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(39) La Triade Dei Desideri Inespressi 4: sessantanove giallo, toccami il cazzo


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
15.10.2023    |    3.831    |    7 9.0
"Così inginocchiati sarebbe la posizione ideale per un trenino: il mio Guido dentro Diego, Diego dentro me! Mi pizzica i capezzoli, lecca un mio lobo..."
“Stasera ti voglio vedere assolutamente sexy, Kenyuki! Devi fare ingelosire tutti i presenti!”
E sexy sarò! Anche se non combinerò nulla, desidero arrapare qualche montone, tipo i quattro taglialegna della segheria sicuramente cazzuti oppure quel brizzolato ingegnere venuto dalla Capitale o ancora lo stuzzicante cameriere Diego il quale, per mancanza di camere, dovrà dividere la sua con me sua questa notte. Mi piacerebbe fargli sollevare il biscione che ho visto quest’oggi a mezzogiorno, non ho capito se mostratomi volutamente. In ogni caso, sarebbe bello lasciarlo avventurarsi dentro me.

Infinitamente grato a colei che mi ha esortato e permesso di trasgredire nel mio abbigliamento: la titolare dell’azienda dove lavoro, adoratrice esplicita del mio stile, pur effeminato. Forse un po’ complice della mia nascosta tendenza, spero ignara del mio maggiore interesse, il mio amore, il mio sogno di maschietto: Guido, suo figlio! E in quanto suo erede ma anche perché quasi certamente interessato solo a fighette e dintorni, rimane per me frutto proibito.

Per cui, se dovesse presentarsi l’occasione di un bel manganello, ovviamente in totale segretezza, non mi tirerei certo indietro: è mesi che il mio orifizio si deve accontentare delle sole visite casalinghe delle mie dita per evitare ragnatele.

Fortunatamente avevo in valigia quel completino che a suo tempo, a casa mia in Giappone, aveva fatto sballare nugoli di maschioni dai quali fui poi strapazzato come un vitello da monta.
Una camicia gialla satinata con collo a grandi triangoli, aderente al mio tronco minuto, cortissima in vita, a lasciare libera la sottostante calzamaglia da balletto: nera come la notte più buia, lucida e brillante, attillata all’inverosimile e affondata fra le mie chiappette, tonde e sode come sfere di gomma dura, contornate in alto dagli archetti gialli del perizoma in evidente trasparenza - elastica finta pelle, alta tecnologia tessile del Sol Levante! - con i gancetti sui lati e ampia coppa anteriore - questa al contrario nera - a coprire e appiattire quasi del tutto il mio sesso, vermicello insignificante e quasi inutili palline.

Ristorante stracolmo stasera, fra dipendenti dello stabilimento legnami e diversi avventori.
Nove solo al nostro tavolo: i titolari - marito e moglie -, i quattro tagliaboschi - i cui arbusti sicuramente vorrei e saprei lavorarmi - e Guido, il mio sogno impossibile, seduto accanto a me e di cui mi pare di sentire come un afrore di maschio salire dal pube: sarà per quella bionda e formosa cameriera che potrebbe gareggiare con me per il vestiario provocante.

Dimenticavo il nono: quell’ingegnere dai capelli d’argento e occhi vispi. Forse un po’ troppo, avendo notato frequenti sguardi palesemente languidi verso di me ma soprattutto al mio vicino amore che fortunatamente - innocente e puro come è - ha risposto soltanto con eleganti sorrisi.

Devo anche rivedere tutti i miei pregiudizi su questa locanda. Apparentemente modesta, ci ha offerto una cena magnifica, con cibo squisito e servizio accurato. Su quest’ultimo avrei però da avanzare un appunto: quel cameriere con i jeans rossi, Diego, quasi oscenamente stretti al voluminoso paccone anteriore, artificialmente ingrandito da qualcosa e con il pene - visibilissimo - arrotolato a chiocciola. Mi ha turbato tutto il tempo, causando frequenti rilasci di stille di fluido dal mio pur quasi inerme vermicello. Vedremo: dovrò dormire comunque con lui.

