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Lui & Lei

Una storia di coppia 2 - La buona samaritana


di geniodirazza
11.09.2023    |    4.794    |    0 9.8
"Inginocchiato dietro il suo culo maestoso, magnetico, mi chino a leccare il perineo, dalla figa all’osso sacro; più volte infilo la lingua per scoparla con..."
Sono stato il classico imbecille che ha meritato anche di essere schiacciato da una ragazzina immatura e incapace di capire il senso di quello che fa; mi sono lasciato affascinare dalla compagna di giochi, quella che dall’asilo è stata l’amichetta intima, alla quale confessare anche le cose più assurde; l’ho persa di vista, dopo le medie, perché ho dovuto andare in città per frequentare l’Istituto per Ragionieri e l’Università.
A quanto ho sentito, lei aveva imparato presto a regalare in giro sesso a gogò; forse faceva pompini e si faceva inculare anche giovanissima, quando andavamo alle medie; di fatto, ho appurato che tutti i maschi del paese, in un’occasione o in un’altra, sono stati deliziati dalla sua bocca, dalla sua figa o dal culo ben disegnato che ostenta con orgoglio; quando, in un raptus di grande amicizia, mi propone di andare insieme in città, sono un po’ intontito dall’amore, ma soprattutto voglio per lei una nuova vita.
Sfruttando un’offerta di lavoro in una nuova fabbrica, siamo assunti, io come impiegato amministrativo e lei come operaia; la buona sorte ci sorregge anche per la casa; troviamo un grazioso piccolo appartamento, che lei, con la prepotenza che da sempre la caratterizza, decide di affittare a suo nome; in realtà, è il mio stipendio a garantire la copertura delle spese di casa; il suo salario è riservato alle cure di bellezza, irrinunciabili per lei.
Per due anni le cose filano lisce e armoniose; poi Katia all’improvviso cambia atteggiamento; non ho mai saputo quando come o perché, ma di colpo mi accorgo che si allontana e che ha certamente una relazione alternativa; sono inutili tutti i tentativi di dialogare; ogni volta, scatena una guerra e, per vincerla, va a scopare da qualche parte; io posso solo osservare la sborra negli slip, sul viso, nei capelli, perché non si preoccupa neppure di nascondere.
Solo col tempo saprò che, nei suoi vaneggiamenti senza basi valide, si è convinta che la mia crescita professionale sia a suo danno e che le cure che presto a lei e alla casa siano un modo per impormi a lei e per evitare di essere schiavo delle sue passioni; capirò, insomma, che mi voleva non solo cornuto ma anche cuckold e slave a lei, signora, padrona e dominatrice, in forza della sua femminilità e della sua bellezza.
Ho saputo anche per certo che il suo amante fisso, il primo della lista, è un avvocato nostro amico, Ettore, col quale si incontra a scadenza settimanale in un monolocale che lui ha affittato in centro città; ma, specie quando ha da ridire con me, si rifugia in un sesso occasionale molto rischioso, praticando pompini, inculate e scopate nel bagno di un bar che frequentava abitualmente; la sua fama si è diffusa tra gli amici e tutti sanno, tranne me, per due anni circa.
Me ne ha parlato, per prima, Ines, l’amica più cara, sua e mia; soffre sul serio quando è costretta a prendermi da parte e dirmi che la mia convivente ha perso il senso della realtà e blatera di dominante e slave, pretendendo che mi asserva alle sue voglie; ha saputo delle ‘gloriose gesta’ della stronza in adolescenza e si rende conto con molta chiarezza che è convinta di avere trovato il ‘soggetto’ giusto per imporre i suoi dictat.
Quando minaccio di lasciarla e obbligarla a fare la single col solo salario da operaia, mi fa notare che sapevo perfettamente che non era un angelo, la troia che mi ero messo per casa; reagire così violentemente e impulsivamente è indegno di qualunque civiltà; dovrei cercare altri percorsi per imporre un regime diverso e decidere la rottura solo se mi trovassi di fronte ad un atteggiamento immutato di presunzione e di arroganza.
Nell’immediato, però, non so proprio cosa fare per rispondere all’evidente aggressione offensiva e mortificante; l’idea di una vendetta non mi sfiora, anche perché quello è un sentimento che ‘si consuma freddo’ ed io sono troppo ‘caldo’ per poter pensare a qualcosa per punire la cattiveria della mia convivente; Ines mi suggerisce che forse ‘rendere pan per focaccia’, nell’immediato può risultare utile e perfino produttivo.
