarti di quel che la vita ti ha tolto.
Ti ho detto che sono pronta ad avere un figlio da te, ma intendo un figlio mio; se tu subito dopo sparisci, mi fai solo un favore; non ti consentirei di venire anni dopo a prenderti la paternità putativa di mio figlio; non dirmi che qualunque stronzo va bene, per mettermi incinta; questo lo racconti a Imma che ci crede; io per mio figlio voglio un padre che mi abbia dimostrato quanto vale; io so adesso chi sei e quanto vali; io voglio un figlio che abbia i tuoi geni, che sia la prosecuzione di te; e lo voglio per me; se tu vuoi essere complice in questa scelta, ne parliamo, ma non azzardarti a criticare o a minacciare; la mia libertà è anche in questa scelta.”
“Ines, amore mio; adesso lasciamelo dire, visto che per mesi ci siamo tormentati a evitare le parole troppo impegnative; noi abbiamo parlato quasi scherzando di un figlio nostro; ma tu hai posto la pregiudiziale di continuare ad essere single; io ho rimproverato ad Imma, e continuerei a farlo all’infinito, non che ha scopato fin troppo contro di me, né che ha fatto un figlio con un imbecille di cui sembra non ricordarsi neppure; quello che le contesterò sempre è di aver tradito la fiducia.
Il suo errore, ma per me è vera colpa, è stato tacere, fare le cose alle mie spalle; odio ferocemente i tradimenti, lo sai bene perché anche sul lavoro con i traditori divento spietato; single per me significa anche autarchico, libertino, vale a dire scopate senza controllo anche a rischio di portare a casa un bastardo indesiderato; se single è anche questo, tu rischi che, se sgarri ti ammazzo; semplice, purtroppo, anche perché non parlo mai solo per dare aria ai denti.
Non potevo ammazzare Imma perché il nostro accordo non prevedeva la fedeltà a ogni costo; non avevamo ritenuto di stabilirlo; quindi ha pagato in altro modo; ma l’amo e non voglio vederla soffrire per colpa mia; con te il patto è chiaro; se tu venissi meno, ti ucciderei; e non voglio mettermi in questa situazione con una donna che mi propone di lasciarla libera di gestirsi il corpo e la sessualità; se ti piace pensarlo, sono un becero maschilista, ma esigo che ci parliamo chiaro, prima e per tutti i possibili aspetti.
E’ come organizzare la conquista di un appalto e la conduzione dei lavori; tutto deve essere fatto alla luce del sole, se si vuole conservare amicizia e buoni rapporti; ho paura che la tua libertà diventi libertinaggio, se non ti impegni formalmente; offende la tua sensibilità questo discorso da maschio alfa che è obbligatorio abbattere perché è vecchio e fuori tempo?”
“Sei un grande capo e diventi un grande stronzo davanti ai sentimenti veri; non ti sfregio con le unghie solo perché ti amo e so che Imma ti ha scottato molto e hai paura di ritrovarti nella stessa situazione; scemo, io non dico che ti amo per andare poi a trastullarmi con un caprone incolto e ottuso; se dico che ti amo ho fatto a me stessa, non a te, una promessa solenne; fino a che mi farà palpitare come adesso, quest’uomo sarà l’unico a cui darò amore, tempo, sesso, sangue, anche la vita se me la chiedesse.
E’ un anno che elemosino da te una notte d’amore a settimana, perché quello sei disposto a concedermi; da quando ti ho lasciato entrare in me, nessun altro ha nemmeno osato pensare di farlo; non lo avrei permesso a nessuno; rimanere individua significa anche questo, conservare per te i sentimenti più forti, gli sprazzi di felicità, il benessere e i tormenti, la serenità e le lotte; il giorno che mi salisse la voglia di assaggiare un altro maschio, te ne parlerei e, se tu non fossi d’accordo, ti lascerei forse, o rinuncerei all’altro,
Non posso sapere come mi comporterei; so invece con assoluta certezza che ti parlerei se dovessi trovami a deviare dal nostro regime di vita; credi che non valga anche per il lavoro? Eppure, ti fidi e mi lasci continuare; capisci che è dentro di te il fantasma del tradimento? L’ombra del passato io non ce l’ho, né dentro, né dietro le spalle; ti consiglio di non lasciarti dominare dai timori degli errori precedenti, se vuoi vivere ancora un poco benino, non meravigliosamente ... “
“Ma se volessi fissare con te che rispetterò sempre la lealtà, la sincerità, anche se dovessi trovarmi ad andare a cena, e anche a un dopocena, con una donna utile ai nostri progetti?”
