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(28) Diego 18 - Il risveglio: cosa vuol dire avere solo il cazzo in testa


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
22.08.2023    |    5.294    |    6 9.3
"“Aspetta, ragazzo!” Tuffo al cuore..."
Era inutile. Assolutamente inutile tirarsi le seghe pensando alle clamorose tette della collega Alessia o al culetto sodo della cuoca Betty; nemmeno sfogliando una delle riviste porno che il compagno di stanza Ferdy lasciava sul comodino: la mente di Diego tornava immancabilmente ai cazzi! Ai cazzi di tutte le misure e forme che pochi giorni prima aveva segato, succhiato e preso nel sedere - pure due alla volta -, alle scariche di sborra in bocca. Al loro turgore sotto le dita, strette nel movimento alternato della masturbazione, al pulsare della base quando le labbra la stringevano mentre l’asta premeva contro l’ugola fin quasi a soffocarlo, alla sensazione di riempimento e svuotamento dato dallo stantuffare nello sfintere, alle diverse consistenze e sapori dei liquidi preliminari e seminali accolti sulla lingua e centellinati poi giù per la gola.
Cazzi, cazzi e ancora cazzi, in quel ‘Viaggio allucinante’ e nel ‘Ritorno alla locanda’ - durati solo due notti consecutive e giorno inframmezzato -, poche ore che lo avevano letteralmente ‘invertito’ dalla verginità e rifiuto totali a una insaziabile voracità verso il proprio stesso sesso.

Se in campeggio il giovane Guido ne aveva combinate di cotte e di crude in 14 giorni, alcuni di meno ne erano passati per Diego. Rimandando i lettori alle imprese precedenti dei nostri due eroi, torniamo a narrare del diciottenne cameriere-tuttofare, al momento in bilico fra l’ardente desiderio di maschio e l’opportunità di mercificarlo.
A dirla tutta, dal ritorno al lavoro non era ancora riuscito a soddisfare nemmeno la prima voglia, bloccato dalla propria timidezza di fondo, dalla paura di venire scoperto e da una serie di paranoie tipo ‘essere o non essere’, tornate a galla nonostante le esperienze e i buoni propositi di diventare un famelico ‘frocio e puttano’. Insomma, si era demoralizzato ed era tornato alle classiche masturbazioni pressoché quotidiane, con la sola aggiunta delle inculate artificiali utilizzando il fallo di plastica donato da Renato.

Ormai quasi rassegnato, un pomeriggio venne avvicinato da Alessia, la più strafica e inarrivabile delle colleghe, dietro la quale sbavavano cuochi, camerieri, sicuramente anche il padrone e, certo, anche lui.
Biondissima, pettinata con vistose boccole e labbra evidenziate da rossetti aggressivi, con i suoi abitini neri da cameriera satinati e aderenti alle generose forme - seno e sedere in particolare - provvedeva non poco a tenere vivo l’interesse della clientela maschile e all’allargamento della stessa. Aveva nomea di essere assai spregiudicata, oltre che in odore di facili costumi dietro compenso, di conseguenza frequentatrice della celebre ‘stanza particolare’, prima finestra di affaccio di Diego all’universo omosessuale.

