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Gay & Bisex

Un allucinante viaggio di piacere – 4° episodio: dopo le curve la svolta


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
15.05.2023    |    5.396    |    10 9.6
"Preferiva soggetti giovani ma non troppo, maschi ormai fatti, solidi, sia fisicamente che mentalmente, per cui la vittoria assumeva ai suoi occhi..."
Premessa dell’autore: come già specificato in coda al primo episodio, la storia contenuta nella presente, nelle precedenti e prossime puntate segue un filo conduttore ricavato da una serie di immagini tratte da un fotoromanzo gay tedesco degli anni ’70-80. Le descrizioni e il testo complessivo sono di fantasia, originali e inediti, in particolare le scene di sesso e relativi dialoghi.
Non costituisce istigazione alla violenza bensì intende, al contrario, rappresentare – anche se con un tema e contenuti scabrosi - uno spunto di riflessione per una maggiore apertura mentale verso persone istintivamente orientate al proprio stesso sesso ma con grandi difficoltà a liberarsi da limiti e pregiudizi.
Né tantomeno alla prostituzione - che è e rimane una attività illegale - pur se spesso stimolante nelle fantasie e nella letteratura a sfondo erotico.

E veniamo ora alla quarta tappa della storia di questo ragazzo, cresciuto in una famiglia puritana e tradizionalista, come ancora se ne trovavano tante alla fine degli anni ’70. Ai giorni nostri si chiamano ‘omofobe’.
In più, Diego si trovava in piena ‘tempesta ormonale’ - come si definisce oggi -, in sostanza il periodo della vita durante il quale il cazzo di un giovane si rizza spontaneamente al vedere il culo o le tette di una rappresentante del sesso femminile, anche sotto abiti appena aderenti, spesso al solo pensiero.
E si può affermare che il protagonista dei nostri racconti appartenesse a questa categoria: avrebbe infatti tenuto il pisello in mano almeno una volta al giorno, con annesso movimento alternato e conclusiva deflagrazione seminale, se non fosse sempre stato controllato e oppresso dalla sua famiglia bacchettona.
Quindi, fino al varco della maturità scolastica, come illustrato nel primo episodio, la carriera di seduttore del genti sesso del nostro perennemente infoiato maschietto non era stata molto proficua.
Giunto alla apparentemente liberatoria maggiore età, aveva deciso di raggranellare i soldi utili ad un viaggio negli USA, dove il ‘Sessantotto’ aveva avuto, fra le varie rivoluzioni, anche quella sessuale. Per ottenerli, trovò posto come tuttofare in una locanda sullo stradone che conduceva alla Capitale.
Come dipendente del locale, disponeva ora anche di una cameretta dove spararsi giornalmente almeno un sano segone. Lo sostenevano provvidenziali rivistine patinate con donnine impegnate in giochetti divertenti ed eccitanti che trovò assieme ad altri libri su un tavolino, evidentemente lasciate dal collega con il quale condivideva la stanza (ma questa è un’altra storia…).

Dopo circa dieci masturbazioni con ottimo esito – quindi approssimativamente altrettanti giorni -, quella sera fu coinvolto suo malgrado in un perverso gioco a carattere omosessuale, ordito ai suoi danni da due loschi avventori: un camionista - un moro con baffi di nome Renato - e il suo compare Rudi, biondo e volgare per modi ed espressioni.
Nei primi episodi di questo lungo racconto sono stati dettagliatamente descritti una scena di sesso esplicito – in pratica un’inculata - fra i due personaggi di cui sopra e alcuni pesanti approcci verso di lui nella sala ristorante con dettagliate descrizioni di stoccacciamenti e addirittura della sua deflorazione anale su un tavolo del ristorante davanti a tutti i clienti, ovviamente partecipanti come docciatori di liquido seminale.

