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Intermezzo 3: Cerbero ti vuole alla pecorina (Diego 10)


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
06.06.2023    |    6.848    |    11 9.1
"Fatto questo, il figuro vi allungò sopra il viso per guardarci dentro..."
Il nostro giovane Diego stava attraversando la strada sculettando allegramente, lanciando occhiate maliziose verso l’auto che lo aveva appena scaricato lì, condotta dall’uomo che lo aveva appena pazzamente sculacciato – regalandogli una nuova forma di libidinoso piacere -, che lo aveva appena inculato alla grande e che gli aveva appena fatto bere lo sperma raccolto nel preservativo usato alla bisogna.
Si stava dunque dirigendo verso l’entrata del palazzo dove avrebbe dovuto abitare il camionista Renato - che poche ore avanti, in pieno notturno ‘viaggio allucinante’, lo aveva ‘sverginato’ e con il quale avrebbe potuto – a questo punto possiamo tranquillamente dire voluto - ‘concludere’ l’accordo, prima di tornare alla locanda. Senza ulteriori, imprevisti ‘intermezzi’, ovviamente!

E invece - come sappiamo - l’imponderabile può presentarsi in tante forme. Una di queste, un uomo in divisa, messo a sorvegliare chi entra in un edificio. In sostanza, il portinaio.
Era costui un tipo altissimo e magrissimo, tanto che la giacca sulle spalle gli cadeva ampiamente ai lati e il cappello stava tutto sbilenco sulla testa a uovo, oltre al grande naso ‘alla greca’.

Diego si fermò davanti al grandissimo quadro campanelli, cercando il suo ospite. Si rese subito conto di non conoscerne il cognome, per cui la ricerca si presentava difficile se non impossibile.
Questa sosta prolungata del ragazzo diede agio all’addetto agli accessi di analizzare con maggiore cura il giovane visitatore, con particolare attenzione al fondoschiena, come sappiamo coperto da un paio di calzoncini jeans piuttosto ridotti, che lasciavano bene in vista - anzi sottolineavano - parte dei glutei tondi e sodi.

“Posso essere d’aiuto al signorino?” Esordì l’uomo.
Il ragazzo si voltò e dovette sollevare la testa per poterlo vedere in viso.
“Ecco, cerco un certo signor Renato ma non ne conosco il cognome. So che fa il camionista!”
L’altro sorrise con aria ironica.
“Certo, lo sventrapollastrelli! Abita qui. Deve salire da lui?”
Il moretto annuì, pur non avendo capito quello strano termine. O forse sì?
“Non mi fraintenda, ho piena fiducia che lei sia una persona seria e onesta, però in questo edificio gli abitanti badano molto alla sicurezza e chiedono controlli severi da parte mia. Le dispiace mostrarmi cosa porta in quella busta?”
Il giovane aveva ancora con sé il sacchetto con gli indumenti sporcati dopo la tregenda notturna nel camion. Arrossì violentemente.
“Ehm, ecco, ho solo dei vestiti!”
“Le credo sulla parola, ma se dovesse vederci una certa signora, verrebbe a chiedere conto a me! E si accorgerebbe subito, dovessi raccontarle una frottola. Sarebbe fastidioso.
Prego, se vuole seguirmi in guardiola, faremo in frettissima!”

Che quello strano tipo volesse invece traviarlo? Il ragazzo decise di scoprirlo – ‘E ti pareva, vedrai che si fa sbattere anche da questo, ‘sto zoccoletto insaziabile’, commenteranno i lettori dei racconti precedenti.