La locanda, posta su una importante strada che conduceva alla Capitale, rimaneva aperta 24 ore su 24 per cui il personale veniva distribuito su più turni. La ragazza chiese a Diego di sostituirla in uno di quelli notturni, potendo approfittare di un’occasione particolare.
“Credo di potermi confidare con te. È ormai dominio pubblico che qui faccio spesso la mignotta. Nel vero senso della parola perché mi faccio pagare. Non ho invece piacere di far sapere che in verità preferisco leccare e sgrillettare fiche, perché in realtà sono lesbica. Quella che mi struscio e sditalino attualmente è la Betty, la rossa della cucina.
Di solito mi faccio dare la notte del Mercoledì assieme a lei, così quando rimaniamo sole me la spupazzo e se ho da fare qualche marchetta lei mi copre.
Ora, proprio quella sera la sua compagna di stanza è via per cui potrei approfittare e ripassarmela per bene: lei vorrebbe mettersi con me ma prima di accoppiarmi, di solito, voglio capire se mi trovo davanti alla solita ochetta che si innamora e poi sesso arrivederci o a una gallinella vogliosa di intere voliere di passere come me.
La Betty prenderebbe libero, tu la sostituiresti come cuoco volante, quindi ufficialmente saremmo qui tu ed io. Se per te non fosse un problema rimanere solo, potrei ripagarti e magari farti un bel pompino! O anche una scopatina! Sei carino, lo sai?
E se proprio avessi bisogno, siamo entrambe al piano di sopra.”

L’intrigante femmina proseguì.
“Peccato che durante quelle ore i pochi presenti siano quasi solo maschi, per cui è difficile che tu possa divertirti.”
Sorriso malandrino della giovane.
“Ho notato che hai una boccuccia carnosa e un gran bel posteriore. I camionisti spesso preferiscono giovanetti come te a noi zoccolette, magari con la fica sbrindellata! Talvolta sono un po’ rudi ma alcuni hanno armamenti validi e sanno scopare dietro veramente bene! Sai, le delicatine sacerdotesse di Saffo alle quali piaccia il canale secondario sono una rarità mentre a me una bella monta di culo ogni tanto non spiace! E mi faccio ovviamente calare qualche mancia consistente!”
Ah, dimenticavo! Potrebbe comparire un tipo moro, un po’ ombroso. Te lo descrivo meglio perché è veramente particolare. Passa quasi tutti i Mercoledì per cenare, poi farsi fare solo una sega, talvolta un bocchino. Inoltre mi tasta esclusivamente il culo e ogni tanto ci infila un dito. E ti spiego il perché.
È sposato e - dice - religiosissimo, per cui non vuole tradire la moglie. Ma deve ‘allentare una certa fastidiosa tensione’ - in pratica svuotarsi le palle. L’onanismo non è ovviamente ammesso mentre pare che il suo pastore gli conceda una ‘dispensa settimanale per mano o bocca foresta non spiritualmente coinvolta’. Per cui una puttana tiraseghe pompinara va benissimo. La palpata del solo sedere non mi è chiara, visto che potrebbe tranquillamente disporre anche delle tette.
Ti dirò: chiacchierando con lui ho avuto l’impressione che il curatore d’anime uno o due servizietti glieli abbia fatti - anche perché questo ha un bell’attrezzo, appena grossino, ben fatto e soprattutto tostissimo, oltre a un brodino piuttosto gustoso. Ma alla fine ha preferito rivolgersi a ‘mano o bocca’ veramente ‘foresta’ …e il culetto della nostra Alessia ha fatto il resto!”
La ragazza ghignò.
“Se chiede di me, rispondigli che avevo un impegno importante e che mi dispiace. Peccato perché paga bene. Semmai approfittane tu: una mano è una mano e una bocca è una bocca, in fondo. Pensaci!”
Occhiata indagatrice alla quale il ragazzo oppose una finta smorfia di disgusto.
“Dai che scherzo! Anzi, scusami, non volevo offenderti. Però una volta voglio farlo con te, sul serio!”

Il cambio fu comunicato al titolare della locanda il quale non ebbe nulla in contrario e la sera pattuita arrivò.

L’insistenza della collega in merito a possibili ‘deviazioni’ lo aveva indispettito ma concluse anche poter essere uno spunto interessante… Soprattutto il tipo della ‘mano foresta’.
Sapendo di rimanere unico del personale presente - sia nel ristorante che in cucina - un po’ per gioco e un po’ sperando di incappare in qualche avventore interessato, decise di indossare il famigerato completino bianco elastico con l’aderentissimo boxer, definito dal camionista Renato ‘mutandina da femminello’. Tanto per non farsi mancare nulla, sotto questa il perizoma - le cui curve sopra i glutei solcavano il tessuto. Poteva sembrare un po’ ‘busone’ - per usare un’altra espressione del suo maestro di sesso - ma la voglia di maschio era imperiosamente tornata a ribollire in lui. I soldi, in quel momento, passavano in secondo piano.

