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Lui & Lei

Allattare è bello


di iltiralatte
27.10.2023    |    3.577    |    4 8.8
"Giungono le due guardie, anche loro con le spade sguainate e le puntano contro mio padre disteso al suolo..."
Contrariamente agli altri questo racconto trae origine da una storia vera. Lo ho un po’ romanzato e qualche elemento ho inventato di sana pianta ma non temo ritorsioni ne denuncie: tutti i protagonisti sono morti da tanto tanto tempo.
Sono Desirèe, 22 anni, castana e vivo in Francia a Sarcelles In questo anno del Signore 1695.
Appartengo al terzo stato, per la precisione alla classe più infima: Ci sono i nobili il clero, i commercianti, i contadini ed infine di sono io.
Dalla nascita abito in una catapecchia sgangherata dove d’estate si muore dal caldo e d’inverno si gela.
Sono una ladra abilissima, abituata come sono sin dalla più tenera infanzia a rubare qualche cosa pur di poter mangiare.
Eppure sono cresciuta come un bel fiore: magrina, non eccessivamente alta, slanciata e con un bel seno, grosso ma non enorme che mi pone in vista quando qualcuno guarda nella mia direzione.
Mio padre è calzolaio, ma non è che siano in molti ad aver bisogno delle scarpe. I nobili non vengono certo a servirsi da lui, i ragazzi camminano a piedi nudi almeno fino a 20 anni ed i contadini sono spesso capaci di arrangiarsi da soli-
A 50 anni ha la parvenza di un vecchio decrepito, quasi completamente senza denti ed una piega amara che gli modella la bocca eppure, nonostante la miseria è riuscito a portare alla maggiore età 11 figli ed io sono l’unica femmina.
Naturalmente anche lui ha, da giovanissimo, imparato a rubare. Nella nostra condizione non si può proprio farne a meno, eppure, contrariamente a quanto crede la gente, è un uomo generoso (con noi) e dolcissimo,
Resta da descrivere mio marito. Che dire? Quando non è impegnato tra le stanghe del suo carretto è all’osteria a bere quel pessimo vino che tutte le classi di tutti gli stati scartano schifati e che noi tranne io tracanniamo come fosse rosolio.
Poi viene alla nostra baracca tanto ubriaco da non reggersi in piedi ed io ringrazio il Signore perché così mi scoperà soltanto, Quando non è tutto ubriaco, invece, prima mi picchia, pugni e calci sono all’ordine del giorno, e poi mi chiava comunque,
Io sono il suo divertimento ed infatti sono incinta al nono mese,
Esiste una vita migliore per me? Non lo so. Tutte le donne che conosco sono nelle mie condizioni.
Odo un certo trambusto nella via.
Mi affaccio alla porta e vedo mio padre fuggire davanti a due guardie che lo rincorrono guadagnando terreno su di lui,
Penso a come posso aiutarlo quando, quasi dal nulla, appare un moschettiere che con la spada di traverso lo obbliga prima a fermarsi e poi a sdraiarsi per terra.
Giungono le due guardie, anche loro con le spade sguainate e le puntano contro mio padre disteso al suolo.
So che moschettieri e guardie non simpatizzano molto, ma stavolta sembrano voler scordare la loro inimicizia.
Moschettiere “Cosa succede qui? Perché rincorrete quest’uomo?”
Guardia 1 “È un ladro signore.”
Guardia 2 punzecchiando mio padre con lo stocco:
“Voltati tu, Supino!”
Mio padre si gira di schiena: tra le mani stringe ancora la pagnotta che aveva rubato.
Moschettiere “Mi spiace, so che avreste voluto divertirvi voi con questiocriminale ma oggi re Luigi XIV è in visita al conte e tra poco terrà Corte di Giustizia in pubblica udienza. Questi criminale avrà l’onore di essere giudicato da Sua Maestà in persona e voi capite che deve essere il più possibile integro.
Vedo le due guardie annuire, immobilizzare e legare mio padre e trascinarlo via in direzione del Palazzo.
Li seguo.
Nel giardino è approntato un palco sopraelevato, in modo che tutti possano vedere, su cui è stato posato un trono, e sul trono Lui, il Re Sole.
Uno stuolo di contadini e di villani fanno corona. Per questo il palco è stato eretto all’esterno. Per non ammetterli all’interno dal Palazzo che, di suo, puzza già abbastanza di merda senza volerci aggiungere il loro odore.
Il Conte è in piedi di fianco al trono e scambia col sovrano battute che devono essere proprio spiritose: ridono entrambi.
Mio padre, in catene, viene trascinato ai piedi di tanto augusto personaggio e costretto ad inginocchiarsi,
Re “Chi viene portato al mio giudizio?”
Moschettiere “Nico Maestà. Lo ho sorpreso che rubava una pagnotta (mostrandola).”
Re “Ah, un ladro? Rubare è un peccato gravissimo e la Santa Madre Chiesa ci già tutti diffidati dal commetterlo,
Rendetegli la pagnotta, così che possa assaporare il gusto del pane non rubato ed incarceratelo sino alla fine dei suoi giorni, Acqua a volontà ma non una briciola solida deve entrare nella cella.”
Quindi con un gesto della mano congeda il Moschettiere col suo prigioniero, neanche fossero solo due fastidiosi insetti.
Durata del processo 15 secondi netti ed un quei secondi di era decisa una morte orribile per un uomo.