I boccali di birra si svuotano e tornano pieni come birilli di un bowling, l’allegria sale, spunta una fisarmonica e parte la musica.
La più scatenata è la mia padrona: sa che nel tempo libero mi diverto a ballare per cui esorta la cameriera Alessia e me a ‘deliziare i presenti con una danza!’
La ragazzona tutte curve mi prende per mano e trascina al centro della sala. Va bene, mi lancio con lei: ci scopriamo affiatati e lo spettacolino richiama applausi, fischi e complimenti. Per almeno mezz’ora dimentico tutto: paranoie, pensieri, tensioni e soprattutto tarelli.
Mi spiace solo che il mio amore sia sparito per un po’: probabilmente un bisogno ‘importante’.

Sudato, mi ritiro nei bagni per una rinfrescatina. Mi insapono e risciacquo il viso ma ho una strana sensazione fra i glutei. Appena riesco ad aprire gli occhi, vedo nello specchio: Renato, accanto a me, uno dei camionisti conosciuti oggi pomeriggio alla segheria, addetto al trasporto del legname, ha evidentemente immerso un dito nel mio profondo solco infrachiappe! È certamente un dito perché riflesso vedo il suo grosso fallone svettare dalla bottega.
“Ti avevo già notato oggi pomeriggio. Ora, così agghindato, sei una bomba! - Le calde dita dilagano sulle mie sferette - Oooohhh! Lo senti? Hai un culetto talmente piccolo che sta tutto nella mia mano! Mmmmhhh! Perdonami ma non ho resistito: questa bifora color canarino, ben evidente sotto il tessuto nero, ad incorniciare le tue albicocchine acerbe da urlo, erano come una freccia, un segnale, un invito: ‘hic maneret optime!’ E ottimamente starebbe in questo tempietto la mia colonna! Mmmmhhh! Ti va un giretto turistico con me? Di sopra c’è una stanzetta, giusta per una cavalcata! O facciamo anche fuori, nel bosco, è piacevole lì, sai? O nel mio camion!”
Magari ma disdetta.

“Al momento non posso assentarmi troppo a lungo, desterei sospetti! Puoi aspettare un po’? Vediamo se gli altri vanno via?”

“No, devo partire subito. Lascia almeno che mi tiri una sega guardandoti questo sederino da sogno! Ti prego! Faccio subito! Sto già per venire! Spostiamoci in un box!”

Accetto.
A gambe larghe sopra la tazza inarco il fondoschiena e offro il mio spettacolo a quel toro cui concederei volentieri i miei favori! Giro la testa e lo guardo menarsi l’uccellone con occhio allupato.

“Ti eccita vedermi masturbare davanti al tuo capolavoro? - Annuisco con un sorriso - Che meraviglia! Mmmmhhhh! Dai, facciamo spiedino! Ooooofffhhh! Tira giù, fammelo vedere! Dai! Solo un momento! Uuuuufffhhh! Oooohhhh! Ci appoggiamo in mezzo il mio bastone un attimo poi spruzzo sul muro! Aaaafffhhh!”

“Non posso, dovrei spogliarmi tutto e devo tornare di là. Fai in fretta!”

La velocità aumenta, lo vedo avvicinarsi, temo il suo gesto successivo.

“Non sporcarmi, per favore!”

Con un balzo mi è addosso, con una mano mi copre la bocca, con l’avambraccio mi blocca, sento nerchia e cappella spingersi fra le mie natiche, premere contro l’ano e pochi secondi dopo l’umido dell’eiaculazione. Non cerco nemmeno di divincolarmi, potrebbe essere peggio.

“Uuurrggghhh! Aaaarrrggghhh! Sei soltanto un frocetto! Una piccola checchina da sbattere nei cessi di una bettola! Mmmmmhhhh! Uuuurrrggghhh! Ti sborro solo il buchino, tranquillo! Mmmmhhhh! Ooooggghhh!”

L’uomo si ritira, lo sento uscire, la porta chiudersi. Guardo in basso e vedo i filoni di bianco seme colare fra le mie caviglie verso terra. Rimango fermo, non so cosa fare: lì, fra le mie melotte, ci deve essere un disastro. Ha lasciato lo sportello della cabina aperto; mi pare di vedere un’ombra: è Diego!

