tradimenti

Divorzi 2


di geniodirazza
17.04.2024    |    2.124    |    2 9.0
"“ “Come hai saputo che Roberto è il marito di Nicoletta?” “Laura l’ha scoperto dai social network dove le tue gesta sono ampiamente celebrate; se sua moglie..."
Non perse tempo, Anna, e dopo due settimane era già a Roma col suo amante; anche Alberto, sin dal giorno dopo il chiarimento davanti a Maria, andò ad occupare il suo posto in casa dei ragazzi e non dovette cambiare niente delle vecchie abitudini, visto il ruolo di genitore unico e polivalente che aveva sempre svolto per amore alla moglie e rispetto del suo desiderio di essere protagonista nel lavoro.
I mesi scivolarono pigri, ma gli inciampi furono molti e notevoli; Anna non riuscì quasi per niente a rispettare l’impegno di incontrare i ragazzi, nemmeno a week end alternati; peggio ancora, la frequentazione dei social network consentì ai figli di scoprire dei post in cui si celebravano le ‘scampagnate’ dei ‘piccioncini’ nei luoghi celebrati della ‘dolce vita’; quando la madre si presentò senza preavviso un mercoledì a casa di Maria pretendendo di incontrare la figlia, Laura rispose con un deciso ‘no’.
Anna capì che era andata oltre i suoi diritti, proponendo di essere arbitra unica della vita degli altri; a nulla valsero le lamentazioni con sua madre, che le ricordò la sorte riservata a Guido quando si era scoperto il tradimento; le suggerì di riflettere bene prima di rendere incancrenita una situazione che le appariva assai poco chiara; ma Anna stava vivendo un momento di gioioso benessere e invitò sua madre ad occuparsi delle persone che aveva vicino; a se stessa avrebbe badato lei.
Ma le cose non stavano esattamente come lei cercava di proporle ai suoi; in un ambiente dove lo ‘Studio Squillaci’ aveva potere ed autorità, lei era risultata eccezionalmente valida; nello studio dove lavorava con Massimo, le sue qualità e il nome che portava erano garanzia; a Roma, arrivata imprevista accanto all’amante già assunto con contratto, si scontrò con un ambiente ostile, dove era nessuno e dove il maschilismo imperava incontrastato.
Nel volgere di alcuni mesi, anche il suo amante si rivelò il maschilista becero che la moglie aveva cacciato dalla sua vita; Anna lo reggeva in nome di un amore strano e adolescenziale di cui non aveva il senso e il limite; ma le umiliazioni a cui era sottoposta e le risatine ironiche anche di lui le diedero facilmente la dimensione dell’errore commesso, cacciando imprudentemente dalla sua vita l‘uomo che l’aveva sorretta e sostenuta per tanti anni a qualunque condizione.
Cercò inutilmente una spalla asciutta su cui versare la rabbia, la frustrazione, il pentimento forse; ma non c’era nessuno, in un ambiente nuovo ed ostile, che fosse disposto ad ascoltare le sue recriminazioni; la colse il dubbio che nel suo passato ci fosse la chiave per uscire dal cul de sac in cui si era infilata; sua madre però era stata persino feroce con lei; la figlia aveva quasi scientificamente dimostrato che vivevano due mondi separati; restavano la sorella Nina e l’ex marito.
Consigli da sua sorella era inutile aspettarne; la sua filosofia di vita non dava peso agli altri; il mondo girava intorno al suo ombelico, tutto il resto era scarto e superfluo; con Alberto stentava a trovare il coraggio di aprirsi per confessare le colpe e il pentimento; il suo orgoglio era ancora abbastanza smisurato per impedire di arrivare a quella conclusione, logica ma impraticabile; decise di aggirare l’ostacolo inventandosi un quesito a cui solo un criminologo qualificato poteva dare risposte.