Entrarono nella stanzetta con la scritta ‘Portineria’ sul vetro che permetteva di vedere perfettamente l’atrio di ingresso. Ma l’uomo gli fece cenno di passare in un altro vano, dietro una parete che lo nascondeva dall’esterno, e di mettere la busta su un ampio tavolo, perfettamente lindo.
Fatto questo, il figuro vi allungò sopra il viso per guardarci dentro. Vi infilò poi una mano e con movimento lento, senza mostrare emozioni, estrasse il jeans rosso. Lo girò e rigirò un paio di volte, accorgendosi presto degli aloni presenti poco sopra e sotto il cavallo.
“Oh! E questa cosa è? Una macchia. Sicuramente qualche liquido organico non gradevole. – Avvicinò il tessuto al nasone ...e annusò! – No, deve essere sperma!”
Squadrò il ragazzo una seconda volta con aria indagatrice.
“Non suo, probabilmente, vista la posizione. Deve avere avuto una fuoriuscita dopo un rapporto anale con finale eiaculazione in situ. Mmmhhh. Decisamente depravato.”
Analizzò anche la parte anteriore, dove pure appariva un’ampia macchia – che noi sappiamo essere il risultato della erezione con venuta spontanea all’interno del camion.
In questo caso, non contento, oltre ad usare l’olfatto, diede una serie di leccate che bagnarono il tessuto, dal quale infine succhiò!
“Questo è inequivocabilmente seme maschile – tornò a guardare il moretto – immagino proveniente dal suo apparato riproduttivo, giovanotto! Manipolato da mano foresta o per autoerotismo? Chissà!”
Stese delicatamente sul piano il pantalone e prese lo slip sul quale ripeté la verifica, in modo un po’ più frettoloso.
“Ritengo questo indumento non sia stato re-indossato in quanto piuttosto largo rispetto a quanto ora addosso a lei.”
Si sporse un po’ per buttare un’occhiata sul posteriore del ragazzo, coperto in parte dal ridotto pantaloncino.
“Lei non porta biancheria intima, in questo momento. Non molto igienico ma tant’è.”

Ma non era finita, perché sbucò anche qualcos’altro: una maglietta senza maniche e un boxer bianco, entrambi di tessuto sintetico elastico, dei quali il ragazzo non sapeva nulla. Evidentemente il vecchietto ciocciottello, per sdebitarsi gli aveva comprato anche quei particolari capi, dimenticandosi di dirglielo.
Il personaggio sollevò in aria la mutanda, tirandola sui lati e, guardando una seconda volta il posteriore del giovane, con voce calma e piatta commentò:
“Credo sia perfetto per lei! Assieme alla canotta deve contenere molto bene le sue forme, conseguentemente essere anche molto conturbante. Per chi apprezza il genere.”
Diego dovette trattenere il riso.

L’uomo posò anche quello e proseguì imperterrito.
“Davanti a queste prove, le chiederei cortesemente di salire su questo mobile e disporsi – detto con termine scurrile - ‘alla pecorina’”

Il ragazzo ubbidì di buon grado, attirato da quel gioco un po’ ridicolo, un po’ lussurioso.
Appena dispostosi, sentì l’appuntita lingua dell’uomo picchiettare delicatamente sotto un gluteo per risalire con una umida leccata lungo il bordo del pantaloncino.
Ripetè il gesto sull’altro lato, quindi diede alcuni morsetti abbastanza delicati in vari punti.
“Complimenti, signorino. Sfericità perfetta, pelle vellutata e carne soda. Mmmhhh. Gran bel culo, perdoni la volgarità. Da sborrarci dentro, effettivamente!”

Si allontanò.
“Ora la inviterei a non spostarsi, bensì soltanto ad abbassare i calzoni affinché il deretano sia interamente visibile e praticabile.”
Sparì in un'altra stanza per tornare poco dopo con una tazzona di porcellana nera, una bottiglietta di crema, un asciugamano, una bacinella contenente dell’acqua e una spugna. Si portò dietro il ragazzo per pulire e asciugare accuratamente tutto il sedere.
Dispose la coppa scura in corrispondenza del pene di Diego e disse:
“Ora le chiederei di trattenere ogni possibile rumore che possa uscire da questo vano, intendendo reazioni sonore quali gemiti, mugolii, rantoli et similia.”
La bocca si spalancò su una natica e la lingua, stavolta distesa ed enorme, quasi asciutta e ruvidissima, iniziò a perlustrare tutte le superfici.
Leccò roteando sulle cupolette con ampi passaggi, aggiungendo ogni tanto un morsichino.
Quindi le mani si aprirono sulle sfere per divaricarle con forza. E qui fu l’apoteosi.
Quella specie di pennellone di carta vetrata appena umido percorse più volte, dal basso in alto e viceversa, la villosa valletta centrale, fermandosi spesso a punzecchiare l’ano.
Il corpo di Diego sussultava ad ogni passaggio mentre tratteneva a stento le ‘reazioni sonore’.