In fondo, non abbiamo legami e lei ha scopato e scopa a piacimento; posso semplicemente percorrere lo stesso sentiero; godo di un certo fascino, tra le amiche di Katia, quello stesso ambiente in cui lei sguazza con le sue sveltine in bagno; basterebbe offrire qualche drink, invitare qualcuna ad una pizza o, al massimo, a cena, e troverei braccia e cosce aperte ad accogliermi; la guardo stralunato; per tutta risposta, mi guida al suo appartamentino.
“Sei proprio troppo buono; eri tanto preso della tua carnefice che neppure ti accorgevi che molte single, come me, non amano e non accettano rapporti duraturi e impegnativi, ma sbavano dietro al fascino di alcuni personaggi; tu sei uno di quelli che mi sarei scopato dal primo momento che ti ho visto; sfortunatamente, strinsi amicizia con te e con la troia; poiché sono una persona corretta, non me la sono sentita, in questi anni, di concupirti a danno di lei; se però arrivi alla determinazione di restituire pan per focaccia, la prima donna da scopare devo essere io!”
Siamo arrivati alla sua abitazione, un ampio monolocale nel quale alcuni mobili individuano spazi diversi per varie destinazioni; la parte del leone la fa senza dubbio un grande letto a due piazze che solo una libreria separa dall’ambiente di soggiorno ed angolo di cottura; chiude la porta alle nostre spalle e mi spinge direttamente sul letto; non sono pronto ad un inizio così scoppiettante, anche se, nel breve tratto dal bar dove ci siamo incontrati a casa sua, mi sono molto eccitato.
Il lato ‘bonario’ di me, quello che forse talvolta mi fa apparire ‘tre volte buono, quindi fesso’, mi opprime in quel momento con assurdi sensi di colpa nei confronti di una bugiarda puttana; Ines rivela a quel punto la grande forza d’animo e l’autentica amicizia per me; quasi mi aggredisce con una rampogna che ci metto poco a giudicare meritata, sapendo anche che è altrettanto amica di Katia e parla per senso di onestà e non per presa di posizione.
“Marco, sai bene che quelli come te dalle nostre parti si definiscono ‘troppo buoni’ per nascondere il giudizio di stupido, sempliciotto; non puoi rimanere ancorato ad un’amicizia infantile e farla diventare amore che ti distrugge la personalità; io ho una simpatia per te che non puoi immaginare; da tempo desidero provare con te il sesso più intenso e ricco; ma non ti dirò mai che ti amo e non accetterò profferte d’amore.
Rispetto troppo l’amore, specialmente quando lo registro con persone ‘belle’ come te, per accettare di farne la mia guida di vita; io voglio il tuo corpo, il tuo sesso; voglio anche il tuo amore ma non ti consentirò di pronunciare quel termine, perché ho paura di non riuscire più a difendere la mia libertà, se decido di appartenere a un solo uomo; in qualunque momento mi vorrai, sarò pronta a darti sesso, piacere, passione, anche un pizzico d’amore, se insisterai a chiedermelo.
Nel lessico contemporaneo c’è un termine, ‘scopamico’, che forse ti da chiaro il senso di quello che voglio che tu sia per me, l’amico caro, carissimo, al di sopra di tantissime cose, forse di tutte; ma a quest’amico chiedo sesso, scopate epiche, tanta passione, senza scomodare amore, famiglia ed eternità; tu, dietro la parvenza di un amore che non sai definire, ti sei reso chiavo di una troia senza speranze di riscatto; rischi di essere sopraffatto e distrutto.
Devi imparare a rendere quel che hai ricevuto, pane per focaccia; scoprirai che tantissime donne tra le amiche, mie e di Katia, al bar o in discoteca, ti darebbero volentieri la passione che sono disposta a darti io; forse non quel pizzico amore che io mi trovo a metterci mio malgrado, perché mi piaci troppo; anche sul lavoro, non sarai in grado di contare le impiegate e le operaie che, per passare qualche ora con te, a cena e poi a letto, farebbero carte false.
Io adesso ho l’ingrato compito di sverginare la tua mente; non il corpo, perché a quello ha provveduto Katia che almeno per due anni è stata sul serio la tua donna; ma devi farti violenza e fare sesso con me; se vuoi, mettici tutto l’amore che vuoi, ma non lo chiedere a me; non sono in grado di darti lo stesso sentimento; solo sesso e tanta passione; ma devi uscire da questo letto con la coscienza che sei un uomo libero, in grado di essere l’amante ricercato e capace di far assaggiare il paradiso a chi viene con te.”