Alberto, per quieto vivere, come sempre, la ascoltò e pacatamente le diede la risposta tecnica che lei aspettava; subito dopo le chiese apertamente il vero perché di quella strana telefonata; si sciolse come ghiaccio al sole e confessò onestamente i disagi che stava vivendo e i dubbi che la attanagliavano; l’ex marito l’avvertì che aveva difficoltà a porsi da amico a suggerire cose che toccavano la loro vita; le propose di rivolgersi a sua madre o, meglio ancora, a sua figlia.
Di fronte alle sue obiezioni, fu costretto a spiegarle, in tono quasi professorale, che sua madre era troppo matura e sensibile per non rendersi conto che una figlia non si abbandona mai; sotto la scorza di durezza, era sempre la sua prima ammiratrice; in quanto all’obiezione che non era il caso di parlare di sesso con una ragazza di appena diciotto anni, le ricordò che lei a quell’età aveva fatto già molte e terribili esperienze; sapeva per certo che Laura faceva l’amore col suo ragazzo.
Glielo aveva confidato la figlia con cui parlava spesso anche di cose che un normale rapporto familiare poteva considerare sconsigliabili; dopo essersi sbalordita di fronte a verità chiare che solo il suo egoistico pensiero non arrivava a vedere, chiese maggiori ragguagli e lui le riferì il colloqui avuto con la figlia; tutto era successo un pomeriggio che la casa era vuota; Laura e Barnaba, il suo ragazzo, si erano trovati in cucina; lei stava sistemando piatti e lui doveva prendere un bicchiere dall’acquaio.
Per arrivare al pensile, si sporse alle spalle di lei; aveva cercato di non accostarsi, ma evidentemente fu anche lei, che era arrivata al momento del massimo desiderio, a spingere indietro il sedere, che si appoggiò pari pari sul ventre; la reazione del sesso fu immediata e incontrollabile; si levò in tutta la sua possanza e si piazzò tra le natiche; per un attimo tentò di ritrarsi, ma lei protese indietro la schiena e si appiccicò a lui; le passò le mani davanti e le afferrò il seno; aveva un sedere sodo e saldo, ben disegnato e accogliente; e le tette erano piene e morbide.
Come Laura le aveva confessato, la fece girare, la abbracciò e la baciò sulla bocca, con dolce furia; lei tenne le labbra strette e quasi si scontrarono con i denti; perché non avevano molta esperienza; delicatamente, le forzò le labbra con la lingua, finché lei capì e aprì la bocca lasciandosi penetrare dall’altra; cominciò a passarla sul palato, percorse uno a uno i denti; ritrasse la sua e si preparò a ricevere quella di lei.
Coglieva al volo le cose, la loro figliola; in un attimo il ragazzo fu penetrato dalla sua lingua che si spingeva verso la gola e lo leccava dentro, dappertutto; si avvertiva che il membro gli doleva, tanto era duro, e lei aveva fremiti continui e spingeva il pube contro per sentire meglio la mazza sul ventre.
La prese per una mano e la portò sul divano, aprì l’ampia camicetta e fece esplodere due tette da infarto, almeno di quarta taglia, carnose fino a essere leggermente pesanti, con un’aureola intensa e vasta su cui s’imponevano due capezzoli grossi come nocciole; sganciò il reggiseno, le afferrò il seno e cominciò a manipolarlo, dimostrando una certa esperienza, si abbassò e prese in bocca un capezzolo, prima, e l’altro, dopo; intanto massaggiava le mammelle e le sfregavo tra di loro.
Le sganciò la cintura dei pantaloni, aprì la lampo e infilò una mano nelle mutande classiche, ancora da ragazzina; avvertì un calore intenso che emanava dalla vagina in piena eccitazione; fece entrare un dito nel folto bosco dei peli che si estendevano quasi fino all’inguine e s’infilò nella vulva; trovare il clitoride fu un gioco da ragazzi, visto che si protendeva fuori delle piccole labbra come un pene; lo masturbò con frenesia finché lei urlò di piacere.
Interruppe per un momento il racconto per chiedergli se avesse sofferto a sentire quello che la loro ‘bambina’ aveva fatto; le ribatté che aveva sopportato assai di peggio, dalla donna che amava ancora oltre i meriti; d'altronde, si era posto davanti al racconto, che lui stesso aveva chiesto, nell’atteggiamento del guardone; insomma, era stato assai più difficile resistere ad un istintivo desiderio incestuoso che alla narrazione pura e semplice di un grande momento d’amore; riprese a raccontare.