Diego risolse di avere ben superato quelle bordate alla sua integrità morale, non sapendo invece che ben altri assalti lo avrebbero turbato, stavolta originati anche dalla sua stessa mente!
Gli eventi successivi - sempre oggetto delle puntate precedenti - lo videro infatti costretto a prendere posto nel loro autocarro per un viaggio notturno, durante il quale fu oggetto - stavolta reale - di un intenso palpeggiamento delle sue parti basse. Cui fece pure seguito una potente erezione spontanea del suo pisello, terminata con un allagamento spermatico – in parole semplici una megasborrata - nei pantaloni.
Infine, durante un breve sonno intervenuto poco dopo, il suo cervello elaborò un incubo con tema ‘un servizietto con quelle belle labbra carnose, perfette per un succoso pompino’, per usare le forbite parole di Renato.
Riprendiamo quindi la narrazione dal momento del risveglio nella cabina dell’autocarro, illuminata solo dagli strumenti di bordo, con il borbottio del Diesel in sottofondo.

Lo smarrito ragazzo iniziò a riflettere sull'esperienza che stava vivendo. La paragonò ad una stanza senza finestre: il suo mondo sessuale fatto di divieti, tabù - e tante pippe! -, nel quale non si sentiva certamente realizzato ma che comunque gli garantiva tranquillità.
Improvvisamente - proprio quel giorno -, una serie di potenti colpi su una delle pareti apriva prima una fessura, poi una breccia ed infine un ampio varco su un altro vano, piuttosto buio e tenebroso, con il pavimento cosparso di sporcizia e immondizia, ma costellato qui e là di bellissime sfere colorate, brillanti, insomma decisamente attraenti.
Poteva quello scorcio esterno essere per lui l’universo omosessuale? Un ambiente sordido e peccaminoso ma allo stesso tempo uno sfogo alle sue intense pulsioni fisiche che altrimenti difficilmente sarebbe riuscito a soddisfare, visto lo scarso successo con il mondo femminile? Oppure – ancora! – essere quella la sua vera, inconscia ma effettiva natura? Il dito in culo del principio di questa avventura poteva essere una prova a dimostrazione?

Stava tentando di mettere in ordine tutte queste argomentazioni quando Renato lo interruppe con tono deciso:
“Ah, sei sveglio! Bene! Possiamo parlare un po’. Insomma sei un guardone: potevi sgusciare via di soppiatto, invece sei rimasto nascosto per assistere a quella succulenta scopata fra uomini con doccia finale di sborra! Magari hai immaginato di averla tu, la mia renga rigida, fra le tue chiappette e stambugiante nel burello che affermi essere vergine! Stai scoprendo che il maschio ti piace ma hai paura di rivelarti e allora ti soddisfi guardando gli altri? Magari te lo sei pure menato un po’?”
Il camionista tolse una mano dal volante per posarla sul pacco di Diego:
“Ehi, sei umido! Hai scaricato nelle braghe o è sciroppino preliminare? Poco cambia: il tuo cazzetto non è rimasto indifferente!”

Stavolta l’autocarro rallentò sul serio, per infilarsi in una stradella laterale e fermarsi nel buio del bosco. L’uomo accese la luce interna e disse:
“Facciamo un gioco! Corso breve per giovani manzi da postribolo. Prima lezione: la pippa! Rudi, estrai lo strumento didattico!”
L’altro uomo si aprì rapidamente i pantaloncini dai quali subito svettò l’attributo: non generoso come quello del baffuto ma comunque robusto e già in deciso tiro.
“Ecco, ammettiamo che tu sia uno sprovveduto innocentino! Ora immagina davanti ai tuoi occhi un giornaletto con una bella bernarda grondante in copertina. In alternativa un bel tarellone da toro spaccaculi. Fai tu.”
Fece l’occhiolino a Rudi.
“Il tuo pistolino comincia a svegliarsi e chiede una sola cosa ma tu non sei certo quale sia! Ebbene: il maestro indicherà allo scolaro la mossa giusta!”