“Ines, non sono il bambino deficiente al quale devi fare la lezioncina; sono disorientato perché avevo sperato in una vita e mi trovo a doverne vivere un’altra; ti amo; se non ti va, fai conto che non l’abbia detto; non so fare sesso bruto e arido; se non amo, non posso e non voglio scopare; tu non sei obbligata; mi sei egualmente molto cara e voglio darti amore; sarò anche l’amico che ti scopa; ma lo farò con amore; lascia solo che mi abitui all’idea che il mio mondo sta cambiando.”
Il gesto con cui risponde mi lascia ancora più spiazzato; sento le sue labbra afferrare le mie e succhiarle dentro la bocca; la sua lingua guizza come un rettile e penetra tra i miei denti; rispondo d’istinto e lecco quel piccolo fallo che mi penetra; comincia una schermaglia meravigliosa il cui obiettivo non è sconfiggere l’altra ma solo eccitarci fino a versare decilitri di libidine sotto forma di saliva che ci scambiamo con passione.
Il cazzo mi si irrigidisce nel boxer e va a cercare la figa; sento le cosce che si agitano finché il mio sesso è sul suo, separati dalla stoffa degli abiti e vogliosi di compenetrarsi sfondando perfino le stoffe; le mani mi scattano quasi in automatico e si fiondano sul seno ricco e carnale; le sue mi afferrano con forza i glutei e mi stringono al ventre che sembra scaldarsi come una macchina a vapore; chiudo gli occhi e levito in paradiso.
Ci contorciamo a lungo, cercando tutti i modi e tutti i punti per sentire scattare, nel sesso, nella testa e nel cuore, il piacere dell’altro corpo; afferro i capezzoli e li strofino con passione infinita; copro di baci la fronte, gli occhi, le gote, le orecchie, la bocca; mi abbandono ai suoi baci caldi, lussuriosi, amorosi, anche se dice di non volere, che mi titillano le orecchie e il collo, divorano la mia bocca e la succhiano nella sua.
E’ una primavera calda e siamo vestiti leggeri; sbottono la camicetta e la apro; si solleva un poco e la sfila; sgancia il reggiseno e il petto mi esplode davanti agli occhi; finalmente posso prendere tra le labbra i capezzoli e sentire il loro sapore di fragole mature che mi inonda la bocca; si abbandona al piacere che le do succhiando e sbottona abilmente la camicia; la sfilo di colpo e avverto i dentini aguzzi afferrarmi i capezzoli; la fermo perché l’orgasmo mi preme urgente dalla prostata.
“Che tu sia maledetto, amico mio carissimo; fammi fare l’amore come vuoi e poi ti maledirò per sempre!”
“Ti amo, dolcissima ragazza meravigliosa; voglio imparare da te tutto quello che mi serve per essere l’amante migliore del mondo; ma tu sarai perennemente in cima ai miei pensieri, alle mie voglie, alle preferenze; non voglio farci niente e non puoi impedirmelo; mi scoperò tutta la città, se così vanno le cose; ma sarò lo scopamico più pressante e tenace che tu possa immaginare; ho bisogno di te per credere in me stesso; ti voglio con tutto l’amore del mondo … “
“Sta’ zitto, scopami e lasciati scopare; non sai quanta passione ho per te; ti vorrò sempre, anche quando sarai stanco e sfiancato da altre donne; ma non azzardarti a chiedermi amore; se arrivassi a dirtelo e a dartelo, sarei un’altra donna e non so se ti piacerei più.”
“Amore mio; ci insisto e non accetto che me lo proibisca; cambierò le mie abitudini, ma non puoi cancellare la mia tendenza a divinizzare una donna, anche una troia da marciapiede come la tua amica, e amarla al di là del suo valore; sto cambiando dentro, mi sto innamorando della mia guida umana; non puoi impedirmi di amarti; puoi solo guidare l’amico e lasciare che ti ami.”