Nel desiderio ormai di andare fino in fondo, che ambedue avvertivano irresistibile, lui la fece alzare, le abbassò i pantaloni e glieli sfilò; rimase nuda davanti a lui e si rese conto che era veramente un gran pezzo di femmina sacrificato in un improprio abbigliamento fanciullesco, cominciò a leccarla dalla gola, passò ai seni e tornò a succhiarli con foga; ebbe un secondo orgasmo, ancora più intenso; si inginocchiò, le sollevò un piede fin sul divano.
Entrò nella vulva prima con un dito che andò subito ad artigliare il clitoride; la sentì fremere e urlare ancora di piacere; poi si abbassò con la testa e vi andò con la lingua; quando le lambì il clitoride, gemette quasi come se piangesse, ma stava godendo e gli inondava la bocca di umori; fino a quel momento, lei se ne era stata immobile a lasciarlo fare, senza forse rendersi conto di quel che avveniva sul suo corpo.
Aprì la patta, tirò fuori il membro, prese la sua mano e la accompagnò a impugnare l’asta; non l’aveva fatto prima, perché se ne stava immobile; guidando il suo polso, avviò una masturbazione lenta e saporita; imparava presto e gli diede enormi sensazioni di piacere con una manipolazione infantile e impacciata; premendole sulle spalle, la fece abbassare e, quando fu all’altezza giusta, le appoggiò il sesso sulle labbra; capì e ingoiò, d’un solo colpo, tutta l’asta; le prese la fronte per fermarla e le suggerì il movimento di va e vieni; capì che le piaceva leccare e succhiare; lo fece con diligenza.
A quel punto, però, voleva possederla; la fece stendere sul divano, le divaricò le gambe, s’inginocchiò e infilò il membro in un sol colpo; urlò, ma forse era solo piacere; la montò a lungo, con calma, strappandole tutti gli orgasmi, i lamenti e gli urli che poteva; visto il personaggio ingenuo, si rese subito conto che non poteva goderle dentro; sicuramente non prendeva precauzioni e lui non aveva preservativi, nemmeno pensò di chiederglieli.
La lasciò godere a lungo e pensò che, da dietro, sarebbe stato più semplice ritirarsi all’ultimo momento ed eiacularle sul sedere; si alzò, guardò il membro e rimase di sasso; era coperto di sangue.
“Eri ancora vergine?”
Chiese e indicò il sangue sul sesso; fece cenno di sì; la fece alzare, le disse di appoggiare le mani sul divano, la prese per i fianchi e appoggiò, stavolta delicatamente, il membro alla vulva; le prese una mano, l’accompagnò sulla vagina e le indicò il movimento per masturbarsi; così, mentre la penetrava da dietro, lei si masturbava; cominciò a pompare spingendo il membro fino in fondo, contro il collo dell’utero; a ogni colpo, lei gemeva, si contraeva, si contorceva … e godeva.
Andarono avanti per un po’, gustandosi il piacere di una vagina stretta che abbracciava il sesso e lo accompagnava avanti e indietro con intensi e continui fremiti di piacere; quando lui avvertì che stava per eiaculare, si ritrasse di colpo, uscì, appoggiò il membro sulla schiena, nella fessura tra le natiche, e riversò un fiume di sperma sulla sua pelle delicata; Laura ebbe un ultimo sussulto, un orgasmo violento e si gettò sul divano a corpo morto tenendosi la vulva quasi per non far disperdere il piacere.
“Nostra figlia ha raccontato a te la sua deflorazione? ... Lui mi pare che ti assomigli, in quanto a delicatezze; pensi che sia affidabile?”
“Perché non provi a parlare con tua figlia? Ti ho sentito io le volte che raccomandavi, alle signore che si rivolgevano a te per divorziare, di essere chiare e aperte coi figli; perché tu non ci provi nemmeno?”