Pregai mentalmente il Signore:
Des “Gesù, sono una peccatrice. Vorrei tanto ubbidire alla tue leggi ma la fame è più grande della mia volontà, aiutami a salvare mio padre. Nulla posso offrirti perché nulla possiedo se non me stessa, ma tu sei venuto tra noi proprio per aiutare i miserabili, non i signori.”
E Gesù mi ascoltò mostrandomi la via: in quel preciso istante mi si ruppero le acque.
Naturalmente le donne mi assistettero durante il parto e in quel momento ebbi l’idea.
Attesi una settimana: la mia montata lattea era eccezionale, pur essendo la prima volta me ne rendevo conto.
Ora dovevo tradire mio marito, ma quell’ubriacone non si meritava altro.
Allattai per l’ultima volta il mio Elia affidandolo ad una comare che si era offerta di fargli da balia e mi recai a chiedere udienza al Conte.
Turandomi il naso avanzai sin sotto il trono in cui era assiso.
Il Conte era un uomo e proprio sull’appetito del suo uccello contavo.
Con “Chi è questa bella figliola che mi chiede udienza?”
Des “Perdonatemi Vostra Grazia, sono qui ad implorare una Vostra concessione.”
Il Conte mi infilò una mano nella scollatura: concessione per concessione. Se te la accorderò tu poi ne farai una a me.”
Des “La settimana scorsa mio padre è stato condannato a morte …”
Con “Ah il ladro? Mi spiace nulla posso concederti. La sua condanna è stata emessa da Sua Maestà ed io non posso e non voglio disobbedire al mio Re, tuo padre dovrà morire ed io personalmente veglierò che nessun cibo venga introdotto nella sua cella,”
Des “No Conte mi avete mal interpretata. Se il Re così ha decretato, così deve essere. Io la concessione la imploro per me,”
Con “Cosa vorresti allora?”
Des “Anche se condannato per furto resta sempre mio padre e Sua Maestà non ha proibito che potesse essere consolato. Proprio questo vorrei fare e da Voi implorerei la concessione di poterlo ogni giorno raggiungere nella sua cella per potergli alleviare i suoi ultimi giorni.”
Con “Concesso allora, potrai entrare ed uscire dalla cella in cui tuo padre è rinchiuso ma non potrai recargli nulla, Ti spoglierai completamente davanti alle guardie ed entrerai nuda nella cella,”
Des “La ringrazio Sua Grazia, e mi consentirà di portare con me anche mio figlio? Vorrei tanto che il nonno lo potesse ammirare,
Con “Va bene; concesso pure questo, ma anche lui dovrà essere completamente nudo, Farò portare in cella una culla ed una coperta in cui lo avvolgerai mentre sarete all’interno, ed una coperta pure per te. Contenta?”
Io dentro di me gioivo ma non osai mostrarlo, Feci un cenno positivo colla testa,
Con “Ed ora la mia di richiesta! Hai mai tradito tuo marito?”
Scossi la testa in segno di diniego. Me lo aspettavo, sollevai la gonna fin sopra il mio torace, mi sdraiai a gambe ben divaricate lasciandolo divertire. Devo riconoscerlo: come amante era eccezionale. Una volta salvato mio padre avrei dovuto trovare il modo di finire sotto le sue lenzuola.