“Non ti muovere! Adesso sistemiamo! Immaginavo che quel porco schifoso ti avrebbe combinato qualche scherzetto!”

Sono basito, non so se vergognarmi o inventare una improbabile storiella.
Il moretto mi viene dietro, si inginocchia! Ma cosa fa? Si aggrappa ai miei palloncini e li divarica! Sento qualcosa sfiorare l’interno della valletta e un improvviso suono: ‘slurp!’ Rimane ancora qualche attimo, credo stia ripulendo con leggeri colpi di lingua: è comunque piacevole!
Si rialza leccandosi le labbra: ha evidentemente ingoiato lo sperma!

“Fatto, sei stato fortunato! Hai un solco molto profondo, lui è venuto proprio lì ed era molto denso: è bastata una succhiata e due pennellatine! Non si vede praticamente nulla!”

Sorride malizioso e non riesco a non notare il suo pube: l’escrescenza è inequivocabilmente, orgogliosamente ancor più gonfia!

Torno al mio posto, sento ancora l’umido che ad esser sincero non mi dispiace. Per rialzarmi attenderò lo stesso che tutti si dileguino.
Si ritirano per primi i due titolari, esortando Guido a seguirli. Il mio amore saluta sfuggente noi rimanenti, tranne l’ingegnere al quale rivolge un ‘spero di rivederla al più presto!’. Costui poco dopo declina con aria nervosa e un po’ brusca l’invito ad un ultimo ‘giro’ dei boscaioli. Mentre si alza mi cade l’occhio sulla sua bottega aperta e sotto il sottile tessuto blu del pantalone un evidente gonfiore di forma cilindrica. L’idea che la causa di questo turgore potrebbero essere state le mie collinette mi lusinga. Sarebbe bello seguirlo e provare a bussare alla sua porta!

Ma in me risuona ancora quello ‘slurp’ con il quale Diego mi è venuto in soccorso e la libidine che in me ha suscitato.
Svuotato il ristorante, il cameriere mi invita a rimanere, mi fa accomodare su uno sgabello davanti al bancone - con il posteriore rivolto verso un muro - e mi offre un whisky. Lui e i colleghi sparecchiano e puliscono rapidi. Mi beo continuamente della vista del suo pacco indubbiamente sempre più teso.

Ore undici e mezza, un po’ oltre fine turno ma non importa: finalmente in camera.
Diego è in piedi, ritto accanto al suo letto, il serpente scalpita senza ombra di dubbio dentro la patta. Sotto una macchiolina comincia ad attraversare le fibre. Sembra immerso nei suoi pensieri o vuole provocarmi?
Non ce la faccio, quel gibbone è un magnete. Mi avvicino: sto per aprirgli sopra un palmo. Sono anche pronto a prendermi uno sberlone. Invece un bisbiglio:

“Toccami il cazzo.”

Lo spesso tessuto contiene il dardo sodo e pulsante, la goccia trasparente si allarga, evidente segno della sua voglia. Il maschio chiude gli occhi e mugola appena mentre la mia mano saggia, anzi comincia a mungere quella carne sublime, oso aprire la cerniera e affondare la mano sotto le palle gonfie: è fradicio!

Torna il pensiero per il mio amore Guido ma devo scacciarlo! Ecco, farò una sorta di trasposizione psico-trombatoria: mi lascio spupazzare da questo superlativo brunetto dal fisichetto perfetto, immaginando contemporaneamente essere il mio vagheggiato padroncino a godere di me.

Estraggo il bugnone di un rosso minislip lucido ed elastico, ben aderente alla bestia in pressione. Mi accuccio, lo prendo per i fianchi e mi tuffo con bocca avida sulla purpurea massa, aggiungendo presto anche baci, morsichini e risucchi del limpido fluido.

“Ooofffhhh! Ufffhhh! Kenyuki! Siiiii! Siiiii! Aaaannnfffhhh!”

Improvvisamente si divincola, mi prende sotto le ascelle per alzarmi, mi spoglia e si spoglia con foga, si stende di schiena sul lettone.
“Sessantanove! Voglio assolutamente un sessantanove con te!”