“Non fare finta di non sapere che l’ho delusa profondamente ... “
“E tu non farmi tornare a dire che solo due persone, tua madre e tua figlia, possono non solo perdonare ma anche dimenticare e cancellare qualunque cosa sia successa ... L’unica condizione è che tu dimostri di volerti riappacificare; pensa alla storia e a Matilde di Canossa e troverai la soluzione.”
“D’accordo; cercherò di parlare anche con loro; grazie per l’aiuto; non speravo che, con quello che t’ho fatto, continuassi ad essermi amico ... Ciao!”
“Non sono ancora capace di dimenticare né so se riuscirò mai a cancellare gli errori; ma perdonarti non mi è difficile; l’amore comporta anche questo, quando lo si vive come lo sento io. Auguri per il tuo futuro. Ciao anche a te.”
Ebbe molto tempo e molte cose, su cui riflettere, specialmente quando era vittima di soprusi e mortificazioni in un ambiente di lavoro ostile; ma, più che l’ostruzionismo dei colleghi, decisamente volgari maschilisti, si sentiva offesa dall’atteggiamento del suo compagno che non solo si accodava agli sberleffi ma la derideva con sorrisi ironici quando se ne lamentava in privato; sentiva che i conti non tornavano e più volte fu tentata di recuperare almeno il rapporto con la madre, titolare dello Studio dove voleva tornare.
Dopo un lungo tentennamento, decise di affrontare il toro per le corna e di provare a parlare, viso a viso, con Maria per valutare l’ipotesi di tornare a lavorare in famiglia e a stare coi figli; approfittando di un lungo ponte di vacanza, prese un treno di alta velocità e fu a casa sull’ora di pranzo; Alberto aveva surrettiziamente suggerito che si presentasse con la testa cosparsa di cenere e dopo una lunga attesa in ginocchio davanti alla porta.
Invece, come lei aveva intensamente desiderato, aperta la porta, la madre l’accolse con un abbraccio affettuoso, mistificato dalla solita espressione burbera; prima ancora che lei avesse parlato, l’aveva già avvertita che il posto in Studio restava ancora suo, se desiderava tornare indietro; per l’alloggio, la sua camera era ancora vuota; ma, se il suo obiettivo era tornare in famiglia, si sarebbero dovuti affrontare problemi spinosi di relazione con il marito e con i figli; le suggerì di parlare con Laura, innanzitutto.
Sapeva perfettamente che quello scoglio era il più duro da affrontare e che contro di quello rischiavano di schiantarsi le sue speranze di ‘risalire in sella’ e riprendere intero il suo posto nella realtà delle famiglie, quella di origine e quella formata col matrimonio; nell’assillo di trovare un percorso, si rivolse a sua sorella Nina, con la quale sapeva che sua figlia aveva un rapporto intenso e proficuo; la violenta reazione le arrivò imprevista.
L’avvocata che aveva scelto la vita da singola e l’amore libero le sbatté in faccia che stava sognando, come nel detto popolare, di avere la botte piena e la moglie ubriaca, il marito ‘massaio’ per la quotidianità e l’amante entusiasta per i fine settimana, senza rendersi conto che la libertà totale si pagava con la solitudine, come era capitato a lei che respingeva ogni approccio con gli impegni del matrimonio per vivere la propria libera sessualità; le ribatté che lei cercava l’amore che non aveva mai provato per il marito.
Nina, per amore alla famiglia, non si rifiutò di convocare Laura, tacendo la presenza della madre; la nipote non respinse l’invito e in breve fu a casa della nonna dove trovò Maria, Nina ed Anna; dopo un attimo di smarrimento ed un’occhiata di fuoco alla zia che le aveva imposto una decisione non condivisa, fu comunque dolce con la madre che baciò sulle guance in atteggiamento affettuoso ma risentito; non le perdonava le scelte avventate; aveva capito quasi tutto e rimproverava alla donna la mancanza di responsabilità.
