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(35) Sesso, lussuria e amore - La triade dei desideri inespressi 1


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
15.09.2023    |    4.613    |    14 8.0
"Ed eccomi qui, testa dura, a soffrire, a guardare il mio amore che si sta masturbando, per ammazzare il tempo di questo lungo viaggio, pensando..."
Ed eccomi qui, testa dura, a soffrire, a guardare il mio amore che si sta masturbando, per ammazzare il tempo di questo lungo viaggio, pensando sicuramente a qualche sua coetanea. Il movimento alternato della mano sul suo meraviglioso pene è elegante, sembra volteggiare. Ogni tanto si ferma per lasciarlo svettare, armonioso nel suo rapporto lunghezza-diametro. Prima di riprendere tira verso il basso la pelle del prepuzio, liberando così completamente quella cappella perfettamente tonda, gonfia di desiderio, dalla quale gronda continuamente quel limpido fluido denso di cui sono tanto ghiotto. E che sta infradiciando anche la mia mutandina!
Fortunatamente e stranamente il traffico è poco - sarà perché è un giorno feriale di mezza estate ed è ora di pranzo - ma devo lo stesso stare attento alla strada.
Lo osservo a sprazzi, dal mio posto di guida mentre lui, il figlio dei padroni della ditta, è dietro, sul sedile opposto, per cui è bastato spostare un poco lo specchietto retrovisore centrale per poterlo osservare meglio; non penso se ne accorga.

Perché mi sono invaghito di questo sedicenne dal quale mi dividono ben otto anni? Perché - cocciuto - ho accettato subito di fargli da autista, in questa trasferta che non si sa quanto durerà e mi farà penare fino all’ultimo secondo?
Sono convinto che lui sia assolutamente ‘normale’. Fossi in un’altra situazione proverei a dichiararmi, in qualche modo. Da noi in Giappone è più facile essere omosessuali, non si è visti con disprezzo mentre qui si rischia l’emarginazione. E non me la posso permettere: voglio a tutti i costi terminare gli studi e se poi ci fosse da rimanere per qualche incarico interessante è fondamentale rimanere integerrimo. Devo anche lavorare per mantenermi e questo impiego in questa grossa azienda è ideale.
Mi sono preso una scuffiata come poche nella mia vita per questo ragazzo educato, dal viso pulito e che ora scopro anche dotato nel modo giusto. Amore impossibile però.

“Kenyuki, mi scappa! Cortesemente fermiamoci un momento.”

* * * * * *

Giovedì 13 luglio
Non vado pazzo per i magri, mi piace quando c’è qualche rotondità da palpeggiare, leccare o mordicchiare, siano muscoli o natiche. Ma questo smilzo asiatico mi attizza terribilmente, non so perché.
Da poco assunto in ditta, laureato e supercervellone, preferisce mansioni semplici, ‘per continuare a studiare senza pensieri di lavoro’, dice. I miei lo hanno incaricato di farmi da autista in questo viaggio di varie ore per raggiungere un ‘importante centro produttivo della nostra azienda’: in pratica una grande segheria persa in questa immensa foresta, distante varie ore di auto dalla nostra città in direzione della Capitale.

Ecco, mi sto eccitando mentre spio la figura esile di questo ventiquattrenne: la zazzera di capelli neri, lisci e crespi, il naso delicato e le labbra carnose, le esili braccia sul volante, lasciate libere dalla camicia a maniche corte. Sta guidando, attento alla strada trafficata, per cui oso guardare nello specchietto centrale dove però vengono riflessi solo un orecchio e mezzo occhio.
Lascio perdere e mi concentro sul profilo del viso. L’arrapamento sale, il mio uccello scalpita: che voglia di vederlo scomparire in quella boccuccia! Non dovrebbe vedermi per cui mi apro la bottega e ci immergo la mano, avvolgendo il pacco stretto nello slip rosso elastico. Manco a dirlo: un gocciolone di fluido preliminare sgorga dalla cappella chiusa e bagna il tessuto. Al diavolo: lo tiro fuori e mi sego, non mi dovrebbe vedere dalla sua posizione.
Mi smanetto lentamente, stando attento a non venire, scappellandomi spesso, immaginando di pomparglielo fra le fauci mentre le mie mani gli carezzano la chioma corvina. Sono ovviamente bagnatissimo ma non posso evidentemente gustare il mio prelibato succo trasparente.
Distogliendo lo sguardo, dopo un po’, ho l’impressione che il retrovisore sia stato spostato. Triangolando a spanne, potrebbe essere puntato sulla mia zona bassa? Sarebbe un sogno ma sicuramente quello ha in mente qualche fighetta con gli occhi a mandorla; non mi sembra proprio il tipo da interessarsi ad un maschio adolescente, perdippiù rampollo dei titolari.