Da qui sembra quasi un copione già studiato e provato ma la mia troppo a lungo repressa sete di sesso sovrasta ogni perplessità.

Offro le mie glabre natiche tonde ai suo occhi, mi ritrovo sotto il naso il suo gobbone, completamente ricoperto di una lucida pellicola di sugo vischioso. Non è quello del mio Guido ma mi delizia alla pari!

Lui si lancia in una smaniosa serie di staffilate di lingua alle mie sode melotte e pure alle mie cipollette, io parto con un avido balletto di lappate alla secrezione trasudante dal tessuto. Non è quella del mio Guido ma mi eccita alla pari!

Divarica i miei glutei e irrora di saliva il mio burello vibrante di desiderio, io stringo fra le labbra e succhio il suo fallo ancora ripiegato, costretto nella Lycra. Non è del mio Guido ma mi arrapa alla pari!

Scostato il mio nastrino per liberare il forellino e scoperchiato il suo bastone - e qui si svela l’arcano di un anello per ingrandire l’artiglieria! - è un doppio affogo di bocche: la sua nel mio buco di culo palpitante, la sua marmorea colonna nella mia calda e accogliente. E avvinghiati l’un l’altro cominciamo la corsa al reciproco piacere orale: lui ciuccia, strizza, mordicchia, io spompino, guizzo, stantuffo. E immagino di farlo anche al mio Guido.

Improvvisamente si svincola da sotto, non ho il tempo per reagire in alcun modo ma nemmeno ci provo! Sono ancora a pecorina, abbranca i miei fianchi, punta la cappella e la inabissa lentamente nel mio sfintere.

“Aaaahhhh!”

Sì, così volevo essere suo! Posseduto come vorrei essere posseduto dal mio Guido.

Sgancio le fibbiette del mio perizoma mentre inizia a scoparmi con delicatezza, quasi il suo ariete d’acciaio non volesse rompere le mie candide porcellane e il mio stretto canalino. È Diego dentro di me - non Guido! - con escursioni ampie e complete ma anche dolcissime. L’immagine del mio amore si fa via via più fosca.

Mi incula senza fatica, nonostante sia parecchio tempo che non prendo pisello, muovo la testa ad ogni spinta gentile, con sorriso beato gli faccio capire che gradisco, rilascio gemiti del mio godimento.

“Oooohhh! Uuuhhh! Aaahhh! Siiii! Siiii! Siiii! Oooohhh! Uuuhhh!”

È troppo bello essere sodomizzati così, da questo sensibile e attento torello diciottenne che spesso carezza le mie bianche e lisce sferette, la mia schiena, le mie spalle, scende pure sotto, alle mie micropalline, mentre il notevole attributo scorre alternato nella mia retrovia.

Arresta l’avanti e indietro nel mio retto, mi abbraccia per il petto, mi solleva il tronco e lui con me anche il bacino.
Così inginocchiati sarebbe la posizione ideale per un trenino: il mio Guido dentro Diego, Diego dentro me!

Mi pizzica i capezzoli, lecca un mio lobo. È un sogno stare così, armoniosamente uniti ma sento che sta per venire!
La sua proboscide rigida e sensibile palpita. Voglio aiutarlo: provo a massaggiarla muovendo i miei muscoli interni, lo masturbo da dentro.
Ecco, sta sparando il suo sperma nella mia galleria e il godimento mi strappa - fortunatamente quasi inavvertibile - il nome fatidico:

“Uuuuggghhhh! Aaaagghhh! - Uuufffhh! Gui… Uuuukkkhhhh! …do! Uuurrrgghhh!”

E in questo virtuale trenino con il mio amore anch’io giungo all’apice: il mio solito acquoso seme sprizza più violento ancora di stamani, ricadendo lontano sulle lenzuola e l’orgasmo mi squassa corpo e cervello come solo raramente mi accade.

Finito, i nostri respiri si calmano, il mio anello libera la sua biscia in ritirata, si gira e fa sfiorare dolcemente le nostre labbra che si uniscono in un bacio profondo e appassionato.
Dormiremo abbracciati stanotte.

Ottombre 2023

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