Per il passaggio delle consegne delle 23 - da fare assieme ad Alessia per salvare le apparenze - pensò bene di indossare un paio di jeans larghi. In tasca mise l’anello per i testicoli che avrebbe alla bisogna dato il tocco finale al pacco anteriore, rendendolo voluminoso e prominente.

Spariti tutti - compreso il compagno di stanza Ferdy, il quale aveva espresso una certa sorpresa per la strana variazione -, tolse il pantalone e indossò la cinghietta per il pisello. Per non esplicitare troppo la sua ‘disponibilità’ - ma anche renderla più velata e quindi stuzzicante -, aveva risolto di cingersi completamente con un ampio grembiule da lavoro, lasciando solo uno spacco sul retro.

Intorno alle due si presentò un bell’uomo attorno ai 30 anni, aria decisa ma non volgare. Poteva essere il tipo descritto dalla collega.
Pensò che se quello veniva solo per farsi fare pippe o bocchini e tastare un po’ il posteriore ad Alessia magari, non trovando lei, avrebbe potuto ‘ripiegare’ su di lui?
La sua brama di maschio era troppa e valeva comunque la pena provare: si fiondò in cucina per allargare un po’ la ‘vetrina posteriore’.
Tornato in sala, gettò l’esca: fingendosi indaffarato, cominciò ad attraversare l’ambiente avanti e indietro, ancheggiando senza però esagerare, pulendo e ripulendo tavoli già rigovernati, piegandosi in avanti affinché l’apertura dietro si aprisse di più. Insomma, offrire all’avventore ampie visuali del conturbante sederino che noi ben conosciamo.
Ripensò a come era cambiato da quella prima sera in cui era stato lui oggetto, contro la sua volontà, di occhiate peccaminose sfociate nella ‘rottura’ del suo culetto. Ora era lui a mettersi in mostra per ‘offrirlo’!
L’ospite non parve assolutamente interessato a tale nemmeno troppo sottile ‘campagna promozionale’.

Appena finito di cenare, Diego andò al tavolo per sparecchiare, quindi si voltò per tornare al bancone.
“Aspetta, ragazzo!”
Tuffo al cuore.
Rimase fermo alcuni istanti, poi si girò lentamente: “Dica pure, signore!”
“Oggi è Mercoledì, di solito è di turno Alessia!”
Deluso ma senza farlo capire, rispose:
“Stanotte ha chiesto a me di prendere il suo posto, signore. Aveva un impegno importante.”
“Certo! Un altro ‘impegno’ PIÙ’ importante! PIÙ’ remunerativo, diciamo! Tariffa piena o doppia!”
‘Ha un bell’attrezzo, appena grossino, ben fatto e soprattutto tostissimo, oltre a un brodino piuttosto gustoso’ aveva detto la ragazza: Diego stava fremendo di voglia, il suo pene si stava gonfiando al punto di spingere sotto il camice. La frase uscì quasi senza controllo:
“Mi ha detto che lei è un cliente particolare ed io sono a sua completa disposizione, dovesse avere altre necessità.”