Mi sta possedendo letteralmente in tutti i modi; le sue mani scivolano sul mio corpo e toccano tutti i punti erogeni; la sua bocca svaria dappertutto, dai capezzoli al ventre; abilmente, apre la cintura e fa scorrere, lungo il corpo disteso sul suo, insieme pantaloni e boxer; il cazzo si adagia sul suo ventre; sento il rumore di una cerniera che si apre e gonna e slip vanno giù tra i due corpi finché sento il suo completamente nudo.
Ines afferra l’asta e la guida alla figa; non accenna né a masturbare né ad altre iniziative, come se prenderla nel ventre fosse in quel momento la mossa più importante e determinante; la appoggia fra le cosce, rasente la figa, e si agita masturbando il clitoride gonfio di piacere; sento che geme per un orgasmo notevole; allunga una mano fra di noi e se la porta alla vagina; si penetra lentamente, delicatamente, amorosamente; mi sento al settimo cielo.
Accenno a montarla; mi blocca afferrandomi i fianchi; si stringe a me quanto è possibile; sento i muscoli della figa che stringono e carezzano la mazza; trattengo il fiato in attesa che mi consenta di possederla come natura richiede; non accenna a cambiare ritmo, ma la mia e la sua eccitazione sono sempre più alte; seguo le smorfie del suo volto e leggo la passione immensa che sa esprimere; godo più con la testa che con il sesso; esplodo all’improvviso e lei con me; urliamo come animali feriti.
“Sei riuscita a portarmi all’orgasmo senza farti cavalcare?”
“Perché, la tua mazza dove mi ha portato? Mi pareva che fossimo insieme quando siamo venuti!”
“Un nuovo modo di scopare?”
“No, amico maledetto e dolcissimo; questo era amore; se doveva essere sesso, non potevi risparmiarti la monta; questo orgasmo è stato frutto del nostro desiderio, di quel maledetto amore che tu ci metti in razioni abbondanti e che mi ha travolto; mi hai amato tanto che ho finito per ricambiarti; a scopare, avremo tempo!”
Quella sera facciamo l’amore in tutti i modi possibili; quello che ho appreso da Katia, regina del sesso in tutte le sue declinazioni, mi aiuta a portare Ines in paradiso più volte, cavalcandola in tutti i buchi e percorrendo col cazzo tutto il corpo, dalla bocca, attraverso i seni, fino alla figa e al culo; la penetro in figa da tutte le posizioni immaginabili; altrettanto faccio con il culo che trovo particolarmente ricettivo ma ancora serrato da provocarmi sborrate intense con la stretta dello sfintere intorno al cazzo.
Torno a casa a notte alta e neppure mi curo di verificare se la mia compagna sia a letto; da quel momento, comincia la mia personale ‘avventura nella libidine’; come mi ha suggerito la mia meravigliosa scopamica, inizio a guardarmi intorno e scopro che quasi tutte le colleghe impiegate nella fabbrica aspettano solo un mio cenno per accettare di farmi compagnia ad uno spettacolo teatrale o ad una proiezione cinematografica, ad un evento sportivo o ad una serata di ballo.
Affitto anch'io un alloggio in centro per adattarlo a garconnière; prendo un piccolo appartamento, nel caso mi trovassi costretto ad andarmene dalla casa, formalmente di Katia; dopo ogni cena, inevitabilmente finisco nel mio ‘nido d’amore’ con la prescelta; spesso mi capita di andare a cena e di scopare per una lunga serata con donne sposate, decise a tradire il marito; un poco mi sento in colpa, forse perché mi duole comportarmi come Katia; ma godo assai intensamente e loro ne escono felici.
Scopro che anche le operaie e le altre addette alla fabbrica non hanno né esitazione né remore ad accettare inviti per una pizza, per una cena o anche solo per bere insieme qualcosa; tutte sanno per certo che andremo a scopare nella mia ‘tana’ e sono felici di come le tratto con amore anche quando le scopo con la violenza più aspra che mi riesca; la stessa cosa capita quando mi dirigo al bar, sede privilegiata per le sue scopate dalla mia compagna, di cui non ho più notizie.
In questa sinecura esasperata nella quale il disamore prende facilmente il posto della passione che mi ha condizionato fino a quel momento, passano molti mesi; mi sono ormai quasi adagiato nella condizione di compagno distratto che non chiede conto, non racconta di sé, non chiarisce niente ma continua a mantenere una parassita ormai solo ospite sopportata; è lei a decidere di alzare l‘asticella perché non le basta più ignorarmi e farsi scopare da tanti.