Il custode passò poi quattro dita dietro il pisello del ragazzo - ormai eretto alla grande – per agganciarlo, tirarlo all’indietro e assestare alcune lunghe lappate dalla cappella ai testicoli.
Bastarono un paio di passaggi perché dal glande di Diego partisse un potente spruzzo di seme che centrò il piano. Rapidissimo, l’uomo spostò il contenitore nero per raccogliervi i copiosi getti successivi.

Esaurito l’orgasmo del ragazzo, disse:
“Mmmmhhh, lei ha anticipato i tempi ma posso comprendere che un cunnilinguo ben fatto possa provocare simili, violente reazioni. Ora le chiederei di scendere a terra per disporsi ‘a novanta’ - come certo popolino definisce questa posizione -, aggrapparsi al bordo del tavolo con braccia distese, tronco orizzontale e gambe divaricate, affinché io possa comodamente sodomizzarla, previa preparazione dell’area e dell’attrezzatura.”

Il moretto eseguì senza tentennamenti, divertito ma anche eccitato all’idea di provare un quarto uccello dentro di sé.
“Ora le presenterò l’utensile per la trapanazione che lei sottoporrà ad accurata pulizia preparatoria, prego.”
L’uomo afferrò il proprio membro – nel frattempo estratto dai pantaloni – e lo avvicinò al suo viso. Rispecchiava appieno la struttura del corpo: perfettamente dritto, di calibro piuttosto ridotto ma lunghissimo, liscissimo e bianco, percorso da prominenti vene scure. La cappella appuntita era coperta quasi interamente dalla pelle del prepuzio che formava come un anello frastagliato, al centro del quale si intravvedeva il taglietto del glande, ingrandito dall’effetto ottico dato da una grossa goccia di limpido fluido preliminare.
“Solo lappare, non imboccare, prego.”
Diego ubbidì, spatolando ampiamente su tutta la verga, avventurandosi anche in quel pozzetto sulla cima, dove vibrò la lingua per assaporare il liquidino che già aveva potuto apprezzare sul fallo di Renato. Ovviamente finì per risucchiarlo con forza.
“Mmmmhhhh! Lei è un discolo disubbidiente. Comprendo tuttavia essere quel nettare assai succulento – gli prese la testa fra le mani – ora può stringere le labbra attorno alla coroncina. Se le riesce, la pregherei di liberare il glande dalla pelle del prepuzio tirandola all’indietro. Lo gradirei assai. Gergalmente si definisce ‘scappellare’.”
Appena avvolta la cima, l’uomo spinse lentamente il tarello nel cavo orale del ragazzo il quale riuscì nell’intento: “Ah! Mossa perfetta! Eccellente! Lei è veramente esperto e attento, mi complimento!”

Tenendolo sotto il mento iniziò un pompino, pur - relativamente! - limitato nelle escursioni a causa della notevole lunghezza dell’asta. Ogni tanto però, affondava fino a premere il fondo della gola, provocando al ragazzo una sensazione di soffocamento. Diego scoprì comunque un certo piacere perverso anche in questa!
Il portinaio passò con alcune dita a carezzare le curve del posteriore, soffermandosi con il medio sull’ano per grattarlo delicatamente.

Sfilò l’organo.
“Ora dovremo eseguire l’ispezione approfondita finale. Ma prima necessita stimolare i sensi orali e olfattivi per aumentare la tensione erotica della penetrazione del suo decisamente ammirevole posteriore!”
Diego guardò il glande liberato: la forma ogivale dava idea di un proiettile o di una bomba.

L’uomo prese la tazza, la portò sopra la propria bocca che spalancò per farvi colare dentro il bianco eiaculato. Ripulì poi con cura la rimanenza aiutandosi con un dito, infine raccolse tutto il laghetto di candido sugo rimasto sul tavolo.
Rialzò la testa e rimase vari secondi fermo, con sguardo intenso nel vuoto, evidentemente concentrato nell’assaporare a fondo il sughetto del ragazzo.
“Mmmhhhh! Decisamente opera divina! Il fluido generatore di vita è anche prelibata ambrosia per il palato!”