Così dicendo, il ‘maiale sodomizzatore’ - come il giovane lo aveva soprannominato dopo lo spettacolo nella camera della locanda -, lo prese per il polso sinistro e glielo sollevò per tirarlo lentamente verso il pube dell’altro uomo, seduto alla sua destra.
Non ci volle molto per capire che l’intenzione era quella di fare atterrare la sua mano sul pisello di Rudi! Sorpreso da quella mossa, accennò una lieve reazione contraria ma allo stesso tempo una sottile curiosità dentro di lui lo fece desistere e lasciò fare.
E così fu: le dita calarono sul fallo teso e il giovane si rassegnò ad avvolgerlo completamente.
Il biondo sembrò gradire:
“Ecco, bravo! Siiiiii! Stringi bene così! Il cazzo lo sai tenere, ora vediamo come smanetti!”
Ormai era in ballo: lasciati da parte fastidio e altre remore, decise di provarci, facendo pure le cose per benino.
Vide la punta ancora coperta dal prepuzio e decise di applicare una manovra particolare che a lui stesso piaceva sempre molto: accerchiando esternamente la corona del glande con i soli pollice e indice, con un movimento delicato ma anche deciso tirò la pelle esterna verso il basso, liberando la sommità dell’organo e provocando una potente scossa all’uomo:
“Aaaahhhh! Aaaahhh! Fantasticooooo! Nessuno me lo aveva mai scappellato così! Super! Sei super! Guarda come smania il mio brustolone, zoccoletto!”

Si era poi fermato alla base del membro, tenendolo teso in aria, lo sentì scalpitare, irrigidirsi ancora, osservò la cappella gonfia e lucida per alcuni istanti, ormai consapevole di iniziare qualcosa di non lecito per la sua educazione ma di converso perversamente attraente.
Lo impugnò nuovamente con la giusta pressione e cominciò la sua prima masturbazione ad un maschio diverso da se stesso.
Si accorse presto che avere fra le dita e muoverle, strette al punto giusto, su quell’organo di carne, vivo, pulsante, sovrastava progressivamente il fastidio per quella pratica innaturale.
Lo gratificava anche il sentire il corpo dell’altro fremere per il piacere – che lui stesso conosceva ma certamente di molto amplificato se procurato da ‘mano straniera’. Piacere che lui gli stava di fatto donando.
“Ooohhhh! Siiiiii! Siiiiii! Le seghe le sai tirare, eccome, piccolo futuro puttanello! Forza e velocità perfette! Uuuuhhh! Continua così! Siiii! Siiii! Raspa, raspa! Raspami il candelone!”

Renato osservava la scena e commentò: “Veramente abile! Abbiamo trovato un pipparolo esperto! Chissà quante se ne spara al giorno, questo finto pudìco!”
“Allora passiamo alla seconda lezione: la pompa!”

Il giovane non capì esattamente cosa intendesse anche perché uno stordimento, come una ubriacatura, lo stava annebbiando.
“Rudi! questo è un finocchietto in erba! Dobbiamo nutrirlo perché possa crescere! Mettiti davanti a lui ché lo convinciamo ad assumere un opportuno ‘alimento’! Intendi?”
ll biondo dinoccolato ghignò complice, si alzò in piedi di spalle al cruscotto mettendosi di fronte a Diego e il lubrìco camionista guidò la testa del ragazzo ad abbassarsi.
Ora il suo viso era esattamente di fronte al fallo teso e svettante:
“Ecco, piccolo porcellino affamato, questo è il cetriolone di Rudi! Che ne dici?”
Il confuso giovane, ormai totalmente succube delle porcherie propinate dai due, chiese:
“Cosa vuole costringermi a fare, adesso?”
Il baffuto ordinò deciso:
“Devi mangiare per diventare grande: ingolla il cazzo di Rudi!”

Fino a quel punto Diego si era lasciato andare ma una certa repulsione per dover prendere in bocca un organo nonostante tutto deputato alla minzione lo fece replicare:
“Perché proprio in bocca? Non basta la masturbazione?”
Renato non intendeva ragione: “Perché per lui è più godurioso! E anche per te! La nerchia è particolare! Prova, sentirai! È come una salsiccia! È altrettanto gustosa ma in più calda e viva! E mentre sperimenti la tua prima mangiata di uccello, io ammirerò ancora il tuo culetto, che avvolto in questi attillati jeans da checchina prendinculo mi fa impazzire!”