La sera che si fa trovare a letto con l’avvocato suo amante, riesco ad impormi una calma innaturale; cerco di spiegarle le motivazioni che portano alla rottura, ma ne ricevo una sorta di calcio in faccia perché si impunta sulla sua volontà di essere dominante nel rapporto e di volermi ad ogni costo slave del suo sesso, addirittura accettando di leccarle la figa dopo che l’amante le ha sborrato dentro; ci lasciamo scambiandoci oltraggi e parolacce.
Quando resto solo, raccolgo in due valigie le mie cose e le trasferisco nella mia macchina, della quale lei non ha la chiave; mi preparo praticamente a lasciarla; per smaltire la rabbia, come sempre, mi rifugio in una grande scopata con Ines, la mia affettuosa e sensibile scopamica che si lascia andare, senza accorgersene, a piccoli gesti e frasi smozzicate d’amore, che mi colpiscono particolarmente perché è evidente che la sua armatura da single va presentando delle crepe e che lei è più spaventata dal possibile suo cedimento alle mie profferte d’amore che determinata ancora a difendere la sua libertà.
Katia alza ancora l’asticella e, dopo meno di una settimana, si presenta a casa con un nero maestoso, uno splendido esemplare di maschio, con cui cerca di impormi un rapporto a tre, in cui dovrei essere spettatore passivo o schiavo ad entrambi; appena vanno in camera, lascio le chiavi dell’appartamento sul vassoio dove in genere le deposito, quando torno dal lavoro; esco alla chetichella; telefono a Ines per avvertirla e vado a prenderla al solito bar.
Dopo meno di mezz’ora, siamo nel mio appartamento e stiamo rotolandoci sul letto amandoci alla follia; nella sua straordinaria sensibilità, la mia scopamica mi travolge nella sua passione accesa, impedendomi di parlare d’amore, ma offrendomi le più belle scopate che abbia mai immaginato; dopo che l’ho presa appassionatamente in figa, a missionaria, è lei stessa a sollecitarmi a scoparla a pecorina, prima in figa, senza sborrare, poi nel culo.
Inginocchiato dietro il suo culo maestoso, magnetico, mi chino a leccare il perineo, dalla figa all’osso sacro; più volte infilo la lingua per scoparla con quella; la sento godere intensamente con gemiti delicati e dolci; quando mi rendo conto che è pronta, sposto la punta del cazzo all’ano e la penetro profondamente, in due tempi, per darle modo di assorbire la mazza nel ventre; mentre sono profondamente immerso nel suo culo, squilla il suo telefonino.
E’ Katia che le chiede se abbia notizie mie; ha chiamato lei perché il mio telefonino non risulta raggiungibile; l’amica la prende in giro a lungo con molta ironia, rivelando che da mesi sa tutto delle schifezze che ha fatto, fino all’estremo di quella sera che mi ha indotto a lasciarla definitivamente; l’altra protesta con menzogne evidenti anche a un imbecille e cerca di arrampicarsi sugli specchi della libertà di sesso finché Ines la liquida.
“Marco è qui, nel mio letto, anzi nel mio culo; c’è stato già altre volte e mi fa godere come nessun altro mai; sta ascoltandoti e sa quante stupidaggini ti stai inventando; sappiamo bene quello che hai fatto al paese e qui, da due anni a questa parte; si è disamorato e ha trovato decine di donne disposte a scopare con lui assai meglio di quanto fai tu con amanti occasionali in un cesso o nel letto di casa; ti consiglio di lasciare stare e sparire; è l’unica opzione che ti resta!”
Interrompe di colpo la comunicazione e lascia l’altra che ancora cerca di accampare scuse per non perdere il compagno che sostiene il suo parassitismo; pone anche lei, come ho fatto io, il divieto di chiamata al suo numero e si rivolge a me con la speranza che l’episodio non ci impedisca di continuare la cavalcata che abbiamo lasciato a metà; riusciamo a recuperare l’equilibrio necessario per completare l’inculata che è stata interrotta e scopiamo fin quasi all’alba; una volta tanto dorme a casa mia.
Evito accuratamente, nei giorni successivi, di incrociare, anche per caso, la mia ormai ex compagna; non è difficile perché gli ingressi possono essere diversi, per operai e impiegati; durante le ore di servizio non può muoversi per venire nel mio ufficio; ho dato disposizioni perché non mi disturbi e, nell’intervallo per il pranzo, non vado più in mensa ma uso una convenzione con una trattoria vicina per mangiare meglio e da solo.