Si sentiva forte ormai di un’esperienza di vita come il primo grande amore e la decisione di essere ‘donna’ fino in fondo, con la complicità e la comprensione di suo padre che aveva discusso e condiviso con lei scelte non facili, alla sua età; dopo una convivenza di più di un anno con la donna che l’aveva sostituita nel cuore e nel letto di suo padre e che aveva avuto nei confronti di loro figli un comportamento da amica vera e convincente, non riusciva a capire perché lei fosse tornata.
Anna cadeva dalle nuvole; non sapeva niente di una donna che fosse diventata compagna dell’ex marito; non capiva come e perché i figli l’avessero messa da parte e si fossero votati alla nuova presenza in casa; Laura le sbatté in faccia che il suo comportamento, analizzato scientificamente, aveva rivelato una sindrome di Peter Pan che coglieva quasi tutti i ragazzi nella fase della pubertà, il rifiuto totale a crescere e ad assumere responsabilità.
In pochi casi questa patologia si manifestava in individui adulti; lei se l’era trascinata fino ai quarant’anni, aggravata dalla dichiarazione che non aveva mai amato suo marito ma l’aveva sposato per avere serenità e garanzia di famiglia; eppure si era eretta a giudice e boia quando suo marito aveva avuto uno scivolone perdonabile, mentre lei era stata infedele fin dal matrimonio; lei che stava vivendo la stagione più bella per una donna, il sogno di un amore indefettibile, non se la sentiva di credere al pentimento.
Nonostante le pressioni che tentarono di esercitare nonna e zia, Anna fu costretta dalla inflessibilità della figlia a scegliere di tornare nello studio, anche se in una responsabilità minore di quella che aveva lasciato, ed a decidere di vivere in casa di sua madre, nella camera che aveva avuto sin dall’infanzia; in tempi anche assai brevi, riuscì a organizzarsi un modo di vita che le consentiva comunque una certa autonomia per cui poteva fare molto tardi la sera e talvolta passare la notte fuori, forse da un amante.
L’ultima imprevedibile ‘sceneggiata’ si recitò una mattina che si fece annunciare un imprenditore di livello nazionale che si presentò allo studio con una richiesta di divorzio dalla moglie accampando una serie di colpe di lei per evitare di pagarle l’assegno stratosferico che richiedeva; Maria era interessata al caso e propendeva per la possibilità di accettare l’incarico e di mettere in campo tutta la sua indiscussa esperienza per vincere una causa che appariva facile.
Nina risultò immediatamente meno propensa a quella soluzione, che le suonava fasulla, per un istintivo timore della bugia senza che le risultassero elementi per esserne certa; a sciogliere i suoi dubbi intervenne, senza neppure volerlo, sua nipote Laura che un giorno le chiese un incontro privato e discreto per sottoporre alcuni post che aveva incontrato sui social che frequentava; come le era capitato con le storie che sua madre s’era inventata, da Roma, per mistificare le sue assenze agli incontri di fine settimana.
Molte immagini pubblicate e spesso commentate ampiamente dai follover presentavano infatti le lamentele di un signora per i tradimenti di suo marito che aveva un’amante fissa per la quale stava organizzando il divorzio; l’amante indicata risultava, da alcune foto postate dalla ‘cornuta’, sua madre Anna, che evidentemente negli ultimi mesi di soggiorno a Roma aveva lasciato il ‘primo grande amore’ e si era consolata con un altro amante, forse prediletto come lo era stato Massimo.
Ancora peggio, Nina, dalle foto pubblicate dalla moglie e dai nomi indicati nelle didascalie, riconobbe nel marito adultero l’aspirante cliente dello studio, evidentemente scelto da sua sorella come nuovo ‘principe azzurro’ con cui sognare un futuro di amore infinito e di avventure senza limite; fece osservare che la sorella metteva a grosso rischio la credibilità dello Studio, se avessero accettato l’incarico.
Fu Laura, a quel punto, ad assumersi la responsabilità di contattare la donna tradita e di proporle di affidare il compito di rappresentarla nel Tribunale locale, dove il marito aveva preteso che fosse celebrata la causa, dallo studio della nonna e della zia, spiegandole anche che si trattava di sua madre e che lei non condivideva certe scelte decisamente prive di buonsenso; la signora non esitò a contattare Maria e a chiederle di rappresentarla in Tribunale, vista anche la fama di cui cui godeva.