Sono le 13 e dovremmo essere vicini alla locanda dove abbiamo trovato alloggio per i prossimi giorni, finché non avremo risolto questa grana del legname in eccesso. Ma io non ce la faccio più: devo sborrare. E arrivato lì dovrei correre in qualche bagno per liberarmi dentro una salvietta di carta. Fuori scorre il bosco fitto.

“Kenyuki, mi scappa! Cortesemente fermiamoci un momento.”

* * * * * *

La sveglietta fece il suo lavoro: era mezzogiorno e su quell’ora era stata puntata.
Lo sfintere bruciava ancora un po’, ma solo per la mancata lubrificazione. Perché quella di poche ore prima era stata, forse, l’inculata più importante della sua vita: sfondato in piedi contro una cassettiera, nella camera accanto, davanti agli occhi di un suo coetaneo. Questo un prendinculo insaziabile e prezzolato - vendutosi, per questa ‘marchetta’, come verginello ma subito sgamato: ‘Qui sono passate intere flotte di cazzi! Sei un sordido puttano’, aveva urlato il cliente davanti al buco visibilmente sfondato.
Allora l’uomo aveva preteso che salisse lui, lo ‘sguattero zoccoletto del locale’, perché voleva e doveva comunque svuotarsi dentro un culo. E un culo gli venne dato. E lui lo aveva prontamente riempito. Ma l’umiliazione che pensava di infliggere svanì davanti alla reazione del ragazzo e si ritorse contro quel bieco camionista.
Bieco due volte. Anzi: ‘falso e voltagabbana’, lo aveva definito quello splendido pezzo di femmina che ora si stava stiracchiando accanto a lui, con la quale aveva appena finito di fare l’amore prima e scopato poi.
Oggi, 13 luglio 1978, era giorno di letizia, felicità ed appagamento: diciotto anni, bel fisico - soprattutto dietro - ma anche bel tarello davanti, sempre pronto a mettersi sull’attenti, diploma in tasca, un buon lavoro per finanziarsi presto il tanto sognato viaggio in America. ‘Magari partiamo assieme e scopiamo tutti due volte, visto che a entrambi gustano maschi e femmine!’, aveva proposto lei.
Era definitivamente LIBERO da pregiudizi, LIBERO di fare sesso con chi gli sarebbe piaciuto. LIBERO e basta.

* * * * * *

Approfitto anche io della sosta. Non devo pisciare ma venire sì! Il mio pisellino è duro come il marmo e ha completamente infradiciato la coppa anteriore del mio perizoma bianco. Porto quasi sempre questo tipo di mutandina, mi piace sentire la cordella strofinare il buchino che - ahimè - negli ultimi tempi conosce solo le falangi del padrone: insomma, le mie!

Lontani dalla vista dello stradone, ci siamo disposti ad una certa distanza l’uno dall’altro, in piedi con i pantaloni mezzi abbassati e le facce quasi opposte.
Sfioro appena il mio salsicciotto indurito e questo emette il suo piacere: zampilli del mio seme, sempre molto liquido ma insolitamente intensi e violenti, quasi come getti di urina. Il corpo segue la mente, anzi le emozioni: sono allupatissimo.
Mi sembra di sentirlo gemere, oso sbirciare un attimo verso di lui: pur di tre quarti vedo il rigido fallo mentre sta eiaculando! Spruzzi potenti saettano nell’aria e ricadono su fiori e piante. ‘Come avrei accolto io quell’ambrosia, amore mio!’

* * * * * *

Usciti dalla macchina, abbastanza lontani dalla carrabile, ci mettiamo a debita lontananza fra noi. Impugno il mio cazzo turgido da scoppiare per concludere la raspa. Non resisto: devo guardarlo.
Giro testa e occhi quel tanto che serve. I calzoni ad altezza ginocchia, la corta camicia, attillata al suo figurino, lascia in vista il fondoschiena. Uno spettacolo superlativo: un perizoma bianco accerchia dall’alto due chiappette da sogno, come poche ne ho viste finora. Due meloncini serici e compatti, talmente delicati da far pensare che penetrare quel culetto significherebbe romperlo come un oggetto di porcellana!
In quel momento inizia a urinare: una serie di schizzi piuttosto densi e bianchicci. Sembra quasi più sperma.
Mi scappa un gemito ed esplodo: spruzzi potenti saettano nell’aria e ricadono su fiori e piante. Come glieli avrei volentieri silurati in gola!