Ma Katia è presto alla disperazione e riesce a farsi dare un’ora di permesso per questioni amministrative; dribbla tutti i divieti che ho posto e piomba nell’anticamera del mio ufficio mentre stiamo lavorando; Clotilde, la ragazza che mi fa da segretaria, mi avverte che la mia ex compagna è lì e chiede di parlami; non me la sento di respingerla e la lascio entrare.
“Marco, sono alla canna del gas; ho bisogno del tuo aiuto; devi ascoltarmi … Sai perfettamente che, a questo punto del mese, non ho un centesimo per le spese di casa; fino a che eri con me, provvedevi tu; ora devo arrangiarmi da sola; il mio salario è esaurito e non ho soldi per mettere in tavola due uova per cena; assodato che ti sei stancato di me e te ne sei andato, puoi aiutarmi ad arrivare a fine mese? Quando avrò il mio salario, mi organizzerò per sopravvivere senza il tuo aiuto; ma questa situazione era del tutto imprevista ed ho necessità di chiedere il sostegno dell’unica persona che può darmelo!“
“Sarei io l’unica persona a cui ti puoi rivolgere? E l’avvocato tuo amante neppure ti garantisce un minimo di aiuto, visto che ti scopa così frequentemente e così bene? E tutti gli altri amanti che ti sbattono quasi quotidianamente? Non c’è nessuno che possa mantenerti come faceva quell’imbecille del tuo compagno pieno di corna e ridotto a slave tuo e dei tuoi bull?”
“Ti prego, non riapriamo il libro dei litigi; la tua nuova compagna, la falsa amica Ines, mi ha già sbattuto in faccia tutto quello che ho fatto, prima al paese e adesso qui, da due anni a questa parte; ho colpe assai gravi, soprattutto di non avere avuto fede in te e di averti tradito volgarmente; ti sto chiedendo solo di essere ancora una volta buono, bada che non ho detto e non voglio dire tre volte buono; non pensare che lo saresti, se mi aiutassi.
In questi quattro anni, comunque siano andate le cose, sei stato tu a sostenermi; riesci a farlo ancora per questo mezzo mese? Dal prossimo salario, farò da sola, anche con grossi sacrifici; ora sono alla fame, senza il tuo aiuto; riesci a dimenticare per un attimo chi sono e perché te ne sei andato? Ce la fai a farmi sopravvivere?”
“Clotilde, per cortesia, fai la pratica per caricare sulla scheda prepagata cinquecento euro; poi la darai alla signora a liquidazione di ogni rapporto; cerca di fartela bastare fino a fine mese; non voglio neppure vederti più, da questo momento; preferirei saperti morta; mi accontento di essere certo che non peserai più sulla mia vita. Addio, troia!”
“D’accordo; sparisco, se è quello che vuoi; mi piacerebbe sapere però dove un’ameba come te trova uno straccio di donna; è la tua amica Ines che si lascia scopare da un bradipo impotente?”
“Katia, per essere elegante devo dirti che mi hai rotto i coglioni; da quando hai cominciato a parlare, ho difficoltà a reggere la voglia di vomitare; se non fossi la ragazzina imbecille che sei, sapresti che tutte le impiegate dell’azienda hanno passato almeno una notte con Marco, anche quelle felicemente sposate e con figli; il ‘bradipo’ pare che dia tanto amore e tanta gioia a chi ci va a cena che alla fine hanno difficoltà a tornare alla normalità.
Se proprio ti va di sapere, sono incazzata nera perché, dopo essersi passato le migliori impiegate ed operaie, oltre alla tue care amiche e compagne di gozzoviglie, questo maledetto dongiovanni ha guardato come un mobile inutile solo una persona, me; non ha avuto nemmeno il buongusto di propormi una pizza; eppure sa che sarei pronta a gettarmi nel fuoco per lui; vuoi sapere chi lo vorrebbe volentieri nel suo letto per una notte? Interroga le frequentatrici del tuo bar e chiedi chi tra loro NON ti ripeto NON è stata a letto con lui; Ines è la più assidua, ma tutte le altre ci sono state; se mi invita, anche stasera vado a letto con lui e, se vuole, mi fermo a lungo … “
“Scusa, Cloti; non sapevo di questa situazione per me impensabile; ho commesso un altro errore di valutazione; Katia, a questo punto non credo proprio di poter dire altro; è finita.”
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