Il giorno successivo andai alla prigione dove mio padre era rinchiuso. Mostrai l’autorizzazione del Conte alla guardia e chiesi di poter entrare nella cella assieme ad Elia che era con me,
La guardia era stata preavvertita: non osò toccarmi ma si godette ostentatamente tutto lo spogliarello.
Alla fine pretese pure una giravolta lenta per poter ammirare che tra le mia grazie nulla fosse celato,
Si avvicinò e mi vide spogliare completamente il neonato stringendolo poi a me per scaldarlo
Guardia “Secondo gli ordini del Conte debbo lasciarvi soli. Io attenderò nella guardiola. Chiama ad alta voce quando vuoi uscire.”
Quindi mi introdusse nella cella chiudendo immediatamente la porta a chiave,
Mio padre mi osservò sorpreso.
Aveva osservati con una certa apatia la culla e le coperte posizionate proprio dove lui, legato al muro, non poteva assolutamente arrivare.
Come prima cosa deposi e coprii il bambino poi mi volsi a lui,
Nic “Desirée cosa fai qui? Cosa hai combinato ?”
Des “Sei stato condannato a morte papà: io sono qui
Per salvarti.”
Mic “E come tesoro mio? Ho ben notato che sei entrata nuda come un verme. Certamente non hai nascosto una lima nei tuoi orifizi, e allora come intendi farmi uscire da qui?”
Des “Non ho detto che ti farò uscire. Riuscissi a forzare le catene poi ci sarebbe la porta, le guardie oltre esse ed il cortile. Non riusciresti in nessun modo a raggiungere l’esterno della prigione.”
Nic “E allora? Cosa intendi fare?”
Des “La cosa più semplice: hai appetito?”
Nic “Una fame boia, quella pagnotta mi ha riempito per due giorni ma poi è stata fame ed ancora fame.”
Des “Tra un momento comincerò ad allattare Elia. È piccolo ed ha molto appetito ma possieda una sola bocca quindi succhierà una sola tetta. L’altra mammella è per te.”
Nic “Ma sei matta? Non sei una mucca! E poi sarebbe una forma di incesto.” E si ritrasse sdegnosamente.
Des “O così o morire papà, non posso fare di più. Il Re ti ha condannato ma se morirai sarà solo per tua volontà.”
Ed attaccai al seno il piccolo Elia ch immediatamente cominciò a succhiare.
Mio padre rimase in istante a guardare poi lo stomaco si fece sentire, Si precipitò sulla mammella libera svuotandomela in un baleno.

N d a: Qui concludo il mio racconto, ma certo qualcuno vorrà sapere, nella realtà, come è andata a finire. Quando dopo 4 mesi le autorità constatarono che l'uomo era ancora vivo, addirittura senza perdere peso, hanno iniziato a spiarlo in cella e con grande sorpresa hanno visto la figlia che allattava il padre facendogli condividere completamente il latte col bambino.
I giudici si resero conto della compassione e dell'amore della donna per il padre, lo perdonarono e lo liberarono.
Questa parte della storia mette a fuoco quanto sia profonda l'empatia di una donna nella nostra vita quotidiana, cosa che gli uomini spesso ignorano.

Fine

Come sempre mi succede mendico critiche motivate (anche negative) e pareri, indispensabili per migliorarsi. In caso di racconti a puntate, la successiva sarà pubblicata unicamente se qualcuno lo chiederà.



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