Impiegò tempo ed energie, Laura, per convincere sua nonna a non sbandierare immediatamente le novità; arrivati a quel punto, preferì fare le cose in maniera un poco più spettacolare; d’accordo con zia Nina fece in modo che la domenica successiva si organizzasse un pranzo a cui fu invitata tutta la famiglia; lei fece in modo che ci fossero anche Barnaba, il suo ragazzo, e Serena, la donna che aveva sostituito la loro madre nel cuore e nel letto del padre.
Prima di cominciare col brindisi di apertura, presentò i due nuovi aggregati.
“Barnaba è il mio, come chiamarlo, ragazzo? Fidanzato? Compagno? Insomma è il mio grande amore, passa gran parte del suo tempo a casa, vive e dorme con me; è il mio grande amore e spero proprio che sarò l’unica donna della sua vita così come lui sarà l’unico uomo per me; non seguirò le orme di mia madre che ancora non ha capito cose assai importanti. Mamma, io sono certa che lui sarà il mio principe azzurro, anche se non verrà con cavallo, mantello, e cappello col pennacchio, come pare che tu ancora sogni.
Lo sarà perché insieme costruiremo una famiglia salda ed armonica, perché mi accompagnerà lungo le difficoltà della vita, che non mancheranno ma che affronteremo insieme; tu quel principe azzurro lo hai snobbato e lo hai respinto; io so di averlo incontrato e farò di tutto per crescere insieme. Grazie, papà, che anche in questo sei stato il ‘mio’ principe azzurro, hai capito, ascoltato, seguito e guidato anche nei momenti più delicati e difficili.
Papà, ancora una cosa a te; Serena è la tua donna; è inutile che ti arrabatti a mistificare; lei è la più cara amica che avremmo potuto desiderare io, mio fratello e anche il mio compagno, preferisco chiamarti così, amore; ma soprattutto è ed ha dimostrato di essere la migliore compagna che tu possa sognare di incontrare; vista la tua monogamia cromosomica, che aspetti a divorziare e a sposarla? Se ne sentite il desiderio, mi piacerebbe anche un nuovo fratellino, che sia il cemento del vostro amore.
Mamma, poi la nonna ti spiegherà che l’hai fatta ancora fuori dal vaso; e stavolta in maniera clamorosa; solo un consiglio, da figlia alla madre ragazzina impenitente; cerca di usare la testa, non solo sul lavoro dove sembri ineccepibile, tranne qualche scivolone come quello più recente; cerca di usarla soprattutto nelle scelte di vita, dove ti giochi assai più che un successo momentaneo e caduco; hai distrutto già troppo e ti stai muovendo come un elefante in un negozio di cristalli.”
“Quando la mia ‘mammina premurosa’ avrà finito di spiegarmi come si vive, mi farete il favore di spiegarmi qualche arcano; quindi il mio innamoratissimo e monogamico marito ha un’altra e tutto sembra regolare, per tutti; mia figlia si porta l’amante in casa e suo padre le fa da mezzano e sostenitore; Marco, tu non hai niente da confessare?”
“Anna, da venerdì mattina lo Studio ha assunto la difesa della signora Nicoletta Rossi contro suo marito Roberto che dovresti conoscere bene, a quel che ci risulta; tu sei fuori dalla vertenza e farai altro ... “
“Che significa? Non dovevi incontrare Roberto Rossi per prenderne la difesa contro sua moglie?”
“Se non ci fosse stato il particolare del conflitto di interessi ... ; addirittura forse c’è ancora un possibile ostacolo, perché la causa del divorzio è un avvocato dello studio ... Davvero vuoi continuare a prenderci per culo, dopo averci messo in questo rischio? Non so se davvero qualcosa ti ha dato alla testa e non riesci neppure a lavorare correttamente o se devo riconoscere con mia nipote che mia figlia a quarant’anni passati sta ancora aspettando il principe azzurro e lo vede in ogni pantalone che le si agita davanti ... “
“Come hai saputo che Roberto è il marito di Nicoletta?”