* * * * * *

I due si baciarono con passione ma era ora di liberare la camera e prepararla per i prossimi ospiti, paganti. Il sesso fra dipendenti non era contemplato ma la cameriera era l’unica autorizzata a farne uso per la sua attività mercenaria, dietro modesta trattenuta sullo stipendio. Stavolta si era scopata il cameriere-tuttofare ma ne era valsa la pena: per lei era stata la prima volta veramente con un uomo, per lui con una donna.

* * * * * *

Il mio amore si è scaricato e assopito, immaginando forse una bellissima ragazza fra le sue braccia: quelle che vorrei sentire io attorno a me!
Sognando di baciarla con le sue signorili labbra di giovanetto: quelle che io vorrei premere contro le mie!
Il suo scettro si sarà ritirato e riposerà dopo la pugna, probabilmente non ben ripulito dalla emissione: come vorrei nettarlo con la mia avida e umida lingua!

Ecco l’indicazione: “Ristorante con alloggio, aperto 24 ore”.
Metto la freccia e accedo al piazzale, ingombro di vetture e autocarri di varie dimensioni.
“Signorino, siamo arrivati!” Come vorrei fosse: ‘Luce dei miei occhi, ecco il nostro nido!’

A proposito: non so ancora dove dormirò. Hanno comunicato essere al completo e quell’oca della segretaria non si era accorta che anche io avrei avuto bisogno di un letto.

* * * * * *

Ben scaricato mi sono assopito, immaginando di abbracciare quel corpo minuto.
Sognando di baciare quelle sue morbide labbra, premendovi contro le mie!
Lasciare che il mio scettro, ritiratosi dopo la pugna, venga ripulito dalla sua saettante e umida lingua!

Nel dormiveglia sento il ticchettio della freccia. Apro gli occhi: stiamo entrando nel piazzale, ingombro di vetture e autocarri di varie dimensioni.
“Signorino, siamo arrivati!” Come vorrei fosse: ‘Luce dei miei occhi, ecco il nostro nido!’

A proposito: chissà come ci avranno sistemato per dormire. Hanno comunicato essere al completo ma la nostra efficiente segretaria avrà sicuramente trovato un letto anche per lui, magari in camera con me!

* * * * * *

Appena sceso in cucina, lo chef gli riferì una richiesta del padrone, impegnato fuori locanda.
Poco dopo le 13 sarebbe arrivato - con il suo autista - il figlio dei titolari del vicino impianto di lavorazione legnami giunti in mattinata. Avrebbe dovuto accoglierli e assegnare le camere come da indicazioni lasciate in ufficio.

Vide i due giovani entrare dall’ingresso: un asiatico magrissimo con due valigie nelle mani e un ragazzo di statura media, dall’aria piuttosto sicura di sé. Ebbe l’impressione di averlo già visto ma non sapeva dove collocarlo esattamente.
Nell’espletare i doveri burocratici ebbe la netta sensazione di essere squadrato da entrambi i nuovi ospiti con certi occhi libidinosi. I famigerati jeans rossi attillati che aveva indosso stavano forse facendo vittime?
Allo 'erede' era stata assegnata una stanza da solo mentre l’accompagnatore dai tratti orientali avrebbe dovuto dormire con il tuttofare, non disponendo di altre soluzioni e approfittando di alcuni giorni di assenza del collega.
L’ormai affrancata, perversa fantasia prese a galoppare: non male l’accomodamento per pensare di farsi chiavare da quello sbruffoncello e poi montare quel figlio di antica civiltà orientale. Con tanta panna rovente nei rispettivi sederi.

* * * * * *

Speranza totalmente vana dormire con il mio adorato padroncino. Ma forse meglio così, credo che potrei arrivare ad espormi involontariamente troppo. Dividerò dunque la stanza con un dipendente della locanda, un moretto peraltro assai carino ed attraente, soprattutto per il paccozzo anteriore ben sottolineato da un attillato jeans rosso.
Non mi dispiacerebbe sentire quel serpente insinuarsi fra le mie tonde colline, lasciarmi possedere e farmi inondare le terga di panna rovente, per dimenticare almeno per un po’ il mio amore.

* * * * * *

Speranza totalmente vana dormire con il mio bramato accompagnatore. Ma forse meglio così, credo che potrei arrivare ad espormi involontariamente troppo. Dividerà dunque la stanza con questo dipendente della locanda, un moretto peraltro assai carino ed attraente, soprattutto per il culo da sballo, ben sottolineato da un jeans rosso attillato.
Non mi dispiacerebbe affondare il cazzo fra quelle sporgenze perfette, fotterlo per bene e inondargli le terga di panna rovente, per dimenticare almeno per un po’ il mio snello oggetto di desiderio.

Settembre 2023
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