“Carmine, diventi patetico; tu non devi neppure provare a fissare la fedeltà come base di convivenza; la sfilata che realizzeranno come l’hai conquistata? Con la fedeltà a me o con le corna al sindaco e al governatore? Credi che non sappia che tra le tue amanti ci sono la moglie del sindaco e quella del governatore? Credi davvero di avermi nascosto che l’uomo che fa sesso solo se è innamorato, il sesso lo fa con la sua grandezza anche quando deve conquistare un appalto, una concessione, un’autorizzazione difficile?
Prima di preoccuparti che io ti resti fedele, ricorda che tu sei istituzionalmente obbligato a tradire me e tutte quelle che ti amano; se proprio hai bisogno di fissare degli obblighi, allora diciamo che ci impegniamo alla sincerità e alla lealtà, anche in situazioni e per argomenti oggettivamente difficili; ma io non ho bisogno di sottoscrivere; questi impegni li ho stampati nel Dna; rimanere single significa solo che le cerimonie col sindaco o col prete te le puoi risparmiare.
Sarò la tua compagna sempre più presente e ingombrante finché non mi pregherai di lasciarti respirare; e lo farai, credimi, con e senza figlio a cementare il nostro matrimonio; solo in questo un figlio ha un peso imprevedibile e incontrollabile; sarà la catena che ci terrà stretti, non tua né mia ma di entrambi, vincolati a un solo giuramento d’amore, quello a nostro figlio, se mai me lo darai.”
Quando confidò quei discorsi all’amica, si sentì obiettare.
“Te lo darà, amica cara; io sto pagando adesso quello che tu gli dici in anticipo; l’unico vincolo che mi rimane con Carmine è l’idea di fare un figlio; io sono stata così cretina da illudermi che anche se lo facevo con un altro, era la stessa cosa; adesso sono qui a rimpiangere anche un solo minuto di quell’amore che a te da per una notte intera e ad altre chissà quando e come ... “
“Imma, non dire stupidaggini; l’amore che ho dato a te non ha pari da nessuna parte; nessuno riuscirà mai ad amare come quando eri vergine di spirito e di corpo; sono innamorato di Ines ed ho paura del fallimento, ma sono anche l’imprenditore avventuroso e devo affrontare questo rischio che non è neppure tale; ho amato anche Jasmine, fino a che la vita ci ha allontanati; ma è Ines che mi sta ripulendo di tutte le scorie e mi legge dentro come io vorrei fare con me stesso.
Amore, questa casa è diventata troppo piccola per il mio harem ideale; dobbiamo scegliere un’altra sistemazione e cambiare; ormai mi pare chiaro che Imma e Jasmine faranno coppia fissa nella vita e nel lavoro; io e te speriamo di essere coppia a tutti gli effetti, a casa e in ufficio , Ottavio e il figlio che avremo saranno figli di una comunità ... “
“Gente, un momento; visto che tante cose sono state confessate adesso è chiaro che Carmine trova tempo e amore per molte donne; quando deciderai che forse anche per quella povera imbecille della tua ex moglie potresti trovare un momento, anche piccolissimo, per ricordare insieme quanto vi siete amati?”
“Imma, stattene quieta; lascialo portare a termine questi impegni; poi farà i conti con la donna che vuole un figlio da lui e lo ammazza se non si impegna con tutto se stesso; Jasmine, per caso ricordi quante volte a settimana lo facevate per rimanere incinta?”
“Ines, che dici? A settimana? ... Se dici ‘al giorno’ forse trovi una risposta; diciamo un volta e mezza al giorno, visto che qualche volta bissava mattina e sera ... “
“Amore, hai sentito? Bada che dalla prossima settimana non assumo più la pillola e per te non saranno giorni facili .... “
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