Dalla bottiglietta estrasse la crema che spalmò sul proprio randello e sul buchino di Diego, ormai fremente di desiderio.
Si spostò dietro di lui, lo prese per i fianchi e poggiò il missile al forellino.
La punta cominciò a spingere delicatamente. Il ragazzo rilassò i muscoli e il pennone entrò agevolmente, iniziando subito un movimento alternato, dapprima di escursione ridotta, poi sempre più ampio.
Nonostante il diametro non esagerato, si rivelò una spada, incredibilmente rigida.
Il ritmo era – ovviamente, visto il personaggio – assolutamente dosato e regolare. Essendo l’uomo molto alto però, l’angolazione rispetto al canale era particolare, per cui il giovane lo sentiva scorrere sulla prostata, ricavandone piacevolissime scosse di piacere.
Al contrario, lo sentiva talvolta urtare in fondo al retto, provocandogli un certo fastidio.

Decise di riferire almeno questo disagio ma improvvisamente una voce roca risuonò nella stanza:
“Sapevo di trovarti qui, Cerbero pervertito! Mi stavo chiedendo dove fosse finito il ‘pacco’ che stavo aspettando e ho deciso di venire a vedere se non fosse bloccato all’ingresso per le tue solite, approfondite verifiche dog-anali! E infatti, piuttosto approfondite e anali, direi! Dai finiscilo ché deve venire su da me per ‘concludere’ un affare. Spicciati perché so che una consegna come questa la anal-izzeresti – hahahah! – per ore, ma deve prendere la corriera per tornare al suo posto di lavoro. Nuovo lavoro, per l’esattezza!”
Era ovviamente il camionista Renato.
Continuando il rapido avanti e indietro nel retto del ragazzo, cambiando totalmente tono di voce, il portinaio esclamò:
“Uffa! Sempre fra i coglioni stai! Oggi che avevo ‘sto pollastrello da fare allo spiedo hai fretta! Tira fuori anche tu la sciabola e ficcagliela in gola! Poi te lo passo per la chiavata!”
Il camionista replicò:
“Questo ‘pollastrello’, caro, deve venire da me, per finire una cottura speciale iniziata stanotte! E tu, galletto da strapazzo, hai avuto solo la fortuna che dovesse incrociare la tua strada! Se non te li passassi io, questi recchioncelli vogliosi e disponibili, tu saresti qui a trombarti qualche vecchio pensionato della casa o a farti seghe! Dai sborragli dentro o dove vuoi ché devo portarlo via!”

“Eh che cazzo! teh, teh,teh!”
Diede alcuni colpi più secchi, sfilò e, masturbandosi con foga, portò il banano davanti alla faccia del ragazzo per lanciare una serie di spruzzi abbondanti e violenti su fronte, occhi, guance e ovviamente anche direttamente in bocca.
Al termine si allontanò per sparire nell’altra stanza commentando:
“Ecco, ti ho preparato per bene ad entrare nel forno di quel maniaco, frocetto! Non sai cosa ti aspetta! E oggi credo ci sia un altro polletto su di sopra! Peccato essere in servizio! Divertitevi comunque!”
Finalmente un sorriso su quel volto serio e compunto.

Diego si rimise in piedi, vagamente dolorante per quelle staffilate, con la faccia cosparsa di gocce e rivoli di sperma. Naturalmente li raccolse per portarli alla bocca e assaporarli, infine si rivestì.
Renato ghignò malizioso, poggiandogli un palmo sul posteriore:
“Sei proprio diventato un dissoluto finocchietto, come da programma! Dai, piccolo, andiamo su da me ché ti fai una doccia e riposi un po’.”
Il giovane iniziò a rimettere gli indumenti nella busta ma il camionista lo fermò al momento del boxerino bianco per prenderlo in mano, dargli una occhiata più attenta, infine restituirlo al moretto.
I due se ne andarono.

Per quella mattina gli imprevisti ‘intermezzi’ di quel vero e proprio ‘pellegrinaggio’ verso la casa di Renato parvero esauriti e la meta finalmente raggiunta.
Ma cosa lo attendeva in casa del vero ‘lupo’ di questa storia, il suo defloratore che doveva ancora dare indicazioni per la ‘conclusione’ del patto con il padrone della locanda?

Giugno 2023


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