Lo sguardo del cliente, da perso nel vuoto passò alle pupille del moretto:
“E sia! Prendi la bottiglia della grappa e portamela con due bicchieri. Bevi con me!”
Il cameriere provvide e si sedette di fronte all’uomo il quale cominciò a parlare della sua vita coniugale piuttosto noiosa, eccetera.
Arrivato al quinto o sesto bicchierino, disse sospirando:
“Senti, ragazzo, una volta a settimana devo ‘allentare una certa fastidiosa tensione’ che non posso sfogare da solo. La tua collega - con adeguate mance - sa lenire questo mio disagio con alcune ‘attenzioni’.
Stasera mi sentivo e sono particolarmente ‘pienotto’. Ma non di alcool: anzi, quello mi serve per fare quello che sto per fare!”
Estrasse il portafoglio e ne tirò fuori alcune banconote che posò sul tavolo.
“Sono per te se mi dedicassi qualche ‘attenzione’ stile Alessia…”
Diego capì ovviamente al volo cosa l’avventore intendesse e la libidine in lui crebbe ancora: avrebbe voluto accucciarsi, buttarsi sulla patta per sfoderargli l’organo e tuffarsi a ciucciarglielo con foga. Gli tornarono però alla mente le parole del solito camionista: ‘Per massimizzare il tuo profitto potresti giocare la carta del principiante (…): il verginello innocente in sostanza’.

“Mi dica cosa devo fare.”
“Se devo guadagnarmi un posto all’Inferno deve essere per un motivo valido. E ho capito che tu sei un diavoletto tentatore! Visto tutto il palco che hai messo su, potresti alzarti, girarmi le spalle e farmi un siparietto ‘all’italiana’, cioè prendere i bordi del grembiule a metà altezza e sollevarli obliquamente!”
Caspita! Lo aveva sgamato ma non ne appariva contrariato!
Si posizionò ed eseguì lentamente, simulando un certo tremore di titubanza:
“Ma signore, è un po’ strano.”
“I posteriori femminili mi fanno impazzire; stavolta farò finta che sia di quella sgualdrina! Vieni più vicino!”
Indietreggiò, sentì il pollice dell’uomo scivolare sotto il solchetto centrale e le altre dita aprirsi sui sodi glutei. Finse un sussulto.
Tastò delicatamente, quasi con timidezza:
“Mmmhhh! Però, sai che forse il tuo è quasi meglio?”

L’uomo si spostò sul limitare della panca, tirò verso di sé il ragazzo per averlo accanto, con le ginocchia appoggiate alla sua coscia, quindi aprì la cerniera dei propri jeans:
"Comincia, dai!"
L'invito era abbastanza esplicito, Diego avrebbe continuato quella intrigante messinscena ma la sua foia era ormai incontenibile. Si piegò in avanti, infilò la mano sinistra nella patta, trovò il fallo, lo avvolse e lo fece sgusciare fuori. Era di buon calibro e dimensione anche se ancora piuttosto moscio.
“Ecco, signore! Ora la masturbo così si irrigidisce!”
“Bravo, sì! Oooohhh! Questo intendevo! Mmmhhh!”
Impugnò delicatamente e prese a salire e scendere lentamente: finalmente, nuovamente, un vero, caldo, consistente… cazzo! Certo, gli si sarebbe volentieri seduto sopra ma non era il caso di esagerare.
I polpastrelli sui glutei sembravano formiche.
“Oooohhh! Queste chiappette! Non dovrei! Tu sei un maschio e questo è contro natura! Oooohhh! Ma sono meravigliose! Quelle della tua amica non valgono la metà! Mmmhhh! Dovrei fermarmi ma non riesco!”

A quel punto Diego, soverchiato dalla voluttà e interpretando quelle parole quasi come un invito, fece un gesto, forse temerario: da sotto la veste aprì e lasciò cadere a terra il boxer, liberando il perizoma. Il cliente si ritrovò la pelle nuda dei glutei sotto la propria delle falangi.
La mano si ritirò immediatamente e la voce divenne immediatamente seria:
“Ehi! Cosa fai?”
Aveva fallito!

“Qui della bettola! Abbiamo sete! Quattro birre per i boscaioli!”
Con un colpo si era aperta la porta di ingresso.

Agosto 2023
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