“Laura l’ha scoperto dai social network dove le tue gesta sono ampiamente celebrate; se sua moglie avesse chiesto di difenderla a Rebecca, la ex moglie di Massimo, sai come l’avrebbe ridotto, l’adultero? Quei post sarebbero stati i pilastri forti dell’accusa e il tuo nuovo principe azzurro si sarebbe ricoperto di cacca insieme a te e allo Studio; ti rendi conto dell’imbecillità che hai commesso o sei ancora con la testa tra le nuvole del presunto principe azzurro?”
“Quindi adesso che succede?”
“Che noi accettiamo l’incarico della moglie tradita da te; tu scompari temporaneamente dal team e ti dedichi, che so, all’archivio o alla sistemazione delle vecchie pratiche; quando sarà finita la buriana di quel divorzio, ricomincerai, ma non avremo più tanta fiducia nella tua lucidità di pensiero; se ti sta bene, puoi ancora continuare a stare in questa casa, ma sei pregata di trattarla da casa e non da albergo temporaneo tra una follia e l’altra; se non ci stai, segui l’esempio di Nina e scegliti un alloggio tuo.”
“Visto che sei già sputtanata sui social, almeno fatti mantenere, dal tuo principe azzurro; almeno questo caprone ti servirà a qualcosa, non solo a montarti!”
“Nina, per favore non esagerare, ti prego!”
“Scusa, mamma; ma Anna ha perso qualunque diritto a stima e rispetto, non per quello che fa ma per come lo fa! Io non smetto di volerle bene come sorella, ma non sono più disposta a darle fiducia, perché ha dimostrato di non meritarne!”
“Nonna, zia Nina ha ragione; non riesco a smettere di voler bene a mia madre; ma in lei non ho né stima é fiducia e forse perderò anche il rispetto perché non è rispettabile quello che sta facendo e che ha fatto; tradire per venti anni una persona che si fida è da Giuda; se addirittura, per giustificarsi, aggredisce, allora se ne vada dal suo ganzo e non disturbi più la nostra serenità.”
“Marco, anche tu vuoi che sparisca dalla vostra vita?”
“Se le tue domande sono trappole così smaccate, allora vattene; torna quando sarai in grado di parlare e di prenderti la parte di responsabilità che ti spetta; fino a quel momento anch'io vorrei conservare la pace che papà ci ha garantito da quando siamo nati; questi tuoi atteggiamenti infidi mi turbano assai e preferisco non dovere rispondere a domande stupide come questa ... “
“D’accordo, sono io la causa di tutti i mali; grazie per la comprensione e per l’aiuto; Alberto, auguri per il tuo matrimonio; non ti preoccupare per me; non ti ho mai amato; ti ho voluto e ti voglio bene; ti chiedevo sostegno e armonia; me l’hai dati ed io li ho respinti; scusami; Laura, quando avrai bisogno di una madre, io ci sarò, nonostante tutto; Marco, quando non avrai paura di essere usato da una madre incapace, forse ci rivedremo; mamma ci vediamo domani in studio, qualunque posto mi vorrai assegnare.”
Se ne andò a coda ritta e sulla tavola cadde un silenzio imbarazzato; nessun sapeva come porsi in una situazione di sfacelo degli affetti; come sempre, fu Maria e decidere per tutti.
“Signori, la pasta è in tavola; Laura, qualunque cosa decida tuo padre, spero che vorrai sempre passare a salutare tua nonna e tua zia; vale anche per te, Marco, e per te, Barnaba, visto che sei della famiglia, ormai; Alberto, se vi va, sono sempre una ex suocera che vi vuole bene e che soffre con voi certe cose inaspettate; Nina, cerca di essere ancora disponibile con tua sorella; sta pagando a caro prezzo errori fatti per incapacità di leggersi dentro; ignora chi sono i suoi amori; pensa che è tua sorella.”
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