Si ricorderanno ora i nostri sparuti lettori di quanto, anche nelle puntate precedenti, il bieco camionista avesse mostrato interesse verso il posteriore di Diego, stretto in quel capo di abbigliamento tanto in voga in quegli anni, anche su corpi maschili. Sveleremo ora il motivo di tanto accanimento.
Il traguardo dell’omaccione era ovviamente il buco del culo di quel succulento morettino, l’intenzione ultima infilargli il suo grosso randello, fotterlo alla grande come un vitellino di prima monta e infine imbottirlo con alcune cannonate di sburro caldo.
Ma vediamo come intendeva arrivarci.

Renato amava oltremodo ‘sedurre’ altri maschi, soprattutto se apparentemente non omosessuali, per indurli perlomeno a provarci se non arrivare a svelarne recondite, spesso inconsce tendenze.
Preferiva soggetti giovani ma non troppo, maschi ormai fatti, solidi, sia fisicamente che mentalmente, per cui la vittoria assumeva ai suoi occhi particolare importanza.
Adottava spesso un’abile strategia fatta di attacchi e ritirate, un sottile ‘gatto con il topo’, solitamente incentrato sul fondoschiena. Questo perché riteneva trattarsi di una parte anatomica molto sensibile, quindi facile ‘grimaldello’ per convincere la vittima a calarsi nel baratro della sua lussuria, nel contempo meno pericoloso in caso di ritirata per fallimento dell’operazione.
Aveva nel suo curriculum parecchi successi che andavano dal rifiuto totale all’accettazione a vari livelli: si legga da semplice sega, passando ovviamente per un succoso pompino, alla richiesta da parte dello stesso ‘convertito’ di sedersi sul suo torrione per infilzarsi da solo e cavalcarlo.

Con il giovane tuttofare Diego le condizioni non si erano inizialmente presentate facili e il rischio di capitolazione molto elevato. Furono le forme del maschietto, strette da quegli ormai famigerati e galeotti jeans rossi a rompere ogni diga e l’uomo, pur di mettere le mani – anzi infilare la sua nerchia -, era disposto a quasi tutto, finanche un po’ a barare…

Un palmo si aprì sul suo posteriore e cominciò a carezzarlo voluttuosamente.
“Senti che roba! mmmhhh! Oggi, appena arrivato, non ho subito fatto caso a te! Ma dopo averti sorpreso a spiare la nostra sveltina in camera, ti ho osservato meglio!
Prima quella tua morbida boccuccia da succhiacazzi, poi il tuo magnifico sederotto, stretto in questo pantalone aderente! Mentre giravi per il locale a servire i clienti, mi ha subito ingrifato! Perché hai una camminata tanto provocante da farmi pensare che fossi il puttanello di quell’equivoco locale! Così ho deciso che avrei avuto sotto le dita queste cupolette sode a qualsiasi costo, marchetta o non marchetta! Attizzi solo a vederti e sprizzi libidine da tutti i pori, piccoletto! E magari finisce che ti piaccia pure! Anzi, qualcosa mi dice che dobbiamo solo superare un ultimo ostacolo! Mmmhhh!”
La calda mano di Renato spaziava vogliosa e sfrontata sulle trame del pantalone, saggiando i glutei, scorrendo lungo la cucitura centrale, arrivando a premere in mezzo.
Forse la tattica del navigato camionista stava funzionando: nel giovane, essere toccato così dolcemente da qualcuno gli impediva di fatto ogni reazione e lo immergeva in uno stato di estasi.

Estasi che rimarrà – buon per lui – sospesa fino al prossimo episodio che presenterà alcune sorpresine, perché anche il ‘percorso di trasformazione interiore’ del giovane giungerà alla svolta decisiva.

Maggio 2023

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